E’ stata una settimana di grande passione e sofferenza culminata con il voto finale sulle comunità montane di lunedì sera da parte del Consiglio Regionale.
Il Consiglio Regionale, dopo avere approvato la legge di riforma delle comunità montane a giugno, era chiamato a deliberare sulla individuazione delle stesse entro il tre di novembre pena il commissariamento delle stesse.
Sofferenza, perché per tutta la settimana scorsa ed anche per lunghi tratti della seduta consiliare di lunedì sono emersi tanti particolarismi che hanno rischiato di vanificare il grande progetto di riforma delle comunità montane della Giunta Regionale; particolarismi di cui sono stati protagonisti parte della maggioranza e la quasi totalità della minoranza regionale.
Sembravano persi i riferimenti fondamentali di un vero progetto di riforma: la tutela della particolarità delle aree di montagna, si mischiava con la logica che poneva come elemento fondamentale il fatto che non poteva esserci una provincia senza una propria comunità montana.
Logica che ha portato l’Italia a prevedere comunità montane dappertutto (in mare ed in montagna), logica che ha portato parti crescenti dell’opinione pubblica a porsi in posizione fortemente critica nei confronti dell’esperienza delle comunità montane ed a considerarle, di fatto, enti inutili. Sofferenza che gli argomenti utilizzati, soprattutto per il nostro territorio e per il rapporto tra le due province di Novara e del VCO, sono stati tali da rischiare di aprire solchi di antagonismi impensabili quando invece l’esigenza su tanti temi è quella di operare e cooperare assieme.
Così è stato per noi, ma la stessa logica si usava anche per altre Province ed in particolare per Torino.
Ora si chiude un capitolo con un progetto di riforma vero che ha portato all’approvazione di una delibera con una comunità montana in meno rispetto al massimo stabilito dalla legge regionale di giugno e non come quando in Regione governava il centro destra che era caratterizzata dalla logica del sempre più uno rispetto al punto di partenza.
Non è stato facile anche nel rapporto con le realtà territoriali; per noi consiglieri regionali del VCO sono stati mesi difficili e ci rendiamo conto che molti malumori esistono ancora.
Abbiamo però dimostrato un fatto: che la politica, che per molti è ricerca del consenso immediato, per noi è assunzione di una responsabilità.
l’unica nostra preoccupazione è stata quella di non accettare che per il VCO si usassero dei criteri e per le altre province, invece, criteri diversi.
Questa attenzione l’abbiamo mantenuta anche in momenti di confronti difficili ed accesi.
La scelta delle tre comunità montane per il nostro territorio vuole dire rafforzamento dei poteri locali, obiettivo che perseguiremo anche nella prossima discussione sulla legge sull’autonomia del VCO, significa costruire un processo di semplificazione che potrà portare alla soppressione del Consorzio dei Servizi sociali perché le stesse competenze potranno essere esercitate da un unico ente, vista la coincidenza territoriale.
Inoltre la scelta nel dire no alla richiesta della trasformazione della Comunità Montana Antigorio – Divedro e Formazza in una Unione dei comuni significa, come recita la motivazione della delibera consiliare regionale, impedire che cittadini ed imprese che per i servizi pubblici essenziali (quali la scuola o le poste) o sostegni all’attività economica (interventi possibili dalla Regione solo in ambiti di comunità montane), fossero penalizzati in nome di un’autonomia economica di quel territorio.
Molto si discuterà sulla deliberazione del Consiglio Regionale, noi speriamo anzitutto che la stessa venga attuata da chi ne avrà la responsabilità di amministrazione degli enti con la consapevolezza che viene fornito uno strumento importante per unire il nostro territorio e non per lacerarlo.
Aldo Reschigna
Coordinatore PD VCO
PD Ufficio Stampa