“Il presidente Cota è stato ipocrita nella nomina dei direttori generali. Prima ha dichiarato che avrebbe premiato la professionalità senza guardare in faccia nessuno, poi ha scelto alcuni direttori regionali senza la competenza specifica nelle direzioni assegnate, solo sulla base dell’appartenenza. Cota predica bene, ma razzola male”.
Così il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna ha motivato la mozione di censura nei confronti di Cota e della Giunta regionale depositata oggi, e ha annunciato la possibilità del ricorso alla Corte dei conti “per danno erariale”.
Tre gli elementi alla base della mozione: “con le recenti nomine dei dirigenti regionali la Giunta ha violato la legge, gli indirizzi del Consiglio e il principio di buona e corretta amministrazione”. “La legge prevede il ricorso agli esterni nel caso di professionalità che non siano rinvenibili all’interno del personale regionale. Cosa non vera in alcuni casi, in particolare per il nuovo direttore della cultura, turismo e sport”, spiega Reschigna. “Il Consiglio aveva poi indicato nel 30% la percentuale di direttori regionali arruolabili dall’esterno. Percentuale superata, anche grazie all’artificio di considerare 18 le direzioni, ma ricoprirne solo 14, rinviando in un secondo momento la trasformazione di quelle vacanti in strutture non direzionali. Infine, Cota ha modificato in corsa i criteri per la scelta dei direttori, annullando il primo bando e modificandolo in modo da far rientrare tra i candidati gli uomini che i partiti del centrodestra avevano scelto.
Questo addirittura eliminando dai criteri, in alcuni casi, quello della competenza professionale specifica sulla direzione affidata. Non contestiamo la discrezionalità nelle nomine, contestiamo la violazione della legge e la scelta non sulla base della professionalità”.
“La svolta epocale annunciata da Cota è diventata svolta clienterale”, ha commentato Wilmer Ronzani. “Tutto ciò è avvenuto annacquando i bandi e piegandoli alle necessità della lottizzazione. Almeno in un caso, quello della cultura, turismo e sport il direttore è reo confesso, avendo annunciato in pubblico che di cultura non capisce, un po’ di più di turismo perché ha fatto l’assistente su una nave da crociera, e di apprezzare il suo assessore, avendolo sostenuto in campagna elettorale.
Di fronte a una ammissione così manifesta, è troppo chiedere le dimissioni? E poi, perché l’assessore ha annunciato la nomina dell’ex direttore, silurato per far posto all’attuale, a consulente? E’ un controsenso”.
Situazioni simili nel caso dei direttori dell’agricoltura – “nel curriculum su legge che la sua competenza è legata alla promozione turistica dei prodotti agricoli”, un elemento sconcertante secondo Mino Taricco – e per quello di
istruzione, formazione professionale e lavoro.
“Non sosteniamo che siano degli inetti”, ha precisato Reschigna, “solo che non sono competenti nelle materie di cui dovranno occuparsi”.
“Una furbata per cui arriveranno di sicuro i ricorsi”, ha commentato Roberto Placido, “Il direttore del bilancio e quello del controllo di gestione, quindi controllato e controllore, sono la stessa persona. Una farsa”.
Per questioni di opportunità, vista il ruolo esercitato a lungo di responsabile del settore in una associazione di categoria, i consiglieri Pd hanno criticato la nomina del direttore delle politiche territoriali ed edilizia.
“Aspettiamo di sapere cosa deciderà Paolo Monferino, a tutt’oggi non ha ancora firmato il contratto da direttore della sanità”, ha spiegato Ronzani.
“Su di lui sospendiamo il giudizio”, ha aggiunto Reschigna, “perché sono note le sue capacità manageriali esercitate nell’industria, aspettiamo di vedere cosa potrà fare in sanità, se firmerà. Certo a quel punto ci auguriamo che abbandoni la carica occupata in 13 consigli di amministrazione sparsi per il mondo. Per la complessità del settore e le risorse impegnate, la sanità ha bisogno di un direttore a tempo pieno”.
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico
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