RILANCIARE LE AREE INDUSTRIALI IN CRISI E’ POSSIBILE

Aldo Reschigna

Gli strumenti per contrastare la deindustrializzazione nei territori piemontesi in zone come il VCO ci sono. La Giunta regionale si impegni per attivarli.
Per questo abbiamo chiesto un Consiglio regionale straordinario sull’utilizzo degli accordi di programma per le aree di crisi. Intese, cioè, che prevedono un’attività integrata e coordinata di Regione, enti locali ed altri soggetti pubblici e privati, con la confluenza di risorse finanziarie anche statali e comunitarie.
Un decreto ministeriale del marzo 2010 prevede infatti che la Regione possa proporre al Governo di attivare accordi di programma nelle aree da lei individuate.  Già altre Regioni si sono mosse in questa direzione e in almeno un caso, quello della Toscana, l’accordo di programma è ormai giunto alle fasi finali, alla vigilia della sua formalizzazione. Dalla Giunta piemontese, invece, nulla si muove.
Eppure il Piemonte è la regione italiana più colpita dal processo di deindustrializzazione, e Il VCO è una delle zone in condizioni più gravi dell’intera regione.

Per questo non basta affidarsi al mercato, cercando di sostenere le imprese con incentivi di entità insufficiente, vista la crisi del bilancio regionale. Occorre intervenire mobilitando tutte le risorse disponibili, a partire da quelle che si possono ottenere dal governo centrale e dall’Unione europea utilizzando le numerose normative in vigore.
Per questo é necessario che la Giunta Cota esca dal suo torpore.  Con la nostra mozione, che sarà votata al termine del Consiglio regionale straordinario, chiediamo che la Giunta regionale avvii presso il Governo le pratiche burocratiche necessarie per arrivare all’accordo di programma.

Che entro un mese vengano individuate le aree del territorio regionale che, per le loro caratteristiche socioeconomiche e la condizione di crisi, possono godere dell’intesa e dei contributi statali ed europei.
Si tratta di un’occasione importante per il Piemonte e per il VCO, che non intendiamo perdere. Solo nel quadro di un accordo di programma che metta insieme istituzioni locali e nazionali, realtà produttive e sociali, organizzazioni sindacali, è immaginabile individuare adeguate strategie per sfruttare al meglio le risorse statali e comunitarie che possono contribuire in modo rilevante al rilancio economico della nostra provincia e dell’intero territorio regionale.
COMUNICATO STAMPA
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico

Al Presidente del
Consiglio regionale
del Piemonte
MOZIONE
ai sensi dell’articolo 18, comma 4, dello Statuto e
dell’articolo 102 del Regolamento interno
trattazione in Aula 
trattazione in Commissione
OGGETTO: Cogliere le opportunità per rilanciare il Piemonte.
Il Consiglio regionale del Piemonte,
Premesso che
 l’articolo 2 della Legge 23 luglio 2009, n. 99, al fine di assicurare
l’effi cacia e la tempestività delle iniziative di reindustrializzazione nelle
aree o distretti in situazione di crisi industriale e nei casi di situazioni
complesse, nonché con impatto significativo sulla politica industriale
nazionale, rende possibile la stipula di accordi di programma, il cui
finanziamento è sostenuto anche con fondi statali;
 tali accordi prevedono un’attività integrata e coordinata di Regioni, Enti
Locali ed altri soggetti pubblici e privati, la confluenza di risorse
finanziarie e l’armonizzazione dei procedimenti amministrativi;
 il Decreto Ministeriale del 24 marzo 2010 “Individuazione delle aree di
crisi industriale. Riforma del sistema degli interventi di
reindustrializzazione nelle aree e nei distretti in situazione di crisi
industriale e di crisi industriale complessa, in adempimento a quanto
disposto dall’articolo 2, comma 7, della legge 23 luglio 2009, n. 99” ed,
in particolare, gli articoli 3 e 4 definiscono i criteri e la procedura per
l’individuazione delle aree o dei distretti in situazione di crisi industriale
complessa;
 l’articolo 4 del Decreto sopra richiamato stabilisce, nello specifico, che
l’individuazione delle aree su cui attivare i suddetti accordi di
programma possa conseguire, oltre che da un’analisi autonoma degli
uffi ci ministeriali, anche da specifica istanza avanzata dalla Regione nel
cui territorio ricade l’area o il distretto in crisi industriale, fermo
restando l’accertamento delle condizioni previste dalla L. n. 99/2009 e
previa consultazione con gli Enti e le Istituzioni interessate e le
organizzazioni datoriali e sindacali;
Rilevato che
 alcune Regioni italiane, a fronte del quadro normativo sopra delineato,
hanno già deliberato istanze al Ministero dello sviluppo economico per
l’attivazione del procedimento di individuazione ed accertamento delle
aree o distretti in situazione di crisi industriale complessa, nonché con
impatto significativo sulla politica industriale nazionale;
 almeno in un caso, quello della Regione Toscana, l’attivazione del
suddetto procedimento sta portando, in queste settimane, alla
definizione dell’accordo di programma, ai sensi dell’articolo 2 della
succitata L. n. 99/2009;
Considerato che
 il Piemonte è la regione, all’interno dell’Italia Settentrionale, con il più
consistente processo di deindustrializzazione;
 nella nostra Regione, sono presenti aree e distretti caratterizzati da
perduranti fenomeni di crisi industriale particolarmente gravi e
complessi, resi ancora più gravi dall’evoluzione del quadro economico
piemontese e dalla crisi, i cui effetti si fanno tuttora pesantemente
sentire anche sul piano occupazionale;
 nell’attuale situazione di scarsità di risorse, è d’obbligo che le Istituzioni
perseguano con impegno ogni opportunità che possa favorire il rilancio
dell’economia piemontese;
IMPEGNA
la Giunta regionale
 a presentare, quanto prima, formale istanza al Ministero dello sviluppo
economico per l’accertamento, ai sensi dell’articolo 4 del Decreto
Ministeriale del 24 marzo 2010, della presenza sul territorio piemontese
di situazioni di crisi industriale complessa, nonché con impatto
significativo sulla politica industriale nazionale, al fine di fornire una
rilevante e concreta risposta alle esigenze delle nostre realtà produttive
in forte diffi coltà;
 a presentare, entro 30 giorni, alla Commissione consiliare competente,
la proposta di individuazione delle aree o distretti in situazione di crisi
industriale complessa all’interno del territorio regionale;
 ad individuare adeguate strategie per sfruttare al meglio le risorse
statali e comunitarie che possono contribuire in modo rilevante al
rilancio economico del territorio piemontese.
Torino, 24 maggio 2011
PRIMO FIRMATARIO Wilmer RONZANI
Altre firme

Verbania nel Parco Nazionale Valgrande: il matrimonio (non) s’ha da fare?

Contributo di Silvia Marchionini Sindaco di Cossogno

Domenica 29 maggio una bella iniziativa, promossa in tutta Italia dai mass media, coinvolgerà Telethon e i parchi, tra cui quello della Valgrande, con lo scopo meritorio di far conoscere, attraverso l’escursionismo e le proposte culturali, un ambiente wilderness di assoluta eccellenza naturale.
Gran parte dei visitatori non potranno che rivolgersi alle sponde del Lago Maggiore per ammirare i luoghi della Valgrande e Valle Intrasca. Eppure nel capoluogo, città che “vive”, che progetta di turismo, che ha un Museo del Paesaggio che vuole rilanciarsi, non c’è traccia di questa giornata.
Il Parco Valgrande, che come tutti gli enti fortemente statalizzati, non elettivi, attraversa una crisi di finanziamenti e in merito alla stessa esistenza (chi non ricorda le dichiarazioni del Ministro Prestigiacomo sull’utilità delle aree protette…), non è inserito nel contesto di lago e montagna.
E così nè il fondovalle nè l’entroterra montano hanno la ricaduta economica positiva, proprio in tempi in cui “fare squadra”, per essere attrattivi, sembra essere indispensabile.
Eppure il Parco, oltre 25 anni fa, nasceva proprio come idea fattibile (promossa dall’allora comprensorio provinciale) a Verbania! Inoltre in ogni piano di sviluppo si legge della necessità di integrare la realtà valgrandina nell’intorno cittadino. Se questo sforzo sembra difficile nei paesi montani (è diffusa la percezione del “parco uguale vincoli”, comitati di protesta nascono su vari temi, uno su tutti, “la difesa dai cinghiali”) perchè il capoluogo non entra nel Parco?
E si badi bene non è una questione che riguardi l’annoso e un pò scontato, dibattito sulla sede (fino al 2008 gli uffici dell’ente, costituito nel 1992, erano nella suggestiva Villa S.Remigio) o sulla contrapposizione fra Ossola e Verbano, ma su come fare sviluppo, governare il territorio, a partire dalle risorse che si hanno. E il Parco, uno dei 24 presenti in Italia, che comprende 13 comuni, per poco meno di 15.000 ettari, non è un capitale su cui investire per la realtà lacuale?
La comunità verbanese non trarrebbe beneficio, in termini di lavoro, turismo, cultura da un ruolo di Verbania nel Parco?
Alcuni tentativi in questa direzione si svolsero nel 2005-2006 ma a che punto è ora la delibera del Consiglio comunale (novembre 2010) che chiedeva all’unanimità l’ingresso?
Considerando la comune storia fra città e montagna del Verbano (di impetuosa industrializzazione e spopolamento, oggi alla ricerca di nuove frontiere produttive), e in attesa del complesso iter procedurale, Verbania ha l’oggettivo interesse a costruire un patto con il Parco sulla base di alcune proposte:

1)pacchetti turistici fra lago e montagna, “settimane verdi” con percorsi guidati nei paesi della Valle Intrasca, in collaborazione con le associazioni di categoria.

2)Sostegno alle attività agricole, creazione di un fondo-sperimentazione (con anche gli altri enti) su idee capaci di far reddito recuperando il territorio.

3)Manifestazioni fra natura&cultura con le associazioni, il ricco volontariato, alla scoperta dei “tesori nascosti” (sono attive sia la Casa del Lago a Intra che l’Acquamondo a Cossogno).

Si faccia capofila Verbania (questa volta non per concordare la tassa di soggiorno con i comuni rivieraschi…!) con gli enti del Parco per avviare le sinergie, pensare un modello di sviluppo a costo zero, per concretizzare nuove possibilità turistiche del lago…con vista montagna.

Nucleare: mozione in regione

In pieno fermento la campagna per il voto ai Referendum del 12 e 13 giugno su Nucleare, Acqua e Giustizia.
Mentre a livello nazionale il governo in queste ora tenta lo “scippo” dei referendum con una inziativa parlamentare di finta moratoria (hanno evidente paura del superamento del quorum del 50%) il PD continua la sua mobilitazione.
Sia a livello locale con iniziative e gazebi nei comuni del VCO  ( è possibile scaricare il [download id=”57″] ) sia a livello regionale dove il Gruppo Consiliare regionale del Partito Democratico del Piemonte (primo firmatario Aldo Reschignaha presentato una richiesta di Sessione straordinaria del Consiglio regionale avente oggetto: “No al nucleare in Piemonte!”.
Tale richiesta nasce dall’attualità del tema sul quale, già nel mese di marzo 2011, è stata depositata una mozione, che di seguito presentiamo.
La data di convocazione del Consiglio, ai sensi del Regolamento consiliare, deve avvenire entro 15 gg. dalla ricezione di tale richiesta.

Al Presidente del
Consiglio regionale
del Piemonte
OGGETTO: No al nucleare in Piemonte!
Il Consiglio regionale del Piemonte,
premesso che
– con la legge 23 luglio 2009, n. 99 e il relativo decreto attuativo recante “Disposizioni per lo
sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” il
Parlamento ha approvato la volontà del Governo di avviare iniziative finalizzate al ritorno
alla produzione di energia nucleare in Italia, con la costruzione di ben 10 centrali nucleari
sul territorio nazionale;
– lo scorso 2 febbraio la Corte Costituzionale con sentenza n. 33/2011 ha dichiarato illegittimo
l’articolo 4 del decreto delegato (D.lgs 15 febbraio 2010, n. 31) in materia di localizzazione
nucleare, stabilendo il necessario coinvolgimento delle Regioni interessate dai siti atomici le
quali dovranno, inoltre, esprimere un parere preventivo, obbligatorio anche se non
vincolante, rispetto alle scelte del Governo;
rilevato che
– Austria e Polonia non hanno avviato le loro centrali già costruite, Danimarca, Grecia,
Norvegia e Irlanda hanno rinunciato alla costruzione; Germania, Belgio, Olanda, Scozia,
Spagna e Svezia hanno deciso di frenare o addirittura non costruire più centrali nucleari nel
loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili così come tanti altri Stati stanno
investendo grandi risorse sull’energia solare termica e fotovoltaica, sull’energia eolica, sulle
biomasse e l’idroelettrico nonché sulla promozione del risparmio energetico di edifici e
impianti;
– con il nucleare non ci si libera dalla dipendenza energetica dall’estero. Il nostro Paese è
infatti sprovvisto di riserve d’uranio nel proprio sottosuolo e questo risulta l’unico
combustibile utilizzabile per gli impianti nucleari, anzi il 90 per cento dello stesso è prodotto
in soli una decina di Stati nel mondo, tra i quali il Congo e il Sudafrica. Il costo dell’uranio
ha inoltre subito recentemente fortissimi aumenti passando dai 7 dollari a libbra del 2001 ai
137 del 2008;
– le riserve di uranio – calcolate dall’Unione europea – sono tali da permettere l’alimentazione
dell’attuale parco mondiale consistente in 443 centrali funzionanti per circacinquanta/sessanta anni, produzione che soddisfa solo il 5,8 per cento del fabbisogno
energetico dell’intero pianeta;
– l’ipotesi di costruire una centrale nucleare in Piemonte non può prescindere dall’analisi di
alcune notevoli criticità. In primo luogo, il rischio sismico. In secondo luogo, la forte
antropizzazione del territorio, ovvero la presenza di insediamenti abitativi diffusi, che
rendono impossibile collocare un impianto nucleare rispettando la distanza dai centri abitati
solitamente indicata per garantire i livelli minimi di sicurezza. In terzo luogo, la presenza di
una centrale nucleare potrebbe avere conseguenze negative sull’economia – anche turistica –
del Piemonte;
considerato che
– la ricerca nel settore nucleare sia per scopi energetici sia per usi diversi, anche medicostrumentali
è certamente da favorire e promuovere;
– la risoluzione sul clima approvata il 25 novembre 2009 dal Parlamento europeo a
maggioranza, riafferma il problema sicurezza ed esprime che “… pur sottolineando che una
transizione internazionale verso un’economia a basse emissioni di carbonio porterà il
nucleare ad essere elemento importante del mix energetico nel medio termine, pure precisa
che la questione sicurezza del ciclo va affrontata in modo adeguato e a livello
internazionale…” ;
– la strategia decisa in sede europea propugna di realizzare entro il 2020 almeno il 20 per
cento di riduzione di gas serra, in particolare la CO2, attraverso la produzione di almeno il
20 per cento di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento del 20 per cento
dell’efficienza energetica di edifici e macchinari, obiettivi questi assai più impegnativi e
rilevanti del programma nucleare, del Governo;
– su questa strada può decollare – in particolare in Piemonte- una nuova epoca di greeneconomy
capace di promuovere ricerca, imprenditoria innovativa e nuove prospettive di
lavoro anche per maestranze diversamente qualificate; ovvero una nuova, ecologica e
diffusa spinta industriale;
– il mercato sta premiando l’innovazione, l’efficienza e il ricorso alle fonti rinnovabili e che
la spinta della green economy può produrre in Italia fino a un milione di posti di lavoro;
ritenuto che
– riguardo alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia ci si debba attenere alla
volontà popolare espressa nelle forme previste dalla Costituzione;
auspica
– la più ampia partecipazione alla prossima consultazione referendaria;
impegna la Giunta regionale
– ad esprimere fin da ora parere negativo all’eventualità di un insediamento in Regione
Piemonte di centrali nucleari, invitando il Governo della Repubblica a rispettare i pareri
espressi dalle Regioni;
– a elaborare un piano energetico regionale contenente forti programmi d’investimento per lo
sviluppo e la diffusione di tecnologie che utilizzino fonti di energia rinnovabili;
– a valutare l’istituzione di un congruo fondo per l’efficientizzazione energetica di edifici
pubblici e privati che intendano conseguire l’inserimento nella classe energetica B o A di
casa-clima;

– ad invitare i parlamentari piemontesi ad attivarsi per promuovere una modifica della legge
in premessa che salvaguardi il diritto alla autodeterminazione anche in materia energetica,
previsto dal titolo V della Costituzione.
Torino, 25 Marzo 2011

PRIMO FIRMATARIO Aldo Reschigna

Assemblea a Mergozzo

Il circolo PD di Mergozzo ha organizzato un incontro dibattito per martedì 24 maggio alle ore 21.oo presso la sala polivalente dell’Asilo Infantile in via Bracchio.
Una serata di confronto con gli Amministratori, comunali, a partire dal Sindaco, per discutere sul tema del Bilancio 2011 e delle opere in programma per Mergozzo.
Un confronto su temi che ci interessano da vicino. Un’occasione concreta per sapere di più.
A presiedere la serata Lorenzo Maffioli coordinatore circolo PD Mergozzo