Qualcuno se li ricorda gli annunci roboanti e ultimativi del centro-destra dopo la la vittoria della Lega ticinese?
Il Pd del VCO aveva espresso preoccupazione alla luce della vittoria della Lega ticinese, per un possibile inasprimento dei rapporti con i lavoratori italiani in Svizzera e possibili ricadute sul ristrono dei frontalieri.
Il centro destra ci aveva risposto in malo modo affermando che alimentavamo paure infondate.
Riportiamo testuale dagli organi d’informazione locali delle scorse settimane:
“Rispondendo a un’interrogazione parlamentare del parlamentare Pdl e sindaco di Verbania Marco Zacchera il sottosegretario agli Affari Esteri ,Alfredo Mantica, ha comunicato ufficialmente l’intenzione della Confederazione Elvetica di non rivedere la quota di ristorno delle tasse dei frontalieri. “Il governo federale non ha per il momento intenzione di modificarle – conferma Zacchera citando la risposta del Governo – poiché i ristorni dei frontalieri sono parte integrante della convenzione bilaterale per la doppia imposizione approvata da Italia e Svizzera il 9 marzo 1976 e entrata in vigore il 27 marzo 1979”.
Il consigliere regionale Roberto De Magistris: “Ci auguriamo di togliere qualsiasi dubbio sull’immutabilità dei ristorni anche per il futuro: la Lega Nord, unico partito che abbia realmente a cuore la difesa delle centinaia di piccole medio imprese e dei frontalieri che tutti i giorni si recano in Ticino per produrre, continuerà a fare tutto il necessario affinchè si trovi il giusto equilibrio tra le richieste del Ticino e le necessità dei lavoratori piemontesi e lombardi.”
E’ di poche ore fa l’annuncio invece ufficiale che Il Consiglio di Stato (l’equivalente del governo regionale) di Bellinzona ha deliberato il 30 giugno di non versare il 50% delle imposte prelevate dalle buste paga dei lavoratori italiani e che devono essere girate al’Italia; a conti fatti si tratta di 22 milioni di euro.
Ora che diranno? Che le nostre preoccupazioni erano sbagliate?
PD VCO
Ufficio Stampa
Archivi giornalieri: 1 Luglio 2011
Questione frontalieri
Riceviamo e pubblichiamo da Giorgio Zaniboni resp. Frontalieri VCO
Esiste un accordo fra due paesi siglato dai rispettivi governi, che perdura da più di 35 anni, e il governo di Berna non può sottrarsi ai propri impegni venendo meno ad un accordo internazionale..
La presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey non può venir meno alle adichiarazione del 24 giugno dove ribadiva la volonta del Governo “di voler sbloccare e normalizzare i rapporti con l’Italia, attraverso la ripresa del dialogo e interventi per rafforzare la fiducia reciproca tra i due Paesi”.
Fino a quando un nuovo accordo non viene rinegoziato dalle due parti, non si può venire meno unilateralmente per le bizze di una forza politica che ne ha fatto una ragione di stato per lmotivi elettorali.
Si prospettano situazioni ridicole: cosa farà Berna con i ristorni dei frontalieri che lavorano in Vallese?
Cosa sarà ristornato a un comune che ha frontalieri che lavorano sia in Ticino che in Vallese? 100% da uno e 50% dall’ altro?
D’altra parte sapevamo che saremmo arrivati a questo: durano da anni le minacce di ritorsione della Lega dei ticinesi, le minacce di licenziamento dei frontalieri, gli insulti agli italiani.
Nessuno del governo italiano le ha prese sul serio. Nonostante le incessanti richieste dei frontalieri, nessuno é intervenuto per dare un segnale forte, per riaprire un dialogo con le autorità svizzere.
Nessuno é andato a Berna per spiegare che le pretese del Sig. Bignasca di equiparare i ristorni d’imposta del 38,8% con quelli concordati con l’Austria dove la quota è solo del 12,5%, perché l’Austria non ha stipulato un accordo valido per le sole zone di confine, ma per lavoratori provenienti dall’intero paese. Se certi membri del nostro governo lo avessero fatto, invece di andare a bruciare il tricolore con Bignasca, magari non saremmo arrivati a questo punto.
Per risolvere il nodo legislativo, si tratta di rinegoziare un diverso trattamento fiscale per le diverse figure di frontalieri che si sono create dopo l’accordo del 21 giugno 1999 tra la Confederazione Svizzera e la Comunità europea sulla libera circolazione.
Per i frontalieri residenti nei comuni di confine, per i quali si presuppone una permanenza in territorio svizzero limitata all’ orario di lavoro, é più che giustificato un ristorno del 40%, in quanto la Svizzera non eroga nessun servizio e non sostiene nessun costo per questi lavoratori e per i loro familiari.
Si può ridiscutere un diverso fattore di ristorno per quei frontalieri che soggiornano tutta la settimana in Svizzera, valutando i servizi dei quali beneficiano in territorio elvetico.
Ribadiamo ancora una volta che un gesto distensivo per dare avvio ad un dialogo più distensivo sarebbe quello di togliere la Svizzera dalla black list dei paradisi fiscali. Una mozione in tal senso é stata accolta recentemente in Parlamento, Chiediamo che il governo ne prenda atto e agisca rapidamente per non far deteriorare la situazione ulteriormente.
Giorgio Zaniboni
Frontalieri VCO