Urlare non serve. Quando poi in gioco vi è il futuro della nostra città serve ancor meno. Entrare nel merito è sicuramente utile, proviamoci.
La bufera di sabato scorso ha provocato una ferita profonda nella città. Ne ha deturpato l’immagine, compromesso la fruizione, messo a rischio una già precaria economia devastando i principali motivi di interesse e richiamo turistico. Ha provocato poi danni a privati cittadini, molti dei quali andrebbero quantomeno sostenuti e aiutati. Questa la realtà.
Che fare allora? Sperare in aiuti esterni è difficile. Poco o nulla è arrivato nell’Emilia del terremoto, cosa ci possiamo aspettare noi? I fondi regionali per le emergenze pare addirittura non siano disponibili. Reperire nuove risorse dai cittadini non è certo una via percorribile.
Proporre, come molti stanno facendo, una diversa destinazione dei fondi PISU non è una provocazione, non è strumentalizzazione, è forse il solo modo di uscire da una situazione drammatica, una chance sulla quale puntare con avvedutezza e condivisione.
Il leit motiv della passata campagna elettorale, il perentorio “No al teatro di Zanotti” oggi potrebbe trovare riposta in un altrettanto perentorio “No al CEM di Zacchera”. Ma queste sono le “urla” che in questo momento non servono, anche perché entrambe le affermazioni sono ora inutili, decadute, non più attuali e realistiche. Troppo tempo è passato, troppo è stato speso, le ragioni dell’uno (riqualificare la piazza) non sono più attuali, le ragioni dell’altro (la grande opera destinata a rilanciare Verbania) rimangono troppo aleatorie, entrambe superate da una situazione che vede ben altre urgenze e ben altri bisogni di riqualificazione. Per di più in una città che al progetto Teatro/Centro Eventi ha smesso di credere, di appassionarsi, presa com’è da una realtà e una quotidianità difficile che il tornado ha ulteriormente compromesso. Rimane il bisogno di un teatro, di un luogo per spettacoli, incontri, convegni…ma ci possiamo accontentare di qualcosa di meno sfarzoso.
Dobbiamo avere la forza e il coraggio di trasformare un malaugurato evento in un’occasione, un’opportunità, uno stimolo per ripensare e rilanciare Verbania.
Parchi e giardini devastati non vanno semplicemente ripristinati, più o meno riaggiustati (li mettiamo in sicurezza, ripiantiamo qualche albero, sistemiamo qualche panchina, lo scivolo per i bambini…); va colta l’occasione per rivederne l’intero sistema. L’intera fascia da Parco Cavallotti a Villa Maioni ha subito danni più o meno consistenti, ripensarne la progettazione significa dare un nuovo aspetto alla città, valorizzandone l’affaccio a lago, il cuore della nostra città, e rivedendo al tempo stesso i collegamenti con le zone verdi più interne (San Giuseppe, la Pastura…). Una straordinaria opportunità per gli imprenditori locali, florovivaisti innanzitutto.
Un ragionamento a parte meritano poi le due grandi aree di Villa Taranto e San Remigio. Abituati da sempre alla loro presenza, molti di noi non si sono mai pienamente resi conto del loro valore, ma ora che li vediamo feriti così gravemente è cresciuta la consapevolezza di poter perdere una ricchezza di tutti. Villa Taranto è conosciuta ovunque, in Italia e all’estero, i giornali di mezzo mondo ne hanno parlato, oltre 150.000 persone la visitano ogni anno. Villa San Remigio è un gioiello tutto da scoprire e valorizzare Poco importa che siano una di proprietà dello Stato e l’altra della Regione; sono un patrimonio della nostra città, che sarebbe finalmente il momento di integrare tra loro, e dal loro rilancio dipende gran parte dell’economia della città intera. Il Comune deve però agire da protagonista, facendosi promotore e coordinatore dell’intera operazione. “Come ti ricostruisco un parco”, ecco un tema che potrebbe essere sviluppato all’interno di Editoria e Giardini.
Occorre agire presto e le difficoltà non sono poche: iter avviati, procedure iniziate, soldi spesi, impegni assunti….Ma non dimentichiamo che i fondi PISU sono destinati al recupero e rilancio di aree degradate e rivederne l’utilizzo in questo senso significherebbe ricollocarli pienamente nella loro destinazione originaria. Gli impegni assunti vanno onorati, ma ad oggi non risultano ancora contratti sottoscritti, e si è comunque verificato un fatto grave, qualcosa di non prevedibile, e riconsiderare gli obiettivi è comprensibile, giustificabile e doveroso. Ridurre l’intervento sul Centro Eventi e rimodulare (perché non con gli stessi operatori e progettisti che si vedrebbero così indennizzare della mancata aggiudicazione) una progettazione complessiva dell’intera sponda lacuale, coerente con ipotesi già formulate in passato, è ancora possibile e ci metterebbe nella condizione di chiedere a Governo e Regione di fare la loro parte non nella posizione di questuanti passivi ma di protagonisti del loro destino che pretendono un giusto sostegno al proprio impegno.
Si tratta di ipotesi, di proposte di cui verificare la fattiva realizzazione. Ma è in momenti come questi che la politica deve trovare il giusto slancio, la forza e la volontà di affermare il ruolo che le compete, la propria supremazia rispetto alle norme e alla burocrazia, in buona sostanza il primato del saper scegliere e decidere da protagonisti.
Contributo di Diego Brignoli, presidente Ciss Verbano