Sono 836 le imprese del Verbano Cusio Ossola “Green”, ovvero le aziende che nel corso del 2012 hanno investito nei settori della “Green economy” (fonti rinnovabili, efficienza energetica, ciclo dei rifiuti, protezione della natura, valorizzazione delle risorse ambientali), corrispondenti ad un quinto dell’intero complesso delle aziende della Provincia Azzurra.
É il dato scaturito a Crodo, durante l‘incontro che il Partito Democratico ha tenuto al Foro Boario e dedicato appunto alla “Green economy” e che ha visto la partecipazione del responsabile democratico nazionale del settore on. Ermete Realacci, insieme al candidato del Pd alla camera Enrico Borghi, al capogruppo Pd in regione Piemonte Aldo Reschigna e al consigliere provinciale del Pd Stefano Costa.
I dati sono giunti dallo studio compiuto da Unioncamere (l”associazione nazionale delle camere di commercio) e dalla fondazione Symbola, e fanno del Vco un luogo nel quale si caratterizza una peculiaritá della Green economy, ovvero la riconversione in chiave ecosostenibile anche dei comparti tradizionali dell’industria e della manifattura.
Gli investimenti in “Green”, dimostra lo studio, sono quelli a più alto valore aggiunto: il 37,9% delle imprese che investono in eco sostenibilitá hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizi (contro il 18,3% delle imprese che non investono Green) e hanno una propensione più spiccata all’export (37,4% contro il 22,2%). Con evidenti riflessi positivi sull’occupazione, visto che il 30% delle assunzioni stagionali non programmate é stato legato a figure professionali legate alla sostenibilitá.
“Per far ripartire il Paese non basta fronteggiare la crisi – ha spiegato a Crodo l’on. Realacci – affrontare i nostri mali antichi: il debito pubblico, l’illegalitá e l’evasione fiscale, le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza, il sud che perde contatto, una burocrazia spesso soffocante. Serve una visione in grado di mobilitare le migliori energie per affrontare le sfide del futuro. É necessario difendere la coesione sociale non lasciando indietro nessuno, scommettere sull’innovazione, sulla conoscenza, sull’identitá dei territori. Su una Green economy tricolore, che incroci la vocazione italiana alla qualitá e si leghi alla forza del Made in Italy sfruttando il saper fare italiano, come ad esempio il vostro crodino. É necessario cambiare partendo dai talenti dell’Italia che c’é. Per uscire dalla crisie trovare il suo spazio nel mondo che cambia, insomma, l’Italia deve fare l’Italia.”
“I dati sulle imprese del Vco che hanno investito in Green economy – ha detto Borghi – in un anno terribile come il 2012 ci dicono che la società é giá più avanti della politica, e che la nostra idea di realizzare qui il primo distretto produttivo green d’Italia investendo sulle nostre eccellenze può trovare terreno fertile. Dobbiamo lavorare da qui, per costruire il nostro nuovo modello produttivo e uscire dalla crisi, e in questo la politica deve saper riscrivere le regole del gioco, a cominciare dai criteri di rilascio delle concessioni idroelettriche, del ritorno del valore aggiunto dello sfruttamento delle risorse naturali sui territori, della preservazione delle superfici agricole e della valorizzazione delle filiere produttive locali legate all’acqua come bene comune, al sasso, al legno e al turismo.