ALLE RADICI DELLA NOSTRA REPUBBLICA
Quando un albero è squassato dalla tempesta, la sua tenuta si misura dalla profondità delle sue radici.
E’ per questo che abbiamo scelto di inaugurare la legislatura, e personalmente il mandato parlamentare, tra Ghiffa e Fondotoce, ricordando Giorgio Ambrosoli e le vittime della Resistenza.
L’Italia sta vivendo uno dei momenti più drammatici e complessi dell’intera esperienza repubblicana. La caduta del senso dell’etica pubblica, la disaffezione di milioni di italiani che non credono più nella democrazia disertando le urne, il rancore e la rabbia sfogate nel voto e non solo. E ancora, dentro la complessità di una vicenda politica confusa in cui si fatica ad ammainare le bandiere di partito e di fazione per far sventolare il tricolore, c’è l’esistenza di una società impaurita e impoverita che rischia di perdere per strada il sentimento stesso di comunità nazionale.
Rendere omaggio a Giorgio Ambrosoli e ai caduti della Resistenza, dunque, significa al tempo stesso andare al fondo della radice stessa che lega la nostra Repubblica, che rende l’Italia un’entità vera e giusta, e significa andare alla ricerca di quella tensione etica, valoriale, ideale che sola può annullare le difficoltà e le contingenze della crisi attuale.
Occorre stare attenti, compiendo questi gesti, al rischio di cadere nella trappola insidiosissima della retorica.
I morti di Fondotoce, così come Ambrosoli e tutti quelli che sono caduti per l’adempimento del proprio dovere o per la loro scelta di essere uomini liberi, non appartengono a nessuna formazione politica. Non sono i caduti del Pd, del centrosinistra o di qualche altro partito.
Essi appartengono all’Italia, e come tali vanno rispettati e onorati, da chi ha compiti istituzionali prima di tutto.
Ma proprio la nostra volontà di non volerli piegare ad un interesse di parte costituisce la molla che ci spinge, oggi, a volerli ricordare in questi momenti.
Momenti nei quali in Ungheria -nel cuore dell’Europa- si cambia la Costituzione in senso autoritario. Nei quali c’è chi sostiene che il fascismo delle origini (quello che faceva uccidere Matteotti e don Minzoni) fosse in fondo positivo. Nei quali c’è chi distingue tra il regime mussoliniano buono e quello cattivo, come se le spedizioni punitive, la soppressione della democrazia, la polizia segreta e l’omicidio degli avversari politici fossero derubricabili.
Le lezioni della Resistenza, dalla quale nacque la Costituzione, e di Ambrosoli oggi sono più vive che mai. Quando Ambrosoli, scrivendo alla moglie, percepisce che ciò sta facendo lo porterà a pagare “a molto caro prezzo” ma che non si lamentava perché gli era stata data “un’occasione unica per fare qualcosa per il paese” parla anche all’Italia di oggi, e di domani.
Non servono dunque fiumi di retorica, né parole ridondanti, per descrivere i motivi per i quali siamo andati a Ghiffa e a Fondotoce.
Serve solo dire che, di fronte alle sfide dure e impegnative che il tempo ci chiamerà ad assumere, dovremo avere in ogni momento presente che il recupero di tensione etica, di rispetto per il bene comune, di moralità senza ipocriti moralismi è la pre-condizione per l’esercizio della alta e nobile funzione della Politica.
E che guardandoci appena intorno abbiamo esempi ai quali guardare ogni qualvolta ci sentiremo impacciati o inadeguati, stanchi o svogliati, nauseati o assuefatti.
Anche a noi è stata data un’occasione unica per fare qualcosa per il Paese. Non sprechiamola
Enrico Borghi
Il primo gesto politico di Enrico Borghi, neo-parlamentare del centrosinistra del Verbano Cusio Ossola, avrà una duplice valenza simbolica.
Infatti, nella mattinata di sabato 9 marzo, il deputato democratico -accompagnato dai vertici provinciali del Pd- si recherà alle ore 10 presso il cimitero di San Maurizio di Ghiffa per compiere un omaggio floreale sulla tomba di Giorgio Ambrosoli, l’avvocato milanese liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona ucciso dalla mafia l’11 luglio 1979 a Milano.
Successivamente, alle ore 11 compierà un gesto analogo presso il monumento dei caduti della Resistenza di Fondotoce, inaugurato il 20 giugno 1964 da Sandro Pertini sul luogo del più efferato delitto di massa del VCO nella seconda guerra mondiale e che ricorda i 1.250 caduti della guerra partigiana nelle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola.
“Stiamo vivendo un momento delicatissimo per le nostre istituzioni e per la nostra comunità nazionale -osserva il deputato Enrico Borghi– e credo che sia indispensabile, per uscire da questa crisi, recuperare le motivazioni etiche ed ideali di chi con il proprio sacrificio ci ha donato un’Italia libera e democratica. Recuperare la lezione di Giorgio Ambrosoli, del quale abbiamo l’onore di ospitare le spoglie mortali nella nostra terra, e dei partigiani caduti per l’Italia è la condizione per tornare a porre al centro della nostra vita pubblica il recupero dell’etica pubblica, il senso del dovere, lo spirito di sacrificio e di abnegazione che sono le caratteristiche con le quali essi seppero caratterizzare la loro vita. Una lezione che è un monito per chiunque si accinge a svolgere funzioni di rappresentanza pubblica e politica,e che rimanda a un concetto di servizio e di amore per l’Italia che Ambrosoli, i caduti di Fondotoce e i 1.250 partigiani uccisi seppero concretizzare in modo esemplare e che oggi, in apertura di una legislatura complessa per l’Italia, credo sia indispensabile recuperare come una fonte di acqua pura nel deserto“.
Ufficio Stampa
Partito Democratico
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