L’esito della prima chiama per l’elezione del Presidente della Repubblica ha reso palese un dissenso che da ieri sera, appena conosciuta l’indicazione data dal segretario Bersani ai gruppi parlamentari riuniti del centro sinistra, è emerso forte in tutta la base.
Sms, chiamate, mail, messaggi sui social networks hanno reso evidente che questa volta non solo si è data l’impressione di non capire il Paese, gli italiani, ma anche la propria base.
Sono proprio coloro che più convintamente hanno sostenuto Bersani in questi anni che si sono sentiti smarriti.
Nessuno dei candidati alle primarie di novembre, Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci ha espresso gradimento per l’indicazione di votare Franco Marini e non l’hanno votato.
Non è una questione personale. Marini è una persona stimabile, ma che non rappresenta quelle istanze di rinnovamento emerse prepotentemente alle elezioni di febbraio. Inoltre è lo schema politico che ha partorito questo nome che non mi convince e credo che non convinca molti iscritti, elettori e cittadini vicini al PD.
Bersani ha parlato di governo di cambiamento ma, questo accordo con Berlusconi, ha dato la sensazione a molti che si trattasse di un baratto. Un nome che potesse dare garanzie a Berlusconi per i suoi noti fatti giudiziari, in cambio dell’avvio di un governo.
Se invece questo patto scellerato non c’è stato è, allo stesso modo, molto grave perché significa ancora una volta non essere stati in grado di spiegare alla propria base i motivi che ci hanno condotto fino a qui.
Non ho mai sostenuto Bersani nelle battaglie interne del PD di questi anni, né ho sempre preso le distanze perché non mi convinceva la sua linea politica; questo però non mi rincuora e non mi fa stare meglio perché ieri sera non solo ha perso Bersani e il centro sinistra, ma anche il Paese.
Per chi, come me, crede che con la militanza in un partito si possa cambiare il Paese, questa sconfitta segna fortemente anche il futuro del PD e dell’Italia.
In queste ore ho sentito molti affermare che non si iscriveranno o non voteranno più PD.
L’esito della “prima chiama” dimostra invece che il PD ha gli strumenti e le possibilità di cambiare, che le parlamentarie del 29 e 30 dicembre scorso hanno portato nuovi volti e nuove sensibilità nel nostro partito e che questo rimane l’unico strumento per fare politica in modo democratico, diretto e soprattutto in maniera vera nel rapporto con i nostri elettori e militanti.
Spero che tutto il gruppo dirigente sappia raccogliere da quest’ultima vicenda lo spunto per dare un vero segno di discontinuità.
Antonella Trapani
Segretario provinciale