A qualche settimana dalla vicenda dell’annullamento da parte del Tribunale Superiore delle Acque Pubblice (TSAP) della Delibera Provinciale nr. 29 – nella quale erano previsti criteri di concessione delle derivazioni idreoelettrichee volti a favorire la gestione pubblica ovvero misure di compensazione per il territorio – desideriamo esprimere alcune considerazioni e sollecitare nuovamente la Provincia del VCO.
La questione politica di fondo riguarda il fatto che la DCP 29 risulta inscindibilmente legata alla delibera precedente DCP 28 (entrambe del 24/6/2011, non a caso), nella quale veniva approvato l’aggiornamento della tavola A5 del Piano Territoriale Provinciale, portando il potenziale idroelettrico per il VCO da 35 a 352,5 MW (!), di cui 110 MW “senza difficoltà” e altri 55 MW “con difficoltà media”.
In pratica, con la DCP 28 si apriva allo sfruttamento intensivo della risorsa idroelettrica mentre con la DCP 29 si introducevano dei criteri per calmierare e rendere accettabile tale “liberalizzazione”.
Ora, al di là del merito e dei rilievi tecnico-procedurali sollevati correttamente da Gianni Desanti in un precedente comunicato – e che restano un punto fermo della critica a tutta questa operazione – l’annullamento della DCP 29 fa venir meno il presupposto “sine qua non” sul quale si regge la DCP 28: senza un opportuno meccanismo di compensazione e di drenaggio degli utili sul territorio, non è più accettabile un aumento dello sfruttamento idroelettrico di questa portata.
Per questo sollecitiamo ancora una volta, visto che nulla si muove, un intervento riparatore da parte della Provincia, nell’ambito delle sue competenze, attraverso l’introduzione di una moratoria volta a sospendere gli effetti della DCP 28, riportando quindi i limiti di potenza idreoelettrica installabile entro i livelli precedenti (35 MW), in attesa di un definitivo riesame di tutta la questione alla luce dei nuovi elementi emersi, grazie anche al pronunciamento del TSAP.
Alternativamente e come subordinata, devono essere implementati strumenti di mitigazione che facciano perno non più sulle compensazioni economiche o sulla durata delle concessioni (che si sono rivelati inammissibili) ma sulla salvaguardia ambientale, come anche la sentenza del TSAP ricorda dove afferma che “la Provincia può fissare regole di mitigazione, a tutela di tutti i valori ambientali sottesi alla realizzazione di un virtuoso uso particolare della risorsa idrica” (sentenza TSAP 39/2013).
In pratica, la coerenza e l’equilibrio nella regolamentazione di questa materia va ripristinato, o congelando le modifiche al PTP, o introducendo elementi di riequilibrio della sua portata; in assenza di questi, resta in piedi un provvedimento zoppo e claudicante, che pone un’ipoteca ambientale enorme sul territorio e del tutto inaccettabile.
Sauro Zani
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