Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la mozione, primo firmatario il capogruppo PD Aldo Reschigna, sul ripristino dell’indennità speciale di cui godono i transfrontalieri che perdono il lavoro in Svizzera. La mozione è stata sottoscritta anche dai colleghi Cattaneo, Marinello e De Magistris.
“Sono oltre 6.000 i lavoratori piemontesi, i cosiddetti “transfrontalieri”, che ogni giorno varcano i confini della nostra regione per andare a lavorare in Svizzera”, spiega Reschigna. “Un numero cresciuto notevolmente negli ultimi anni, ma che oggi sono i primi ad essere espulsi da un mercato del lavoro, quello svizzero, estremamente flessibile, che risente della crisi internazionale”.
“Proprio a tutela di queste situazioni, un accordo italo-svizzero diventato legge nel 1997, permetteva il pagamento di una indennità di disoccupazione speciale, da parte dello stato italiano, con risorse fornite dalla Svizzera. Una condizione importante per tutti i lavoratori transfrontalieri che sono soggetti alle forti fluttuazioni del mercato del lavoro svizzero”.
“L’anno scorso la legge Fornero sul mercato del lavoro congelò la disoccupazione speciale per i transfrontalieri, assegnando loro quella ordinaria, ma il fondo speciale costituito dai trasferimenti del governo svizzero venne congelato e non può essere utilizzato per altri scopi. Il risultato è che i transfrontalieri attualmente hanno un trattamento peggiore rispetto alla disoccupazione speciale e gravano totalmente sull’Inps, che non può utilizzare i fondi svizzeri.Una situazione paradossale, che deve essere sanata”.
“Per questo”, conclude Reschigna, “la mozione impegna la Giunta regionale affinché intervenga presso il Ministero del Lavoro perché garantisca la piena applicazione della legge che concede i trattamenti speciali di disoccupazione ai lavoratori transfrontalieri rimasti disoccupati e separi il fondo destinato al trattamento speciale di disoccupazione per i transfrontalieri”.
Archivi giornalieri: 8 Ottobre 2013
BORGHI (PD). “COTA GUARDI I NUMERI, LA REGIONE PIEMONTE NON SA SPENDERE”
L’on. Enrico Borghi, capogruppo Pd in commissione ambiente, lavori pubblici e territorio della Camera dei Deputati, interviene dopo le dichiarazioni del Presidente della Regione Piemonte, Cota.
“La polemica quotidiana del Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, che riprende i panni mai smessi di segretario regionale della Lega Nord per attaccare il governo Letta, è fondata su dati totalmente sballati.
Nell’accusare l’esecutivo di non far nulla per frenare la spesa pubblica centrale, dimentica che in cinque mesi il governo ha messo in campo tagli per 1 miliardo e 700 milioni di euro, in piena controtendenza con i governi nei quali la Lega Nord aveva rilevanti responsabilità. Ma è sulla critica all’azione governativa in materia di fondi strutturali che i suoi rilievi vengono smentiti dai numeri.
Da un lato, infatti, rivendica risorse e competenze, ma dall’altro si dimentica (o forse non sa) il drammatico livello di incapacità di spesa da parte delle Regioni in materia di fondi europei, circostanza che è proprio alla base del lavoro che insieme al ministro Trigilia e all’ex ministro Barca stiamo facendo per una corretta programmazione che sia in grado di far spendere bene e tutti i soldi che Bruxelles ci mette a disposizione.
Il presidente Cota, infatti, potrebbe rivedersi le tabelle del programma di sviluppo rurale 2007/2013. A tre (dicasi 3) mesi dalla fine temporale del programma (che naturalmente verrà prorogato causa l’innata incapacità di impieghi e spesa) su un totale di 51.318.434 euro disponibili all’aprile di quest’anno la Regione Piemonte aveva pagato solo il 18% delle risorse (con un imbarazzante 3,4% nel novembre 2011).
Ad aprile 2013, e quindi a otto mesi dalla fine del programma, le linee di intervento del Piano di Sviluppo rurale piemontese risultano essere attuate per il 5% alla voce “patrimonio rurale”, per il 5% alla voce “offerta turistica”, per il 7% alla voce “servizi”, per il 39% alla voce “filiere” e per il 37% alla voce “costi di gestione”. Sono cifre imbarazzanti, perché denotano una totale incapacità di spesa da parte della Regione Piemonte proprio in un momento nel quale c’è assoluto bisogno di politiche attive e di investimenti pubblici, soprattutto nelle aree più deboli.
E non paghi di ciò, i responsabili regionali da un lato perseverano nell’errore, proponendo per il prossimo periodo di programmazione 2014/2020 lo stesso errato e
centralistico modello gestionale che ha sin qui impedito, con burocrazie e barocchismi vari, la capacità di spesa, e dall’altro provano a individuare un nemico nel governo per scaricare le proprie responsabilità.
L’azione che si sta compiendo a livello governativo, con la creazione dell’Agenzia della Coesione, è esattamente quella di intervenire sussidiariamente laddove ci sono sacche di inefficienze e ritardi di attuazione, per evitare di perpetuare in futuro in questa situazione assurda di tenere fermi i soldi nel cassetto.
Sarebbe buona cosa che anche la Regione Piemonte facesse la propria parte, investendo nella sussidiarietà e nella capacità progettuale e attuativa degli enti locali anziché mantenere ferreamente nelle mani della propria burocrazia torinese e di soggetti attuatori totalmente autoreferenziali la potestà di intervento in materia di sviluppo locale, con risultati che parlano da soli”.