Maggioritario a doppio turno e nuovo governo Letta per dare una svolta
Sulla legge elettorale ha ragione Gianni Cuperlo quando dice che è utile “partire dalla maggioranza se vogliamo che la nave arrivi in porto”. Il punto non è discutere con Fi, cosa del retso giusta e normale; la cosa che non va e non convince sarebbe riportare preventivamente sulla scena Berlusconi colpendo proprio chi ha rotto con quella concezione “padronale” del partito.
Fa bene il segretario del nostro partito a tenere alta e viva l’iniziativa e il protagonismo sulla legge elettorale. E’ innegabile che ci sia stata una accelerazione e che questa sia in fondo positiva. Occorre però dire che le tre proposte sulle quali si sta lavorando non si equivalgano al fine di garantire la governabilita’, la ricostruzione di un rapporto piu’ stretto tra cittadini ed eletti, e la giusta rappresentanza. In questo momento sarebbe giusto partire dalle forze della maggioranza , trovare una intesa, e poi parlare con tutti.
Oggi ci sono le condizioni per approvare un sistema a doppio turno a partire dai partiti della maggioranza. In ogni caso ,se siamo coerenti con quello che abbiamo detto finora , dobbiamo dire no alle liste bloccate. Sul governo, davanti al rischio di logoramento progressivo, sarebbe saggio valutare le ragioni non di un rimpasto ma di una vera e propria ripartenza valutando l’ipotesi di nuovo esecutivo, presieduto da Letta, che recuperi un profilo di autorevolezza e prestigio e il Pd senta davvero suo.
Non possiamo proseguire come si è fatto sino ad ora.
Non si è mai visto un governo che non trovi nel principale partito un sostegno autonomo ma al tempo stesso visibile, riconoscibile e convinto. Non siamo ai tempi dei “governi amici”, formula che equivaleva ad una presa di distanza più che ad un reale e leale sostegno, seppur critico. La formula che Renzi ha fatto diventare un mantra ( “avanti se fa le cose o si stacchi la spina”) è logora ed ha fatto il suo tempo. Il tema va affrontato alla radice in ragione gravita’ dei problemi del paese, con in testa il lavoro e lo sviluppo.
D’accordo sulla sveglia al governo ma d’accoro anche poi , rimessa in quadro l’agenda, a sostenerlo con lealtà e non fare di tutto perché cada e si torni al più presto alle urne. Un conto è l’interesse del Paese, un altro quello delle ambizioni di chi vuole sedersi al più presto al posto di Letta ( elettori permettendo, com’è ovvio).
Marco Travaglini
E ora voltiamo pagina in Piemonte
La notizia è di quelle attese da tanto, troppo tempo. II Tribunale amministrativo regionale del Piemonte ha annullato le elezioni regionali del 2010 vinte con le liste taroccate dal leghista Roberto Cota. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dell’ex presidente della Regione Mercedes Bresso, contro la lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, perché alcune delle firme a sostegno erano false. E così è stato annullato l’atto di proclamazione degli eletti nella primavera di quattro anni fa.
La decisione del Tar ora deve essere confermata dal Consiglio di Stato che deciderà entro 45 giorni. Se questo accadrà il Piemonte dovrà tornare alle urne, probabilmente in concomitanza alle elezioni europee. A questo si aggiunge il rinvio a giudizio per le “spese pazze” di quasi tutto il centrodestra, a partire da Cota.
“È una vittoria, che dimostra solo quello che Giovine e Cota non avevano ancora capito e cioè che le elezioni erano state truccate” ha commentato Mercedes Bresso, con la quale ho avuto modo di condividere questa battaglia sin dagli inizi.
Le reazioni di Cota e della Lega, delirando di “golpe” e di “attacco alla democrazia”, dimostrando una volta di più la loro inadeguatezza a governare il Piemonte. Mi auguro che il nostro probabile candidato, Sergio Chiamparino – si metta pienamente a disposizione e , dopo le primarie, possa guidare il centrosinistra al conseguimento di quel risultato che ci è stato scippato con il dolo quattro anni fa.
C’è da essere contenti, a ben vedere. Ma nessuno può togliere di bocca quell’amaro per aver dovuto aspettare – causa l’approssimazione dell’amministrazione della giustizia – ben 4 anni per veder riconosciuto ciò che era chiaro fin dal primo momento.
Se si fosse operato con maggior rapidità ( come dovrebbe essere in generale e particolarmente in materia di ricorsi elettorali) si sarebbe potuto riconoscere in tempo che il risultato era palesemente falsato e che toccava a Mercedes Bresso guidare la regione, risparmiando ai piemontesi anni di amministrazione leghista e pidiellina, con i danni che hanno accompagnato il loro operato.
Ma l’amarezza riguarda anche il Pd che, per troppo tempo, ha cincischiato, con tanto di dichiarazioni ripetute da chi inveiva contro la testardaggine della Bresso, ammonendo che le vittorie non si ottengono “a tavolino”, che occorreva “prendere atto del voto popolare” e via dicendo.
Non basta essersi impegnati (peraltro giustamente) da qualche mese nella campagna “Cota a casa” per nascondere o far dimenticare quest’atteggiamento come minimo rinunciatario ( al di là di chiacchiere e proclami) , ben interpretato dal segretario regionale Morgando che, pure, è stato in buona compagnia.
Ciò che hanno detto e fatto è lì da vedere ( basta rileggersi articoli, interviste e dichiarazioni ripetute nel tempo) e non credo che molti dirigenti del Pd piemontese possano appuntarsi al petto una medaglia ( la presa atto dell’abusivismo di Cota e del centrodestra) che ben poco hanno fatto per guadagnarsi. Questa è l’amarezza, che traspariva anche dalle parole di Mercedes Bresso che, pure, ha dimostrato grande signorilità nei commenti dicendo di essersi sentita sola ma non abbandonata. Occorre fare uno sforzo, seppur minimo, di onestà intellettuale evitando di omettere questi fatti.
Mi auguro che, d’ora in poi, il Pd abbia più coraggio e meno ipocrisia, e che almeno trovi quel sussulto di dignità riconoscendo a Mercedes Bresso e a chi non ha mai voltato la testa dall’altra parte che è anche e soprattutto grazie questa caparbietà se oggi il Piemonte ha l’occasione di chiudere una delle pagine più buie della sua storia, voltando (speriamo) pagina.
Ci sarà molto da fare, ad iniziare da come garantire una giusta rappresentanza ai territori piemontesi che, diminuendo il numero dei consiglieri e non avendo varato una nuova legge elettorale, rischia di essere fortemente penalizzata. E poi un programma di rilancio del Piemonte, partendo dalle questioni economiche e sociali che, occupazione e qualità del lavoro in testa, sono il principale problema dei piemontesi. Il Pd e il centrosinistra possono farcela ma bisognerà davvero mettere in campo tutto ciò che abbiamo in termini di competenze e passioni, energie e caparbietà.
Marco Travaglini