Non c’è pace in Medio Oriente. Mentre l’Iraq è in fiamme, torna a farsi tesa la situazione al confine tra Israele e Siria. Di questi avvenimenti, come di altre tragedie umane, ne parliamo con più frequenza solo al verificarsi di un evento che in qualche modo coinvolge la nostra piccola comunità. Le guerre che spingono migliaia di persone alla fuga diventano ogni giorno più reali anche per noi, la nostra marginale realtà non po’ più esimersi dall’accogliere, aiutare e cercare di attuare i trattati e i programmi che mirano a salvaguardare i diritti di coloro che hanno perso la propria libertà. Già la libertà di vivere in pace nel proprio paese, di farvi crescere i figli e non di metterli ogni giorno a rischio di morte. Ma quando un paese non rispetta un trattato e la tragedia avviene ci rendiamo conto che la situazione sfugge al controllo e che i singoli non si sento umanamente responsabili di chi si trova in difficoltà e non vivono l’obbligo di rispettare un accordo internazionale. La nazione prende il sopravvento, prima mi salvo io poi penso al resto. Questo è quanto accaduto ad un giovane donna, siriana, in cinta e che durante la fuga è stata respinta dalla Francia, e dalla svizzera e portata in Italia. Qui ha trovato umanità. Purtroppo la sua bimba di sette mesi non ce l’ha fatta. Il PD si sente partecipe del suo dolore. Non spetta a noi agire su coloro che non hanno rispettato nessun trattato, in modo particolare il trattato di Dublino il quale prevede che le donne incinte hanno diritto a richiedere asilo, altri sono deputati a questo e siamo certi che agiranno. E pensare che si scrivono e si sottoscrivono accordi che mirano proprio ad evitare tragedie come queste.La verità è che la tragedia si può evitare se tutti ci interroghiamo sul processo complessivo, quello che dal paese di origine porta le persone a fughe disperate. Quello che spinge famiglie a ritenere che la situazione a casa loro sia più pericolosa di una viaggio sulle carrette del mare, o attraversare l’Europa con mezzi di fortuna e in attesa di partorire. I paesi confinanti con queste nazioni in guerra erigono muri di contenimento perché non ritengono di poter gestire in altro modo la situazione, perché le tensioni sociali interne rischiano di aggravarsi, perché, come la Turchia si è agito da soli per troppo tempo per esser oggi in grado di reggere e contribuire al miglioramento del sistema di accoglienza e sostegno sottoposto a grande tensione. Un sostegno che non sia assistenza indiscriminata, come una parte della politica vuole insinuare e che dipinge come assistenzialismo che grava sulle sole casse dello stato e sulle tasche dei contribuenti.
Nei giorni delle commemorazioni ai caduti delle nostre montagne ripetiamo che il loro fu un gesto di grande coraggio e che dobbiamo ricordare ed onorare il loro sacrificio. Per il Pd il miglior modo per dare forza alle parole sono le azioni: il governo nel semestre europeo ha l’obbligo di dare ancora più concretezza alle poltiche di integrazione, di pace ed estere sui confini di un Europa che rinnega la guerra e che ha trovato la pace. L’on. Enrico Borghi ha già promosso un’interrogazione urgente al ministro Alfano per fare luce su responsabilità e attuazione delle norme intrenazioanali. In altro modo non potremmo impedire il verificarsi di tragedie umane che straziano i cuori di alcuni, ma purtroppo non di tutti.
Antonella Trapani