Nella giornata del 16 gennaio si è tenuto presso la sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze a Roma un incontro tra il capo negoziatore Vieri Ceriani e una delegazione di parlamentari del Partito Democratico composta dagli onorevoli Chiara Braga, Daniele Marantelli ed Enrico Borghi.
Nel corso della riunione sotto state affrontate una serie di importanti questioni relativamente al negoziato fiscale tra Italia e Svizzera in fase di definizione in queste ore.
Per quanto attiene l’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, essa sarà oggetto nei prossimi giorni di un accordo politico tra i due paesi che rimanderà ad uno specifico e successivo atto da definirsi nei prossimi mesi, sganciato sotto il profilo operativo e giuridico dalla modifica della Convenzione per la doppia imposizione a seguito della legge sulla regolarizzazione spontanea dei capitali
detenuti all’estero (“volontary disclosure”).
I principi base di tale accordo politico -basato sul principio di reciprocità tra Italia e Svizzera, per cui le norme per i frontalieri italiani occupati in Svizzera varranno anche per gli Svizzeri che lavorano in Italia- risultano essere:
1. L’assoggettamento dei lavoratori frontalieri ad una imposizione limitata nello Stato in cui esercitano la loro attività lavorativa e anche all’imposizione nello Stato di residenza, mediante suddivisione del gettito fiscale derivante in ragione di un massimo del 70 per cento del totale dell’imposta prelevabile alla fonte da
parte dello Stato del luogo di lavoro.
2) Il carico fiscale totale sui frontalieri non sarà ne’ inferiore ne’ superiore a quello attuale. L’allineamento con la legislazione domestica dovrà essere molto graduale. Sul piano svizzero la tassazione del moltiplicatore dovrà essere a livello medio cantonale, escludendo applicazioni di maggiorazioni in relazione
alla cittadinanza dei lavoratori.
3) Sulla base di tale regime, lo Stato italiano assicurerà ai Comuni di confine l’ammontare delle quote oggetto dell’attuale ristorno da parte elvetica delle tasse dei frontalieri, secondo modalità e forme che saranno oggetto della legge nazionale di ratifica dell’accordo fermo restando che tale gettito non sarà in alcun modo diminuito ne’ sarà modificato l’elenco dei Comuni beneficiari.
4) Italia e Svizzera negozieranno un’intesa di possibile accordo bilaterale relativo alla sicurezza sociale dei frontalieri (trattamenti pensionistici, indennità di disoccupazione, ecc) da applicarsi eventualmente anche in caso di modifiche delle normative di libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione Europea
5) La validità giuridica del nuovo accordo avverrà esclusivamente ad avvenuta ratifica da parte dei relativi Parlamenti. “Il governo italiano -osservano i parlamentari democratici- ha tenuto conto
dell’esigenza da noi espressa di evitare che la questione dei lavoratori frontalieri venisse compressa nella più ampia vicenda delle black list e al tempo stesso che i Comuni italiani di frontiera venissero penalizzati. Siamo ora in condizione di poter entrare nel merito senza elementi di possibile perturbazione, e Si apre
quindi una fase di lavoro di dettaglio specifica, per la quale ci rendiamo fin da ora garanti di un confronto ampio e aperto ai territori e tutte le parti sociali per giungere al miglior risultato possibile” .
Ufficio Stampa PD VCO
Archivi giornalieri: 19 Gennaio 2015
L’uscita di Sergio Cofferati dal Pd è una ferita che pone un tema più generale di democrazia nel Pd
L’uscita di Sergio Cofferati dal Pd è una ferita per chiunque abbia creduto con passione alla costruzione di una grande forza della sinistra.
Lo è in sé, per la storia e la biografia di Sergio. Lo è doppiamente per le ragioni che la motivano. È sbagliato e offensivo liquidare la decisione di Cofferati come una reazione stizzita all’esito delle primarie in Liguria. E farebbero bene i vertici del partito a tacitare reazioni improntate a questo tenore.
Sergio lascia il Pd denunciando pratiche e inquinamenti che hanno alterato non il risultato di alcuni seggi ma la natura di uno strumento di partecipazione e decisione come le primarie. Nelle sue parole c’è la denuncia non solo di un malcostume, ma di una mutazione della identità del Pd.
Mi domando:Si può reagire a un fatto simile con una scrollata di spalle? E’ una domanda che interroga tutti, che pone un tema reale e delicato. In molti ci siamo posti, e non da ora, con tutta la preoccupazione del caso e anche con qualche amarezza, una domanda: si può fingere che nulla sia accaduto e voltare pagina magari con l’atteggiamento di chi pensa “tutto sommato, un problema di meno“?
Ovviamente penso, e pensiamo, di no, che non si possa e non si debba fare. A livello nazionale è indispensabile aprire un confronto su quanto sta accadendo. E’ evidente che che ci si augura un ripensamento di Cofferati che, in tante e tanti, vedremmo come un atto di disponibilità da parte di una personalità preziosa per la sinistra italiana e il Partito Democratico.
In politica si può vincere o perdere, difendendo un’idea e un punto di vista. Ma in Liguria e altrove il tema è ben diverso e riguarda regole e contenuti, posizioni politiche e alleanze, contenuti ne credibilità.
Non basta la buona volontà dei singoli quando occorrono scelte politiche che tendano ad includere, a far vivere la democrazia in modo pieno, a rispettare le opinioni di chi la pensa diversamente e mette se stesso, la sua storia, la sua dignità al servizio di un’idea più grande dell’impegno politico, sociale e culturale. In molti hanno scelto la strada del disimpegno, non ritrovandosi più in questo Pd. In tanti abbiamo deciso di provare ancora a dare battaglia sulle idee stando dentro il partito per migliorarne, dal nostro punto di vista, le scelte e la strategia politica.
Mi auguro che si attuino i cambiamenti necessari, ad ogni livello, affinché questi sforzi non siano destinati ad infrangersi davanti ad un muro di sordità e indifferenza.