Abituati a pensare in dollari a spendere in euro, al pensiero della finanza globalizzata , si è perduto il senso della socialità e della dignità.
Ciò che accade con la Grecia è paradossale e l’Europa sta mostrando un volto arcigno, ottuso, socialmente sbagliato, protesa com’è – attraverso l’austerità e fallimentari ricette neoliberiste – a promuovere povertà e disoccupazione , marginalizzando i problemi sociali , considerati di scarso peso di fronte ai diktat dei mercati.
Ci sono voluti Tsipras, Varoufakis e Tsakalotos, rappresentanti del popolo greco, per far comprendere che l’economia non è asservita ai capricci della finanza, né che i creditori esterni possano dettare le politiche di un Paese secondo i loro “comandamenti”.
A partire dall’algida, grigia e cinica burocrate Lagarde, Questa signora si è infuriata e non poco, per le misure adottate dal primo ministro ellenico, il quale ha annunciato un piano umanitario per famiglie in forte dissesto economico, che soffrono di carenza di fornitura elettrica a causa delle bollette scadute e riescono a malapena ( e nemmeno tutti) ad accedere ad un pasto giornaliero. Duecento milioni di euro, che invece di collocare nei forzieri dei creditori, Syriza ha destinato alle persone più deboli di un paese fiaccato dalla crisi, ridotto all’osso nelle riserve finanziarie, ma orgoglioso della propria dignità.
Ovviamente questo non interessa un fico secco agli organismi finanziari, che pretendono soltanto i propri soldi, imponendo misure capestro; come l’aumento dell’Iva, una nuova stretta sulle pensioni, ulteriori privatizzazioni, privatizzazioni.
La stessa medicina sbagliata e velenosa che ha messo in ginocchio la Grecia e ha prodotto danni in tutta Europa. Tsipras ha difeso le sue proposte ed ha indetto un referendum popolare per chiedere ai greci se le misure della Troika vadano adottate, oppure no.
Da mesi i negoziati tra Bruxelles e la Grecia vengono condotti con l’unico obiettivo di piegare Atene ad accettare “quelle” proposte. La resistenza greca, sostenuta dalle analisi e dai pareri di molti economisti che ritengono le proposte del ministero Varoufakis del tutto sostenibili e corrette, sta offrendo una lezione a questa Europa dove prevalgono chiusure, egoismi e sudditanza al logiche finanziarie sbagliate, squarciando il velo dell’ipocrisia.
Atene ha chiesto, ragionevolmente, di poter riprendere con le sue forze un cammino di crescita e di onorare i suoi debiti anche se in un futuro forse un po’ più lontano del previsto. Per questo è assurdo pretendere, per esempio, che il surplus di bilancio sia accantonato invece che essere investito. In gioco qui c’è non solo il futuro della Grecia, ma anche dell’Europa e della democrazia.
Ad un nuovo governo deve essere dato il tempo di attuare il proprio piano economico, segnando una svolta delal quale beneficerebbero anche tutti gli altri Paesi che sono stati distrutti dalla follia dell’austerity che ha aggravato oltre ogni misura una crisi che poteva essere risolta diversamente. In passato, Varoufakis ha paragonato la Grecia al «canarino nella miniera», che con la sua morte avvisa i minatori dei gas pericolosi. Possibile che non si colga tutto questo?
Le domande che sorgono spontanee sono molte. Perché i governi progressisti europei non fanno sentire al loro voce? Perché i greci sono lasciati soli in questa lotta per un’ Europa più giusta e solidale? Possibile che abbiano perso la voce, siano diventati afoni?
Non colgono il fatto che in ballo c’è proprio il destino di un continente, di un progetto unitario, di una politica che non può essere solo austerità e sacrificio per i più deboli?
Si critica un popolo perché ha avuto sussulto di dignità, perché il suo ministro delle finanze ha citato una delle più famose poesie del gallese Dylan Thomas, dichiarando come “la democrazia greca ha scelto oggi di smettere di andare docile nella notte. La democrazia greca si è decisa ad arrabbiarsi contro il morire della luce” ? La Francia e l’Italia non hanno nulla da dire? La sinistra europea è forse distratta?
Questa vicenda rischia di finir male per tutti se non sì metterà fine all’arroganza liberista che continua a macinare risorse, vite, lavoro e speranze di tanti per l’interesse e il privilegio di pochi. Un tempo ci s’indignava e si scendeva in piazza per molto meno. Per quanto riguarda molti, compreso chi scrive, la sinistra che guarda con sguardo diritto verso il futuro è quella di Tsipras, Varoufakis e Tsakalotos. Chi, a sinistra (?) lo nega o tace, è solo capace a fare chiacchiere da tè e ha scelto di abbassare la testa. Non saremo loro complici, non avranno il nostro consenso. Come si diceva nel maggio francese: ” Ce n’est qu’un début continuons le combat! “
La Grecia c’insegna che l’economia non può essere asservita ai capricci della finanza
Marco Travaglini