L’Aula del Senato ha approvato definitivamente la legge “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni – Atto Senato n. 2541).
Il testo, partito da un disegno di legge a firma Realacci – Borghi sul quale è confluito il ddl Terzoni e approvato in prima istanza dalla Camera esattamente un anno fa, prevede misure per i piccoli Comuni finalizzate allo sviluppo delle attività produttive, a contenere lo spopolamento, a incentivare l’afflusso turistico. E ancora banda larga, agevolazioni nella rete dei trasporti, servizi postali.
Stanziati 100 milioni di euro dal 2017 al 2023. Una cifra ritenuta inadeguata da alcuni, e che ha sollevato la ferma risposta di Borghi. “Miope ridurre la legge a uno stanziamento economico” – aveva detto il Presidente Uncem e consigliere delegato della Presidenza del Consiglio per l’attuazione della Strategia nazionale delle aree interne.
“Nel testo di legge per la prima volta si sanciscono principi da sempre sbandierati ma mai concretamente inseriti in un provvedimento. La residenza nei piccoli comuni costituisce per la prima volta un interesse nazionale perchè promuove l’equilibrio demografico del Paese. Inoltre, si istituisce il Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni che fino a ieri non esisteva, e che potrà essere implementato con le prossime leggi di bilancio. Va inoltre considerato un dato decisivo: l’Italia è il Paese dei mille campanili, che non è solo uno slogan, perché in esso si ritrova quella coesione sociale e quelle reti di prossimità che hanno consentito al Paese di superare una crisi epocale. Nei territori dei piccoli Comuni vivono oltre 12 mila abitanti di italiani, con istituzioni che sussidiariamente in questi anni hanno tenuto vive in solitudine strutture educative, welfare di prossimità, assistenza ai più deboli. Questa legge rappresenta una completa inversione di tendenza: lo Stato torna a farsi soggetto attivo e garante, e crea le condizioni per le quali i territori possono riorganizzare servizi e investimenti rispettandone le peculiarità”.
“Inoltre – ha sottolineato ancora il relatore – il cuore della legge è l’introduzione di una serie di garanzie per le comunità interne e rurali. Con questa norma lo Stato si vincola a erogare servizi essenziali nei territori dei piccoli comuni come uffici postali, trasporti, scuola, banda larga. Per la prima volta la specificità dei territori sui quali le comunità dei piccoli comuni vivono viene presa in considerazione. In più, per evitare la dispersione a pioggia di risorse, la legge introduce all’articolo 13 il principio secondo cui i piccoli comuni esercitano in forma associata mediante Unione di Comuni e Unioni di Comuni montani le funzioni di programmazione in materia di sviluppo socio economico nonchè quelle di impiego dei fondi strutturali UE: una misura importante, che la stessa Ragioneria Generale dello Stato nella sua relazione ha ricordato essere misura di efficienza e di risparmio per la pubblica amministrazione”.