A giugno, dopo 35 anni, il Vco perde l’autosufficienza in materia di rifiuti. La chiusura del forno di Mergozzo annunciata dalla giunta provinciale, avviene senza che si siano verificate le due condizioni essenziali che avrebbero reso sopportabile questa decisione.
La decisione, discutibilissima, è stata ormai presa: a giugno chiuderà l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Mergozzo, più noto come “forno inceneritore”.
Questa volta, per evitare ripensamenti e rinvii di una decisione sbagliata, il gestore dell’impianto (ConSer Vco spa) ha evitato la consueta “fermata” invernale del forno per le indispensabili manutenzioni, tagliandosi alle spalle i ponti di un’eventuale rinculata. E così tra poche settimane i rifiuti indifferenziati del Vco saranno smaltiti altrove. E si tratta, suppergiù, di 30.000 tonnellate all’anno.
Dove, a quale prezzo e per quanto tempo, oggi non è dato sapere.
La Provincia, che ha con accanimento ideologico ha perseguito in questi tre anni il disegno della chiusura del forno di Mergozzo, non si è mossa per trovare un’alternativa. Soprattutto, in questi anni la Provincia sì è ben guardata di realizzare le due sole condizioni che avrebbero giustificato il definitivo abbandono di un impianto che garantisce l’autonomia e l’autosufficienza del Vco nello strategico segmento dello smaltimento: l’estensione del “modello Verbania” (raccolta differenziata al 70%) a tutto il territorio , con il risultato di portare da 30.000 a 16.000 tonnellate/anno il rifiuto indifferenziato da smaltire; la realizzazione di un impianto di trattamento “a freddo” per recuperare e differenziare un’altra significativa frazione delle 16.000 tonnellate residue.
L’inefficienza e la straordinaria miopia della Provincia a guida PdL/Lega Nord rischiano di costarci molto, moltissimo.
Il futuro costo di smaltimento del rifiuto, che oggi è di 122 € per tonnellata (sarebbe salito a 127 € se si fossero fatti i lavori di adeguamento del forno), è ignoto, così come ignote sono le garanzie di poter conferire i rifiuti a tempo indeterminato in un sito adeguato a prezzi certi; ignoti sono i costi di investimento per realizzare la cosiddetta “piattaforma di trasferimento” necessaria per stoccare provvisoriamente i rifiuti e caricarli sugli autotreni; ignoti sono i costi di messa in sicurezza, bonifica e smantellamento del forno esistente; ignoti sono i costi aggiuntivi che dovrà sopportare ConSer Vco per ricollocare i 25 dipendenti del forno, la cui professionalità (elettricisti, caldaisti, strumentisti, meccanici…) sarà irrimediabilmente dispersa.
Insomma, una storia che si chiude nel modo peggiore.
Claudio Zanotti, consigliere comunale Pd