Pubblichiamo uno scritto di Gianni Desanti che tratteggia la figura dell’ex sindaco di Omegna morto due giorni fa.
L’amicizia con Teresio è di lunga data e risale a ben prima degli anni con cui abbiamo avuto comuni responsabilità amministrative a Omegna. Lui era un animatore dell’Oratorio quando lo frequentavo da ragazzo, con lui ho condiviso sia il percorso di comunità parrocchiale quando don Sergio Chiesa era parroco, sia le attività del Consiglio di Quartiere, sia l’idea che la nostra scuola media di Crusinallo fosse un laboratorio dove sperimentare uno stretto rapporto tra attività didattica e partecipazione dei cittadini (basti ricordare l’autogestione della mensa, il tempo pieno e la nascita dei corsi a indirizzo musicale).
Mi piace però ricordarlo soprattutto per lo stretto rapporto di collaborazione che ho avuto con lui nelle vicende politico amministrative della nostra città.
Teresio, dopo un’originaria militanza nella sinistra DC e una non troppo coinvolgente esperienza di consigliere comunale negli anni 60, aveva preferito per lunghi anni dedicarsi al suo lavoro di bancario, alle attività sociali, ai ragazzi della Virtus e del CSI.
Un uomo sempre in camicia e cravatta non poteva certo identificarsi con la rivoluzione culturale post ’68, ma la sua sensibilità non poteva neppure esimerlo dall’essere disponibile alle nuove idee della “partecipazione dal basso” e perfino a quelle di un “moderato dissenso cattolico”.
La crisi della DC negli anni ’80, sia pure con qualche tormento interno, lo ha avvicinato alle istanze della sinistra e perfino spinto ad accettare di candidarsi come indipendente nelle liste del PCI. Eravamo all’inizio degli anni ’90: io, che avevo pure venti anni di meno, avevo già consumato lo spirito ribelle del dissenso e maturato cinque anni di esperienza amministrativa con Alberto Buzio, mentre Teresio continuava a fare il Direttore di Banca. C’era ancora Pasqualino Maulini che, per il dopo Buzio, nel frattempo candidatosi ed eletto consigliere regionale, non suggeriva nessuna avventata rivoluzione generazionale con qualche post sessantottino, bensì una tranquilla transizione che mettesse insieme la sinistra con il mondo cattolico. Teresio era la persona ideale.
Fu eletto consigliere comunale e nominato Sindaco (non c’era ancora l’elezione diretta da parte dei cittadini). Quella fu un’esperienza breve e tormentata poiché tutti noi, poco avvezzi al patteggiamento e alle mediazioni tra partiti, non reggemmo e il Comune di Omegna vide il rapido susseguirsi di maggioranze spurie e di altri due Sindaci (Deriu e Quaretta) e infine – per la prima volta – il commissario prefettizio.
Dopo quell’esperienza troncata in modo piuttosto traumatico (Teresio nel frattempo aveva subito una grave malattia da cui peraltro si riprese molto bene), quando si doveva far scegliere per la prima volta il Sindaco dai cittadini e non più dai partiti, ci trovammo tutti d’accordo nell’indicarlo in quel ruolo. Venne eletto per due mandati di fila (otto anni) in capo a due amministrazioni di centro sinistra e per quattro anni fui il suo vice Sindaco.
L’esperienza vissuta insieme (non solo con me, ma con tutti gli assessori delle sue due Giunte) fu caratterizzata da un lavoro intenso durante il quale, ovviamente, ci furono momenti splendidi, ma anche critiche e tormenti: furono gli anni dell’area Pietra da riconvertire, del Piano Regolatore da risistemare, della tremenda alluvione del 1996 da cui riemergere, della costruzione del Forum e della Ludoteca e, poi, della rifondazione del Premio Letterario della Resistenza, della realizzazione della passeggiata a lago e di quella sul Nigoglia. Ma anche della nascita della nuova Provincia e della difesa dell’ospedale di Omegna con la costituzione del Centro Ortopedico di Quadrante.
Teresio era una persona discreta e riservata e si trovava a lavorare invece con collaboratori estroversi, talvolta irrequieti e smaniosi, ma per trovare il giusto equilibrio era la persona adatta. Talvolta doveva essere spronato a compiere delle scelte ma, una volta convintosi, era assolutamente determinato.
Era sempre presente, aveva un ottimo rapporto con i dipendenti comunali e non mancava di occuparsi personalmente, talvolta anche con il suo portafoglio, di situazioni di precarietà e disagio che difficilmente potevano essere affrontate con le procedure burocratiche. Per questo, per la sua disponibilità e per l’attenzione rivolta anche ai problemi che non potevano sempre essere risolti (ma che era almeno doveroso ascoltare), è stato forse il Sindaco più amato, rispettato e stimato da tutti, amici e avversari.
Dopo i due mandati da Sindaco, non ha smesso di occuparsi dei problemi sociali ricoprendo l’incarico di Presidente e poi di consigliere della Casa di Riposo Massimo Lagostina. Intensa anche l’attività di collaborazione con la Casa della Resistenza di Fondotoce. Aveva aderito, in modo convinto e fin dalla fondazione, al Partito Democratico che certamente individuava come la sintesi dei suoi convincimenti politici e ideali.
In questi ultimi anni, dopo la scomparsa del fratello e della cognata con cui viveva, nonostante l’affetto e le premure dei nipoti, si era ritrovato un po’ solo e di questo soffriva, ma anche recentemente – fino al giorno prima di andarsene – ha voluto “esserci” e addirittura darci una mano in questa campagna elettorale.
Grazie Teresio, di tutto.
Gianni Desanti