Nei prossimi giorni verranno assunte le decisioni sul futuro delle province ed il dibattito che si è avviato lo dico molto francamente non mi appare molto serio.
Cerco di spiegare la mia posizione anche se mi rendo conto rischia di apparire minoritaria, ma una cosa ho imparato in tutti questi anni ed è il valore della coerenza dei comportamenti.
Il problema si è posto nell’estate dell’anno scorso quando la manovra di Tremonti prevedeva la cancellazione delle province sotto i 300.000 abitanti.
Il tema con alterne vicende si è riproposto con il governo Monti ed oggi siamo nel momento di decidere il futuro. In questo quadro le Province piemontesi qualche mese addietro hanno detto in sintesi al governo: basta provvedimenti calati dall’alto noi siamo capaci di accogliere la sfida del cambiamento e ti presentiamo la nostra riforma che prevede per il Piemonte il passaggio da 8 a 4 province.
La proposta è stata portata ad esempio come la capacità locale del sistema delle province piemontesi di autoriformarsi. Oggi tutto ciò sembra svanire nel nulla. Si è parlato in queste settimane di fare la provincia di quadrante poi subito di tornare con Novara e quindi di avere in Piemonte non 4 ma 6 province poi qualcuno ha proposto di andare a fare la provincia con Varese,
Como, Sondrio e quant’altro.
Non mi piace quando si fa i riformatori avendo la pistola puntata alla tempia e poi appena la pistola si sposta si vuole conservare il più possibile lo status quo.
Assisteremo ad una situazione assurda che facendo la provincia con Novara quando si faranno le politiche sui rifiuti la provincia di Novara e Verbania dovrà fare una convenzione con la provincia di Vercelli e Biella per gestire tale funzione che sarà una delle poche assieme all’edilizia scolastica ed alla viabilità di cui si occuperanno le province, alla faccia della semplificazione e della riduzione dell’intervento pubblico.
Confesso di avere poca fiducia in questo modo di fare che non tiene conto che questa drammatica crisi che colpisce imprese e famiglie deve imporre un radicale e ragionato cambiamento della organizzazione della pubblica amministrazione per liberare
risorse per lo sviluppo economico e per il sistema dei servizi.
Queste solo le sfide che richiedono una coerenza di comportamenti e la piena consapevolezza della gravità della condizione del nostro paese.
Aldo Reschigna consigliere regionale