Non credo che la partecipazione, piuttosto scarsa, a questo appuntamento conclusivo della lunga stagione congressuale possa lasciarci indifferenti.
E’ anche il segno di un malessere e, probabilmente, un riflesso della scelta avvenuta giovedì scorso in direzione nazionale con la sfiducia votata a Letta. Larga parte del popolo democratico non ha capito quanto avvenuto e ha inviato un segnale che non va sottovalutato.
E questo deve far riflettere tutti. Così come non va abusato uno strumento come le primarie, peraltro utilissimo e indispensabile nel definire le candidature istituzionali , di partito e di coalizione.
Ciò detto questa campagna congressuale ha offerto un dibattito combattuto e serio. Ci siamo divisi. Ma dall’istante successivo ai risultati noi abbiamo riconosciuto la legittimità di chi quel congresso lo ha vinto, dal piano locale a quello nazionale ed ora in Piemonte. In quest’ultimo caso l’ottimo risultato ottenuto da Gianna Pentenero nel VCO e sul territorio regionale testimonia l’importanza e il radicamento della sinistra nel Pd. Riconoscere i risultati naturalmente, non vuol dire che si smette di discutere. Casomai è vero l’opposto.
Ed è proprio il passaggio che stiamo vivendo a consegnarci il bisogno di una discussione che evidentemente non abbiamo fatto fino in fondo sull’idea di partito e sul modo di interpretarne la funzione. Lo faremo con quel senso di responsabilità che ci ha fatto lavorare per l’unità del nostro partito e per una chiarezza della sua strategia. I fatti degli ultimi giorni hanno, in parte, confermato le differenze su come pensiamo della essere il Pd. Come lo immaginiamo e come lo vorremmo.
Ora dobbiamo ripartire con un confronto nel merito degli indirizzi e delle scelte,ad ogni livello. E in questo senso il nostro contributo non verrà meno.
Marco Travaglini