Esprime soddisfazione il Deputato del Partito Democratico On. Enrico Borghi, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna, per la decisione del TAR della Toscana di congelare la chiusura di 59 uffici postali in merito alla nota vicenda dell’applicazione del piano di razionalizzazione di Poste Italiane nei piccoli paesi di Montagna.
Una pronuncia importante che segue e conferma quella del TAR del Friuli Venezia Giulia dello scorso 15 Luglio, aprendo un nuovo e deciso scenario più favorevole ai piccoli comuni di montagna.
Dalla lettura della sentenza, infatti, emerge con estrema chiarezza come i giudici abbiano affermato che l’esigenza di risparmiare può essere un fattore di valutazione da parte di Poste Italiane ma non può prevalere sull’interesse pubblico allo svolgimento del servizio universale.
Per questi motivi, sempre nella sentenza si legge come debba tenersi in seria e doverosa considerazione la situazione geografica e orografica dei singoli territori interessati dal piano di razionalizzazione nonchè le proposte che dai comuni interessati dovessero giungere.
“Le due sentenze sono di assoluto rilievo – commenta il parlamentare del Partito Democratico – perché danno una veste giuridica ai temi sollevati dall’intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna nelle scorse settimane, in occasione dell’avviata privatizzazione di Poste Italiane Spa cui non è seguita ancora una liberalizzazione del mercato per assicurare, in ogni caso, la prestazione del servizio.”
“Vi sono alcuni passaggi, in queste ordinanze del TAR, di assoluto rilievo” – continua Borghi –“ Anzitutto si sancisce il servizio postale e’ un servizio di interesse pubblico, ancorché gestito da soggetto privato, in quanto oggetto di concessione di pubblico servizio alla quale, aggiungo, è legato anche un contributo specifico della legge di stabilità. E si riconferma la natura giuridica del Comune quale espressione di una collettività che ha evidente interesse ad avere parità di trattamento per i propri cittadini. Ma vi è’ un altro importantissimo passaggio, in queste sentenze. E cioè che l’aspetto economico non può essere considerato ne’ esclusivo ne’ prevalente nell’interesse pubblico allo svolgimento corretto di un servizio universale come va considerato il servizio postale. Partendo da qui, il giudice amministrativo riconosce implicitamente il diritto dei territori montani sancito dall’articolo 44 della Costituzione, laddove richiama il fatto che il dato economico ovvero quello della distanza non può essere superato né come assoluto né come di automatica applicazione, ma deve essere rapportato alla situazione geografica e orografica di alcune zone, anche per raggiungere un equilibrio e un bilanciamento tra gli interessi degli utenti e quelli dell’azienda.”
“Indubbiamente questi due precedenti sono di assoluta importanza anche per tutti quei territori marginali interessati dal piano di riorganizzazione di Poste – conclude il parlamentare ossolano – penso ad esempio alla Provincia del Verbano Cusio Ossola, e a tutti quegli uffici postali che saranno interessati da queste misure, suggerisco ai sindaci di promuovere un analogo ricorso al tribunale amministrativo regionale sulla scorta delle due esperienze del Friuli e della Toscana. Sarò a loro disposizione in questo importante percorso. Dopo questo secondo intervento della giustizia amministrativa, mi chiedo se i vertici di Poste Italiane spa -a cominciare dalla presidente Todini- abbiano finalmente compreso che la riorganizzazione di un’azienda che svolge servizio pubblico si fa confrontandosi coi territori, applicando le indicazioni del Parlamento e rispettando le leggi. E in ogni caso i giudici amministrativi chiariscono che il servizio postale va assicurato, a prescindere dalla natura giuridica del soggetto titolato: motivo in più per aprire ad una liberalizzazione del settore e a utilizzare con procedure ad evidenza pubblica i fondi pubblici destinati al servizio universale