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TROVIAMO UNA SOLUZIONE PER I CONTI DEI LAVORATORI FRONTALIERI

frontalieri-frecciaIl vicepresidente della Regione Aldo Reschigna ha scritto al direttore nazionale e a quello regionale dell’Agenzia delle entrate, chiedendo di trovare una soluzione per i conti correnti e le pensioni dei lavoratori e dei pensionati transfrontalieri, in modo che non vengano ingiustamente trattati come evasori fiscali.
“Il problema”, scrive Reschigna, “riguarda soprattutto i frontalieri e gli ex frontalieri ora pensionati, e la mancata dichiarazione dei redditi maturati sui conti esteri; gli ex frontalieri ora pensionati e la mancata compilazione del quadro RW quando percepiscono la pensione sul conto estero”.
il vicepresidente Reschigna ricorda come i frontalieri ignoravano nel primo caso di dover dichiarare i redditi maturati, “normalmente di modesta entità, nella maggior parte dei casi solo interessi dei conti correnti o simili”.
Reschigna propone la fissazione di un tetto forfettario “sotto il quale nulla deve essere dichiarato”. Nel caso di somme maggiori, si potrebbero definire procedure semplificate sia nella dichiarazione che nel controllo.
Per quanto riguarda poi gli ex frontalieri pensionati e la mancata compilazione del quadro RW, il vicepresidente propone nella lettera di permettere la non compilazione, assimilandoli ai frontalieri, o di utilizzare procedure simili a quelle utilizzate in occasione dello scudo fiscale in presenza della “non volontà di mettere in essere comportamenti illeciti”.
Reschigna nella lettera ricorda gli alti costi che comporterebbe per i pensionati ex frontalieri una procedura non semplificata. “Mi pare sbagliato”, spiega Reschigna, “anche perché si tratta di lavoratori che percepiscono pensioni per cui sono stati pagati contributi all’estero, non certo di evasori”.

Tigano calpesta la democrazia

palazzo FlaimLa commissione servizi alla persona di ieri sera non ha trovato un’intesa sulla votazione del Presidente della stessa. La minoranza ha proposto una candidatura-provocazione: Stefania Minore.

Da parte nostra sulla consigliera abbiamo espresso un chiaro giudizio politico, non avendo la stessa, a nostro avviso, gli elementi di sobrietà e capacità di stare sopra le parti.

Il Presidente è tale quando è garantito da un numero di voti sufficienti perché il consenso sulla sua proposta sia il più ampio possibile mentre ieri si è palesata una non unanimità della minoranza sulla candidatura e il non sostegno della maggioranza sulla stessa.

La maggioranza ha chiarito la disponibilità a lasciare che fosse la minoranza ad esprimere la Presidenza della commissione, come da definizione condivisa tra le forze politiche al momento della istituzione delle stesse a inizio mandato amministrativo.

Ha chiarito anche che, non essendoci al momento una candidatura con un sostegno importante e non essendoci altri candidati, fosse opportuno posticipare il voto con l’obiettivo di trovare una maggiore convergenza tra le forze politiche su un nome condiviso.

Qui è capitato un fatto che ha dell’increscioso.
Il Presidente reggente, il consigliere del fronte nazionale Giorgio Tigano, ha negato alla maggioranza di potere votare la proposta effettuata.
Si è opposto ad un diritto sacrosanto dei consiglieri di vedere messa ai voti una proposta razionale e di buon senso, nonostante le proteste dei consiglieri del Partito Democratico.

Un fatto che ha portato ad una impasse davvero imbarazzante.

Costretti tra il voto e l’abbandono della sala, i consiglieri del Pd hanno voluto, per rispetto istituzionale, presenziare e votare, con il paradosso seguente che si è venuto a trovare.

Un voto della maggioranza a favore di un consigliere di minoranza non candidato, con un profilo super-partes e con gli elementi di garanzia richiesti, che ha superato di gran lunga il voto alla consigliera Minore che non ha ricevuto neanche il voto unanime della minoranza.

Il primo votato ha rinunciato e a quel punto, regolamento alla mano, il Presidente Tigano ha dovuto rimandare alla Segretaria Generale una scelta sul da farsi.

Noi chiedevamo semplicemente un mese o due di ragionamenti e la costruzione di una condivisione sulla candidatura che la minoranza non ha avuto né con noi né al suo interno.

Il Presidente poteva essere il Presidente di tutti, se solo la minoranza avesse voluto condurre una partita di coesione tra le forze politiche.

Al Consigliere Tigano la responsabilità di questo brutto arbitraggio.

Davide Lo Duca
Capogruppo PD

Riccardo Brezza
Segretario cittadino PD

Uno spettacolo basso e deprimente

unioni civiliLo spettacolo basso e deprimente messo in scena da alcuni membri dell’opposizione in questi giorni che, non riuscendo a costruire alcuna solida tesi critica rispetto all’operato dell’Amministrazione e della Maggioranza, tentano un goffo arrembaggio attraverso attacchi personali e subdoli non può non disgustare.

In particolare è ridicola l’azione politica della Consigliera Minore che alimenta illazioni e pregiudizi, cavalca il malcontento di chi, a partire dalla Lega, ha perso qualsiasi peso politico in città, fatta eccezione il potere ergersi, secondo la “salviniana” propaganda, quale “grande difensore della Patria dall’invasione dei rifugiati”.

Così la Consigliera approdata in Consiglio con i voti dei 5 Stelle e ora, dal gruppo misto, alla ricerca di consensi fascistoidi (cosa che dovrebbe fare riflettere la base del movimento) si erge in maniera strumentale a paladina della giustizia. Attacca in maniera vergognosa e infamante l’operato di Diego Brignoli come Presidente della Commissione relativa la gestione di  Case Nuove durante il periodo Zacchera-Cota e ne chiede le dimissioni quale Presidente del Consiglio per questioni inesistenti (vada a vedere cosa è successo nella raccolta firme della Lega semmai).

Strumentalizza la situazione drammatica di un uomo senza casa e lavoro per attaccare, in maniera infamante e illogica, il Consigliere Brezza, trovando anche qui un appoggio indicibile con la Lega di De Magistris che tutto può fuorché venire  a dare lezioni su come ci si comporta in maniera etica quando si è nelle istituzioni.

Attacca e fa attaccare con offese ingiuriose il Sindaco Silvia Marchionini cavalcando il malcontento di una associazione i cui dirigenti sono oggi di fatto il movimento di base del nuovo progetto politico di destra della Minore.

Attacca l’assessore Sau e i componenti della Giunta, con l’ausilio di Michael Immovilli (per inciso membro della maggioranza Zacchera che decise di mettere a gara il canile perché ritenne che la gestione in essere fosse da sostituirsi) ancora con offese personali.

Ogni volta sembra di essere in uno stadio, non in luoghi istituzionali.
E proprio di stadio ci sarebbe da parlare. E ne parleremo.

Noi continuiamo a sostenere con forza l’etica e la passione con la quale le nostre persone tutte, quelle del partito, della maggioranza e della Giunta vivono la gestione di un Comune, entrato in una fase storica difficilissima che ha dei responsabili, gli stessi che hanno fatto venire il Commissario. Guarda caso i nuovi compagni di viaggio della consigliera Stefania Minore.

Gruppo Consiliare PD Verbania
Gruppo Consiliare Lista Civica “Con Silvia per Verbania”

Firme elezioni Verbania: quelle del PD genuine. Solidarietà a Brignoli e Grieco

verbaniaIn merito alla notizia delle otto richieste di rinvio a giudizio arrivate nell’ambito dell’indagine sulle firme per la raccolta delle liste per le elezioni comunali di Verbania, vogliamo esprimere la nostra completa e totale vicinanza e il nostro sostegno a Diego Brignoli e Giuseppe Grieco. Due persone oneste e amministratori capaci iscritti al nostro Partito.
Il loro coinvolgimento in questa indagine non lede in nessun modo la loro credibilità e la loro onestà, che rimane intatta e riconosciuta da tutto il PD sia cittadino che provinciale.
I fatti che sono contestati, come emerge dalle indagini, sono vizi “formali” che non lasciano ombre circa la genuinità delle firme raccolte.
Ci preme rilevare che per quanto riguarda le nostre liste e il nostro partito tutte le firme raccolte sono state dichiarate autentiche e vere dalla stessa indagine della magistratura, e ogni persona era a conoscenza della lista per cui ha firmato (non si può dire la stessa cosa per altre persone coinvolte nell’indagine).
Purtroppo la situazione nella quale sono state raccolte le firme per le elezioni (con un consiglio comunale di Verbania sciolto e la disponibilità di pochi consiglieri provinciali ad autenticare le firme) ha reso il compito molto più complicato.
Così oggi Diego Brignoli e Giuseppe Grieco si trovano a pagare solo a causa della loro “enorme” disponibilità ed elevato altruismo a servizio di un fondamentale esercizio democratico: le elezioni. Addirittura avendo autenticato firme a sostegno di liste “avversarie” nella competizione elettorale.
Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura rispetto al quale non vogliamo interferire.
Concludiamo ribadendo la nostra forte fiducia e solidarietà verso Diego e Giuseppe.

Riccardo Brezza
Segretario Circolo PD Verbania

Antonella Trapani
Segretario Provinciale

Una nuova sinistra, una nuova Europa

bandiera germania grecia europaDalla vicenda greca ad uscirne male, umiliata e ferita è l’idea stessa d’Europa.
La Grecia resta nell`euro, ma è sotto gli occhi di tutti la crisi di una unione monetaria ( e per nulla politica) incapace di ridurre gli enormi gap di competitività al suo interno. Sono emerse tutte le ipocrisie di una integrazione dominata dagli interessi nazionali, dalla speculazione e da un dramma umanitario con pochi precedenti in tempo di pace.
La Germania ha di fatto imposto delle condizioni per la Grecia che, come sottolinea l’economista francese Fitoussi, “significano ancora sofferenza per il popolo greco”. In particolare per quanto riguarda le privatizzazioni che dovranno essere decise perché è noto che la vendita di beni pubblici in un contesto economico come quello attuale della Grecia si avvicina ad una svendita. E nessuno può dire di non vedere che questo è il momento meno opportuno per fare un’operazione di questo tipo.
A questo accordo, approvato con sofferenza, si è arrivati essenzialmente per la posizione della Germania e degli altri paesi del nord e dell’est che hanno fatto di tutto per umiliare la Grecia e un’idea diversa dell’Europa, opposta all’agenda dell’austerità che ha prodotto danni gravissimi e un vero e proprio disastro sociale per le classi meno abbienti.
Come sostenne l’allora ministro delle Finanze di Atene Yanis Varoufakis, Angela Merkel poteva fare un gesto sullo stile del “Discorso della speranza’” che il 6 settembre 1946 pronunciò a Stoccarda il segretario di Stato Usa James F. Byrnes, per dare la possibilità alla Germania “di immaginare il recupero, la crescita e un ritorno alla normalità” dopo la seconda guerra mondiale.
Quel discorso fu la chiave della ripresa economica tedesca, “facilitata dal piano Marshall, il condono del debito nel 1953 patrocinato dagli Usa e dall’arrivo di lavoratori immigrati da Italia, Jugoslavia e Grecia”. Sette decenni dopo era la Grecia, ad aver bisogno di una simile possibilità e poteva essere l’occasione per suggerire un nuovo approccio all’integrazione europea.
Ma la generosità della Germania non si è vista. Bravi a cogliere quella degli altri ma non a restituirla, dimostrando che l’avidità dei creditori è senza memoria.
La più grande delusione riguarda però il socialismo europeo. Afono e privo di leadership all`altezza. Hollande ha avuto almeno il merito di provarci. Ma il Pse, questo Pse andrebbe rifondato. Così com`è assomiglia ad una burocrazia senz`anima, mentre fuori dal suo perimetro cresce una sinistra antiausterità, portatrice di una voglia di cambiamento che sarebbe una sciagura non vedere, ascoltare, coinvolgere.
Bisogna affrontare i nodi di fondo della crisi europea: parametri ottusi, carenza di investimenti, debiti e interessi che strangolano la crescita. Bisogna risvegliare il sogno degli Stati Uniti d’Europa, ma occorre ciò che sino ad ora è mancato: forza e capacità. La sinistra socialista sarà capace di allargare il campo? Serve una svolta storica nel modo di concepire integrazione, economia, civiltà. Se si riduce l`Europa alla sola moneta, quella diventa un`ideologia, per di più pericolosa.
La sinistra è all’altezza di questa sfida? Se non lo sarà il vuoto verrà riempito sempre di più dai rapporti di forza dettati dalla Cancelliera tedesca e dal suo ministro delle finanze. Tutta la retorica sull’integrazione politica si è arenata davanti alla prima vera crisi dell’Eurozona e dell’architettura di Maastricht. In questo la sinistra greca ha reso evidente che chiunque tocca i dogmi dell’austerità viene vissuto come un corpo estraneo e da piegare. Quello consumato a Bruxelles è stato un braccio di ferro tutto politico e in questo senso illuminante, come ha raccontato bene Varoufakis. Se non si pone riparo, se non si alza la testa dalla piccola contabilità del quotidiano, si rischia di finir male.
E alla parabola greca si aggiunge il rifiuto nordico a redistribuire una quota di migranti e profughi, mentre alcuni alzano – e non metaforicamente- dei muri come in Ungheria.
E’ qui che l’Europa della retorica frana: nel venir meno, tanto sul piano monetario che umanitario, di quei trasferimenti solidali e illuminati senza i quali prevale l’egoismo. Da qui una nuova sinistra deve ripartire se non vogliamo assistere al trionfo di nuovi “muri”, fisici e morali.
Marco Travaglini

LA GIUNTA REGIONALE APPROVA IL DDL RIORDINO DELLE PROVINCE

La Giunta regionale ha approvato il disegno di legge di riordino delle Province.Provincia Verbano Cusio Ossola Stemma
Il testo arriva dopo un lungo confronto con le organizzazioni sindacali e l’Osservatorio sugli enti locali, “che hanno entrambi espresso apprezzamento per il lavoro svolto”, ricorda il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna.
“Il disegno di legge regionale non fa riferimento solo alla Del Rio, ma anche alla riforma del titolo V della Costituzione, in discussione in Parlamento, di cui anticipa i soggetti di area vasta; stiamo di fatto operando una riorganizzazione complessiva della amministrazione
pubblica in Piemonte”, ha commentato Reschigna.
Le Province piemontesi sono state infatti accorpate in tre quadranti, uno che comprende il cuneese, l’altro l’astigiano e l’alessandrino, il terzo le restanti Province del nord Piemonte, che gestiranno le funzioni delegate dalla Regione in convenzione tra di loro, all’interno delle tre aree vaste che, insieme con la Città metropolitana, costituiscono lo scenario di fondo entro cui si colloca il disegno di legge.
Il provvedimento riconosce anche il ruolo forte della Città metropolitana, lasciandole la delega alla formazione professionale, delega che nel caso delle altre Province torna in capo alla Regione. “Se il ruolo della Città metropolitana è anche quello rigovernare i
sistemi economici, la formazione professionale è uno strumento importante per quel governo”, sottolinea Reschigna. Il ddl assegna alla Città metropolitana anche il ruolo di soggetto gestore delle zone di protezione speciale e dei SIC.
Oltre alla formazione professionale, torna in capo alla Regione anche la delega sull’agricoltura, come per altro richiesto anche dalle organizzazioni di settore, “per evitare la frammentazione e agevolare la gestione del nuovo Psr”, aggiunge il vicepresidente.
La specificità montana viene riconosciuta nel provvedimento al VCO, che vede sostanziare così il titolo di Provincia Montana che divide con le Province di Sondrio e Belluno per le caratteristiche del territorio e l’essere confinante con un altro paese.
Le deleghe che derivano da questo titolo sono quelle sulla forestazione, gli usi civici, l’energia su biomasse e le attività estrattive. “Il VCO parteciperà anche alla programmazione regionale della formazione professionale per la sua natura transfrontaliera e la necessità di formare il personale che lavora nel Canton Ticino e nel Canton Vallese, attualmente 6500 cittadini della Provincia”, ha spiegato Reschigna. Verranno gestite invece in convenzione con le altre Province dell’area vasta le altre funzioni decentrate dalla Regione.
Restano aperte due questioni, che attendono la conversione in legge del DL sugli enti locali per poter essere definite: Il futuro dei centri per l’impiego e la polizia provinciale.
Saranno chiariti nella discussione in Consiglio regionale.
Un capitolo importante riguarda il personale, che passerà alla Regione in ruolo separato, come prevede la legge Del Rio, per poter essere messo a disposizione con convenzione alle Province e alla Città metropolitana.
Al momento dell’entrata in vigore della legge Del Rio lavoravano per le Province piemontesi 4150 dipendenti, con un costo di 162 milioni di euro.
Attraverso la mobilità agli altri enti locali e la dichiarazione di eccedenza, da risolvere con il pensionamento con le norme pre-Fornero, la previsione è di arrivare a 3819 dipendenti entro il 2016, per un costo di 146 milioni.
“Occorre però rilanciare la mobilità e l’utilizzo della pre-Fornero”, sostiene Reschigna, “Se non si vuole che i costi del personale sottraggano troppe risorse alle politiche sia in Regione, sia nelle Province e nella Città metropolitana. E’ possibile ipotizzare che con
questi strumenti si possa arrivare a 3500 dipendenti, in modo da non incidere troppo sui costi.”
Le intese con le singole Province per i contingenti numerici saranno assunti entro settembre. Il rientro in Regione di circa 1300 dipendenti (289 solo in agricoltura) inciderà profondamente sulla organizzazione dell’ente.
Per quanto riguarda le risorse, per il 2015 la Regione metterà a disposizione delle Province 51 milioni di euro, in linea con i livelli delle Giunte Ghigo e Bresso, “progressivamente calate, fino ad arrivare ai 9 milioni iscritti a bilancio nel 2014 dalla Giunta Cota, e da noi portati con l’assestamento a 25. Lo sforzo che facciamo questo anno è notevole, con l’assestamento dovremo trovare altri 11 milioni per giungere a quota 51”, conclude Reschigna.
Torino, 20 luglio 2015