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Davide Gariglio, candidato Segretario per il Partito Democratico del Piemonte.

gariglioE’ stata lanciata la campagna per le primarie di Davide Gariglio, candidato Segretario per il Partito Democratico del Piemonte.
Il taglio del nastro in un luogo evocativo: la sede della Fondazione Fitzcarraldo in via Aosta, nei locali che un tempo furono fabbrica di cioccolato e oggi incubatori di cultura e innovazione.
Un emblema della trasformazione, per un partito che deve mirare in primo luogo a “diventare il cambiamento che vogliamo vedere”, come ha ricordato Gariglio parafrasando Gandhi.
Dopo l’omaggio alla memoria dell’olocausto, con le parole di un torinese illustre, Primo Levi, Gariglio ha disegnato la mappa del Pd e della squadra che si impegna a costruire. “Un Pd che innova e detta l’agenda, per creare anche in Piemonte il partito che Renzi sta creando a livello nazionale.
Per fare questo è necessario andare oltre le vecchie squadre, superare la logica delle vecchie appartenenze. Del passato bisogna essere orgogliosi ma evitare che soffochi il presente — ha ricordato Gariglio — Il Piemonte deve mirare a un Pd a vocazione maggioritaria, che non si chiude in un recinto ma gioca a tutto campo. Dobbiamo parlare agli elettori tutti, altrimenti non saremo mai maggioranza per realizzare quel cambiamento a cui miriamo”. “Per andare oltre i nostri confini dobbiamo guardare ai 165 mila piemontesi che hanno partecipato alle primarie e che, insieme ai nostri 20 mila iscritti, sono i nostri trasmettitori
e le nostre antenne sui territori. E’ con loro che dobbiamo confrontare i nostri programmi, perché, come dice Renzi, il luogo della sinistra è sulla frontiera”. Le forze su cui puntare: “Donne, giovani, militanti,amministratori locali, parlamentari”.
Il Pd Piemontese guarda già oltre le primarie, alla sfida vera che lo vedrà impegnato sul futuro del Governo regionale. Gariglio propone un patto ad Enrico Costa, Gilberto Pichetto e Roberto Cota, segretari regionalidi NCD, FI e lega Nord: “Votiamo per la Regione il 25 maggio insieme alle Europee e risparmiamo 43 milioni che giriamo sui Servizi Sociali.
Le risorse oggi sono troppo rare per regalarle agli avvocati”. “Il traguardo post primarie é una squadra coesa che sotto la guida di un capitano trascinatore, che ad oggi non può che essere Sergio Chiamparino, sia in grado di misurarsi contro la squadra avversaria per guidare il Piemonte fuori dalle secche della crisi”.
Le parole d’ordine “restituire all’ente regionale la sua vocazione legislativa e non meramente gestionale. Puntare su trasparenza e sburocratizzazione, con il lavoro e lo sviluppo al primo posto”.

“Oggi la politica è chiamata a una grande sfida: rispondere a grandi problemi e emergenze con poche risorse— ha concluso Gariglio — Ma, per citare Herzog proprio nel film Fitzcarraldo del 1982 “Chi sogna puó muovere le montagne”.

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Daniele Viotti candidato a segretario regionale del PD

daniele viottiCi candidiamo in Piemonte, e tu sei candidato con noi!
Sono Daniele Viotti. Negli ultimi sei mesi ti ho raccontato la campagna di Giuseppe Civati in Piemonte e spesso ci siamo incontrati durante gli incontri che abbiamo fatto da giugno fino alle Primarie nella tua Provincia. viotti civati
Ti scrivo per dirti che ho deciso di candidarmi alla segreteria regionale del Partito Democratico.
Quando abbiamo scritto che l’8 dicembre sarebbe stato un punto di partenza, volevamo dire proprio questo. Queste elezioni sono la prima occasione per portare avanti la nostra proposta. La nostra idea di “metodo” che parte dai temi ed è fatta di partecipazione vera, innovazione, comunicazione e ascolto. Il processo di rinnovamento non finisce qui, ma va portato ovunque.
La nostra campagna sarà a costo e impatto quasi zero e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Di tutti voi “spingitori di primarie” che abbiamo conosciuto in questi mesi. Proprio perché crediamo nell’idea di rinnovamento del Partito.
Perché siamo convinti che ci sia un altro modo, per fare politica. Ci occuperemo di grandi temi (lavoro, legalità, sanità, trasporti) a partire dalle piccole esperienze quotidiane.
Perché parlando con le persone, e affrontando i loro problemi, si affrontano i problemi di tutti.
Perché crediamo in un partito dove si guarda, si riflette e si agisce sulla realtà. Per questo ci concentriamo sul “metodo”.
Perché è il “metodo” che sarà centrale nella mia campagna. Quando abbiamo cominciato a supportare Giuseppe Civati, l’abbiamo fatto per questo. Per il “metodo” e per l’idea che c’era dietro. Dove la politica veniva ad ascoltare i cittadini, tutti.
Ed è per questo che quando sarò segretario, porterò la politica e il Partito in giro per il Piemonte. La mia sarà una segreteria itinerante che ogni settimana toccherà una provincia diversa, per essere sempre aggiornata sui problemi del paese e su come procedono i lavori per cambiare le cose.
Affronteremo questa campagna assieme, e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, in tutti i modi. Economico (fra poco sarà disponibile un account PayPal per fare donazioni). Logistico (aiutateci a organizzare le nostre trasferte). Tematico (diteci quali sono i problemi del vostro territorio e scriveteci le soluzioni che proponete).
Puntando su parole come ambiente, cultura, innovazione, sanità. Partendo dalla iù grande risorsa del nostro territorio: i giovani. Perché continuo a essere stufo di un partito che si dice progressista e invece contribuisce all’arretratezza culturale del nostro paese.
E chiudo rivolgendomi a chi magari ha supportato la nostra idea di metodo e continua a non votare il Partito Democratico. A chi non lo ha votato per la sua timidezza e la sua incomprensibilità. Mi rivolgo a voi, che ci dite che il PD non cambierà mai. Unitevi a noi. Venite con noi. Da oggi fino al 16 febbraio e poi oltre. Percorrete con noi questa lunga strada per cambiare questo Partito, non rinunciate a dare al Piemonte e all’Italia un Partito Democratico migliore.
Aiutami a rendere questo partito più bello, più nostro. Le cose da fare sono tante ma ho l’impressione che se fossimo tanti sarebbero un po’ più facili per tutti. E sicuramente sarebbe più bello.
Siamo tutti candidati. Un altro modo è possibile.
#nduma
Daniele Viotti

http://www.danieleviotti.it/

Gianna Pentenero: i perchè della mia candidatura a segretario regionale del PD

gianna PenteneroCari iscritti e simpatizzanti,
ho avanzato la mia candidatura alla segreteria regionale del Partito Democratico per promuovere l’idea di Partito che ho maturato in questi anni di impegno amministrativo al servizio delle cittadine e dei cittadini piemontesi. Nei circoli, tra i militanti e gli iscritti, parlando con gli amministratori emerge sempre più la voglia di una partito vivo e dinamico non solo in occasione delle competizioni interne ed elettorali, un luogo in cui il confronto sia aperto e non soffocato negli steccati delle appartenenze.

Credo che questa rappresenti oggi una delle emergenze che voglio provare a superare, portando la mia esperienza di democratica nel “dna”, di chi partendo da un’esperienza civica guardava ai partiti che hanno concorso alla nascita del PD con attenzione e rispetto, ma sognando di poter andare oltre e di costruire un partito che da quelle esperienze potesse rilanciare la propria visione di una società migliore.
Mi candido non come ex, per difendere o rappresentare qualcosa o qualcuno, ma per costruire un progetto per il PD piemontese, capace di elaborare una proposta di partecipazione politica che rafforzi e per alcuni versi ricostruisca il senso di appartenere con orgoglio a un partito.
Nelle parole di chi ha militato per anni, con dedizione, senza mai chiedere nulla, interpretando la politica come un servizio reso alla propria comunità, si respira l’atmosfera di un partito in cui dare voce e valore a chi si spende per promuovere la buona politica sul proprio territorio.
Noi abbiamo necessità di far contare gli iscritti e non di contare le tessere, abbiamo bisogno di dare credibilità e forza all’azione del PD regionale ripartendo dai circoli, ascoltando esigenze, istanze e voglia di impegnarsi sapendo che solo attraverso la politica possiamo ricostruire un progetto per il Piemonte.
Non mi ha mai affascinato il dibattito sui partiti liquidi o solidi, perché credo che la miglior politica, quella più efficace si fonda sulla prossimità e sulla capacità di costruire relazioni e fiducia sui propri valori e sui progetti che si intendono portare avanti, unendo ad essa l’organizzazione e la capacità di rafforzare il radicamento.
In questo senso io metto al servizio la mia storia politica, la mia esperienza, le competenze costruite nell’ascoltare e nel fare, con l’obiettivo di coinvolgere, insieme a chi ha avuto da subito fiducia in me, i piemontesi che scommettono su un altro PD, un partito in cui loro contano e in cui possono dire la propria.
Un PD che ha queste caratteristiche può con forza puntare a riconquistare la guida della Regione, condividendo un progetto alternativo al disastro della Giunta Cota e alla demagogia del M5S, in cui affrontare i grandi nodi dello sviluppo del Piemonte.
Io voglio vivere in una regione in cui l’investimento sul lavoro sia il centro di una strategia efficace di utilizzo dei fondi europei, dove gli investimenti sull’istruzione, la formazione, l’innovazione e la ricerca offrano una chance alle nuove generazioni sempre più sospese tra sviluppo e declino, in cui la salute non sia un diritto per pochi, ma per tutti, dove i servizi non vengano erogati in base alle appartenenze ma per rispondere alle esigenze reali del territorio, in cui il sistema di welfare non sia confuso con la solidarietà, dove il trasporto pubblico abbia un progetto per garantire mobilità sostenibile in tutto il Piemonte, in cui gli enti locali e le aree più marginali non siano cenerentole inascoltate ma portatori dei bisogni della comunità.
Tutto ciò è possibile realizzarlo, costruendolo insieme, e con la consapevolezza che i prossimi mesi ci porteranno anche sfide importanti nelle elezioni amministrative ed europee, se abbiamo un Partito Democratico che a livello regionale riparte dalle sue fondamenta e che, unico in Italia, raccoglie la sfida di affidare questa responsabilità a una donna.
“E se fosse Gianna” la persona che può aiutarci a costruirlo, a cui dare fiducia in un momento così delicato…. molti se lo sono domandati e mi hanno sollecitato in queste settimane.
Ebbene abbiamo poco più di tre settimane per provarci, per scrivere un’altra storia, per innestare, vista la stagione, un virus positivo che lanci il Partito Democratico verso le prossime elezioni regionali.
Io mi sono messa in gioco, con serenità, entusiasmo e senza tatticismi, ora tocca a ciascuno di Voi aiutarmi a “influenzare” militanti, iscritti, simpatizzanti e quell’elettorato che guarda con più fiducia e speranza al Partito Democratico quando gli offre opportunità, spazi e soprattutto spende persone trasparenti e credibili.

Ci conto,

Info e contatti:
www.giannapentenero.it
sefossegianna@gmail.com
Fb gianna pentenero
Twitter #sefossegianna
Mobile 347/85.611.22

Riforme: non fermiamoci adesso

matteorenziNegli ultimi tre anni ho frequentato molte direzioni politiche, ascoltando insigni rappresentanti del Partito Democratico cercare di convincermi che la modifica della legge elettorale era imminente, era in calendario, era sul tavolo. Nel frattempo passavano i mesi e al ripetersi di ogni assemblea o direzione di partito, mi si spiegava che per cause di forza maggiore e non per mancanza di volontà,  non si facevano passi avanti . Puntualmente la scorsa legislatura si è conclusa senza  riforme. Fino a poche ore fa anche questa “eccezionale” legislatura sembrava camminare sullo stesso sentiero del passato e avviata verso un non definito progetto di riforma elettorale.

Allora mi chiedo: è’ stata veramente una direzione storica quella di ieri così come affermano alcuni commentatori? Non direi. Forse quello che ha sorpreso alcuni commentatori che hanno seguito il dibattito è stata la chiarezza con cui la proposta è stata presentata e il dibattito sul merito che ne è conseguito. E nonostante le divisioni interne rimangano, ieri è apparso chiaro che è anche cambiato  l’atteggiamento politico con cui il Pd si presenta ai tavoli di discussione.
In tre giorni il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, ha portato a casa un accordo condiviso con un’ampia maggioranza delle forze presenti in Parlamento  per la riforma elettorale,  la modifica del titolo V e il superamento del bicameralismo perfetto. Qui uno dei motivi che ha generato nei giorni scorsi un po’ di fermento: l’incontro con Berlusconi. E per di più nella sede del partito. Siamo tutti concordi nel ritenere che il leader di Forza Italia sia un interlocutore scomodo, controverso sul piano morale ma rimane il “capo” del suo partito e, sembrerebbe, ancora punto di riferimento per molti elettori italiani. Personalmente ho ingerito la pillola e ho guardato al risultato. Già, il risultato: fare concretamente le riforme dopo vent’anni di chiacchere inconcludenti. Sembra che qualcuno ancora se ne stia dimenticando.

Credo che la voglia di far valere le posizioni, i progetti e le aspirazioni che il Pd ha per il paese in un appuntamento  elettorale valga la pillola amara di aver raggiunto un accordo con Berlusconi. Battere Forza Italia, e le destre, alle elezioni è questo è l’obiettivo del Pd e del suo segretario. Risultato che dopo Prodi non abbiamo mai raggiunto.  Per questo spirito di fondo non condivido il pensiero espresso legittimamente e con determinazione da Cuperlo in direzione: oltre al problema della rappresentanza, per me è una sorpresa oggi sapere che una parte del pd vorrebbe le preferenze, ha paventato la preoccupazione che questa proposta di riforma in senso bipolare spinga di nuovo Alfano nelle braccia di Berlusconi.  Ma non è su queste preoccupazioni che si costruisce il futuro del paese, tra l’altro non c’è certamente bisogno di questo per far tornare all’ovile Alfano, visto che il Nuovo Centro Destra sarà alleato a Forza Italia  in quasi tutte le competizioni amministrative della primavera. A mio avviso però si otterrebbe il mantenimento del le “intese” e non si consentirebbe all’Italia di godere dell’alternanza politica e progettuale che è propria delle democrazie occidentali.

Da quando Renzi è segretario, per la prima volta nella sua storia il Pd detta l’agenda politica del paese. E’ un rischio alto, anche perché se i passi si vedono, la strada è ancora lunga e piena di difficoltà e trabocchetti. Sgambetti che potremmo aspettarci dai nostri avversari, a partire da Berlusconi il quale non è mai stato un interlocutore affidabile e ha ragione la vice presidente del Pd Zanda a mettere in guardia il segretario, ma spero che questi trabocchetti non arrivino dalla minoranza del Pd che ha tutte le ragioni per far valere le proprie posizioni, ma che ha il dovere di rispettare il risultato del voto della direzione.
I nostri elettori ancora una volta non capirebbero e lo dico con cognizione visto che per gran parte della vita politica del PD le mie posizioni sono state minoranza e adeguarsi costa impegno e sacrificio.
Chiudo ricordando che con questo accordo, il Governo Letta potrà agire con più determinazione su quei provvedimenti che servono alla vita quotidiani di tutti i cittadini. Spero che la determinazione del neo segretario del Pd si possa trasferire anche all’esecutivo per ridare slancio ad un’azione che ultimamente è apparsa un po’ appannata.

Antonella Trapani
Segretario Pd Vco

 

Legge elettorale e la situazione Piemonte: il contributo di Marco Travaglini

travaglini-piccolaMaggioritario a doppio turno e nuovo governo Letta per dare una svolta
Sulla legge elettorale ha ragione Gianni Cuperlo quando dice che è utile “partire dalla maggioranza se vogliamo che la nave arrivi in porto”. Il punto non è discutere con Fi, cosa del retso giusta e normale; la cosa che non va e non convince sarebbe riportare preventivamente sulla scena Berlusconi colpendo proprio chi ha rotto con quella concezione “padronale” del partito.
Fa bene il segretario del nostro partito a tenere alta e viva l’iniziativa e il protagonismo sulla legge elettorale. E’ innegabile che ci sia stata una accelerazione e che questa sia in fondo positiva. Occorre però dire che le tre proposte sulle quali si sta lavorando non si equivalgano al fine di garantire la governabilita’, la ricostruzione di un rapporto piu’ stretto tra cittadini ed eletti, e la giusta rappresentanza. In questo momento sarebbe giusto partire dalle forze della maggioranza , trovare una intesa, e poi parlare con tutti.
Oggi ci sono le condizioni per approvare un sistema a doppio turno a partire dai partiti della maggioranza. In ogni caso ,se siamo coerenti con quello che abbiamo detto finora , dobbiamo dire no alle liste bloccate. Sul governo, davanti al rischio di logoramento progressivo, sarebbe saggio valutare le ragioni non di un rimpasto ma di una vera e propria ripartenza valutando l’ipotesi di nuovo esecutivo, presieduto da Letta, che recuperi un profilo di autorevolezza e prestigio e il Pd senta davvero suo.
Non possiamo proseguire come si è fatto sino ad ora.
Non si è mai visto un governo che non trovi nel principale partito un sostegno autonomo ma al tempo stesso visibile, riconoscibile e convinto. Non siamo ai tempi dei “governi amici”, formula che equivaleva ad una presa di distanza più che ad un reale e leale sostegno, seppur critico. La formula che Renzi ha fatto diventare un mantra ( “avanti se fa le cose o si stacchi la spina”) è logora ed ha fatto il suo tempo. Il tema va affrontato alla radice in ragione gravita’ dei problemi del paese, con in testa il lavoro e lo sviluppo.
D’accordo sulla sveglia al governo ma d’accoro anche poi , rimessa in quadro l’agenda, a sostenerlo con lealtà e non fare di tutto perché cada e si torni al più presto alle urne. Un conto è l’interesse del Paese, un altro quello delle ambizioni di chi vuole sedersi al più presto al posto di Letta ( elettori permettendo, com’è ovvio).

Marco Travaglini

E ora voltiamo pagina in Piemonte
La notizia è di quelle attese da tanto, troppo tempo. II Tribunale amministrativo regionale del Piemonte ha annullato le elezioni regionali del 2010 vinte con le liste taroccate dal leghista Roberto Cota. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dell’ex presidente della Regione Mercedes Bresso, contro la lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, perché alcune delle firme a sostegno erano false. E così è stato annullato l’atto di proclamazione degli eletti nella primavera di quattro anni fa.
La decisione del Tar ora deve essere confermata dal Consiglio di Stato che deciderà entro 45 giorni. Se questo accadrà il Piemonte dovrà tornare alle urne, probabilmente in concomitanza alle elezioni europee. A questo si aggiunge il rinvio a giudizio per le “spese pazze” di quasi tutto il centrodestra, a partire da Cota.
“È una vittoria, che dimostra solo quello che Giovine e Cota non avevano ancora capito e cioè che le elezioni erano state truccate” ha commentato Mercedes Bresso, con la quale ho avuto modo di condividere questa battaglia sin dagli inizi.
Le reazioni di Cota e della Lega, delirando di “golpe” e di “attacco alla democrazia”, dimostrando una volta di più la loro inadeguatezza a governare il Piemonte. Mi auguro che il nostro probabile candidato, Sergio Chiamparino – si metta pienamente a disposizione e , dopo le primarie, possa guidare il centrosinistra al conseguimento di quel risultato che ci è stato scippato con il dolo quattro anni fa.
C’è da essere contenti, a ben vedere. Ma nessuno può togliere di bocca quell’amaro per aver dovuto aspettare – causa l’approssimazione dell’amministrazione della giustizia – ben 4 anni per veder riconosciuto ciò che era chiaro fin dal primo momento.
Se si fosse operato con maggior rapidità ( come dovrebbe essere in generale e particolarmente in materia di ricorsi elettorali) si sarebbe potuto riconoscere in tempo che il risultato era palesemente falsato e che toccava a Mercedes Bresso guidare la regione, risparmiando ai piemontesi anni di amministrazione leghista e pidiellina, con i danni che hanno accompagnato il loro operato.
Ma l’amarezza riguarda anche il Pd che, per troppo tempo, ha cincischiato, con tanto di dichiarazioni ripetute da chi inveiva contro la testardaggine della Bresso, ammonendo che le vittorie non si ottengono “a tavolino”, che occorreva “prendere atto del voto popolare” e via dicendo.
Non basta essersi impegnati (peraltro giustamente) da qualche mese nella campagna “Cota a casa” per nascondere o far dimenticare quest’atteggiamento come minimo rinunciatario ( al di là di chiacchiere e proclami) , ben interpretato dal segretario regionale Morgando che, pure, è stato in buona compagnia.
Ciò che hanno detto e fatto è lì da vedere ( basta rileggersi articoli, interviste e dichiarazioni ripetute nel tempo) e non credo che molti dirigenti del Pd piemontese possano appuntarsi al petto una medaglia ( la presa atto dell’abusivismo di Cota e del centrodestra) che ben poco hanno fatto per guadagnarsi. Questa è l’amarezza, che traspariva anche dalle parole di Mercedes Bresso che, pure, ha dimostrato grande signorilità nei commenti dicendo di essersi sentita sola ma non abbandonata. Occorre fare uno sforzo, seppur minimo, di onestà intellettuale evitando di omettere questi fatti.
Mi auguro che, d’ora in poi, il Pd abbia più coraggio e meno ipocrisia, e che almeno trovi quel sussulto di dignità riconoscendo a Mercedes Bresso e a chi non ha mai voltato la testa dall’altra parte che è anche e soprattutto grazie questa caparbietà se oggi il Piemonte ha l’occasione di chiudere una delle pagine più buie della sua storia, voltando (speriamo) pagina.
Ci sarà molto da fare, ad iniziare da come garantire una giusta rappresentanza ai territori piemontesi che, diminuendo il numero dei consiglieri e non avendo varato una nuova legge elettorale, rischia di essere fortemente penalizzata. E poi un programma di rilancio del Piemonte, partendo dalle questioni economiche e sociali che, occupazione e qualità del lavoro in testa, sono il principale problema dei piemontesi. Il Pd e il centrosinistra possono farcela ma bisognerà davvero mettere in campo tutto ciò che abbiamo in termini di competenze e passioni, energie e caparbietà.

Marco Travaglini

Italia – Svizzera, quale futuro? Convegno a Domodossola sabato 25 gennaio

frontalieri-frecciaItalia – Svizzera, quale futuro?
Questo è il titolo dell’incontro pubblico organizzato dal Partito Democratico e dal gruppo Consigliare regionale del PD, campagna di ascolto finalizzata a raccogliere stimoli ed idee in vista del prossimo Forum per il dialogo tra Svizzera ed Italia che si terrà a Berna il 30 e 31 di Gennaio.
Convegno che si volgerà presso la Comunità Montana Valle Ossola, via Romita 13 , Sabato 25 Gennaio 2014, ore 9.30 a Domodossola.
Presiede: Alessandro Chiello, segretario PD Domodossola,
Saluti: Mariano Cattrini Sindaco di Domodossola, Antonella Trapani Segretario provinciale PD, Aldo Reschigna Capogruppo Pd Regione Piemonte,
Introduzione On. Enrico Borghi, Capogruppo Pd commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici,
Contributi di: Maurizio Colombo direttore Camera di Commercio, Giovanni Moretti responsabile progetto Piloti, Omar Bargiga CNA, Marco Cerutti Confartigianato, Dino Caretti Osservatorio Regionale Mercato del Lavoro, Giovanni Margaroli Presidente LetterAltura, Antonio Locatelli Presidente coord. Provinciale frontalieri, Franco Borsotti in rappresentanza di Cgil, Cis e Uil.

“E’ un incontro di grande importanza – commenta l’On. Enrico Borghi – volto a raccogliere le criticità ed i problemi che il nostro territorio ed i nostri lavoratori frontalieri hanno nei rapporti con la Confederazione Elvetica ma anche gli spunti e le idee che le nostre realtà locali negli anni hanno sviluppato in modo da poter fare sintesi ed arrivare il 30 ed il 31 Gennaio prossimi – continua il parlamentare del PD – all’importante forum che si terrà a Berna, promosso dalle ambasciate svizzere ed italiane, volto alla discussione ed all’approfondimento dei rapporti tra i nostri due paesi in vista del nuovo negoziato che dovrà essere costruito nei prossimi mesi”
“Questa iniziativa- conclude Borghi – è il modo col quale intendiamo creare un canale di informazione e di confronto tra le istituzioni ed il territorio per rendere i cittadini protagonisti in questo momento di cambiamenti e di scelte da assumere”