Tutti gli articoli di morenominacci

Indagine sui costi dei gruppi: la dichiarazione di Aldo Reschigna

Questa mattina avvisi di garanzia, a tutela dellʼindagato, sono stati consegnati dagli uomini della guardia di finanza al capogruppo Aldo
Reschigna e ai consiglieri Nino Boeti, Davide Gariglio, Rocchino Muliere, Angela Motta e Giuliana Manica.
Il gruppo regionale del Partito Democratico, anche alla luce delle contestazioni riferite ai consiglieri regionali nellʼavviso di garanzia, ribadisce che le spese contestate al capogruppo e ai singoli consiglieri non sono di carattere personale.
Si tratta di spese riferite ad attività istituzionali su cui da parte della Procura della repubblica vengono espresse valutazioni o necessità di chiarimento.
Non cʼè poi nessuna contestazione relativa al finanziamento illecito dei partito, né diretto, né indiretto.
I consiglieri regionali del PD raggiunti da avviso di garanzia forniranno nel corso degli interrogatori fissati tutti i chiarimenti che saranno ritenuti necessari dagli inquirenti. Questa, e non altra, sarà la linea mantenuta da tutti i consiglieri del PD. Vogliamo uscire puliti da questa vicenda spiegando
il merito delle nostre spese.
Il gruppo regionale del PD conferma il proprio rispetto nei confronti della magistratura.
Ho poi provveduto a convocare il gruppo consiliare per mercoledì prossimo, per consentire la partecipazione anche del collega Wilmer Ronzani, in questi giorni impegnato nellʼelezione del Presidente della Repubblica. Nel corso della riunione del gruppo rimetterò il mandato da presidente del gruppo regionale, come da tempo annunciato.

Dal voto per il Quirinale la necessità, per il PD, di cambiare pagina

L’esito della prima chiama per l’elezione del Presidente della Repubblica ha reso palese un dissenso che da ieri sera, appena conosciuta l’indicazione data dal segretario Bersani ai gruppi parlamentari riuniti del centro sinistra, è emerso forte in tutta la base.

Sms, chiamate, mail, messaggi sui social networks hanno reso evidente che questa volta non solo si è data l’impressione di non capire il Paese, gli italiani, ma anche la propria base.
Sono proprio coloro che più convintamente hanno sostenuto Bersani in questi anni che si sono sentiti smarriti.
Nessuno dei candidati alle primarie di novembre, Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci ha espresso gradimento per l’indicazione di votare Franco Marini e non l’hanno votato.
Non è una questione personale. Marini è una persona stimabile, ma che non rappresenta quelle istanze di rinnovamento emerse prepotentemente alle elezioni di febbraio. Inoltre è lo schema politico che ha partorito questo nome che non mi convince e credo che non convinca molti iscritti, elettori e cittadini vicini al PD.
Bersani ha parlato di governo di cambiamento ma, questo accordo con Berlusconi, ha dato la sensazione a molti che si trattasse di un baratto. Un nome che potesse dare garanzie a Berlusconi per i suoi noti fatti giudiziari, in cambio dell’avvio di un governo.
Se invece questo patto scellerato non c’è stato è, allo stesso modo, molto grave perché significa ancora una volta non essere stati in grado di spiegare alla propria base i motivi che ci hanno condotto fino a qui.
Non ho mai sostenuto Bersani nelle battaglie interne del PD di questi anni, né ho sempre preso le distanze perché non mi convinceva la sua linea politica; questo però non mi rincuora e non mi fa stare meglio perché ieri sera non solo ha perso Bersani e il centro sinistra, ma anche il Paese.
Per chi, come me, crede che con la militanza in un partito si possa cambiare il Paese, questa sconfitta segna fortemente anche il futuro del PD e dell’Italia.
In queste ore ho sentito molti affermare che non si iscriveranno o non voteranno più PD.
L’esito della “prima chiama” dimostra invece che il PD ha gli strumenti e le possibilità di cambiare, che le parlamentarie del 29 e 30 dicembre scorso hanno portato nuovi volti e nuove sensibilità nel nostro partito e che questo rimane l’unico strumento per fare politica in modo democratico, diretto e soprattutto in maniera vera nel rapporto con i nostri elettori e militanti.

Spero che tutto il gruppo dirigente sappia raccogliere da quest’ultima vicenda lo spunto per dare un vero segno di discontinuità.

Antonella Trapani
Segretario provinciale

FIRMA LA PETIZIONE POPOLARE CONTRO LA VENDITA DEGLI OSPEDALI PIEMONTESI

Firma on-line al sito www.sanitabenecomune.it
Puoi leggere la petizione, scaricare il modulo cartaceo e aiutarci a raccogliere le firme cliccando qui.
A partire dai prossimi giorni verranno anche allestiti banchetti del PD, nei principali comuni del VCO, dove poter firmare la Petizione.
Il Gruppo consiliare regionale del Partito Democratico e il Partito Democratico del Piemonte hanno promosso una petizione popolare contro la decisione della Giunta Cota di vendere gli ospedali attraverso la creazione di un fondo immobiliare sanitario. L’iniziativa è stata presentata oggi un una conferenza stampa.

Quella della Giunta è una scelta che va verso la privatizzazione della sanità, costringerebbe la sanità pubblica a pagare affitti pesanti e a garantire la manutenzione delle strutture senza poter ricevere finanziamenti statali. L’ospedale è un bene comune e non può essere privatizzato per fare cassa. La petizione, sostenuta da associazioni ed enti locali, è un’iniziativa politicamente rilevante. Un ulteriore strumento di pressione, insieme al nostro impegno in Consiglio regionale, per costringere la Giunta Cota a tornare sui suoi passi.
La mobilitazione intorno a questa petizione serve anche a ribadire la nostra concezione di fondo: la sanità deve essere pubblica e garantire a tutti lo stesso livello di prestazioni, indipendentemente dal reddito, come fatto di civiltà ed eguaglianza, è un tassello importante del progetto di cambiamento che il PD vuole proporre ai piemontesi, coinvolgendo la società civile, gli operatori del comparto sanitario, i cittadini.

PD VCO
Ufficio Stampa 

Il nuovo PD: Barca?

Il nuovo PD…
Come altri ho letto le approfondite tesi sul nuovo partito del quasi ex ministro (ottimo per la verità) Fabrizio Barca e, pur apprezzandole, e non mi hanno convinto. Non solo per la lunghezza (49 pagine!) o il lessico da politologo (catoblepismo) o la, troppo, intellettuale soluzione che propone, la mobilitazione cognitiva (che è la parola più usata!) ma perchè non offre un’esauriente risposta ai problemi del PD di oggi, dal punto di vista di un iscritto, di un potenziale militante, di un giovane che vuol far politica:
a) chi siamo: se la “fusione” è stata fredda nel 2007, è tempo (son passati 50 giorni dalle elezioni e siamo in affanno rispetto al vecchio Berlusconi!) di essere un partito che fa sognare (e non accende passioni la riflessione di Barca), che ha una visione, rinnovata in persone e idee, che sa trasmettere ai disoccupati (giovani o over), il senso di “potercela fare” perchè al governo la sinistra insegue gli interessi del paese, a qualsiasi costo (anche di carriere personali).
b) Cosa vogliamo: se è affascinante l’ambizione del partito che sfida lo Stato nell’essere avanguardia, prevalgono poi prudenze, ambiguità sulle emergenze di povertà, impresa, fisco, giustizia sociale, diritti civili: il compromesso fra le anime del PD ha portato al ribasso di soluzioni. E se il partito non si dimostra soprattutto utile ai cittadini, ma diviso fra renziani e bersaniani e viene percepito come ipocrita (ciò che si dice in pubblico è diverso dalle decisioni del gruppo dirigente ristretto) perchè dovrebbero esistere i circoli, le assemblee sul territorio? Si attrae partecipazione se si parla con sincerità di servizi alle famiglie, ambiente, scuola, lavoro femminile, cultura, beni comuni, futuro e ciascuno sa di poter “contare”.
c) Come vinciamo: Barca propone uno sperimentalismo democratico (!) come terza via fra la competenza dei pochi (la “tecnocrazia”, che di fatto governa gli italiani dal 2011) e il movimentismo (protestatario) in Rete. E’ questo l’aspetto più interessante perchè svela un nervo scoperto, e irrisolto, di questo partito: il giudizio sulla società, e gli individui, che determina la conservazione piuttosto che l’apertura al nuovo. La rete è superficiale, i social network sono per definizione inadeguati a fare informazione, perchè mai? Quale strumento migliore di Internet abbiamo per raggiungere una variegata platea, far emergere il confronto, dando potenzialmente più voce a chi fa fatica a farsi sentire, con assoluta trasparenza (che è un valore richiesto)?
Sui nuovi metodi di comunicazione politica, sull’individuazione delle forme di coinvolgimento (il 25% di delusi come si contattano?) sul carisma dei candidati, si giocherà anche la prossima competizione elettorale, amministrative comprese (come costruiamo il programma dal basso?). Le proposte non mancano e in alcuni casi sono state già sperimentate con successo: dai bilanci partecipativi, ai sondaggi deliberativi, al dialogo elettori-eletti verso la democrazia continua di cui scrive Stefano Rodotà, possibile, e gradito, prossimo Presidente della Repubblica.
Perchè poi criticare la personalizzazione della politica senza affermare l’importanza di avere un leader che suscita speranze? Da sempre è attorno alle alte aspirazioni e alle grandi personalità (e non a caso si cita l’austerità di Enrico Berlinguer) che si mobilita l’entusiasmo!
Se il pd vuole governare deve farsi capire dalle persone e dare risposte radicali a questa crisi epocale, che è anche una grande sfida alle nostre energie, fornendo l’esempio di un partito che sa superare le divisioni e aggregare attorno ad un programma condiviso.
Il cambiamento è la legge della vita affermava J.F.Kennedy, almeno proviamoci!
Silvia Marchionini

segreteria PD VCO

Le Federazioni sanitarie vanno chiuse!

“Si chiudano le Federazioni sanitarie, perché non aiutano i processi di sburocratizzazione e finora non hanno prodotto i risparmi promessi, e si attribuiscano le loro funzioni a una Asl capofila nei territori di riferimento”.
Lo ha detto oggi il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna, presentando in una conferenza stampa a Torino il dossier realizzato dal gruppo PD sullʼattività delle Federazioni sanitarie in questo primo anno di vita.
“In questo primo anno le Federazioni hanno fatto poco o nulla”, ha spiegato, “alcune hanno prosciugato le Asl di personale, ma non hanno completato il passaggio di funzioni, anche perché i rapporti tra le Asl e Federazioni sono molto spesso tesi e difficili”.
“Quando lʼassessorato annuncia risparmi realizzati dalle federazioni di oltre 14 milioni di euro, dà dei dati taroccati”, aggiunge, “perché gli unici risparmi delle Federazioni sono dovuti a ricontrattazioni imposte però dalla spending review nazionale. Il resto dei risparmi è tutto merito delle singole Asl, per oltre 10 miliardi di euro”.
“Spesso poi queste ricontrattazioni sono state fatte con procedure discutibili, o allungando la durata dei contratti, o modificando i termini del contratto stesso per qualità del bene acquistato. Modifiche che non sono previste dalla legge nazionale”.
Per il PD è da sfatare anche che le Federazioni siano a costo zero, a parte lʼamministratore unico: “non è così, molte federazioni hanno già sottoscritto contratti di consulenza fiscale, legale e amministrativa. Per ora sono piccole cifre, ma sembrano destinate ad aumentare”.
La soluzione è tornare alla proposta iniziale PD: “Si chiudano le Federazioni e si mantengano le loro funzioni, affidandole però ad una Asl per ogni territorio di riferimento. Sarà possibile realizzare economie di scala senza creare nuove strutture che costano ed introducono conflittualità nel sistema,” ha concluso Reschigna.

Borghi: buone notizie per la Treibacher di Domodossola. Sbloccato il decreto sugli sgravi fiscali energetici

E’ stato firmato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli, e dal ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, il decreto intermisteriale che, in applicazione all’articolo 39 del decreto 83/2012, consente la definizione delle imprese a forte consumo di energia e determina gli indirizzi per la definizione di sgravi fiscali a favore delle imprese energivore.
Ne dà notizia il deputato democratico Enrico Borghi, che puntualizza: “I parametri definiti all’ìnterno del decreto consentono l’inserimento dello stabilimento Treibacher di Domodossola tra le industrie energivore nei confronti delle quali sarà possibile applicare gli sgravi fiscali e sostenere la produzione. Il tema era stato oggetto di specifici incontri che avevamo fatto in campagna elettorale con la dirigenza dell’azienda e le organizzazioni sindacali, e ora auspico vivamente che a seguito dell’emanazione di questo provvedimento la proprietà aziendale riconsideri l’ipotesi di chiudere il forno di Domodossola e garantisca la prosecuzione produttiva del sito industriale ossolano”.
A seguito del provvedimento, infatti, viene istituito presso la Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico l’elenco annuale delle imprese a forte consumo di energia nei confronti delle quali applicare sgravi fiscali sul consumo dei prodotti energetici che consentiranno un minore esborso da parte delle aziende sulla base di parametri di progressività legati al quantitativo di energia consumata e al rapporto tra il costo effettivo del quantitativo complessivo di utilizzo dell’energia e il valore del fatturato.
Non si tratta di un regalo alle aziende –precisa Borghi- ma dell’applicazione di una direttiva comunitaria, che va incontro alle imprese energivore come appunto Treibacher, oppure Tessenderlo, che per gli alti costi dell’energia italiana vengono fortemente penalizzate nei confronti soprattutto dei competitor stranieri. Il costo per le componenti compensative oggetto della norma fa parte di un fondo compreso tra gli oneri di sistema del settore elettrico, e non viene quindi scaricato sulla fiscalità generale”.

PD VCO
Ufficio stampa