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Dalle Comunità montane alle Unioni, la legge è distruttiva.

“Lo abbiamo detto e ripetuto in tutti i modi, in tutte le lingue. Senza regole chiare e senza un ruolo di guida da parte della Regione, nei processi di associazionismo degli enti locali vi potranno essere solo disgregazione, incertezza, confusione, contrasti, incomprensioni. La trasformazione delle Comunità montane in Unioni sta avvenendo in un clima surreale.
È solo grazie alla lungimiranza di buona parte degli amministratori piemontesi che stanno nascendo le Unioni montane. La Regione Piemonte, con la legge 11 del 2012, con i successivi vuoti legislativi e con le rigide interpretazioni burocratiche, ha disgregato quanto esisteva, senza dire come ricomporre il quadro istituzionale dei piccoli Comuni, di montagna e di pianura”.
Così Lido Riba, presidente Uncem Piemonte, commenta la situazione surreale che gli enti locali vivono in queste ore nelle quali, secondo la legge regionale, le Comunità montane (istituite nel 1971) dovrebbero cessare di esistere per lasciare il posto alle Unioni montane di Comuni, sancite dalla legge nazionale 135 del 2012. “In realtà, finora sono nate solo tre Unioni montane in tutto il Piemonte – prosegue Riba – le altre sono in fase di costruzione, tra mille difficoltà, dovute soprattutto al fatto che la Regione non ha chiarito dubbi e incertezze degli amministratori locali, in particolare per quanto riguarda modalità di gestione in forma associata dei servizi ai cittadini e alle imprese, già garantiti dalle Comunità montane. In pratica, il legislatore ha distrutto un sistema nato 40 anni fa, per non sapere poi come aiutare i Comuni a costruire il nuovo modello di gestione dei servizi e dello sviluppo delle Terre Alte. Anche in pianura, per gli stessi motivi, si sono disgregate Unioni esistenti, con i Comuni grandi che molto spesso hanno ‘abbandonato’ i più piccoli, non essendo prevista una sussidiarietà sostanziale, necessaria oggi tra enti locali, che siano di pianura, di collina o di montagna. Avevamo chiesto un rinvio nell’arrivo dei commissari liquidatori, peraltro non ancora nominati, ma questo non è avvenuto. E ora? Come nell’ultimo anno, Uncem è pronta a fare la propria parte, a lavorare con la Giunta e il Consiglio regionale, con tutti i sindaci e gli amministratori locali per governare una situazione che agli occhi di altre regioni, da sempre attente alle politiche montane del Piemonte viste come un modello, ha dell’incredibile. Continueremo a operare con gli enti locali e la Regione nell’interesse del territorio montano, del suo sviluppo, per la costruzione di migliori servizi ai cittadini e a quanti credono nelle Terre Alte”.
Enrico Borghi, presidente nazionale dell’Uncem, non ha dubbi: “Nell’assenza di un’armonizzazione normativa nazionale di trapasso dalle Comunità montane alle Unioni montane di Comuni, per la quale ho già depositato uno specifico progetto di legge alla Camera dei Deputati, l’iniziativa frammentaria e confusa della Regione Piemonte in materia di riordino degli enti montani sta producendo guasti a ripetizione. Occorre che il nuovo assessore regionale agli enti locali riprenda urgentemente in mano la questione, abbandonando le impostazioni ideologiche che hanno segnato in qui il percorso e adottando gli indispensabili correttivi a una normativa che sta producendo una mappa della geografia amministrativa piemontese confusa e bizzarra, nella quale i territori che si salvano dalla disgregazione sono quelli dove gli amministratori avveduti hanno promosso la nascita di Unioni montane coerenti territorialmente”.

articolo tratto dal sito di TeleVCO

Ingresso a pagamento nei parchi regionali: l’ultima di Cota

Il capogruppo del Pd in consiglio regionale interviene sull’ipotesi di introdurre l’ingresso a pagamento nei parchi: “Che il sistema dei parchi piemontesi sia una ricchezza per l’’intera regione e possa rappresentare anche una occasione di sviluppo, in piena green economy, è un dato di fatto e, anche solo per questo, meriterebbe una ben diversa attenzione da parte della Giunta regionale.
Che però, di fronte alla scarsità di risorse, si pensi di introdurre un ingresso a pagamento a uno o più parchi naturali, come ha ipotizzato oggi il presidente Cota, ci pare solo un modo per mettere le mani nelle tasche dei cittadini piemontesi. Non è certo con una tassa di ingresso che si risolve il problema. Si ottiene solo il risultato di allontanare i cittadini dal godere degli ambienti naturali protetti che la Regione ha costruito in tanti anni di lavoro e di impegno.

Dichiarazione di Aldo Reschigna, capogruppo regionale

Il Pd di Verbania verso le amministrative: aprire al confronto con la città. Aderisci ai gruppi di lavoro

Nel percorso che porterà alle elezioni amministrative del 2014 la segreteria del PD di Verbania ha deciso di mettere in campo un’azione per costruire un percorso programmatico condiviso, attraverso il confronto con tutte le realtà partecipate della città.
Per questo sono nati alcuni gruppi di lavoro aperti, al contributo di tutti, per dialogare con la città e per costruire assieme idee e proposte per il futuro di Verbania.

# AMBIENTE : Piergiorgio VARINI – pgv49 (chiocciola) yahoo.com

# ARTIGIANATO, AGRICOLTURA,COMMERCIO, TURISMO : Diego BRIGNOLI – diegobrignol (chiocciola) libero.it

# ASSOCIAZIONISMO : Riccardo BREZZA – brezzariccardo (chiocciola) hotmail.it

# RAPPORTI CON I CITTADINI / SEMPLIFICAZIONE: Corrado DE AMBROGI – c.deambrogi (chiocciola) libero.it

# SERVIZI SOCIALI : Alessandro PAPINI – alessandro.papini (chiocciola) email.it

# SPORT : Nicolo’ SCALFI – scalfi.nico (chiocciola) hotmail.it

Ogni gruppo di lavoro svolgerà il proprio compito in piena autonomia, in sintonia e in diretto contatto con la segreteria, con la possibilità in base alle disponibilità di istituire altri gruppi di lavoro.

Aspettiamo il tuo contributo, grazie.

Corrado De Ambrogi
Coordinatore circolo PD Verbania

Una TAV chiamata CEM

Alla seduta inaugurale del Parlamento, uno dei più fotografati è stato il senatore valsusino Marco Scibona con la sua sgargiante cravatta con il logo NO TAV. L’opera più discussa e contestata di questi anni approdava così nuovamente in Parlamento.
Mi astengo dai giudizi sommari sulla validità di un’opera sulla quale gravano ragioni e interessi contrastanti, accordi internazionali, costi stratosferici, tempi di realizzazione biblici. Mi limito a registrarne la ferma opposizione di molti e l’urgenza di un ragionamento più complessivo alla luce di una realtà economica e sociale mutata nel corso degli anni.
Sono però affezionato alle ragioni di una politica strettamente vincolata alla realtà di casa nostra e alle scelte che competono gli amministratori della nostra città e non riesco a fare a meno di abbinare la forte e ostinata protesta nei confronti della TAV a quella che si sta rilevando essere la TAV di casa nostra, il famigerato CEM.
Non vi sono nel nostro caso legami con scelte internazionali, non voglio nemmeno pensare a particolari interessi economici. Si tratta però di un’opera che ha creato profonde divisioni, mentre avrebbe dovuto unire, e ha progressivamente smarrito le sue ragioni. Troppo lunghi i tempi di realizzazione, profondamente mutate le contingenze. Esattamente come la TAV che, progettata vent’anni fa, sarà (forse) realizzata tra altri venti e nel frattempo il mondo, soffocato da una crisi economica senza precedenti, è totalmente cambiato.
Qui da noi il “teatro di Zanotti” e il perentorio NO alla sua realizzazione hanno rappresentato il leit motiv della passata campagna elettorale. Una nuova campagna elettorale sta avvicinandosi e il nuovo leit motiv potrebbe essere il NO altrettanto perentorio al “CEM di Zacchera”.
Ma intanto sono passati dieci anni, il mondo è cambiato, altre urgenze, altri bisogni hanno preso piede. Voglio sgombrare il campo da possibili fraintendimenti. Ho sostenuto e sostengo che Verbania abbia bisogno di un teatro, di un luogo nel quale quattro/cinquecento persone possano ascoltare musica, assistere ad una rappresentazione teatrale, un dibattito, una conferenza, un convegno. Voglio anche dire che, pur con qualche paura e qualche titubanza, vedevo con favore il progetto di piazza F.lli Bandiera, per la sua valenza di riqualificazione di un’area centrale della città, per la sua, allora, sostenibilità economica. Ma poi tutto è cambiato. Locazione, costi, tempi di realizzazione. È cambiata soprattutto la realtà di Verbania, e non solo, e oggi nemmeno il progetto di allora avrebbe un senso.
Nel contempo si abbatteva sulla città una nuova tegola. Il tornado del 25 agosto scorso devastava Verbania. Molte le voci che in quell’occasione auspicarono un uso diverso delle risorse. Lo feci anch’io con una proposta che intendeva essere quanto più lontana possibile da qualsiasi strumentalizzazione, e non per caso facevo riferimento a un progetto condiviso. Utilizzare i fondi destinati al CEM per rivedere l’intero sistema dei parchi e dei lungolaghi, riprogettare l’intera fascia da Parco Cavallotti a Villa Maioni, dare un nuovo aspetto alla città, valorizzarne l’affaccio a lago, rivedere i collegamenti con le zone verdi più interne (san Giuseppe, la Pastura …). Trovare insomma il coraggio di trasformare un malaugurato evento in un’occasione, un’opportunità, uno stimolo per ripensare e rilanciare Verbania.
Si trattava ovviamente di ipotesi, di proposte di cui verificare la fattiva realizzazione Ma, concludevo, è in momenti come questi che la politica deve trovare il giusto slancio, la forza e la volontà di affermare il ruolo che le compete, la propria supremazia rispetto alle norme e alla burocrazia, in buona sostanza il primato del saper scegliere e decidere da protagonisti.
Si è voluto con pervicacia proseguire sul percorso avviato. “Il rilancio del lago passa dalla costruzione del nuovo Centro eventi. Quell’opera sarà un punto di riferimento non solo per Verbania ma per tutto il bacino del Lago Maggiore” sostiene il Sindaco. Si è scelto così di proseguire, e oggi a che punto siamo? un desolato terreno transennato, una data di termine dei lavori che nemmeno il più ottimista dei sognatori osa pensare sarà rispettata, una serie di controversie che non si sa vedranno fine; carenze progettuali, verifiche, costi che aumentano, tempi che si dilatano … Intanto la stagione turistica si avvicina e quale aspetto della città offriamo? Parchi gioco fuori uso, spiaggia inaccessibile, un rendering di quello che sarà, forse, il futuro Centro Eventi.

La TAV preoccupa ma non passa da Verbania. Il CEM l’abbiamo in casa. Verbania lo vuole? E, soprattutto, ne ha bisogno?

Diego Brignoli, segreteria PD circolo Verbania

Massimo Nobili: con CESA srl, meno due. Subito un tavolo per verificare la situazione di tutte le partecipate pubbliche.

La messa in liquidazione di Cesa srl (società al 95% pubblica, controllata da Saia) con il pericolo che ventisei dipendenti perdano il lavoro è l’ennesimo segnale inequivocabile delle enormi difficoltà in cui versano le società e le aziende controllate da soggetti pubblici nel nostro territorio.
Cesa srl è la seconda società messa in liquidazione guidata per più anni dal presidente della Provincia Massimo Nobili. Infatti, oltre a questa (Nobili era presidente di Cesa sino a poco tempo fa) quella da Lui amministrata nella sua città (la SPL a Omegna) è colata a picco nel Lago già qualche tempo fa (e con la società i dipendenti).
Con largo anticipo avevamo segnalato la difficoltà in cui versava l’azienda ma a nulla sono valse le nostre parole e le nostre richieste. Ovviamente ci domandiamo: in un altro paese “civile” un presidente della provincia che contribuisce alla messa in liquidazione di due società pubbliche che fine fa? Rimane Presidente o prende atto del suo clamoroso fallimento?
Questo ennesimo grido di allarme- afferma Antonella Trapani segretario provinciale PD VCO – deve portare immediatamente alla costituzione di un tavolo provinciale in cui tutti i soggetti proprietari di società pubbliche nel VCO, assieme ai partner privati e alle parti sindacali, discutano velocemente e alla luce del sole della situazione economica delle diverse società, della verifica della loro “mission”, della necessità della loro esistenza e degli interventi necessari per una loro razionalizzazione. Troppo tempo si è perso. Ed il rischio che altre società seguano questo destino è reale.”

Ufficio Stampa

Bartolucci vince le primarie di Villadossola

Marzio Bartolucci vince le primarie civiche e così a fine maggio si presenterà davanti a tutti gli elettori per chiedere la conferma alla carica di sindaco di Villadossola anche per i prossimi cinque anni.
Finisce 68.5% a 31.5%, ma soprattutto segna una grande, anzi grandissima partecipazione. Sono stati ,infatti, 928 i cittadini di Villa che hanno sfidato la pioggia per esprimersi sul prossimo candidato a sindaco, segno che anche in un momento molto complicato della vita politica, i cittadini quando sono chiamati ad esprimersi, rispondo in modo massiccio.  Tanto per capire la dimensione, alle primarie del 25 novembre avevano partecipato 328 cittadini, mentre alle passate elezioni comunali nel 2008, votarono 4844 cittadini.
Infine, la percentuale ottenuta dal sindaco Bartolucci testimonia l’ottimo lavoro fin qui svolto dalla sua amministrazione e infonda morale e coraggio per affrontare con la dovuta grinta le elezioni comunali.