Conferenza stamattina dei gruppi consiliari di minoranza presso la sede del Pd di via Roma a verbania sulla questione rapporti fra CISOM e maggioranza consigliare in merito alla cessione della struttura che ospitava il Pala BPI a Verbania.
Il PD verbanese, unitamente alle altre forze consigliari di minoranza, ha presentato una interpellanza. “Si tratta della quarta interpellenza che rivolgiamo all’amministrazione di Verbania su questa vincenda” ha spiegato l’ex primo cittadino di Verbania Claudio Zanotti. “In nessun caso abbiamo avuto una rispota da parte dell’amministrazione su questa vicenda.
Questa volta – ha proseguito Zanotti – tutti i capigruppo di minoranza hanno sottoscritto questa interpellanza con la quale si chiede all’amministrazione comunale se sia a consocenza, perchè noi abbiamo una certezza positiva che questi fatti siano realmente accaduti, che prima che il comune di Verbania cedesse gratuitamente la struttura del Pala BPI al CISOM, questo stesso bene un mese prima, era già stato ceduto da altri soggetti, che non sono il CISOM, ad una cooperativa che commecializza questi manufatti per un controvalore di diverse migliaia di euro, tra i 60 ed gli 80 mila. Riteniamo che questo fatto, e noi ne abbiamo positiva certezza che sia accaduto, abbia depauperato il comune di Verbania in maniera ingiusta di un bene patrimoniale cospicuo com’è il palatenda.
Riteniamo – ha concluso Zanotti – che sulla vicenda l’amministrazione ci debba dare una risposta netta, sulla effettiva conoscenza di questi fatti ormai certi. L’amministrazione non si nasconda dietro alla scusa delle indagini in corso: perchè le indagini sono concluse, ma deve venire in consiglio comunale a spiegare questa operazione incomprensibile.
tratto dal sito di teleVco
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Rifiuti: provincia azzurra= provincia verde? Con l’amministrazione PDL-Lega Nord non sarà possibile!
Conferenza stampa organizzata oggi dal Partito Democratico del VCO sul tema rifiuti e chiusura del forno inceneritore di Mergozzo. Presenti il segretario provinciale Antonella Trapani, il responsabile ambiente Sauro Zani e il capogruppo al comune di Verbania Claudio Zanotti.
Questo il testo del documento presentato alla conferenza.
Abiamo letto le dichiarazioni del Presidente della provincia Nobili e dell’Assessore Pizzi in merito all’annunciata chiusura del forno di Mergozzo e di come venga affermato che l’amministrazione provinciale non abbia in questi anni navigato a vista rispetto alla questione rifiuti. La nostra sensazione, invece, è proprio questa: nessun progetto.
Perché se è assolutamente vero, e per questo crediamo di averne anche il merito, che di chiusura del forno se ne parlava già nella citata delibera del 5 novembre del 2008 dell’amministrazione Ravaioli, oltre che nel programma elettorale del centro sinistra nel 2009 e nel documento presentato alla stampa dal Pd provinciale nel 2010, è altrettanto vero che la Provincia non ha mai predisposto un vero progetto. Eppure di tempo, ne ha avuto parecchio.
Per questo crediamo e condividiamo in pieno le preoccupazioni di Claudio Zanotti che chiede a ConSer Vco, ai suoi Comuni-azionisti e alla Provincia prima di tutto di chiarire dove si vuole arrivare.
Il partito democratico da anni sostiene che gli obiettivi strategici in materia di gestione del ciclo dei rifiuti sono:
• proseguire nella politica della raccolta differenziata “porta a porta” che ha portato la nostra Provincia a livelli di eccellenza nazionale e regionale, con percentuali medie oltre il 60%, per portare a breve la percentuale al 70% (modello Verbania, Vogogna, Pieve Vergonte ecc.) e puntare nei successivi 5/7 anni all’80/85%, in modo da ridurre progressivamente lo smaltimento delle frazioni residue a quantità assolutamente marginali da collocare in modo coerente con le scelte di programmazione regionale e sovra provinciali, quando venissero assunte;
• realizzare, in sinergia con i privati, di un sistema impiantistico di valorizzazione “a freddo” della frazione “nobile” (carta, cartone, vetro, plastica, metallo) e di smaltimento della frazione umida con la realizzazione di un impianto di bio-gas al posto dell’attuale forno, fondato sulla valorizzazione delle risorse umane e delle capacità organizzative;
• garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali anche dopo la dismissione del forno di Mergozzo, attraverso ricollocazioni del personale nelle attività sopra indicate e la valorizzazione del notevole patrimonio di esperienze tecniche e organizzative, in una prospettiva realistica di ulteriore sviluppo;
Di tutto questo non c’è alcuna traccia nell’operato del presidente Nobili e dell’assessore Pizzi. Il centro destra si limita a chiudere il forno di Mergozzo per portare i nostri rifiuti altrove, senza una sola proposta per diminuire la quantità di trentamila tonnellate annue di rifiuto “nero” che produciamo nel VCO.
Per questo, la ricerca del partner privato va fatta non consegnandosi mani e piedi a chi “offre di più”, ma costruendo un bando di gara che permetta – ovviamente nel rispetto dell’evidenza pubblica – di selezionare il socio (o i soci) più idonei e affidabili per il conseguimento di un obiettivo (rifiuti tendenti “a zero”, autonomia e autosufficienza nelle varie fasi del trattamento/smaltimento, impiego della manodopera locale) che deve restare saldamente in mano al socio “pubblico”.
Aggiungiamo che proprio perché la chiusura del forno era praticamente obbligata e la si sosteneva da tempo, si doveva procedere con velocità alla costruzione della piattaforma polifunzionale di trattamento dei rifiuti, come proposto mesi fa dal Coub, oltre che a comunicare ai comuni la destinazione finale della frazione indifferenziata, mentre ancora oggi si parla con estrema leggerezza di 2 o 3 opzioni diverse, non ancora chiare e definitive (Parona? Vergiate? Vercelli?).
Quindi, la realtà è che si navighi veramente a vista e non vorremo tra qualche mese trovarci in balia di una tempesta.
Esprimiamo quindi una forte preoccupazione per quella che riteniamo una generale sottovalutazione tendente e mistificare le problematiche del ciclo dei rifiuti e sottrarsi alle proprie responsabilità. In questo senso, risulta emblematica proprio la vicenda della dismissione del forno di Mergozzo, che si pretende di affrontare e risolvere con il ricorso all’esportazione dei rifiuti presso gli inceneritori di Parona o Vergiate (fuori regione!) o magari Vercelli: è di tutta evidenza come una soluzione di questo tipo (ormai inevitabile), affidandosi a processi fuori dal controllo delle amministrazioni locali, comporti l’assunzione di tutta una serie di rischi che vanno dall’aumento delle tariffe alla saturazione della capacità di assorbimento (specie nel periodi di picco estivo). Affermare che il problema della dismissione del forno di Mergozzo si risolve esportando i rifiuti indifferenziati fuori Provincia, e che i costi finali rimarranno inalterati pur includendo il trasporto, risulta un goffo tentativo di minimizzare e rimuovere le gravi responsabilità delle “non scelte” operate in questo ambito.
I numeri del business del ciclo dei rifiuti sono significativi: 80.000 tonnellate all’anno di materiale raccolto (30.000 di rifiuto indifferenziato e 50.000 di differenziato) per 20 milioni di fatturato (7,5 da trattamento e smaltimento e 12,5 dalla raccolta). E’ chiaro quindi come nella partita sui rifiuti si stiano giocando interessi molto grandi, ci siano in ballo grandi capitali e grandi investimenti impiantistici; interessi che stanno tutti fuori da questo territorio, dove i numeri e le persone di questa provincia sono briciole e dove rischiamo veramente di essere fagocitati perdendo molte delle ricadute positive (ambientali, economiche e occupazionali) che in questi anni l’esperienza della gestione del ciclo dei rifiuti ha comunque fatto registrare.
Per concludere: l’ambizioso obiettivo che potremmo e dovremmo porci a livello locale (forze politiche e amministratori) è quello di ottenere una certificazione ambientale di piena sostenibilità del territorio provinciale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, spendibile anche in termini di attrazione turistica, oltre che rappresentare un evidente elemento di miglioramento della qualità della vita per i cittadini residenti.
ll Partito Democratico del Vco aveva ed ha le idee chiare in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, vorremmo che anche l’Amministrazione Provinciale, al di là della chiusura del Forno, ci dicesse cosa vuole fare.
PD VCO
Ufficio stampa
5 aprile 2012
Personale: interpellanza del Pd in provincia. Si faccia chiarezza
Nei giorni scorsi il Partito Democratico in consiglio provinciale, con il suo consigliere Lilliana Graziobelli, ha presentato una interrogazione al Presidente Nobili in merito alla questione personale ed assunzioni.
Interpellanza nel pieno delle polemiche in merito apparse sugli organi di stampa: si va dall’inchiesta sulle «timbrature facili» ai due ricorsi al Tar, dall’attenzione della magistratura sul concorso per istruttore direttivo amministrativo sino ad scicolo aperto in procura dopo la selezione che ha portato all’assunzione della fidanzata del vice presidente!
La gestione del personale in un ente locale è indubbiamente complessa e fonte di contrasti e ricorsi: anche in passato qualche polemica è sorta in materia. Ma è innegabile come l’attuale Amministrazione si stia distinguendo per il numero di ricorsi, lettere anonime, inchieste giornalistiche, a nostro avviso suscitate da una conduzione delle risorse umane improntata a “superficialità”
Abbiamo già parlato della vicenda che ha visto susseguirsi graduatorie “aperte” e “chiuse” in base alla necessità di chi assumere, concorsi con modalità di espletamento originali ricorsi al giudice del lavoro da parte di personale convinto di essere vittima di soprusi, assunzioni e promozioni in settori finalizzati esclusivamente a favorire l’immagine mentre altri, di reale servizio ai cittadini, restano sguarniti.
Sono sintomi di una politica del personale di corto respiro, mentre sulla Provincia e sui suoi dipendenti incombono questioni gravi.
A fronte di questo scenario che, in ogni caso, porterà alla trasformazione della Provincia del VCO in modo molto diverso dall’attuale configurazione, non si appalesa una strategia concreta e indiscutibile su come affrontare, dal punto di vista della gestione del personale, questo passaggio. Tanto per fare un esempio, sembra che i dirigenti provinciali si muovano in ordine sparso: in alcuni casi concedono il nulla-osta alla mobilità ai dipendenti che hanno già autonomamente trovato sistemazione presso un altro ente, in altri casi negano tale nulla-osta.
L’interrogazione chiede di sapere quali azioni concrete intenda porre in essere per gestire questa delicato passaggio che rischia di incidere pesantemente sul personale attualmente impiegato in Provincia.
In particolare si chiede di sapere, anche per evitare un “fuggi fuggi” caotico in cui trovino sistemazione in pochi a scapito della maggioranza dei dipendenti, se
1. sia in progetto di compiere una valutazione sulla disponibilità delle pubbliche amministrazioni di ogni ordine e grado presenti nel VCO ad accogliere gli eventuali dipendenti della Provincia posti in esubero, soprattutto verificando quali ruoli e/o livelli siano di più difficile collocazione;
2. sia in progetto l’elaborazione di linee guida comuni a tutti i Settori provinciali che, sulla base della disponibilità , vincolino i dirigenti a tenere un unico comportamento a fronte di richieste di mobilità interna e/o esterna.
PD VCO
Ufficio stampa
Referendum sulla caccia: le strabilianti dichiarazioni del vice presidente del VCO Preioni
In tema di caccia e del prossimo referendum regionale in materia che si terrà a giugno, abbiamo letto oggi un comunicato stampa a dir poco imbarazzante del vicepresidente della giunta provinciale Alberto Preioni che ha affermato: “ritengo questo referendum un enorme spreco di soldi pubblici in un momento in cui si chiede a ogni ente di tagliare e risparmiare. Verranno spesi all’incirca 20 milioni di euro.”
Tralasciamo la battuta di scrivere “di spreco di soldi pubblici” nella giornata della esplosione del caso del tesoriere nazionale della Lega e i presunti soldi alla famiglia Bossi, evidentemente però il vice presidente leghista Preioni fa finta di niente,lo “gnorri”, sorvolando sul fatto che il responsabile dello spreco pubblico è il suo compagno di partito nonché presidente della regione Roberto Cota.
Infatti, se la giunta regionale, al posto di convocare il referendum a giugno lo avesse svolto in concomitanza alle elezioni amministrative di maggio, dove si vota in molti comuni, si poteva ottenere un bel risparmio di soldi pubblici.
Invece Cota farà pagare in molti comuni del Piemonte due volte gli scrutatori, due volte i presidenti di seggio, due volte i costi della macchina elettorale.
Evidentemente Cota e la Lega Nord hanno paura che il quorum sia raggiunto e hanno convocato il referendum in una data lontano dalla tornata amministrativa locale per incentivare a non andare a votare.
Se avessero invece, come buon senso vorrebbe, unificato i due momenti elettorali si sarebbe verificato un bel risparmio di soldi pubblici. Il Pd in regione aveva per questo proposto un ordine del giorno per unire le due date: la Lega Nord di Preioni e Cota ha votato contro.
Quindi lo spreco non è andare a votare (e visto la partecipazione ai referendum sull’acqua, ai cittadini non dispiace votare su cose concrete), ma la scelta di Cota e della Lega Nord di far votare due volte una parte dei cittadini piemontesi.
Pd VCO
Ufficio Stampa
Trasporti: ancora tagli dalla regione. La provincia cosa fa?
Il Partito Democratico in provincia, attraverso il consigliere Lilliana Graziobelli, ha presentato un’interpellanza in merito alla questione della diminuzione delle risorse per il trasporto pubblico locale. Infatti, la Regione Piemonte ha ulteriormente appesantito i tagli a questo settore con un aumento della contrazione dei finanziamenti sui capitoli di bilancio saliti dal 10% del 2011 al 15%per il 2012. I risultati di questa politica sono facilmente immaginabili.
Meno fondi per i trasporti significano minor numero di percorrenze di pullman e quindi contrazione e impoverimento della qualità del servizio del trasporto pubblico a disposizione dei cittadini.
Parallela ai disagi sopportati dagli utenti, la riduzione del finanziamento regionale colpisce le Aziende che si trovano a sostenere l’aumento delle spese generali, il mancato ammortamento del parco mezzi e dell’attrezzaggio di supporto.
E, ultimo ma non meno importante, a fare le spese di questo circolo vizioso sono chiamati anche i dipendenti delle Aziende del settore, a rischio licenziamento senza che – apprendiamo da fonte sindacale – la Regione abbia sinora indicato ammortizzatori sociali e percorsi di ricollocazione per l’eventuale manodopera passata in esubero.
Questi i motivi di fondo che hanno spinto a presentare l’interpellanza, per conoscere innanzitutto quale sia lo stato dell’erogazione dei trasferimenti regionali al Verbano-Cusio-Ossola nel 2011 e 2012 e per conoscere cosa in concreto l’Amministrazione Provinciale stia facendo per contrastare la logica regionale improntata ai tagli indiscriminati a questi fondi.
Pd VCO
Ufficio Stampa
Di seguito riportiamo per intero l’interpellanza.
Al presidente del consiglio Provinciale
Al Presidente della Provincia
Oggetto : Interpellanza sul trasporto pubblico locale
La Regione Piemonte con DGR n. 35-2942 del 28 novembre 2011 ha ulteriormente appesantito il taglio al Trasporto Pubblico Locale (TPL). Con la citata DGR la contrazione dei finanziamenti che sostengono il TPL è stata infatti ulteriormente incrementata, per il corrente anno 2012, dal 10% al 15%. Uno scenario reso ancor più difficile dal fatto che, a tutt’oggi, non sono ancora note le risorse che lo Stato ha trasferito alle Regioni e quali fra queste siano tenute al vincolo del TPL.
L’efficacia della ricordata DGR n. 35-2942 è stata, a onor del vero, sospesa da una sentenza del TAR Piemonte. Ma il valore politico della delibera regionale è chiaro, a prescindere dalle valutazioni tecnico-giuridiche sulla sua legittimità: anche in un settore importante come quello del TPL la maggioranza Lega-PDL intende calare con forza la scure dei tagli.
I risultati di questa politica sono facilmente immaginabili. Meno fondi per il TPL significano minor numero di percorrenze di pullman e quindi contrazione e impoverimento della qualità del servizio di trasporto pubblico a disposizione dei cittadini. E, parallela ai disagi sopportati dagli utenti, la riduzione del finanziamento regionale colpisce le Aziende che si trovano a sostenere l’aumento delle spese generali, il mancato ammortamento del parco mezzi e dell’attrezzaggio di supporto. E, ultimo ma non meno importante, a fare le spese di questo circolo vizioso sono chiamati anche i dipendenti delle Aziende del settore, a rischio licenziamento senza che – apprendiamo da fonte sindacale – la Regione abbia sinora indicato ammortizzatori sociali e percorsi di ricollocazione per l’eventuale manodopera passata in esubero.
Tutto ciò premesso e considerato
SI INTERROGA LA SIGNORIA VOSTRA
1. Per conoscere innanzitutto quale sia lo stato dell’erogazione dei trasferimenti regionali relativi al TPL, in particolare quanto spettava al Verbano-Cusio-Ossola nel 2011 e quanto è stato erogato, quanto spetta alla nostra Provincia nell’anno in corso e quanto è stato erogato.
2. Per conoscere cosa in concreto l’Amministrazione Provinciale stia facendo per contrastare la logica regionale improntata su tagli indiscriminati ai fondi del TPL, logica che depaupera il servizio, mette in crisi le Aziende operanti nel settore e delinea inquietanti prospettive di perdita del lavoro per le maestranze.
Si richiede risposta scritta ed in aula.
Cordiali saluti
Lilliana Graziobelli
Nuovo piano sociosanitario regionale: il perchè del no del Pd
Dal PD è venuto un no convinto per almeno due motivi: la nascita delle federazioni, che porta paradossalmente all’aumento degli enti che gestiscono la sanità piemontese, nonostante gli annunci di semplificazione e risparmio sui costi.
Il secondo motivo è la fermezza con cui è stata mantenuta dalla Giunta regionale la classificazione degli ospedali, con un numero alto di “ospedali da riconvertire”, un eufemismo che ne indica la chiusura, e senza alcuna attenzione delle richieste non solo dell’opposizione, ma anche delle comunità locali. Un dato che porterà con sé la chiusura di molti nosocomi e la diminuzione dei servizi.
Sul Valdese di Torino neanche l’esistenza di una intesa precedente con la Tavola Valdese, che prevede l’accordo tra le parti sul futuro dell’ospedale, è riuscita a impedirne la chiusura.
Lo stesso per l’ospedale di Lanzo, nonostante l’opposizione dei sindaci della Valle, o per l’Amedeo di Savoia.
Paradossale anche la vicenda della Conferenza sulla programmazione sanitaria, convocata in tutta fretta alle 13 di oggi quando ci si è resi conto che il suo parere é obbligatorio per arrivare all’approvazione del piano, e che riunita ha dato parere negativo. Solo due i voti a favore del piano, nonostante nella Conferenza ci siano almeno sei rappresentanti del centrodestra.
E’ evidente che le parole con cui il centrodestra ha cercato a livello locale di calmare le proteste: “tranquilli, non cambierà nulla”, non trovano rispondenza nelle decisioni prese. Ed è altrettanto evidente che trasformare in realtà sui territori questo piano non sarà semplice per l’esecutivo regionale.
Ciò nonostante abbiamo ottenuto significativi risultati con la nostra opposizione: innanzitutto la bocciatura della separazione territorio-ospedale e dell’azienda regionale 118, poi la garanzia sulle risorse per le politiche sociali, incentivi nei trasferimenti agli enti gestori il cui bacino coincide con i distretti sanitari. Risultati che hanno migliorato il provvedimento, ma non abbastanza da giustificare un nostro cambiamento di valutazione complessiva.
Dichiarazione di Aldo Reschigna, capogruppo Pd
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico Piemonte