Si svolgerà giovedì 2 aprile alle ore 21 presso la Sala conferenze del Castello Visconteo a Vogogna un Incontro pubblico promosso dal Partito Democratico sul tema "Le nuove Comunità Montane dopo la riforma" .
L’invito è scaricabile cliccando qui. Sarà l’occasione per discutere con gli amministratori, le forze economiche e sociali e tutti i cittadini delle scelte compiute dalla regione Piemonte, che ha riformato le Comunità Montane riducendole da undici a tre nel Vco. Una sola per tutta l’Ossola.
L’incontro vedrà la partecipazione di Claudio Sonzogni Presidente della Comunità Montana Monte Rosa, Aldo Reschigna coordinatore PD VCO, Enrico Borghi presidente nazionale Uncem, Paolo Ravaioli presidente della provincia. Coordina Marco Travaglini consigliere regionale.
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Marco Travaglini presenta un ordine del giorno a favore dei territori danneggiati dalle nevicate
Nella seduta del Consiglio regionale del 24 marzo 2009 è stato presentato ed approvato un ordine del giorno del Consigliere regionale del Partito Democratico, Marco Travaglini, che chiede al Governo di intervenire per contribuire con la Regione e gli altri Enti Locali alla risoluzione dei danni causati dalle intense nevicate dell’inverno scorso.
“I danni subiti dal Piemonte, a seguito delle copiose nevicate, ammontano a 447.290.844 euro, come risulta da una dettagliata relazione inviata al Governo dalla Regione Piemonte, e di tale somma, 211.840.788 euro risultano a carico di Comuni e Province e ben 190.000.000 di euro sono iscritti alla voce delle spese urgentissime per ripristinare i manti stradali devastati dalle dinamiche dell’innevamento” spiega Marco Travaglini. “Molti Comuni di alta montagna – continua Travaglini – si sono trovati nelle condizioni di dover impegnare per il solo sgombero neve somme superiori a 4/5, talvolta persino 10 volte la spesa storica, assumendo impegni che sono andati molto oltre la capienza di bilancio e, senza rimborsi, si troveranno nell’impossibilità di approvare i bilanci del 2009”.
“Dopo aver appreso – afferma Travaglini – che il Governo avrebbe, fino ad ora, disposto per il fabbisogno dell’intero Paese uno stanziamento di soli 85.000.000, che per il Piemonte significherebbe un quota pari a 10.000.000 di euro, meno del 3% dei danni subiti, abbiamo ritenuto importante presentare un ordine del giorno che impegni la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo affinché assuma le determinazioni di sua competenza per assegnare gli indennizzi spettanti ai soggetti pubblici e privati danneggiati dalle nevicate dello scorso inverno nella nostra Regione”.
“Intendiamo anche esprimere – conclude Marco Travaglini – il più profondo disagio per l’insostenibilità di una situazione che, dopo i danni e le difficoltà conseguenti alle continue interruzioni di pubblici servizi, viene ancora aggravata e peggiorata da questo ulteriore atteggiamento di disimpegno da parte dello Stato verso la montagna, i suoi problemi, i suoi diritti”.
Ufficio Stampa Gruppo consiliare Partito Democratico
TRAVAGLINI: DALLA REGIONE 350.000 EURO PER I SACRI MONTI. 490 MILA A QUELLO DI DOMODOSSOLA
“La Regione Piemonte ha deliberato di destinare 350.000 euro ai sette Sacri Monti piemontesi, istituiti quali aree protette con legge e riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, affinché vengano realizzati interventi per la messa in sicurezza” annuncia il Consigliere regionale del partito Democratico, Marco Travaglini.
“Si tratta di uno stanziamento importante – continua Travaglini – che ha lo scopo sia di tutelare il patrimonio religioso ed artistico della nostra regione che dovrebbe attrarre turisti ed estimatori dell’arte ed, invece, spesso viene rovinato e distrutto da atti vandalici, sia di garantire la sicurezza di chi è custode dei sette Sacri Monti: Sacro Monte di Crea, Sacro Monte di Orta, Sacro Monte di Belmonte, Sacro Monte Calvario di Domodossola, Sacro Monte di Ghiffa, Sacro Monte di Varallo e Sacro Monte di Oropa”.
Inoltre la Regione Piemonte ha previsto uno stanziamento di 490.000 euro a favore dell’Ente di gestione della Riserva Natura Speciale del Sacro Monte di Domodossola per un primo lotto di interventi di ristrutturazione del fabbricato da adibire a nuova sede polivalente e per la riorganizzazione dell’area esterna. Il costo complessivo dell’opera ammonta a 1.250.000 euro ripartibili in tre annualità ai tre lotti progettuali. “l’Ente di gestione della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Domodossola – afferma il Consigliere regionale del Partito Democratico Marco Travaglini – ha acquisito dalla Provincia Italiana (Padri Rosminiani), con fondi trasferiti dalla Regione, un immobile e gli spazi esterni ad esso adiacenti, sito nel concentrico di Domodossola e collocato in una posizione strategica rispetto al Sacro Monte, in un’area pianeggiante e facilmente accessibile, in qualsiasi stagione, anche dagli autobus. Questo fabbricato e tutta l’area che lo circonda necessitano, però, di interventi di ristrutturazione e recupero e, pertanto, la Regione ha deciso di destinare un contributo importante per questi lavori”.
“Il nuovo fabbricato e la sistemazione dell’area esterna nella quale si possono collocare un parcheggio esclusivo dell’Ente Riserva e vaste aree verdi attrezzate – continua Marco Travaglini – rappresentano un modo per valorizzare il Sacro Monte di Domodossola, per renderlo maggiormente frubile da parte di turisti e visitatori e per creare un connubio importante tra l’aspetto artistico-culturale e quello naturalistico”.
“E’ importante ricordare che, nello stabile in questione – conclude Travaglini – per decenni, ha operato il Circolo Cattolico che, con centinaia di soci, rappresenta un punto di riferimento ed un polo aggregativo e sportivo e che, al termine dei lavori, continuerà ad essere ospitato nell’edificio, rispondendo alle esigenze della collettività”.
Ufficio Stampa Gruppo consiliare Partito Democratico
Riforma delle Comunità Montane. Se ne discute a Cesara
Si svolgerà venerdì 13 marzo alle ore 21 presso la Sala Polifunzionale di CESARA, un Incontro pubblico promosso dal Partito Democratico sul tema "Le nuove Comunità Montane dopo la riforma" .
L’invito è scaricabile cliccando qui. Sarà l’occasione per discutere con gli amministratori, le forze economiche e sociali e tutti i cittadini delle scelte compiute dalla regione Piemonte, che ha riformato le Comunità Montane riducendole da undici a tre nel Vco.. Una sola per tutto il Cusio e la zona del Mottarone.
L’incontro vedrà i saluti di Tiziano Falda Sindaco di Cesara, e la partecipazione di Ezio Barbetta Presidente Comunità Montana Cusio-Mottarone, Alberto Buzio Giunta regionale Uncem, Diego Caretti Assessore alla Montagna Provincia del VCO, e Marco Travaglini consigliere regionale.
FINALMENTE ADOTTATO IL PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE
Il commento dell’assessore Gianni Desanti.
Il Consiglio Provinciale del Verbano Cusio Ossola ha adottato il Piano Territoriale Provinciale che è lo strumento di pianificazione e di “governo del territorio” più importante per una realtà locale; la sua impostazione originaria risale a una quindicina di anni orsono, addirittura alla vecchia Provincia di Novara, quando incorporava anche il VCO, ma per una serie di ritardi e di contrapposizioni politiche non è mai decollato.
Ora è una realtà che, per diventare definitivamente vigente, attende solo l’approvazione della Regione Piemonte, anche se alcune norme di salvaguardia sono già in vigore da subito.
l’adozione è avvenuta con il voto della sola maggioranza di centro sinistra in quanto la minoranza non ha partecipato al voto e si è distinta per una vera e propria azione di ostruzionismo che ha costretto il Consiglio Provinciale a ripetute convocazioni: l’obiettivo del centro destra era quello di bloccarne l’adozione, giungendo perfino a dichiarare che il primo atto che farebbe, nel caso di vittoria alle prossime elezioni provinciali, sarebbe quello di revocarlo.
Un atteggiamento di questo genere è evidentemente e smaccatamente elettoralistico, ma sarebbe giustificato (dal loro punto di vista) se le argomentazioni al proposito fossero minimamente credibili. La loro tesi principale è la seguente: si tratta di un Piano vincolistico, che ingesserebbe ogni iniziativa e determinerebbe gravi danni al tessuto economico e produttivo del territorio.
Cercherò di dimostrare che si tratta di mistificazioni che vanno ben oltre la normale contrapposizione tra le diverse coalizioni politiche. Non avrei nulla da ridire se in Consiglio Provinciale fossero emerse posizioni corrispondenti alla inevitabile dialettica tra un centro destra, che tradizionalmente si incarica di privilegiare il liberismo economico, e un centro sinistra che, in genere, si dimostra più sensibile alla tutela ambientale e alla difesa delle regole.
Non si tratta di questo, ma dell’ostinata determinazione del centro destra di demolire ogni ragionevole argomentazione, a scopo puramente propagandistico, presumendo che – in un quadro politico come quello attuale – gli sia concesso sostanzialmente tutto, comprese le falsità e le buggerature più eclatanti.
E’ vero invece che il centro sinistra si è assunto l’onere di proporre uno strumento di “governo del territorio” equilibrato, mediando tra proposte e interessi divergenti (basta leggere molte osservazioni pervenute da vari soggetti pubblici e privati che sostenevano tesi opposte), scontando anche malumori e distinguo tra le proprie file, che non hanno peraltro compromesso il voto di approvazione del Piano stesso.
Per farmi comprendere meglio citerò alcuni esempi legati alle norme del Piano di interesse ambientale, in modo che non si possa pensare che le mie affermazioni siano semplicemente arbitrarie e speculari a quelle sbandierate dagli esponenti provinciali del cosiddetto “popolo della libertà”:
1) La REP (rete ecologica provinciale) prevista dal Piano Territoriale Provinciale sarebbe un vincolo aggiuntivo che bloccherebbe l’operato delle amministrazioni comunali e dei privati. Che questo non sia vero è dimostrabile semplicemente dal fatto che la REP è uno strumento che al momento non esiste, ma che il PTP individua come articolato e preciso proposito di studio, con una metodologia ben definita, al fine di verificare, proprio con gli enti locali, quali siano i parametri più opportuni per uno sviluppo sostenibile. Riguarderà l’intero territorio provinciale? Certo, ma questo significa solo che in una realtà orografica, bella e fragile come la nostra, non è possibile non confrontare qualsiasi scelta urbanistica o infrastrutturale con l’impatto ambientale che ne deriverebbe. Non vincola niente a priori, anzi afferma che, solo verificando le compatibilità e adottando eventuali mitigazioni, si potranno individuare le vere occasioni di sviluppo evitando sprechi, investimenti fasulli, prospettive fallaci se non dannose. Comporterà impegno e fatica, ma questo è l’essenza della politica amministrativa.
2) Le ZPS (zone a protezione speciale) andrebbero abolite o quantomeno modificate prima di adottare il PTP; questa affermazione è assurda poiché stiamo parlando di perimetrazioni vincolistiche introdotte da direttive europee e da leggi nazionali e regionali che nessuna deliberazione provinciale può cancellare; oltre a chiederne la modifica per errori materiali o per valutazioni non condivisibili (cosa che la Provincia ha già fatto e continuerà a fare), il PTP ha introdotto l’unica cosa che era fattibile: garantire – almeno per i prossimi anni – la continuazione di attività produttive preesistenti come alcune cave che, senza l’adozione del PTP stesso, avrebbero davvero rischiato di essere compromesse.
3) Si parla di energia rinnovabile, ma le norme di salvaguardia impediscono qualsiasi sviluppo del genere, anche la semplice installazione di un pannello solare! Le norme di salvaguardia riguardanti le fasce del PAI (Fiume Toce) e di quelle previste dal D.L. 42/2004 (distanze dalle rive lacuali e dai fiumi minori) non modificano per nulla vincoli già esistenti e sovraordinati ma li individuano come riferimento per i soli “corridoi ecologici”; essi sono obbligatori indipendentemente dal Piano Provinciale, anzi le norme adottate consentono, ai Comuni che vogliono proporre varianti ai loro Piani Regolatori, di verificare nel modo più opportuno questi “corridoi” individuando eventuali soluzioni alternative rispetto ai tracciati individuati nella cartografia. E’ vero, invece, che vengono introdotte regole nuove per le centraline idroelettriche, ma questo dovrebbe essere salutato come un grande passo in avanti, nel senso che non si tratterà più solo di aver stabilito un limite quantitativo (previsto dal Piani Energetici regionale e provinciale del 2004 e del 2006 e quantificato in 35 MW di potenza installabile fino al 2010), ma anche regole di tipo qualitativo che definiscono priorità per impianti collocabili in zone non critiche per il Deflusso Minimo Vitale e, di converso, limiti per aree a significativa valenza ambientale.
Gianni Desanti – Assessore Provinciale all’Ambiente
Al via l’esame della legge che valorizza le ex strade militari
Nei prossimi giorni, in Regione, s’avvierà l’esame della proposta di legge sulla valorizzazione delle ex strade militari. l’idea è di intervenire finanziariamente per recuperare, sostenere e valorizzare le ex strade militari, comprendendo anche le opere di fortificazione che incrociano queste strade.
Sono previste azioni di valorizzazione e di promozione, interventi volti al ripristino, la posa di un’idonea cartellonistica e segnaletica e la creazione di un catasto delle ex strade militari.
l’arco alpino occidentale ospita una parte consistente di questo patrimonio non soltanto italiano, ma dell’Europa intera. E’ emerso da specifici studi che, tra la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria sono ubicati 2000 chilometri d’ex strade militari, tra camionabili, carrellabili, mulattiere, costruite in diverse fasi storiche, in un periodo compreso tra il 1700 ed il 1940, epoca nella quale fu portato a termine il compimento del cosiddetto “Vallo Alpino”, un’imponente serie di strade e d’opere di difesa che contrassegna tutto l’arco alpino occidentale senza soluzione di continuità.In questa parte delle Alpi si trovano, inoltre, le carrozzabili bianche a più alta quota: molte superano i 2000 metri d’altitudine, alcune come l’Assietta arrivano a 2500 metri, altre come lo Chamberton a 3000 metri. E’ di fondamentale importanza sottolineare come queste strade rappresentino un patrimonio d’inestimabile valore architettonico, paesaggistico, escursionistico e, quindi, turistico. Lungo questi percorsi si è svolta, infatti, la vita di generazioni di nostri antenati, per almeno tre secoli, in tempi di pace, ma soprattutto di guerra.
l’esempio più significativo di rete d’ex strade militari è rappresentato dalla “Linea Cadorna”, l’imponente struttura difensiva che nella terminologia burocratica militare dell’epoca, era definita come “Occupazione Avanzata Frontiera Nord”. La “linea Cadorna” fu costruita durante la Prima Guerra Mondiale (1915-1918) tra il Gran San Bernardo e la Valtellina e, nel Verbano e nell’Ossola, comprende un fitto reticolo di strade, mulattiere militari, trincee, postazioni d’artiglieria, luoghi d’avvistamento, ospedaletti, strutture logistiche e centri di comando.
La provincia del VCO ha già operato un meritorio intervento di recupero sulla “Cadorna” ma non c’è dubbio che l’approvazione di una legge regionale aiuterebbe il recupero, la tutela, la valorizzazione delle ex strade militari, accompagnandolo ad un piano organico di rilancio di questi percorsi.
Marco Travaglini, consigliere regionale Pd