Enrico Borghi punta il dito contro i grandi concessionari dei servizi pubblici "mirano al profitto e non all’erogazione del servizi ai cittadini, in montagna salta il sistema"
"Le copiose nevicate di queste ore dimostrano che gli unici baluardi sul territorio al servizio dei cittadini sono gli amministratori locali, mentre dai grandi enti e società concessionari di servizio pubblico arrivano solo disservizi e disattenzioni: così non va, e ci attrezzeremo di conseguenza".
Il presidente dell’Uncem Enrico Borghi prende posizione in merito alle vicende che in queste ore stanno contrassegnando la latitanza di Enel, Anas, Poste e Telecom Italia a fronte delle problematiche sorte con il maltempo che ha colpito soprattutto il Nord Italia. "Ci giungono segnalazioni dalle nostre delegazioni regionali – osserva Borghi – di migliaia di utenze private scollegate alla Telecom senza che nessuno provveda, di prolungate interruzioni nell’erogazione di energia elettrica a famiglie e imprese senza adeguate risposte da parte dell’Enel, per non parlare delle condizioni delle arterie stradali gestite dall’Anas per le quali le lettere di protesta dei sindaci si sprecano e il silenzio del concessionario stradale è assordante.
Se a ciò aggiungiamo le conseguenze per i disservizi delle Poste Italiane, frutto di chiusure unilaterali non concordate con le amministrazioni locali, il quadro dei disservizi ai danni della montagna si completa, e ancora una volta gli amministratori locali vengono lasciati da soli a garantire in un quadro finanziario difficilissimo lo sgombero della neve e la sicurezza delle arterie stradali in montagna."
"Appare evidente – conclude Borghi – che tutto ciò è il frutto di un atteggiamento da parte dei grandi concessionari di servizi pubblici mirante esclusivamente al profitto e non all’erogazione dei servizi a cittadini, famiglie e imprese.
Una logica inaccettabile, che ci spinge a valutare anche la possibilità di intraprendere azioni legali per consentire al territorio montano di essere risarcito dai danni derivati da un sistema che si sta rivelando evidentemente inadeguato".
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Cosa ci dice lo studio sui cambiamenti climatici nella montagna piemontese
La Regione , recentemente, ha commissionato alla Società meteorologica subalpina uno studio sui cambiamenti climatici nella montagna piemontese e sull’impatto che essi hanno avuto ed avranno sul territorio montano.
La ricerca, realizzata con il coordinamento scientifico di Luca Mercalli, si sofferma sull’analisi dei dati su clima e atmosfera, neve e ghiacciai, ecosistemi terrestri e biodiversità, ma anche sull’acqua, l’agricoltura, l’economia e la salute umana nelle aree montane.
Parlarne ora che è nevicato abbondantemente e che ci si avvia ad una stagione invernale "regolare" può sembrare fuori luogo ma non bisogna mai scordare quanto sia indispensabile disporre di un quadro di riferimento e dati il più possibile attendibili sulle prospettive future. Da una parte è utile conoscere la prospettiva della copertura nevosa nei prossimi anni per ragionare sullo sviluppo turistico nelle stazioni invernali ma ci interessa ancor più capire l’impatto dei cambiamenti climatici sugli eventi eccezionali per programmare gli investimenti e gli interventi per la prevenzione dei rischi idrogeologici. I dati sulle temperature dal 1900 ad oggi indicano che il riscaldamento sulla regione alpina è stato maggiore di quello globale, con un aumento di 1.2 ° C. Sulle Alpi piemontesi l’aumento di temperatura è stato inoltre più sensibile in estate che in inverno. Per quanto riguarda invece le precipitazioni, in Piemonte negli ultimi novanta anni si è registrata nel complesso una moderata tendenza alla diminuzione delle piogge, ma i segnali sono piuttosto deboli e irregolari. Lo studio ipotizza che tra qualche decennio gli inverni rigidi scompariranno quasi del tutto ed aumenteranno considerevolmente le estati molto calde. Non è un caso che, dal 1850 al 2000, i ghiacciai alpini hanno perso la metà della loro superficie complessiva. Va notato che sulle nostre montagne, nel periodo 1990-2007, si è anche assistito ad un anticipo di circa quindici giorni della fusione primaverile rispetto al periodo 1961-1989. Sulle zone di bassa montagna (quote inferiori a 1500 metri) si prevede una diminuzione del 35% della durata dell’innevamento per ogni grado di aumento della temperatura. Le ondate di calore aumenteranno e saranno intense nei prossimi decenni; le valli montane del Piemonte potrebbero quindi beneficiare di una maggiore frequentazione estiva anche se, a dire il vero, si tratta di una ben magra consolazione.
Marco Travaglini, consigliere regionale PD
400.000 euro di incentivi per caldaie e pannelli solari
Segnaliamo una ulteriore iniziativa assunta in questi giorni dall’Amministrazione Provinciale in materia di riduzione delle emissioni in atmosfera, risparmio energetico e sicurezza negli edifici. Ci riferiamo al bando di 400.000 Euro che entra in funzione dall’inizio del 2009 e che stabilisce incentivi per coloro che decidono di sostituire la vecchia caldaia per il riscaldamento o di installare pannelli solari termici per l’acqua calda. Questo bando, in realtà, salvo piccoli dettagli, ripropone quelli già finanziati negli anni scorsi che hanno avuto un notevole successo e si sono rapidamente esauriti.
Possono accedere ai contributi (600/800 Euro per le caldaie unifamiliari fino a 35 Kw, fino a 5900 Euro per le caldaie condominiali – fino a 200/260 Euro per ogni mq di pannelli solari installati) i cittadini residenti che abbiano un reddito familiare ISEE non superiore a 60.000 Euro annui. L’intero bando, con anche la modulistica da usare per le domande, è scaricabile dal sito internet della Provincia ( http://www.provincia.verbania.it ).
L’utilità di questa iniziativa riguarda ovviamente la tutela ambientale,ed è in linea con l’obiettivo di rispettare il trattato di Kyoto ma assume anche, per il nostro territorio, un non trascurabile valore economico: i contributi, che mediamente corrispondono a circa il 20% delle spese da effettuarsi, mettono in moto investimenti 5 volte superiori a favore dei cittadini, ma forniscono occasioni di lavoro anche alle numerose imprese, perlopiù artigianali, che si occupano di questo settore. In questi ultimi anni l’Amministrazione Provinciale ha messo in campo, solo in questo ambito, circa 1.100.000 Euro e dunque investimenti pari ad almeno 5,5 milioni di Euro. Spiace rilevare che il Governo Berlusconi, a differenza del Governo Prodi che aveva disposto gli incentivi, ha posto in essere – con l’ultima finanziaria – difficoltà e limiti all’ottenimento dello sgravio del 55% sull’Irpef per interventi di questo tipo.
Il Verbano Cusio Ossola al top delle classifiche per l’ambiente
Da recenti studi proposti da Associazioni ed autorevoli quotidiani (Legambiente, Italia Oggi, Sole 24 Ore) emerge che il Verbano Cusio Ossola ha certamente un tallone di Achille costituito da una popolazione anziana e da un ricambio generazionale lento, ma che le condizioni di vita – in generale – sono buone e tendenzialmente in miglioramento rispetto al recente passato. In particolare, la nostra Provincia, nello studio de Il Sole 24 Ore, passa dal 32° posto del 2007 al 26°(su 103 Province) nel 2008. Indubbiamente un risultato più che accettabile.
Uno dei dati più interessanti è quello relativo alle tematiche ambientali, per le quali lo stesso studio ci colloca al 4° posto assoluto in Italia.
Il risultato dipende certamente da condizioni ambientali oggettive, legate alla collocazione geografica e alle caratteristiche geomorfologiche, climatiche e paesaggistiche del nostro territorio, ma anche il pregevole lavoro svolto da gran parte dei soggetti – pubblici e privati – che operano nel territorio ed hanno una diretta influenza sull’ambiente. Ci riferiamo agli amministratori di Comuni, Comunità Montane, Regione, Enti e gestori di servizi essenziali come quello dell’ acqua e dei rifiuti. Ci riferiamo ai cittadini e alle imprese che hanno colto l’importanza della tutela ambientale e hanno progressivamente migliorato il loro operare. Ci riferiamo al contributo, di critica ma anche di stimolo, svolto da numerose associazioni ambientaliste.
Ci riferiamo anche al lavoro della Amministrazione Provinciale e dell’Assessore all’ambiente Gianni Desanti che, in questi anni, ha pienamente contribuito a questi risultati occupandosi giorno per giorno delle importanti deleghe in materia ambientale che le sono state affidate. Si tratta di essere riusciti a mettere a frutto significativi investimenti finanziari per diversi milioni di Euro, ma soprattutto aver rodato e messo in campo un patrimonio di persone, con competenze e impegno apprezzabili.
SEI AZIONI DI GOVERNO PER LA MONTAGNA
Dopo tanto clamore attorno alle comunità montane, soprattutto sul piano nazionale, ora sembra che stia calando nuovamente un sipario di silenzio sui problemi e le aspettative delle "terre alte". Eppure servirebbero delle scelte – soprattutto a livello nazionale – per promuovere almeno sei azioni. Eccole, in sintesi..
1) Sostegno all’agricoltura di montagna e alle pluriattività rurali. l’agricoltore montano svolge una funzione di carattere generale, perché la sua attività preserva l’ambiente e tutela la tenuta idrogeologica dei versanti. Esso deve perciò essere sostenuto sia con norme che ne agevolino la pluriattività aziendale sia con la sburocratizzazione di molte procedure connesse alla loro attività. In tale contesto idonee misure devono essere previste per le cooperative di produzione agricola e di lavoro agricolo-forestale che abbiano sede e che esercitino prevalentemente le loro attività nei comuni montani.2) Eliminazione dei vincoli burocratici per l’impiego delle risorse naturali montane. Troppo spesso imprese che intendono lavorare in montagna e sfruttarne in maniera sostenibile le sue risorse incappano in assurde trafile burocratiche che aumentano a dismisura costi e tempi per avviare imprese e investimenti. Occorre un disboscamento normativo e legislativo e la definizione di procedure e tempi certi e fissati per il rilascio delle autorizzazioni connesse con le attività produttive ed edilizie.
3) Incentivazione del turismo montano. Occorre semplificare i livelli amministrativi di promozione del turismo montano, destinare risorse a sostegno dell’ammodernamento delle strutture ricettive, dei rifugi e della sentieristica. Il Piemonte si sta muovendo bene con il piano strategico per il turismo montano ed una serie di leggi – a partire da quella della sicurezza sulle piste da sci ed a sostegno all’innevamento programmato – in grado di rafforzare l’offerta.
4) Valorizzazione del patrimonio forestale e dei terreni incolti a fini produttivi. Il nostro è un paese “ricco di boschi poveri” e per questo è costretto ad importare dall’estero il legname per la propria industria del legno. Occorre ribaltare il concetto, anzitutto impiegando al meglio i fondi già stanziati dal governo per il Piano Nazionale della Forestazione, e da qui avviare una fortissima valorizzazione del nostro patrimonio forestale anche ai fini dell’applicazione del protocollo di Kyoto, valorizzando al contempo i terreni montani incolti sottraendoli alla loro parcellizzazione per farli diventare produttivi sotto il profilo economico. La legge forestale che sta per essere varata in Piemonte va in questa direzione.
5) Protezione civile e dissesto idrogeologico. Occorre sostenere e potenziare le attività di protezione civile nel territorio montano, anche attraverso la formazione e la messa in rete del mondo del volontariato, e realizzare a livello statale un “piano straordinario di manutenzione ordinaria dei versanti montani” per prevenire le cause di dissesto idrogeologico che comportano danni e costi all’intera collettività nazionale.
6) Riforma del Fondo Nazionale per la Montagna. Le risorse finanziarie che lo Stato destina alla montagna – sempre più esigue – seguono un percorso centralista ormai inadeguato. Occorre riformare questo meccanismo, legando l’alimentazione del Fondo alle disponibilità fiscali derivanti dallo sfruttamento delle risorse montane e applicando criteri federalisti di ripartizione degli stanziamenti, introducendo criteri di premialità per le amministrazioni in grado di realizzare progetti innovativi, efficienti e di qualità.
Marco Travaglini, consigliere regionale PD
I primi rifugi montani in rete con Internet: 7 sono nel VCO
Sono già 53 i rifugi montani dotati di parabola satellitare per il collegamento a Internet e nel corso del 2009 se ne aggiungeranno altri 15 grazie ad un finanziamento nell’ambito del programma Wi-Pie della Regione Piemonte per la riduzione del divario digitale.
Sette si trovano sulle montagne del VCO: i rifugi Andolla e Città di Novara in Valle Antrona, la foresteria del parco ed il rifugio Capanna Castiglioni all’alpe Devero, il rifugio Alpe Laghetto a Bognanco, il rifugio Eugenio Margaroli in alta Val Formazza ed il rifugio dell’ Alpe Straolgio a Malesco.
Tra i tanti interventi che abbiamo promosso come Regione a vantaggio del sistema turistico d’alta quota, quello della "messa in rete" dei rifugi è particolarmente importante. La connessione satellitare ad Internet costituisce per i rifugi una preziosa risorsa, innanzitutto, per il miglioramento dei servizi al pubblico, per la maggiore visibilità nel Web e anche per i vantaggi che la rete di per sé comporta per una piccola impresa turistica, quali la promozione ed il marketing. Senza dimenticare quanto può essere utile questo sistema in caso di guasto nelle comunicazione radiotelefoniche tradizionali oppure nella realizzazione di sistemi trasmissione video e videosorveglianza o nei sistemi alternativi di gestione delle emergenze.
Del resto è noto come la banda larga sia ormai un servizio primario per garantire uno sviluppo economico complessivo del territorio piemontese. Il diritto di cittadinanza digitale deve essere assicurato a tutti e per i rifugi costituisce un punto di forza attraverso cui valorizzare il turismo e la frequentazione delle nostre montagne.
La connessione satellitare rientra in un più ampio contesto di interventi che la Regione ha di recente avviato per incentivare la fruizione escursionistica nelle aree montane e migliorare la qualità dell’accoglienza nelle strutture ricettive. Entro l’anno è prevista l’approvazione di una mappa della rete sentieristica,strumento indispensabile per pianificare gli interventi di valorizzazione previsti dal piano di sviluppo rurale 2007-2013 che incentiva e finanzia la creazione di itinerari escursionistici percorribili a piedi, in bicicletta ed a cavallo.
Va sottolineato come, grazie al progetto strategico di cooperazione territoriale transfrontaliera Italia-Svizzera, saranno sviluppate azioni per migliorare la frequentazione turistica dei rifugi delle province del Piemonte nordorientale, tra cui l’area del VCO.
Infine, sempre in relazione ai rifugi, saranno avviate iniziative pilota di tipo tecnologico ed infrastrutturale per creare modelli di buone pratiche nei sistemi di approvvigionamento energetico, di smaltimento dei rifiuti e di gestione della sicurezza dei turisti in collaborazione con il dipartimento di Scienze merceologiche dell’Università di Torino.
Marco Travaglini, consigliere regionale PD