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TAGLIO DI RISORSE PER I PARCHI PIEMONTESI

“Come ha potuto dichiarare l’assessore regionale ai parchi Casoni che il suo impegno in questo settore non è diminuito, di fronte ai considerevoli tagli di risorse nel 2012? E come pensa di rilanciare il sistema parchi piemontese dal momento che, ad oggi, non risultano essere stanziate per l’anno in corso risorse a favore degli investimenti? E cosa intende fare per il futuro dei parchi della nostra regione?”. Lo chiede il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna in una interrogazione alla Giunta regionale, dopo che alle numerose affermazioni dell’assessore regionale Casoni che promettevano risorse e rilancio dei parchi, è seguita una evidente e drastica riduzione delle risorse stesse per il settore.
“il sistema parchi in trent’anni di attività ha permesso la valorizzazione dell’intero territorio piemontese”, spiega Reschigna: “i Sacri Monti ad esempio sono straordinari complessi devozionali inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO, ed alcune aree protette gestiscono centri di ricerca sulla flora a livello mondiale e sulla fauna a livello nazionale, con migliaia di turisti che li visitano ogni anno assicurando opportunità di sviluppo e ritorni economici importanti per le comunità e le aziende che su questi territori vivono ed operano”-
“Eppure nel 2012 la Giunta ha proceduto con un pesantissimo taglio delle risorse: nel bilancio di previsione 2012, l’importo complessivo per le spese correnti non supera i 13 milioni di euro: cifra ben lontana da quella dichiarata dall’assessore per l’anno in corso e, inoltre, nettamente inferiore a quella stanziata nel 2011, che era pari a circa 25 milioni di euro”.
“Sugli investimenti, poi, neanche un euro: una gestione del bilancio opposta, come abbiamo più volte denunciato, alle promesse assunte pubblicamente”, spiega ancora Reschigna. “Che senso ha allora fare annunci roboanti di rilancio e valorizzazione dei parchi piemontesi, se poi i tagli sono così pesanti da non permettere non solo lo sviluppo del sistema, ma neanche il suo mantenimento ai livelli attuali? E’ evidente che, con questa ridotta quantità di risorse, il sistema parchi piemontese è destinato a un chiaro e pesante ridimensionamento sopratutto per quanto concerne la promozione e la valorizzazione e il sostegno alle attività. Di questo la piena responsabilità ricade sull’assessore Casoni e sul presidente Cota. Le politiche così come i comportamenti si valutano sulla base dei fatti concreti e non sulla base di annunci purtroppo sempre puntualmente disattesi”.
Aldo Reschigna

IL PD AL COMITATO RIFIUTI ZERO: COLLABORIAMO

La politica ambientale ed in modo particolare il ciclo integrato dei rifiuti è un tema molto delicato e sempre all’ordine del giorno come dimostrano i continui articoli e servizi che quotidianamente appaiono sui mass media locali.
C’è la questione della gestione che vede Conser Vco in grosse difficoltà e che richiede da parte di tutti una profonda e seria riflessione che superi i personalismi e gli steccati partitici per garantire il servizio ai cittadini e mantenere i livelli occupazionali. C’è la gara a doppio oggetto (ovvero la cessione ad un partener privato di una quota minoritaria della società di gesione) che Coub ha avuto mandato di terminare entro dicembre 2013 e c’è la prospettiva futura che è poi quella sulla quale la politica, le associazioni, le istituzioni si devono confrontare e poi decidere. Queste ed altre importanti decisioni devono inoltre tener conto della nuova legge regionale che definisce l’ambito ottimale per la gestione del ciclo integrato nel “quadrante” ovvero le provincie del Vco, Novara, Biella e Vercelli.
Il Partito Democratico del Vco ha posto il tema del ciclo integrato dei rifiuti tra le sue priorità già da due anni ed in passato ha promosso azioni amministrative provinciali che hanno portato questo territorio ad essere tra i più virtuosi in tema di raccolta differenziata. Per noi non si tratta di un problema ma di un opportunità che il territorio deve saper sfruttare.
Pur consapevoli delle difficoltà che potranno esserci con la chiusura del forno inceneritore di Mergozzo, ribadiamo, semmai fosse ancora necessario e con il rischio di apparire ripetitivi, che siamo assolutamente d’accordo con la chiusura, prospettiva già individuata dall’amministrazione Ravaioli la quale, a differenza dall’attuale amministrazione, aveva un progetto chiaro per il Vco: chiusura del forno, aumento della differenziata, unità programmatica e gestionale provinciale, individuazione di una modalità all’avanguardia sotto il profilo ambientale e tecnologico per lo smaltimento del residuo non differenziato, sia questo stato provinciale o di quadrante. Siamo convinti, perché sappiamo che già altre realtà del territorio italiano lo fanno, che sia possibile ridurre fino oltre al 95% i rifiuti non differenziabili e che sia questa la strada da perseguire per il nostro territorio.
Non può, quindi, che farci piacere il fatto che anche nel Vco sia nato il comitato “Rifiuti zero” con il quale intendiamo coordinarci e confrontarci così come stiamo facendo con tutti gli attori: i partiti, le istituzioni, i sindacati, il mondo dell’imprese e delle professioni, gli operatori, i cittadini, per perseguire un obbiettivo che non solo è raggiungibile, ma che sarebbe colpevole ignorare.
Venerdì in consiglio provinciale si dibatterà proprio di questi argomenti. Finalmente l’amministrazione Nobili svelerà le linee programmatiche che questo territorio si dovrebbe impegnare a concretizzare … chissà se ricalcheranno quelle proposte in un comunicato di qualche giorno fa del segretario provinciale Pdl Cattaneo?

Rifiuti: ma quale confusione del PD. Cattaneo si legga i documenti. E l’inceneritore di quadrante è a oggi solo una chimera.

Che il Forno Inceneritore di Mergozzo chiuda è inevitabile: se i comuni di ConserVco hanno deciso, negli anni scorsi, di non investire alcuni milioni di euro nella sua revisione è inevitabile, dopo aver lavorato a regime per vent’anni, il termine del suo percorso tecnologico.
I cittadini del VCO conoscono però la “straordinaria” strategia che gli amministratori di centro destra stanno per mettere in campo per affrontare questo evento?
Prenderanno i rifiuti che non saranno più inceneriti al Forno di Mergozzo e li porteranno in una discarica fuori provincia o in un altro forno! Una decisione che anche un bambino di cinque anni saprebbe prendere ovviamente.
Una decisione che va contro, ricordiamolo, tutte le direttive europee in materia di smaltimento rifiuti che invitano, invece, a porsi l’obiettivo di ridurre il conferimento in discarica, di bruciare sempre meno rifiuti a favore di prevenzione, riciclo e riuso.
Il problema che la Provincia con Massimo Nobili e il segretario del Pdl Valerio Cattaneo (nella sua intervista a tele vco clicca qui, in rispostaad una nostra conferenza stampa clicca qui) non affrontano è questo: come diminuire drasticamente la quantità di rifiuti che porteremo fuori provincia, e cioè le 30 mila tonnellate l’anno che oggi finiscono a Mergozzo?
Cattaneo per non affrontare nel merito questo tema attacca il Pd affermando che non ha una linea: mente sapendo di mentire!
Il Pd ha una precisa linea politica sul tema rifiuti: l’ha discussa e approvata nella sua commissione ambiente, l’ha votata nella sua segreteria provinciale e l’ha presentata nel suo massimo organismo politico, l’assemblea provinciale.
E questa discussione è nel documento di due pagine (nero su bianco) pubblicato ufficialmente a febbraio del 2011, presentato a un convegno pubblico a Mergozzo e presente sul sito del Pd appunto dal 2011 (cliccare qui per leggerlo).
Quindi Cattaneo legga le carte, i documenti. Lo sappiamo che per lui è inconcepibile avere dei documenti scritti in un partito, ma se ne faccia una ragione.
E nel nostro documento le cose da fare sono state scritte nero su bianco.
Produrre meno rifiuti, fare più raccolta differenziata (non bastano i risultati raggiunti), costruire l’impianto di Biogas al posto del forno inceneritore di Mergozzo, trattare il rifiuto nero rimasto con un altro trattamento meccanico per diminuire ulteriormente questa parte.
Questa Provincia doveva lavorare per far si che in pochi anni quelle 30 mila tonnellate diminuissero drasticamente.
Invece nulla è stato fatto, immobilismo puro.
Questa è la nostra preoccupazione.
Queste sono le sfide vere che Cattaneo e la Provincia dovrebbero affrontare e non annunciare che i nostri rifiuti saranno presto bruciati in un impianto di quadrante a Vercelli (impianto inutile se si attuassero le proposte da noi avanzate).
Anche perché a oggi quell’impianto è solo sulla carta dei sogni.
E in questi anni? Continuiamo a mettere in discarica le nostre 30 mila tonnellate di rifiuti!
Lo ripetiamo: anche un bambino saprebbe nascondere i rifiuti di casa sotto il tappeto del salotto (dei vicini in questo caso giacché andranno fuori provincia).

PD VCO

 

Referendum sulla caccia:il nostro No a cancellare le ragioni e i diritti dei referendari.

Abbiamo tentato in ogni modo di trovare una soluzione che da un parte permettesse di risparmiare 22 milioni di euro e dall’altra costruisse una nuova legge sulla caccia capace di andare incontro alla sensibilità espressa attraverso i quesiti referendari, quella di un nuovo rispetto dell’ambiente e degli animali, e insieme a permettere una attività venatoria che aiuti l’equilibrio ambientale, come richiesto anche dalle associazioni animaliste e ambientaliste nazionali.
Non ce l’abbiamo fatta. La volontà oltranzista di Cota e della maggioranza in regione Piemonte, che avrebbe addirittura preferito andare al referendum per regolare una volta per tutte i conti con gli “anticaccia”, l’ha impedito. Il no alle nostre proposte ha partorito un ordine del giorno che ripropone di fatto la legge vigente con qualche minima modifica.
Abbiamo posto un dilemma particolarmente delicato: da una parte c’è il diritto di partecipazione della comunità piemontese alle decisioni legislative, attraverso un referendum legittimo. Dall’altra una situazione economica talmente grave da rendere particolarmente importante il tentativo di risparmiare 22 milioni.
Bisognava trovare una soluzione che traducesse in una nuova legge entrambe queste esigenze. La maggioranza ha utilizzato la necessità del risparmio per cancellare le ragioni e il diritto dei referendari. Per questo non potevamo che votare contro le scelte compiute dal centrodestra.

DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA
PD VCO

Rifiuti: provincia azzurra= provincia verde? Con l’amministrazione PDL-Lega Nord non sarà possibile!

Conferenza stampa organizzata oggi dal Partito Democratico del VCO sul tema rifiuti e chiusura del forno inceneritore di Mergozzo. Presenti il segretario provinciale Antonella Trapani, il responsabile ambiente Sauro Zani e il capogruppo al comune di Verbania Claudio Zanotti.
Questo il testo del documento presentato alla conferenza.
Abiamo letto le dichiarazioni del Presidente della provincia Nobili e dell’Assessore Pizzi in merito all’annunciata chiusura del forno di Mergozzo e di come venga affermato che l’amministrazione provinciale non abbia in questi anni navigato a vista rispetto alla questione rifiuti. La nostra sensazione, invece, è proprio questa: nessun progetto.
Perché se è assolutamente vero, e per questo crediamo di averne anche il merito, che di chiusura del forno se ne parlava già nella citata delibera del 5 novembre del 2008 dell’amministrazione Ravaioli, oltre che nel programma elettorale del centro sinistra nel 2009 e nel documento presentato alla stampa dal Pd provinciale nel 2010, è altrettanto vero che la Provincia non ha mai predisposto un vero progetto. Eppure di tempo, ne ha avuto parecchio.
Per questo crediamo e condividiamo in pieno le preoccupazioni di Claudio Zanotti che chiede a ConSer Vco, ai suoi Comuni-azionisti e alla Provincia prima di tutto  di chiarire dove si vuole arrivare.
Il partito democratico da anni sostiene che  gli obiettivi strategici in materia di gestione del ciclo dei rifiuti sono:
•    proseguire nella politica della raccolta differenziata “porta a porta” che ha portato la nostra Provincia a livelli di eccellenza nazionale e regionale, con percentuali medie oltre il 60%, per portare a breve la percentuale al 70% (modello Verbania, Vogogna, Pieve Vergonte ecc.) e puntare nei successivi 5/7 anni all’80/85%, in modo da ridurre progressivamente lo smaltimento delle frazioni residue a quantità assolutamente marginali da collocare in modo coerente con le scelte di programmazione regionale e sovra provinciali, quando venissero assunte;
•    realizzare, in sinergia con i privati, di un sistema impiantistico di valorizzazione “a freddo” della frazione “nobile” (carta, cartone, vetro, plastica, metallo) e di smaltimento della frazione umida con la realizzazione di un impianto di bio-gas al posto dell’attuale forno, fondato sulla valorizzazione delle risorse umane e delle capacità organizzative;
•    garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali anche dopo la dismissione del forno di Mergozzo, attraverso ricollocazioni del personale nelle attività sopra indicate e la valorizzazione del notevole patrimonio di esperienze tecniche e organizzative, in una prospettiva realistica di ulteriore sviluppo;
Di tutto questo non c’è alcuna traccia nell’operato del presidente Nobili e dell’assessore Pizzi. Il centro destra si limita a chiudere il forno di Mergozzo per portare i nostri rifiuti altrove, senza una sola proposta per diminuire la quantità di trentamila tonnellate annue di rifiuto “nero” che produciamo nel VCO.
Per questo, la ricerca del partner privato va fatta non consegnandosi mani e piedi a chi “offre di più”, ma costruendo un bando di gara che permetta – ovviamente nel rispetto dell’evidenza pubblica – di selezionare il socio (o i soci) più idonei e affidabili per il conseguimento di un obiettivo (rifiuti tendenti “a zero”, autonomia e autosufficienza nelle varie fasi del trattamento/smaltimento, impiego della manodopera locale) che deve restare saldamente in mano al socio “pubblico”.
Aggiungiamo che proprio perché la chiusura del forno era praticamente obbligata e la si sosteneva da tempo, si doveva procedere con velocità alla costruzione della piattaforma polifunzionale di trattamento dei rifiuti, come proposto mesi fa dal Coub, oltre che a comunicare ai comuni la destinazione finale della frazione indifferenziata, mentre ancora oggi si parla con estrema leggerezza di 2 o 3 opzioni diverse, non ancora chiare e definitive (Parona? Vergiate? Vercelli?).
Quindi, la realtà è che si navighi veramente a vista e non vorremo tra qualche mese trovarci in balia di una tempesta.
Esprimiamo quindi una forte preoccupazione per quella che riteniamo una generale sottovalutazione tendente e mistificare le problematiche del ciclo dei rifiuti e sottrarsi alle proprie responsabilità. In questo senso, risulta emblematica proprio la vicenda della dismissione del forno di Mergozzo, che si pretende di affrontare e risolvere con il ricorso all’esportazione dei rifiuti presso gli inceneritori di Parona o Vergiate (fuori regione!) o magari Vercelli: è di tutta evidenza come una soluzione di questo tipo (ormai inevitabile), affidandosi a processi fuori dal controllo delle amministrazioni locali, comporti l’assunzione di tutta una serie di rischi che vanno dall’aumento delle tariffe alla saturazione della capacità di assorbimento (specie nel periodi di picco estivo). Affermare che il problema della dismissione del forno di Mergozzo si risolve esportando i rifiuti indifferenziati fuori Provincia, e che i costi finali rimarranno inalterati pur includendo il trasporto, risulta un goffo tentativo di minimizzare e rimuovere le gravi responsabilità delle “non  scelte” operate in questo ambito.
I numeri del business del ciclo dei rifiuti sono significativi: 80.000 tonnellate all’anno di materiale raccolto (30.000 di rifiuto indifferenziato e 50.000 di differenziato) per 20 milioni di fatturato (7,5 da trattamento e smaltimento e 12,5 dalla raccolta). E’ chiaro quindi come nella partita sui rifiuti si stiano giocando interessi molto grandi, ci siano in ballo grandi capitali e grandi investimenti impiantistici; interessi che stanno tutti fuori da questo territorio, dove i numeri e le persone di questa provincia sono briciole e dove rischiamo veramente di essere fagocitati perdendo molte delle ricadute positive (ambientali, economiche e occupazionali) che in questi anni l’esperienza della gestione del ciclo dei rifiuti ha comunque fatto registrare.
Per concludere:  l’ambizioso obiettivo che potremmo e dovremmo porci a livello locale (forze politiche e amministratori) è quello di ottenere una certificazione ambientale di piena sostenibilità del territorio provinciale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, spendibile anche in termini di attrazione turistica, oltre che rappresentare un evidente elemento di miglioramento della qualità della vita per i cittadini residenti.
ll Partito Democratico del Vco aveva ed ha le idee chiare in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, vorremmo che anche l’Amministrazione Provinciale, al di là della chiusura del Forno, ci dicesse cosa vuole fare.

PD VCO
Ufficio stampa
5 aprile 2012

Forno inceneritore: la conclusione peggiore

A giugno, dopo 35 anni, il Vco perde l’autosufficienza in materia di rifiuti. La chiusura del forno di Mergozzo annunciata dalla giunta provinciale, avviene senza che si siano verificate le due condizioni essenziali che avrebbero reso sopportabile questa decisione.
La decisione, discutibilissima, è stata ormai presa: a giugno chiuderà l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Mergozzo, più noto come “forno inceneritore”.
Questa volta, per evitare ripensamenti e rinvii di una decisione sbagliata, il gestore dell’impianto (ConSer Vco spa) ha evitato la consueta “fermata” invernale del forno per le indispensabili manutenzioni, tagliandosi alle spalle i ponti di un’eventuale rinculata. E così tra poche settimane i rifiuti indifferenziati del Vco saranno smaltiti altrove. E si tratta, suppergiù, di 30.000 tonnellate all’anno.
Dove, a quale prezzo e per quanto tempo, oggi non è dato sapere.
La Provincia, che ha con accanimento ideologico ha perseguito in questi tre anni il disegno della chiusura del forno di Mergozzo, non si è mossa per trovare un’alternativa. Soprattutto, in questi anni la Provincia sì è ben guardata di realizzare le due sole condizioni che avrebbero giustificato il definitivo abbandono di un impianto che garantisce l’autonomia e l’autosufficienza del Vco nello strategico segmento dello smaltimento: l’estensione del “modello Verbania” (raccolta differenziata al 70%) a tutto il territorio , con il risultato di portare da 30.000 a 16.000 tonnellate/anno il rifiuto indifferenziato da smaltire; la realizzazione di un impianto di trattamento “a freddo” per recuperare e differenziare un’altra significativa frazione delle 16.000 tonnellate residue.
L’inefficienza e la straordinaria miopia della Provincia a guida PdL/Lega Nord rischiano di costarci molto, moltissimo.
Il futuro costo di smaltimento del rifiuto, che oggi è di 122 € per tonnellata (sarebbe salito a 127 € se si fossero fatti i lavori di adeguamento del forno), è ignoto, così come ignote sono le garanzie di poter conferire i rifiuti a tempo indeterminato in un sito adeguato a prezzi certi; ignoti sono i costi di investimento per realizzare la cosiddetta “piattaforma di trasferimento” necessaria per stoccare provvisoriamente i rifiuti e caricarli sugli autotreni; ignoti sono i costi di messa in sicurezza, bonifica e smantellamento del forno esistente; ignoti sono i costi aggiuntivi  che dovrà sopportare ConSer Vco per ricollocare i 25 dipendenti del forno, la cui professionalità (elettricisti, caldaisti, strumentisti, meccanici…) sarà irrimediabilmente dispersa.
Insomma, una storia che si chiude nel modo peggiore.
Claudio Zanotti, consigliere comunale Pd

Cliccando a questa pagina potete scaricare il documento del Pd del VCO in materia di rifiuti del febbraio 2011