Archivi categoria: Enti Locali e montagna

Taglio delle province: VCO cancellato?

image In una sola settimana la maggioranza di centrodestra che governa l’Italia è riuscita ad esprimere quanto segue circa il taglio delle province, diventate ingiustamente emblema dei costi della politica:
1) Decreto anticrisi
Abolizione delle province con meno di 220.000 abitanti, deroghe per quelle confinanti con stati esteri o appartenenti a regioni a statuto speciale: in Piemonte VCO salvo, Biella e Vercelli cancellate.
2) Proposta del presidente leghista di Biella e condivisa (a Porta a Porta) dal presidente leghista della Regione Piemonte Cota: riunire sotto la provincia di Novara le quattro province del Piemonte nord-orientale (Novara, Vercelli, Biella, VCO).  Appare strana questa inversione di tendenza da parte dei leghisti che prima delle elezioni chiedevano autonomia per il VCO ed ora propongono di tornare alla situazione esistente nel 1927. 3) Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Donato Bruno (PDL – Puglia)propone di usare la carta delle autonomie per cancellare tutte le province con popolazione inferiore a 200.000 abitanti, salvando quelle siciliane e sarde perché autonome e, di fatto, spianando la strada alla proposta leghista di cui sopra.
MORALE: delle nove province da tagliare (su 110 totali) tre sono in Piemonte VCO, Biella, Vercelli.
Il gruppo provinciale del PD chiede al Presidente Nobili di adoperarsi, anche nella veste di presidente dell’ Unione delle Province Piemontesi, affinché sia evidenziato il ruolo delle province, soprattutto di quelle, come il VCO, periferiche, demograficamente deboli, formate da molti comuni di piccole dimensioni e finanziariamente parsimoniose.
Chiediamo inoltre al Presidente Nobili di farsi portavoce, nelle sedi romane, di questo fondamentale concetto: l’importanza delle province non si misura in proporzione al numero degli abitanti ma soprattutto in relazione alla vastità ed alla complessità del territorio.
Se prendesse piede questa sciagurata ipotesi i piccoli comuni del VCO avrebbero difficoltà a gestire molte iniziative, i risparmi sarebbero pressoché nulli, continuerebbero ad esistere tutti gli enti in cui si annidano le cause del debito pubblico: due camere formate da 1.000 persone, 20 regioni di cui alcune con popolazione inferiore a quella delle province che si vorrebbe abolire, le province metropolitane e tutte quelle, anche più piccole del VCO (sarde e siciliane) che sono situate in regioni a statuto speciale.
Sarebbe una bella conquista per il nord e per la montagna!

Per il Gruppo del Partito Democratico in Provincia
Il capogruppo
Giuseppe Grieco

CHE FINE HA FATTO IL VICEPRESIDENTE ROSSO?

image Che fine ha fatto il vicepresidente della giunta regionale Roberto Rosso?
Da quando, durante la due giorni di Consiglio che ha varato bilancio e finanziaria, è brillato per la sua assenza in aula e la sua presenza a Montecitorio, ci aspettavamo un segnale del suo interesse per il Piemonte e per l’importante funzione istituzionale che ricopre. Invece niente.
Deve essere un lavoro molto sotterraneo quello che svolge, da assessore al lavoro, perché in questi giorni, nonostante la manovra economica nazionale e i continui segnali negativi sul fronte occupazione, non lo abbiamo visto molto presente. {mosimage} La speranza è che sia impegnato a scrivere la lettera di dimissioni, in modo da risolvere l’incompatibilità, come gli avevamo consigliato. E che lo stesso stiano facendo il presidente Cota, troppo occupato in trasmissioni televisive a difendere la manovra in quanto deputato, e il consigliere Buonanno.
Ma cosa succederebbe se le dimissioni di Rosso non fossero dalla Camera, cui appare molto affezionato, ma dall’incarico di vicepresidente assunto meno di due mesi fa? Credo che il presidente
Cota si renda conto che un rimpasto di Giunta, così in fretta e per un ruolo così importante, non sarebbe un buon segnale per il Piemonte e certificherebbe la sua debolezza nella formazione di un governo
regionale incapace di reggere per due mesi.
Aldo ReschignaUfficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico

SI DIMETTE L’ASSESSORE PRETI a VERBANIA. PERCHE’?

image l’assessore lascia i Lavori Pubblici perchédiventerà, tra un mese, consigliere di Saia. Le motivazioni di queste dimissioni non convincono proprio nessuno, ma confidiamo di poter capire meglio tra qualche settimana.
l’assessore ai Lavori Pubblici, Preti, s’è dimesso dall’incarico nella giornata dl 1 giugno. Annuncio in mattinata, dichiarazioni di circostanza prima di mezzogiorno, breve e anodino comunicato-stampa del Comune, fulmineo decreto del sindaco nel primo pomeriggio con l’assegnazione delle deleghe di Preti al vicesindaco leghista Pella. Una manciata di ore e tutto viene archiviato. Caso chiuso e sigillato. Eppure il povero assessore di Brovello Carpugnino, era stato chiamato con grande enfasi un annetto fa da Zacchera come “tecnico esterno” a reggere uno degli assessorati considerati più difficili e delicati. Eh no, caso chiuso mica tanto. Queste dimissioni non convincono proprio per nulla. In primis, le motivazioni. Che sono davvero lunari. Preti si dimette perché il nuovissimo Consiglio di Amministrazione di ConSer Vco lo ha indicato – con curioso tempismo – come suo rappresentante nel (pletorico: sono 22 consiglieri) Consiglio di Amministrazione di Saia Spa, la holding pubblico/privata che fa un po’ da salotto buono della nostra politica locale. Attenzione: Preti non è ancora consigliere di amministrazione di Saia. Lo diventerà nel corso della prossima assemblea della Società (verosimilmente a fine giugno), quando saranno nominati Presidente e amministratori di Saia per il triennio 2010-2012.
Le cariche di consigliere di Saia e di assessore comunale non sono incompatibili (il Comune non è azionista di Saia). E infatti veniamo a sapere dai giornali (“La Stampa”, 2 giugno) che, mentre Preti lascia immediatamente l’assessorato a Verbania perché diventerà tra un mese uno dei 22 amministratori di Saia, il leghista Airoldi – “lanciatissimo per la Presidenza di Saia” – si accinge a diventare………assessore a Verbania. E lo diventerebbe lasciando il posto di assessore provinciale, quello sì incompatibile con la Presidenza di Saia perché la Provincia della Società “salotto buono” è azionista. Preti si dimette da assessore per non cumulare le due cariche e Airoldi diventa assessore proprio per poter cumulare le due cariche! La Stampa docet. Ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate, se il senso del ridicolo non ci avesse da tempo ormai abbandonato. A meno che una sdegnata rettifica non smentisca il giornalone di Torino. Difficile, difficile, difficile……
A non voler passare per beoti, una domanda almeno dobbiamo farcela: perchéun secondo dopo essere stato indicato dall’azionista ConSer Vco nel CdA di Saia, Preti si dimette e lascia un assessorato così delicato per il quale il sindaco era andato a cercar con il lanternino la persona giusta addirittura fuori Verbania? Preti si dimette in un batter di ciglia e senza nessuna ragione convincente. Anzi, La Stampa ci svela la totale inconsistenza della ragione addotta.
Da tempo in Comune si sussurrava della qualità dei rapporti tra sindaco e assessore; e nelle ore immediatamente seguenti le dimissioni i boatos si sono intensificati. Sembra proprio che si sia approfittato della prima, inconsistente occasione (come dire: un pretesto?) per dare corso a un gesto che non poteva più essere differito. Perché? Chissà che le prossime settimane non ci aiutino a capire meglio le ragioni, quelle vere, di questa fulminea giubilazione.

ARticolo tratto da VERBANIASETTANTA è un foglio virtuale di informazione prodotto da Claudio Zanotti, consigliere comunale di Verbania. All’indirizzo info@verbaniasettanta.it possono essere inviati contributi, riflessioni, testi, nuovi indirizzi di posta elettronica. Gli arretrati possono essere letti su: http://file.webalice.it – username: verbaniasettanta – password: Verbania

Aldo Reschigna Presidente del gruppo PD in regione

image "Una bella soddisfazione per il nostro territorio ". È con queste parole che il segreterio dal PD provinciale Lilliana Graziobelli ha commentato la nomina di Aldo Reschigna a Presidente del gruppo del Pd in consiglio regionale. "Un giusto riconoscimento all’impegno e alle capacità che Aldo reschigna ha messo in campo in quetsi anni".
"La nostra sarà una opposizione senza aggettivi – ha dichiarato Aldo Reschigna svolgeremo fino in fondo il nostro ruolo di controllo dell’operato della giunta regionale e della maggioranza in consiglio regionale". Ma non rinunceremo, anche grazie al nuovo regolamento che entra in vigore – ha aggiunto – a sfidare la maggioranza sui contenuti del governo regionale. Non ci schiereremo cioé solo contro, ma rilanceremo le nostre proposte alternative di fronte ai problemi del Piemonte".

Prima promessa non mantenuta: niente assessore per il Vco.

image l’avevano detto più volte in campagna elettorale. 
Lo hanno dichiarato i vari esponenti locali del centro destra, il neo consigliere Valerio Cattaneo in testa, l’aveva assicurato anche il neo eletto presidente Cota.
Il VCO avrà un assessore nella nuova giunta.
Così non è stato – e sarà contento Luigi Songa – : nella giunta presentata poche ore fa dal presidente Cota nessuno del Vco è presente.
Il centro destra ancora una volta dimostra la distanza siderale tra quanto afferma e promette in campagna elettorale e quanto poi fa concretamente.
Una presenza in giunta sarebbe stata importante anche per la situazione di profonda crisi economica che vive il nostro territorio.
E non basta certo la carica di presidente del consiglio a mitigare questa mancata entrata del Vco in giunta regionale.
Dopo pochi giorni il centro destra non mantiene una promessa fatta ai cittadini del VCO.
Coordinamento provinciale PD VCO
 

La crisi ed il ruolo dei politici…

image Pubblichiamo la lettera inviata da Enrico Borghi al direttore di AzzurraTV Maurizio Depaoli.
Caro Direttore, ho ascoltato il tuo editoriale di sabato dedicato all’ultima candelina della Bialetti, e più in generale alla crisi industriale del nostro territorio posta in relazione con il cosiddetto “peso politico” del VCO. Vorrei provare, essendo stato chiamato giustamente in causa, ad indicare almeno quattro strade sulle quali a mio giudizio il settore pubblico può intervenire con tempi relativamente brevi per cercare di dare una risposta di carattere occupazionale al nostro territorio. Con una premessa. Sono convinto che la crisi che sta attraversando il VCO sia l’apice di una “maturazione” di attività manifatturiere, non sostituite da un’imprenditoria dinamica e innovativa pronta a rimpiazzare il capitalismo familiare ormai defunto e anzi in qualche caso (vedi Bialetti, SitCupro, Acetati, temo presto Tessenderlo) pronta a sganciarsi dal territorio quando ha ultimato le sue finalità sostanzialmente speculative. Questo assegna al settore pubblico un ruolo diverso rispetto al passato. Il “pubblico” nel VCO deve attribuirsi due compiti: da un lato intervenire direttamente sulla domanda aggregata, con operazioni di tipo keynesiano, per attivare politiche industriali nei settori di competenza al fine soprattutto di tenere alti i livelli occupazionali. Dall’altro creare le condizioni per le quali le imprese innovative e realmente interessate al nostro territorio investano, senza briglie burocratiche e con un contesto sociale di sostegno e di incentivo. Sul primo versante, credo che stia nella responsabilità delle amministrazioni pubbliche innescare in tempi rapidi due filoni che potrebbero dare ricadute positive sotto il profilo dell’occupazione.

1 – una politica industriale per il ciclo idrico Il Parlamento ha recentemente abolito gli ATO acqua e rifiuti, rimandando alle Regioni il compito di ridefinire il governo del sistema entro un anno. Proposta: perché non fare un’ATO asciuttissima e senza costi, composta dalle tre nuove comunità montane e dal Comune di Verbania, che assegni direttamente ad una nuova società interamente pubblica frutto della fusione tra Idrablu, Acque Nord e Comuni Riuniti la gestione integrata del ciclo idrico del VCO? La nuova società potrebbe utilizzare i dispositivi della legge sugli appalti attivando la procedura negoziata con imprese locali, per attivare lavori pubblici nel campo degli acquedotti e delle fognature di cui i nostri comuni hanno bisogno come il pane. Il tutto preceduto da un “patto” tra imprese, sindacati e istituzioni col quale le imprese beneficiarie si impegnerebbero ad utilizzare in questo settore maestranze – adeguatamente formate- espulse dalle aziende industriali in fase di chiusura. Si attiverebbe così una politica industriale utilizzando una risorsa naturale come l’acqua con concrete ricadute locali. Sarebbe un’occasione di maturità per la classe politica della zona di mettere al bando populismi e tatticismi su questo tema, e rispondere a tre problemi oggettivi: la carenza di infrastrutture, il lavoro per le imprese della zona e un possibile assorbimento di manodopera espulsa dai cicli produttivi.

2 – la bonifica area ex Enichem Sono ormai quattordici anni che parliamo della bonifica dell’area attorno allo stabilimento chimico di Pieve Vergonte. Proposta: avvalendoci anche della presenza del board Eni del vicepresidente della Provincia, “staniamo” finalmente Ministero e Syndial, e costruiamo poi capitolati speciali d’appalto in modo tale che sia possibile coinvolgere nella grande operazione di bonifica imprese locali e assorbire manodopera locale, senza ricorrere al concetto di “general contractor” che strozza sul filo del subappalto i piccoli artigiani locali e attua una concorrenza sul costo spesso a scapito della qualità, facendo arrivare in zona oltre tutto aziende esterne che spesso di regolare hanno solo il certificato! Sul secondo versante, quello degli incentivi alla produzione locale, sono convinto di possa lavorare anche qui rapidamente su due livelli:

1 – un’Azienda Energetica delle Valli Lepontine Barack Obama ha detto che i problemi fondamentali dell’Occidente oggi sono tre: il terrorismo, l’incremento demografico e le fonti energetiche. Sappiamo tutti qual è stato il ciclo dell’energia idroelettrica nel VCO. E sappiamo che le nostre acque saranno preziose perché oggi serve energia in quantità crescente, facilmente disponibile, a basso costo e ambientalmente sostenibile. Oggi sul tappeto ci sono i rinnovi di alcune concessioni idroelettriche, e altre arriveranno in futuro. Proposta: perché non rifondare su basi nuove il rapporto tra i produttori idroelettrici e il territorio, facendo decollare una “Azienda Energetica delle Valli Lepontine” o una “VCO energia” pubblico-privata, partecipata dalle banche locali, dalla Regione e dagli enti locali, che si inserisca in un più vasto progetto industriale di dimensione nazionale e internazionale? Non fermiamoci alle dimensioni: nella piccola valle svizzera di Poschiavo è stata fondata una società, la Rezia Energia, che oggi vende e distribuisce energia in mezza Europa, Italia compresa. A Olten, piccolo paese elvetico, ha sede la Atel, che in cento anni di vita è riuscita a diventare un piccolo colosso mondiale dell’energia. I nostri imprenditori soffrono perché pagano l’energia mediamente il 30 per cento in più di altre realtà europee. Mettiamo ad un tavolo le istituzioni, gli industriali che credono al territorio e le banche della zona e buttiamo il cuore oltre l’ostacolo. Iniziando, magari, dalla costituzione di un consorzio di acquisto energetico per spuntare condizioni di fornitura più vantaggiose rispetto ai concorrenti e far cogliere alle aziende del VCO i vantaggi derivanti dalla liberalizzazione del settore elettrico.

2 – una sinergia Polo dell’Innovazione/Enti Locali Il Polo dell’Innovazione presso il Tecnoparco del Lago Maggiore sta iniziando a dare risposte. Ci sono importanti adesioni, e altre se ne annunciano. Dobbiamo fare in modo, però, che quando le imprese avranno studiato i prototipi essi arrivino subito sul mercato. In almeno due settori (quello del mini-idroelettrico e dell’auto elettrica) essi potrebbero farlo se nei propri capitolati le amministrazioni pubbliche inserissero tali tecnologie. Proposta: facciamo un patto tra produttori e pubbliche amministrazioni, sotto la regia del Polo dell’Innovazione, per conseguire questo obiettivo? Sono temi complessi e che meriterebbero maggiori approfondimenti, che spero possano essere fatti anche attraverso un dibattito pubblico. Per conseguirli abbiamo bisogno di un confronto politico, istituzionale e sindacale di alto profilo, liberandoci di piccole furbizie e di tatticismi. Su questi temi è in gioco l’esistenza del Verbano Cusio Ossola come soggettività politicoeconomica, e se saremo davvero classe dirigente all’altezza l’autonomia ce la conquisteremo sul campo. Altrimenti ci aspetta un futuro da colonia. Politica ed economica. Motivo in più per impegnarsi, ciascuno secondo le proprie responsabilità, per evitare che ciò accada.
Enrico Borghi presidente Uncem