![](https://www.partitodemocraticovco.it/wp-content/uploads/2017/10/provinciaverbanocusioossola.png)
La sEGRETERIA
Partito Democratico
Coordinamento provinciale VCO
La sEGRETERIA
Partito Democratico
Coordinamento provinciale VCO
Convegno “PASSAGGIO A NORD OVEST“.
Segnaliamo che, sabato 27 ottobre 2018 dalle ore 10.00, presso il foyer del centro eventi Il Maggiore a Verbania, la Lista Civica “Con Silvia per Verbania” ha organizzato, assieme al neonato “Gruppo di Verbania – Coordinamento delle liste civiche di centrosinistra di Liguria, Lombardia e del Piemonte”, una giornata di approfondimento sui temi che ogni giorno riguardano direttamente i cittadini.
Un confronto ( link al Programma Passaggio a Nord Ovest sabato 27 ottobre 2018 Verbania) con nomi di primo piano dell’attività amministrativa del nord ovest: dal sindaco di Milano Beppe Sala all’ex Giuliano Pisapia , dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori sino a quello di Sestri Levante Valentina Ghio, dal presidente di regione Sergio Chiamparino sino al nostro sindaco Silvia Marchionini, assieme ad altri e significativi nomi di amministratori, parlamentari, tecnici ed esperti.
Pubblichiamo il documento approvato dal Partito Democratico del Verbano Cusio Ossola, in merito al prossimo referendum sulla richiesta di cambio regione.
Referendum 21 ottobre 2018. Le ragioni di un NO
I cittadini del Verbano Cusio Ossola il 21 ottobre decideranno se chiedere di diventare lombardi; le forze politiche, ad oggi, non hanno espresso in maniera chiara la propria preferenza.
Il Partito Democratico, premettendo che “lasciare la libertà di voto” agli elettori è un prerequisito della democrazia e non una concessione delle forze politiche, vuole condividere con iscritti, simpatizzanti ed elettori tutti le ragioni di un NO.
Una perplessità preliminare del Partito Democratico riguardo la proposta referendaria di passaggio del VCO alla Lombardia risiede nel manifesto utilizzato per raccogliere le firme:
il motto “Diamoci un taglio”, con forbice mutilante il Piemonte di Novara e Verbano Cusio Ossola. Il PD più che alle forbici che tagliano crede nel filo che cuce; un referendum svolto solo nel VCO (a Novara non si sono neppure raccolte le firme), in caso di vittoria dei SI, consegnerebbe il nostro territorio alla condizione di enclave lombarda in terra piemontese circondata, via terra, dalle province di Novara, Vercelli e dalla Svizzera.
L’affermazione dei promotori il referendum “La nostra storia ci riporterà in Lombardia” genera in noi altri tipi di perplessità.
È vero che il Ducato di Milano ha, sino al 1748, annoverato tra i suoi possedimenti il VCO, ma richiamare questo dato storico come ragione di un’odierna annessione alla Lombardia pare azione molto ardita. La pace di Lodi (1454) consegna una fotografia del Ducato di Milano comprensivo del VCO, Novara, Alessandria, Piacenza, Parma, Canton Ticino e privo di Bergamo, Brescia, Mantova. L’attuale regione Lombardia è altra cosa rispetto al Ducato di Milano e non ci risulta che piacentini, parmigiani, ticinesi, alessandrini, novaresi chiedano annessioni e neppure che bergamaschi e bresciani intendano traslocare in Veneto in memoria della Serenissima repubblica di Venezia. Nel 1748, quasi 300 anni fa, la pace di Aquisgrana sancisce il definitivo passaggio del VCO (con la sola brevissima eccezione del periodo napoleonico) ai Savoia e più tardi al Piemonte.
Il Verbano Cusio Ossola è periferico, sia in ottica nazionale che regionale (sarebbe invece centrale in ottica europea) e, come ogni territorio in tale condizione, tende a cercare servizi ed opportunità volgendo lo sguardo in più direzioni; ciò si verifica in molteplici ambiti tra i quali quello sanitario, dell’istruzione, del lavoro, del commercio, del turismo. Molti tra noi hanno studiato a Milano o Pavia, si sono curati a Varese, lavorano in Svizzera. L’appartenenza alla Regione Piemonte non è mai stata motivo di impedimento.
È altresì vero che ogni mattina centinaia di giovani lombardi scendono dal traghetto e studiano nelle nostre scuole e che migliaia di lombardi e ticinesi, ogni week-end arrivano nelle nostre località ad acquistare o riposare: anche per loro venire in Piemonte non è mai stato difficile.
Le relazioni interregionali rimarranno inalterate, l’eventuale cambio di regione non altererà la geografia e le distanze tra VCO e Piemonte o Lombardia rimarranno le stesse.
I fautori del cambio di casacca sembrano puntare sui presunti vantaggi economici che deriverebbero dal divenire lombardi.
La comparazione tra i trasferimenti lombardi alla zona montana di Sondrio e quelli Piemontesi al Verbano Cusio Ossola sono di difficile comparazione, perché non ci si può limitare a paragonare i trasferimenti alle provincie, essendo necessario confrontare i finanziamenti a tutti gli enti locali (e non solo) appartenenti alle due aree oggetto di interesse; limitandosi alle provincie, negli scorsi anni sono stati maggiori i trasferimenti al VCO rispetto a Sondrio, mentre negli ultimi due anni, anche a causa della crisi finanziaria della Regione Piemonte, il dato si è rovesciato.
Il PD si chiede se sia giusto abbandonare una Regione e bussare alla porta di un’altra solo nella speranza di ricevere qualche euro in più.
Il recente intervento a Verbania del Presidente Chiamparino ha ridato attualità anche alle questioni inerenti la specificità montana del nostro territorio, come percorso avviato e legittimato dalla legislazione nazionale e regionale e tuttavia in attesa di una completa concretizzazione.
Il Partito Democratico si interroga, inoltre, sull’effettiva convenienza a lasciare il Piemonte anche in relazione ad una propria importante specificità, quella del turismo lacuale.
La nostra provincia, con le sue presenze annue superiori a tre milioni (nel 2017), vede le proprie località di lago ai vertici della classifica regionale riguardante gli indicatori turistici. Il cambio di regione costringerebbe le maggiori località turistiche della provincia (Verbania, Baveno, Stresa, Cannobio, Cannero, Belgirate, Mergozzo, Oggebbio, Ghiffa: oltre 2,5 milioni di presenze) a negoziare con altri laghi (Garda, Como, Iseo) finanziamenti regionali e progetti di sviluppo, lasciando così il monopolio del turismo lacuale Piemontese ai soli comuni di Arona, Dormelletto, Meina, e ad alcuni comuni del lago d’Orta. A tal proposito preme segnalare che l’ipotesi di divisione del lago d’Orta tra due regioni renderebbe la città di Omegna isolata rispetto agli altri comuni del Cusio favorendo, ulteriormente, il ruolo attrattivo di Borgomanero. Non ci sembra un’allettante prospettiva.
Sul fronte sanitario il timore è quello di vedere svanire il progetto di Ospedale Nuovo del Verbano Cusio Ossola ed i finanziamenti ad esso collegati. Le recenti chiusure di ospedali periferici da parte di regione Lombardia, alcuni dei quali in provincia di Varese, non fanno che acuire le nostre preoccupazioni.
E ancora, la cesura dal Piemonte consegnerebbe il Verbano Cusio Ossola ad un decennio di dolorosa e costosissima transizione: si pensi solo alle diverse leggi regionali che regolano, in maniera diversa, moltissimi aspetti dell’economia, del lavoro, della formazione professionale, della tutela ambientale, dell’edilizia e dell’urbanistica, per citarne solo alcuni.
Che dire, inoltre, della fitta rete di relazioni che “Diamoci un taglio” interromperebbe?
In molti casi, associazioni di lavoratori, commercianti, artigiani, industriali, sono costituite su base sovra provinciale, unendo le forze con la provincia di Novara (a volte perché i soli iscritti del VCO ne renderebbe ardua la sopravvivenza): cosa ne sarà di loro?
Ancora una volta il rischio è di passare dalla condizione di periferia del Piemonte a periferia della periferia della Lombardia.
Qualche considerazione finale merita la questione relativa ai costi di questo Referendum.
Alcuni comuni hanno, in passato, chiesto di cambiare regione (quasi sempre per passare da una regione ordinaria ad una a statuto speciale); bene, in tutti questi casi la richiesta è partita con delibera dei consigli comunali e con conseguente assunzione dei costi del Referendum.
In questo caso, nessun comune ha adottato una delibera di richiesta di indizione di referendum, ma si vorrebbe imputare ai comuni il costo di questa consultazione elettorale. Questa è solo l’ultima, e neppure la più importante, perplessità che alberga in noi.
Partito Democratico
Verbano Cusio Ossola
Il Consiglio Comunale di Cannobio ha approvato, nei giorni scorsi, il Protocollo di Intesa con il quale si prende atto dello stanziamento del 2017 di ANAS e CIPE con 60 milioni di euro per gli interventi di messa in sicurezza della statale 34 del Lago Maggiore.
Un atto pubblico, di una giunta guidata dal sindaco Albertella di Forza Italia, che smaschera la campagna elettorale degli ultimi mesi della Destra locale, che ha sempre affermato che quei fondi non c’erano.
Un documento del consiglio comunale di Cannobio in cui è scritto, nero su bianco, che 25 milioni vengono stanziati con la delibera CIPE 98/2017 del 22 DICEMBRE 2017 e 35 milioni vengono stanziati da ANAS, con rimodulazione del piano di interventi e decreto interministeriale del 27 DICEMBRE 2017. Atti e finanziamenti, appunto, del 2017 con il governo Gentiloni di centro sinistra in carica.
Di tutte queste cose il sindaco di Cannobio di Forza Italia, Giandomenico Albertella, era perfettamente a conoscenza, visto che su questo tema ha lavorato in quei mesi a contatto con il vicepresidente della regione Piemonte Aldo Reschigna, con l’onorevole Enrico Borghi, con il sindaco di Verbania Silvia Marchionini, con l’allora ministro Graziano Delrio e il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino.
Ma anche lui, in campagna elettorale, ha lanciato dichiarazioni che mettevano in dubbio tali finanziamenti, seguiti a ruota da comunicati di Forza Italia e Lega dello stesso tenore (basta ricordarsi delle accuse della Lega nel 2017,”continuano a prenderci in giro” link qui ); finanziamenti di cui, in questi giorni e con una giravolta a 180 gradi, queste forze politiche se ne prendono il merito!
Le bugie hanno le gambe corte, come affermato dall’onorevole Enrico Borghi, e quindi la delibera proposta dallo stesso Albertella toglie ogni alibi e dimostra come nei fatti, e come sempre dichiarato dal Partito Democratico e dai suoi esponenti, i soldi per gli interventi di messa in sicurezza della statale 34 c’erano nel 2017 e ci sono nel 2018.
Lo affermiamo, non per prenderci meriti di un intervento doveroso, ma per rappresentare i fatti così come sono accaduti e che hanno visto, dal drammatico e mortale evento del marzo 2017 tra Cannero e Cannobio, nove mesi per trovare le risorse e diciotto mesi per formalizzare il Protocollo di Intesa tra le varie Istituzioni.
Ora è necessario che tutte le istituzioni assieme lavorino per tramutare queste risorse in interventi concreti per migliorare la viabilità di frontalieri, turisti e cittadini.
Bando periferie. Il governo vuole togliere 8 milioni di euro a Verbania. Imbarazzante il silenzio di Lega e 5 Stelle verbanesi
Gli accordi si rispettano. Tanto più se a contrarli è lo Stato con 96 città italiane e quasi 20 milioni di cittadini. Perché questi sono i numeri dei progetti finanziati attraverso il bando periferie con 2,1 miliardi di euro nella precedente legislatura e che ora vengono messi in discussione dal Governo Salvini-Di Maio (a proposito: “l’avvocato del popolo italiano”, Giuseppe Conte, dove è finito?). A rischio ci sono 1,6 miliardi di euro di finanziamenti destinati dai precedenti governi Renzi/Gentiloni a 96 Comuni e Città metropolitane, che hanno messo in campo progetti che coinvolgono più territori per un totale di 326 comuni interessati.
Per Verbania rischiano di sparire 8 milioni di euro e non veder finiti i lavori già appaltati, alcuni giorni fa, per il parcheggio del Movicentro della Stazione e la seconda parte della pista ciclo pedonale tra Suna e Fondotoce (oltre ad altri interventi, a partire dalle spiagge cittadine).
Il rischio è che il cantiere senza fine della stazione resti tale e la ciclo pedonale nasca monca. Una follia la scelta dell’attuale Governo, una sciagura per Verbania, i suoi cittadini, i pendolari, i turisti ecc.
Tutto potrebbe essere cancellato con un colpo di spugna, in barba alle aspettative e soprattutto alle convenzioni che i sindaci hanno firmato con la Presidenza del Consiglio nel dicembre 2017. A lanciare l’allarme non è solo il Partito democratico, ma tutti i primi cittadini dei comuni coinvolti (a partire da Silvia Marchionini), senza distinzione di parte politica.
Chi risarcirà le comunità verbanese di questa sottrazione di fondi per opere che si aspettano da anni?
Chi risarcirà i contenziosi che nasceranno per i progetti già appaltati?
Chi risarcirà gli italiani delle decine di migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti che non verranno attivati (stima di Ance) a causa di questo blocco?
Ovviamente i responsabili di questo scippo, Movimento 5 stelle e Lega, a livello locale sono in silenzio. Nessun gesto politico e istituzionale, nessun intervento per fermare queste scelte, nessuna parola a difesa degli interessi della loro città, Verbania, e del loro territorio.
Il Movimento 5 stelle ha scritto, qualche tempo fa, sul proprio blog locale che “per quanto riguarda il movicentro, il MoVimento 5 Stelle di Verbania si è prodigato, fin dai primi giorni dal mandato elettorale, affinché si arrivasse alla conclusione del travagliato progetto”.
Tutte parole a vuoto e promesse che non si concretizzano, rinnegate dal loro Governo e dalla loro maggioranza parlamentare.
Cosa ne pensano l’onorevole Crippa dei 5Stelle? E l’onorevole Gusmeroli e il senatore Montani della Lega?
Ora si rischia, sul serio, di veder tutto spazzato via dal governo gialloverde. Qui non c’entrano le appartenenze politiche, ma il destino delle nostre città e del nostro Paese, il rispetto di accordi firmati dai sindaci con lo Stato. I patti si rispettano, su questo ci batteremo fino alla fine.
Partito Democratico VCO
Partito Democratico VCO