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Congresso PD ad ottobre

imageNessun cambiamento e nessun rinvio.
Il congresso del Pd, si terrà in autunno e come previsto da statuto le primarie si terranno il 25 ottobre.
È questo l’esito della riunione della segreteria che si è svolta, oggi, presso la sede dei dmocratici a Roma, approvando la linea del partito e del segretario Dario Franceschini.
imagePer il congresso a ottobre si schiera anche Pierluigi Bersani, uno dei candidati alla segreteria: "Un rinvio non è opportuno". Anche per cogliere "il terzo obiettivo del Pd, quello di dispiegare il progetto e le potenzialità del Pd e questo si fa solo con un congresso vero e serio in cui avanziamo una proposta politica al Paese". (Bersani presenterà Idee per il Pd e per l’Italia legati alla sua candidatrura, il 1 luglio a Roma).

La posizione del PD: tre Si ai Referendum

image Il segretario del PD Dario Franceschini in merito al referendum ha dichiarato che il Pd ha preso una decisione per tre SI sulla quale gli organismi direttivi del partito si sono espressi.
Ha poi sottolineato che se al referendum elettorale vincesse il no, "anche attraverso la via dell’astensione", il messaggio sarebbe che "la legge non si cambia più".
"Non condividiamo il meccanismo che esce dai quesiti – ha aggiunto Franceschini – ma interpreteremo il segnale, che è: ‘vogliamo una legge migliore’, e poi avremo quattro anni per farlo".
"La posizione del partito è quella che esprimo io, si è votato, 100 persone hanno detto sì, 5 hanno votato contro."
"Il referendum non l’abbiamo proposto noi, ma di fronte alla domanda se vogliamo abolire la legge porcata, noi che l’abbiamo sempre contrastata, non possiamo che rispondere di sì. Poi avremo tempo quattro anni per fare una nuova legge". "Invito anche i politologi – ha concluso Franceschini per ribattere alla critica di voler favorire Berlusconi – a considerare che, se Berlusconi decidesse di andare da solo per avere il premio di maggioranza tutto per lui, potrebbe farlo anche con la legge attuale".

I quesiti referendari: si vota domenica 21 e lunedì22

Si vota domenica 21 (dalle 07 alle 22) e lunedì 22 giugno (dalle 07.00 alle 15.00) per i tre refeferendum sui quesiti elettorali.
Di seguito riportiamo i contenuti dei tre quesiti.
Il 1° e il 2° quesito: premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento.
Le attuali leggi elettorali di Camera e Senato prevedono un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Tale premio è attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato. Esso è attribuito alla “singola lista” o alla “coalizione di liste” che ottiene il maggior numero di voti.
Il fatto che sia consentito alle liste di coalizzarsi per ottenere il premio ha fatto sì che, alle ultime elezioni, si siano formate due grandi coalizioni composte di numerosi partiti al proprio interno. E la frammentazione è notevolmente aumentata.
Il 1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei Deputati e per il Senato) si propongono l’abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste.
In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi.
 Un secondo effetto del referendum è il seguente: abrogando la norma sulle coalizioni verrebbero anche innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza parlamentare, cioé, le liste debbono comunque raggiungere un consenso del 4 % alla Camera e 8 % al Senato.
In sintesi: la lista più votata ottiene il premio che le assicura la maggioranza dei seggi in palio, le liste minori ottengono comunque una rappresentanza adeguata,
All’esito dell’abrogazione, resteranno comunque in vigore le norme vigenti relative all’indicazione del “capo della forza politica” (il candidato premier) ed al programma elettorale.
Gli effetti politico-istituzionali del 1° e del 2° quesito
Il sistema elettorale risultante dal referendum spingerà gli attuali soggetti politici a perseguire, sin dalla fase pre-elettorale, la costruzione di un unico raggruppamento, rendendo impraticabili soluzioni equivoche e incentivando la riaggregazione nel sistema partitico. Si potrà aprire, per l’Italia, una prospettiva tendenzialmente bipartitica. La frammentazione si ridurrà drasticamente. Non essendoci più le coalizioni scomparirà l’attuale schizofrenia tra identità collettiva della coalizione e identità dei singoli partiti nella coalizione. Con l’effetto che i partiti sono insieme il giorno delle elezioni e, dal giorno successivo, si combattono dentro la coalizione.
Sulla scheda apparirà un solo simbolo, un solo nome ed una sola lista per ciascuna aggregazione che si candidi ad ottenere il premio di maggioranza.
Le componenti politiche di ciascuna lista non potranno rivendicare un proprio diritto all’autonomia perché, di fronte agli elettori, si sono presentate come schieramento unico, una cosa sola. Nessuno potrà rivendicare la propria “quota” di consensi. E sarà molto difficile spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni della maggioranza. Lo scioglimento del Parlamento una volta che è entrata in crisi una maggioranza votata compattamente dagli elettori potrebbe essere politicamente molto probabile.
l’eliminazione di composite e rissose coalizioni imporrà al sistema politico una sterzata esattamente opposta all’attuale. Piuttosto che l’inarrestabile frammentazione in liste e listine, minacce di scissioni e continue trattative tra i partiti, il nuovo sistema imporrà una notevole semplificazione, lasciando comunque un diritto di rappresentanza anche alle forze che non intendano correre per ottenere una maggioranza di Governo, purché abbiano un consenso significativo e superino la soglia di sbarramento.

Il 3° quesito: abrogazione delle candidature multiple e la cooptazione oligarchica della classe politica
Un terzo quesito referendario colpisce un altro aspetto di scandalo. Oggi la possibilità di candidature in più circoscrizioni (anche tutte!) dà un enorme potere al candidato eletto in più luoghi (il “plurieletto”). Questi, optando per uno dei vari seggi ottenuti, permette che i primi dei candidati “non eletti” della propria lista in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio al quale rinunzia. Egli così, di fatto, dispone del destino degli altri candidati la cui elezione dipende dalla propria scelta. Se sceglie per sé il seggio “A” favorisce l’elezione del primo dei non eletti nella circoscrizione “B”; se sceglie il seggio “B” favorisce il primo dei non eletti nella circoscrizione “A”. Nell’attuale legislatura, questo fenomeno, di dimensioni veramente patologiche, coinvolge circa 1/3 dei parlamentari. In altri termini: 1/3 dei parlamentari sono scelti dopo le elezioni da chi già è stato eletto e diventano parlamentari per grazia ricevuta. Un esempio macroscopico di cooptazione!
E’ inevitabile che una tale disciplina induca inevitabilmente ad atteggiamenti di sudditanza e di disponibilità alla subordinazione dei cooptandi, atteggiamenti che danneggiano fortemente la dignità e la natura della funzione parlamentare. Inoltre i parlamentari subentranti (1/3, come si è detto) debbono la propria elezione non alle proprie capacità, ma alla fedeltà ad un notabile, che li premia scegliendoli per sostituirlo.
Con l’approvazione del 3° quesito la facoltà di candidature multiple verrà abrogata sia alla Camera che al Senato.

Un grazie a tutti: guardare avanti da protagonisti.

image Voglio ringraziare le cittadine ed i cittadini che hanno sostenuto con il loro voto il Partito Democratico nelle elezioni del 6 e 7 giugno.
Voglio ringraziare le persone che si sono candidate nelle liste del Partito Democratico ed i tanti militanti e simpatizzanti che hanno lavorato con passione, intelligenza ed entusiasmo durante questa difficile campagna elettorale.
Speravamo di raccogliere di più soprattutto nel voto amministrativo, consapevoli che gli amministratori uscenti in Provincia e nei Comuni avevano dedicato cinque anni ad affrontare i problemi delle nostre comunità locali: a loro va il mio grazie perchéhanno saputo dimostrare competenza, onestà e rispetto delle comunità locali che hanno guidato.
Ha pesato certamente sul voto amministrativo il fatto che per la prima volta dalle elezioni dirette dei Sindaci e del Presidente della Provincia non vi è stato una differenza di voto consistente tra il voto politico espresso nele elezioni europee ed il voto amministrativo per la Provincia e per i Comuni.
Certamente nel voto amministrativo abbiamo ottenuto dei risultati complessivamente migliori ma non tali da colmare una distanza molto forte. Siamo chiamati però a guardare avanti, certamente ad analizzare con molta attenzione e scrupolo il voto nella sua complessità e nella specificità dei singoli Comuni, ma guardando avanti.
Sapendo rafforzare la presenza del Partito democratico nelle singole reatà territoriali, sapendo costrruire un Partito aperto, facendo conoscere e riconoscere il Partito Democratico per la qualità delle sue idee e delle sue proposte e per la vicinanza che è in grado di esprimere alle comunità locali.
Il Verbano-Cusio-Ossola sta attraversando un momento di grandi difficoltà con una crisi economica che sta creando incertezza in molte persone e minando il tessuto produttivo di grandi e piccole aziende.
In questa difficoltà per il nostro territorio il Partito Democratico deve continuare ad immergersi dimostrando vicinananza a chi è in difficoltà e capacità di portare avanti quelle proposte in grado di far uscire il nostro territorio dalla crisi economica.
Dovremo essere capaci di attuare, anche stando all’opposizione, il programma con cui ci siamo presentati al giudizio degli elettori.
Si apre certamente una nuova fase per il Partito Democratico anche nella nostra Provincia: un fase fatta di analisi, anche spietate .
Viviamo però questo momento con la consapevolezza di chi non crede di dovere ricominciare tutto dall’inizio ma di chi sente di volere continuare un lavoro .
Abbiamo di fronte un congresso che dovrà essere un momento vero di partecipazione e di confronto, che dovrà esprimere una nuova classe dirigente, che dovrà precisare profilo, identità del nostro partito nella dimensione locale e nella dimensione nazionale e che dovrà in Piemonte anche concretamente dare peso e forza ai diversi territori che caratterizzano la nostra regione.
Un grazie di cuore a tutti Voi ed un invito a guardare avanti da protagonisti.

Aldo Reschigna
Coordinatore PD VCO

PRIME REAZIONI AL VOTO

image Prime reazioni da parte dei leaders politici del nostro territorio dopo i risultati dello scrutinio del voto europeo. “Fondamentalmente gli equlibri non si modificano fra centro destra e centro sinistra – commenta Aldo Reschigna coordinatore del PD nel VCO. Diverso invece il discorso all’interno delle stesse coalizioni: da una parte la Lega assume un maggior peso nei confronti del PDL, dall’altra l’IDV ha acquisito quel consenso che il PD ha perso anche nella nostra provincia (meno 6% rispetto alle politiche del 2008). Al centro dei primi commenti il risultato del movimento guidato dall’ex Pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, che nel VCO ottiene il 6.03% delle preferenze “si dovrà aprire una discussione complicata all’interno del centro sinistra e dei movimenti che compongono l’attuale opposizione – prosegue ancora Reschigna – anche se il voto europeo non è sintomatico di quello amministrativo quindi ci saranno quasi sicuramente degli scostamenti: perché con i dati attuali avremmo perso sia la Provincia sia il comune di Verbania. Di certo il dato del PD a Verbania è preoccupante, ma non voglio fare profezie anche perché a Verbania non è stata fatta campagna elettorale per il voto europeo ma c’è stata una campagna elettorale molto radicalizzata sul piano degli schieramenti politici. Non immagino un ribaltone dei dati, anche perché ora le dimensioni sono difficili da calcolare per i diversi rapporti fra il voto europeo e quello amministrativo.” Ad essere soddisfatto del voto europeo è l’Italia dei Valori che raccoglie il 6.03% delle preferenze con una crescita significativa rispetto alle politiche del 2008 del 2.74% “dati che confermano l’ottimo lavoro che i nostri rappresentati hanno fatto in questi mesi – commenta Massimo Turioni coordinatore provinciale dell’IDV – e che ci spinge a lavorare su questa linea.” Chi resterà fuori dall’emiciclo di Bruxelles sarà l’estrema sinistra “sapevamo che eravamo a rischio quorum – commenta Paola Barassi di Rifondazione Comunista – anche se abbiamo confermato i risultati delle precedenti politiche. Ora serve un serio confronto all’interno delle diverse componenti della sinistra italiana perché questa scissione ha scontentato il nostro elettorato.” (DA TELE VCO)