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25 aprile: le iniziative nel VCO

Ricordi, intitolazioni e cerimonie nel Vco per ricordare il giorno della Liberazione.

– A Verbania domani alle 10 la messa nella basilica di San Vittore, poi il corteo si sposterà al monumento ai caduti sul lungolago di Intra: sarà Giovanni Cerutti, direttore dell’Istituto storico della Resistenza di Novara, a tenere l’orazione ufficiale. Alla Casa della Resistenza di Fondotoce alle 16 l’inaugurazione dell’opera di Dafne Boggeri, ispirata alla Liberazione.

– A Stresa , messa alle 11 e poi l’omaggio ai caduti con il corpo musicale di Santa Cecilia di Fornero,

–  a Baveno alle 9 ritrovo al circolo Arci di Feriolo, alle 10 la messa e alle 11 l’omaggio ai caduti e l’orazione ufficiale con il corpo musicale di Baveno.

– Per tutti i comuni dell’alto Verbano, invece, la manifestazione unitaria si svolgerà sabato in Valle Cannobina a Falmenta.

– Due giorni di celebrazioni a Domodossola : stasera alle 21 nella collegiata dei santi Gervasio e Protasio concerto con i cori Andolla, Gaudium e Blossomed Voice. Domani alle 10,30 il corteo parte da piazza Repubblica dell’Ossola per arrivare in piazza Matteotti, dove alle 11 si ascolterà l’intervento di Massimo Bonfantini, il figlio di Mario Bonfantini, membro della giunta provvisoria della Repubblica partigiana dell’Ossola.

– A Villadossola , alle 10 il corteo parte da piazza della Repubblica, insieme alla filarmonica: nel parco della rimembranza l’omaggio ai caduti. Alle 11 il parco giochi di via Zonca verrà intitolato a Remo Dalla Bona, medico che curò i partigiani feriti e fu il primo sindaco dopo la guerra.

– A Omegna la messa delle 9.30 al cimitero di Crusinallo, alle 10.30 in piazza della Pace omaggio ai caduti e alle 11 a Crusinallo, in piazza delle Scuole, gli interventi delle autorità.

– A tenere l’orazione, a Casale Corte Cerro , saranno invece ragazzi dell’istituto di Crusinallo-Casale Corte Cerro, con le loro letture.

da La Stampa

Dal voto per il Quirinale la necessità, per il PD, di cambiare pagina

L’esito della prima chiama per l’elezione del Presidente della Repubblica ha reso palese un dissenso che da ieri sera, appena conosciuta l’indicazione data dal segretario Bersani ai gruppi parlamentari riuniti del centro sinistra, è emerso forte in tutta la base.

Sms, chiamate, mail, messaggi sui social networks hanno reso evidente che questa volta non solo si è data l’impressione di non capire il Paese, gli italiani, ma anche la propria base.
Sono proprio coloro che più convintamente hanno sostenuto Bersani in questi anni che si sono sentiti smarriti.
Nessuno dei candidati alle primarie di novembre, Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci ha espresso gradimento per l’indicazione di votare Franco Marini e non l’hanno votato.
Non è una questione personale. Marini è una persona stimabile, ma che non rappresenta quelle istanze di rinnovamento emerse prepotentemente alle elezioni di febbraio. Inoltre è lo schema politico che ha partorito questo nome che non mi convince e credo che non convinca molti iscritti, elettori e cittadini vicini al PD.
Bersani ha parlato di governo di cambiamento ma, questo accordo con Berlusconi, ha dato la sensazione a molti che si trattasse di un baratto. Un nome che potesse dare garanzie a Berlusconi per i suoi noti fatti giudiziari, in cambio dell’avvio di un governo.
Se invece questo patto scellerato non c’è stato è, allo stesso modo, molto grave perché significa ancora una volta non essere stati in grado di spiegare alla propria base i motivi che ci hanno condotto fino a qui.
Non ho mai sostenuto Bersani nelle battaglie interne del PD di questi anni, né ho sempre preso le distanze perché non mi convinceva la sua linea politica; questo però non mi rincuora e non mi fa stare meglio perché ieri sera non solo ha perso Bersani e il centro sinistra, ma anche il Paese.
Per chi, come me, crede che con la militanza in un partito si possa cambiare il Paese, questa sconfitta segna fortemente anche il futuro del PD e dell’Italia.
In queste ore ho sentito molti affermare che non si iscriveranno o non voteranno più PD.
L’esito della “prima chiama” dimostra invece che il PD ha gli strumenti e le possibilità di cambiare, che le parlamentarie del 29 e 30 dicembre scorso hanno portato nuovi volti e nuove sensibilità nel nostro partito e che questo rimane l’unico strumento per fare politica in modo democratico, diretto e soprattutto in maniera vera nel rapporto con i nostri elettori e militanti.

Spero che tutto il gruppo dirigente sappia raccogliere da quest’ultima vicenda lo spunto per dare un vero segno di discontinuità.

Antonella Trapani
Segretario provinciale

Dimissioni di Zacchera: il fallimento del centro destra.

Le dimissioni di Marco Zacchera dalla carica di sindaco testimoniano il disastro politico e amministrativo del centro destra a Verbania.
Dimissioni date non per questioni legate ai problemi concreti della città, ma per il fallimento del rimpasto di giunta e per le continue beghe interne a Lega Nord, PDL e, buon ultimi, Fratelli D’Italia di Valerio Cattaneo.
D’altronde il rimpasto di giunta non riuscito è stato solo l’ultimo di una serie infinità di litigi tra i partiti che in questi anni hanno contraddistinto la vita amministrativa di Verbania.
Solo “battibecchi” e nessun progetto realizzato per la città, nessuna capacità di dare risposte ai cittadini in un momento così difficile economicamente e socialmente. E’ questo il disastroso lascito di Zacchera alla città.
Altro che “la maggioranza non mi ha capito” come ha affermato l’ex sindaco nella conferenza stampa di oggi. La verità è che la città ha capito benissimo l’incapacità di Zacchera e del centro destra a gestire in maniera convincente i problemi di Verbania.
Si va verso il commissariamento e speriamo che con le dimissioni del sindaco si fermi anche il progetto del CEM all’arena, per poter usare diversamente i milioni di euro in progetti di sviluppo per la città.

Corrado De Ambrogi
Coordinatore circolo Verbania

Antonella Trapani
Segretario provinciale VCO

Reschigna scrive a Cattaneo: il consiglio regionale è fermo

Il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna ha scritto stamane una lettera al presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo chiedendo una riunione urgente dei capigruppo “con l’obiettivo di definire un calendario dei lavori vincolante anche per la Giunta comunale”.
La richiesta viene in seguito allo stallo verificatosi nei lavori del Consiglio regionale. Dopo le Commissioni previste per ieri e oggi, è saltata anche la convocazione della Commissione Bilancio prevista per domani.
Cosa alquanto singolare, poiché in tale Commissione la Giunta regionale avrebbe potuto almeno svolgere una comunicazione sui risultati dell’incontro romano”, scrive Reschigna, che ricorda come il Consiglio regionale sia bloccato nei suoi lavori e che notizie sul bilancio vengono solo dagli organi di informazione, mentre “sempre più crescente è il senso della protesta e del disagio che sta attraversando la comunità piemontese e tutto il sistema economico e istituzionale del Piemonte, reso palese con la manifestazione di ieri sul trasporto pubblico locale e con l’incontro organizzato dall’Anci per la giornata di domani sulle tematiche delle politiche sociali”.
“Il gruppo consiliare del PD non intende più tollerare quanto sta accadendo, né diventare ‘complice’ della inattività del Consiglio regionale in questo difficile momento”, conclude Reschigna.

 

Verbania 2014: dalla circonvallazione da centinaia di milioni di euro ad una idea di mobilità alternativa.

Questo è il primo di alcuni interventi che Prossima Verbania (clicca qui per il link al blog) lancerà su temi specifici nel percorso di avvicinamento alle amministrative 2014.
Interventi in linea con la proposta che la segreteria PD ha lanciato nelle settimane scorse con la costituzione di alcuni gruppi di lavoro “per dialogare con la città e per costruire assieme idee e proposte per il futuro di Verbania”.
Uno dei temi importanti per il futuro di Verbania può nascere da alcune considerazioni sul progetto di circonvallazione della città.
Personalmente ho sempre ritenuto questo progetto sbilanciato nel rapporto tra il costo esorbitante dell’opera (quattro lotti per oltre 200 milioni di euro complessivi) e la ricaduta positiva (per me modesta) che avrebbe portato alla città.
Un progetto che appare “vecchio” rispetto all’idea di sviluppo e di mobilità che dovremmo avere oggi per il nostro territorio.
Un’opera che tra la sua ideazione (a cavallo degli anni 80/90) e la sua (im)possibile realizzazione completa (fine 2020/25?) vedrà passare un intervallo di oltre trent’anni!
Non a caso in diverse parti del territorio nazionale si discute su opere pensate tempo fa e che se realizzate oggi rischierebbero di non essere utili al territorio (cliccate qui per leggere un esempio vicino ad Udine)
Al di là delle (mie) considerazioni sull’utilità, l’opera a oggi pare inevitabilmente al palo per questioni meramente economiche. Non si capisce se il primo lotto è finanziato o meno (solo per “bai passare” Fondotoce è previsto un costo di 50 milioni di euro!) e poiché di soldi non c’è ne sono più, men che meno per un’opera che certo non può rientrare tra “le priorità” dell’Anas, il rischio che quest’opera si tramuti in un’incompiuta da “Striscia la Notizia” è reale.
Sia chiaro: non è un giudizio negativo su chi l’ha pensata e portata avanti ma un invito a verificare se questo progetto è ancora attuale a vent’anni dalla sua nascita.
E non è nemmeno una critica da fan della “decrescita” (quale non sono) alle mega-opere pubbliche che, se servono davvero, vanno fatte.
E’ inevitabile però ripensare al progetto di mobilità per la città, diverso rispetto a quella che oltre venti anni fa ha portato a costruire il progetto per la circonvallazione, basato in generale su un’idea non più attuale di aumento del traffico e delle automobili e di enormi investimenti sulle infrastrutture ad esse dedicate.
Una “strada” che alla fine non ha risolto i nostri problemi di mobilità ma, in generale, li ha peggiorati non garantendo un livello di efficienza maggiore dei servizi alle persone, rovinando parte dell’ecosistema e con un costo esorbitante per tutta la collettività.
Ripensare alla mobilità vuol dire accompagnare con più forza la trasformazione di Verbania degli ultimi vent’anni in cui un’idea diversa della sua mission, non più prettamente industriale ma soprattutto legata al turismo, al commercio e al terziario si è fatta avanti.
Molto è stato fatto in questi anni con gli interventi delle giunte di centro sinistra di Reschigna e Zanotti (rotonde, nuovo ponte, piste ciclabili, aree pedonali, libero Bus ecc), ma la crisi economica di questi anni e la possibile messa in discussione (no money, no party!) della circonvallazione devono far ripensare al tutto con un progetto più ampio e innovativo, basato sull’integrazione tra diverse soluzioni che facciano diminuire l’utilizzo delle automobili come unico (o quasi) strumento di spostamento.
Chi arriva a Fondotoce in automobile dai diversi assi della provincia (Baveno, Omegna, Ossola) al 70% ci arriva per poi stare a Verbania (lavoro, servizi, tempo libero ecc.) e solo un terzo attraversa la città per proseguire verso Cannobio (dati questi legati al progetto della circonvallazione).
Bisogna partire da questo dato (ancora attuale?) per capire cosa fare. Le scelte non sono da inventare, già esistono e sono state applicate in molte altre città europee; semplicemente vanno adattate al nostro territorio:
– carpooling: incentivare all’uso condiviso di automobili private tra un gruppo di persone, con il fine principale di ridurre i costi del trasporto. Su questo troppo poco è stato fatto dal pubblico. E’ necessaria una forte campagna mirata di sensibilizzazione.
– Piste ciclabili: incrementare e “costruirne” di nuove in città, fondamentale per ridurre l’uso delle auto dei cittadini verbanesi (e non solo).
– Reintrodurre il progetto di biciclette in affitto (bike-sharing) così “banalmente” azzoppato dalla giunta Zacchera.
– Trasporto pubblico (vero tasto dolente): ipotizzare un ritorno al “libero Bus “ della giunta Zanotti è utopia nella crisi finanziaria di oggi o è invece un’intelligente iniziativa per spendere meno in costi per la collettività a medio periodo? Se pensiamo a un’opera come la circonvallazione con centinaia di milioni di euro previsti, solo una piccola parte di essa investita ci consentirebbe di proporre un trasporto pubblico di qualità, efficiente e veramente usufruibile dai cittadini.
– Lago: riflettere su come si è evoluto il trasporto pubblico via lago e rilanciare un progetto in questa direzione.
– Anas: è possibile dirottare una parte del budget eventualmente previsto da Anas per il primo lotto della circonvallazione per interventi di miglioramento della statale? Interventi utili a poter costruire la passeggiata ciclopedonale tra Fondotoce e il centro della città ed a intervenire sui nodi di rallentamento del traffico su questa arteria (impianto semaforico a Fondotoce, Beata Giovannina e Suna “alta” e i passaggi pedonali sul lungo lago di Intra ecc).
– Un metrò di superfice tra Omegna e Verbania? E se investissimo in questa scelta? Già esisteva prima della II guerra mondiale una linea di Tram tra le due città. Pensare a questa scelta strategica per ridefinire il futuro della viabilità sull’asse Verbania /Gravellona Toce / Omegna può essere uno strumento innovativo per ribaltare il concetto di mobilità nel nostro territorio (anche se, mi rendo conto, cozza con la mia stessa pregiudiziale sul costo di una grande opera).

Su questo tema, centrale per il futuro della città, il PD e il centro sinistra della città devono interrogarsi per trovare proposte condivise.
Alberto Nobili

PS
In tutto questo ci sta, ovviamente, un passaggio fondamentale: l’esempio. Noi per primi a usare i mezzi pubblici e la bicicletta per dimostrare che una nuova “strada” è possibile.

Trasporto pubblico: Cota utilizzi il fondo perequativo

La nostra ferma opposizione alla linea di tagli alle risorse del Trasporto pubblico locale scelta dalla Giunta Cota, linea fortemente stigmatizzata nel Consiglio regionale straordinario svoltosi su nostra richiesta pochi giorni fa a Palazzo Lascaris, è in piena coerenza con i contenuti della protesta con cui oggi centinaia di sindaci piemontesi si sono riuniti a Torino per dire no a quei tagli.
A loro va la nostra piena solidarietà, come alle aziende di trasporto e ai loro dipendenti che, se non interverranno cambiamenti, rischiano la chiusura e la perdita dei posti di lavoro. A forte rischio c’’è anche la mobilità di migliaia e migliaia di lavoratori e studenti pendolari.
E’ un costo sociale troppo alto perché non si faccia tutto il possibile per porre rimedio. Non si può assistere in silenzio a scelte che nei prossimi mesi porteranno al taglio di un autobus su due e di un treno ogni tre.
La Giunta qualche strumento ce l’ha, a cominciare dall’utilizzo dei 54,5 milioni del fondo perequativo previsti proprio per il trasporto pubblico e che Cota ha deciso di dirottare su altre spese.
Dal canto nostro faremo tutto il possibile per dare risposte concrete in Consiglio regionale alle richieste che vengono dai sindaci piemontesi, dalle aziende di trasporto e dai loro dipendenti, dai pendolari. Cota non può lavarsene le mani, attribuendo al governo tutta la colpa. Una soluzione va trovata.

Dichiarazione di Aldo Reschigna, capogruppo PD