In tempo di campagna elettorale è doveroso impegnarsi in progetti e proposte, anche se talvolta viene più facile lasciarsi andare a sogni e speranze, ma è la quotidiana realtà a riportarci con i piedi per terra.
È il caso della TARES, il nuovo tributo sui rifiuti che stiamo ricevendo in questi giorni. Un tributo giudicato da più parti iniquo e oltremodo penalizzante, addirittura devastante per alcune attività.
Si tratta certo di una legge dello Stato contro la quale poche sono le armi in dotazione alle amministrazioni locali. Una norma che prevede l’integrale copertura degli interventi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilabili, quindi raccolta, smaltimento, spazzamento strade. Una norma che prevede inoltre un simpatico balzello di 0,30 € per ogni metro quadrato di superficie soggetta al tributo; soldi che vanno direttamente allo Stato con il Comune nella veste di esattore. Come se ciò non bastasse sono stati previsti parametri e coefficienti standard che hanno reso ancor più rigida l’applicazione.
Detto questo viene da domandarsi se tutto sia stato fatto per limitare i danni. Certo in una città commissariata, dove le decisioni vengono assunte dal solo Commissario, non sono possibili trattative e discussioni e le tariffe sono state determinate non, come avvenuto in altre città, da discussioni che hanno impegnato per giorni i Consigli Comunali, ma con una Deliberazione del Commissario Straordinario, la n° 9 del 17 ottobre 2013.
Il costo complessivo di 6.066.923,30 Euro è stato ripartito in un sostanziale 50% tra utenze domestiche e utenze non domestiche, per ogni categoria sono state indistintamente applicati i coefficienti più bassi previsti dalla Legge. Scelte dunque ineccepibili dal punto di vista formale ma che hanno provocato non pochi danni.
A soffrire maggiormente, con effetti devastanti, alcune attività importanti e tipiche della nostra città, legata al turismo. Campeggi, alberghi, bar, ristoranti, pizzerie, birrerie, ma anche altre attività si trovano a dover corrispondere nel giro di pochi giorni cifre impressionanti, assolutamente fuori da ogni realtà. Il timore che molti di questi operatori già oppressi da una crisi drammatica non siano nelle condizioni di pagarle è quanto mai realistico.
Uscire dalla crisi che ci attanaglia presuppone se non un aiuto quantomeno la comprensione e una vicinanza tra le Amministrazioni e i cittadini e le imprese, quello che dovrebbe essere un “amico”, il primo contatto per il cittadino, diventa invece il primo forte ostacolo, un nemico che opprime.
Scarsa informazione, tempismo inadeguato (è a novembre che si concentra una grossa fetta di imposte), non considerazione di una evidente realtà, rappresentano un forte pericolo per la tenuta di un’economia già in precarie condizioni. Chi pensiamo possa investire e creare lavoro in una situazione simile?
Occorrono interventi che mitighino tali devastanti effetti e, in prospettiva futura, domandarsi cosa fare per correggere storture quanto mai evidenti e ridurre i costi.
Diego Brignoli