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Borgo della Comunità e Omegna Social Network: la posizione del PD

Alessandro Rondinelli, segretario circolo PD Omegna
Alessandro Rondinelli, segretario circolo PD Omegna

La sintesi del Segretario del circolo PD di Omegna Alessandro Rondinelli sui temi del momento (Borgo della Comunità – Omegna Social Network e posizioni della Federazione della Sinistra), presentati alla conferenza stampa di ieri, 18 novembre

EMBLEMATICO – BORGO DELLA COMUNITA’

Il Progetto Borgo della Comunità, che è il Progetto Emblematico di Omegna presso la Fondazione Cariplo, è in questi giorni al centro di molte attenzioni, anche polemiche. E’ mancata sinora una condivisione sufficiente a far apprezzare la bontà dei suoi obiettivi e del suo svolgimento e propedeutica a recepire costruttivamente obiezioni e suggerimenti e dunque si sono ingenerati molti malumori ed equivoci, ma anche malevole interpretazioni. Ma non è assolutamente troppo tardi per fare tutto quello che serve, con un importante primo passo avvenuto già nello scorso Consiglio Comunale dove, nonostante l’uscita strumentale dall’aula dei consiglieri Spadaccini e Lapidari, si è votato all’unanimità un ODG che impegna l’amministrazione ad aprirsi e condividere il progetto emblematico con la Città. Il PD è voluto partire da qui, convincendo anche gli altri presenti a votare questo ODG. Ma il PD non si è fermato a questo.
Evidenzio infatti come in questi giorni ci si sia già confrontati con l’amministrazione, facendo una proposta operativa che credo l’amministrazione non avrà problemi a fare propria, e che riassumo qui di seguito:
Organizzazione di un incontro pubblico, dove si spiegherà l’idea cardine del progetto dal punto di vista politico e si presenterà lo stesso dal punto di vista tecnico entro il mese di Dicembre.
Conseguente apertura di un FORUM (inteso come momento di confronto con la Città, della durata di almeno un mese), dove si darà modo a cittadini e organizzazioni, di proporre, suggerire, evidenziare le proprie idee in merito.
Organizzazione infine di un ulteriore momento di dibattito, aperto alla Città, entro il mese di Gennaio, dove l’amministrazione potrà condividere e spiegare nuovamente, il progetto con le relative modifiche, i suggerimenti e le idee, che nel frattempo avrà accolto o meno.
Aggiungo che ieri c’è stato un momento di confronto tra il sottoscritto e il Comitato per il bene comune e, anche se le differenze di vedute sulle linee guida del progetto restano distanti, auspico che il confronto e il loro contributo, possano portare a delle migliorie e a una condivisione più ampia.
Sono convinto della bontà e dell’emblematicità delle idee cardine del Progetto (che possiamo riassumere nei seguenti tre punti):
-Investire sull’intera area Forum e sulla Cultura, facendo sentire propria a tutta la cittadinanza, un’area ancora sottoutilizzata;
-Valorizzare e implementare l’ottimo lavoro svolto fino ad oggi dalla Ludoteca.
-Migliorare e adeguare ai nostri tempi, zone strategiche del nostro fronte lago.
Ora è importante per l’amministrazione attuare una condivisione strutturata e definire bene le tempistiche, al fine di non bucare una grande occasione che questa Città ha tra le mani.

OMEGNA SOCIAL NETWORK

Sulla problematica relativa all’associazione Omegna Social Network, discussa ampiamente in Consiglio Comunale, mi limito a complimentarmi con il nostro gruppo Consigliare che è rimasto compatto in Consiglio Comunale nonostante le strumentalizzazioni del Centro Destra, sottolineando ancora una volta, come si stia parlando di un’associazione che NON ha chiesto soldi, ma che per l’utilizzo della zattera (2 mesi in due anni), ha fornito lavori alla Città per circa 10.000 euro e altri 16.000 euro ne ha garantiti sul progetto Borgo della Comunità, dopodiché, con molta trasparenza abbiamo chiesto una ricognizione sui passaggi burocratici all’amministrazione, perché qualora ci fossero degli errori formali sarà giusto correggerli, ma per favore, NON parliamo di danno erariale, difronte a chi i soldi li porta e non li chiede!
Reputo invece grave la posizione assunta dai Nostri alleati in Consiglio Comunale e nei giorni seguenti sugli organi di comunicazione, rispetto al tema e alle prese di distanza dall’amministrazione, parlando addirittura di perdita di fiducia tra Giunta e Cittadini.
Credo che per rispetto di chi sta lavorando, necessiterà un confronto sereno ma deciso, al fine di capire se ci sono ancora le condizioni per andare avanti insieme, perché Omegna non ha bisogno di queste polemiche e se non si crede più in questo progetto di governo che lo si dica apertamente.

Il Segretario PD – Alessandro Rondinelli

Il Pd in Piemonte: taglio del 25% allo stipendio dei consiglieri regionali

tagliProposta di legge dem che anticipa la riforma costituzionale. Il capogruppo e segretario Gariglio: “Un risparmio di 2 milioni l’anno da destinare alle politiche sociali”. Ridotti anche i rimborsi spese

Da la Repubblica settembre 2015 – La Regione Piemonte prova ad anticipare la riforma costituzionale, che equipara l’indennità dei consiglieri regionali a quella dei sindaci, con un taglio del 24% al costo degli ‘inquilini’ di Palazzo Lascaris. Lo prevede una proposta di legge del Pd. Il risparmio previsto è di 2 milioni di euro l’anno, che il partito proporrà di utilizzare per le politiche sociali. “Parliamo di cifre che non cambiano il bilancio – osserva il capogruppo Davide Gariglioma dal grande significato politico. L’obiettivo è quello di avere la legge pronta entro una settimana e di portarla subito in Consiglio perché venga approvata entro l’anno”.

Basandosi sul confronto di quanto già fatto da altre Regioni, tra cui l’Emilia Romagna, la proposta del Pd prevede un taglio dell’indennità di carica e di funzione per i 51 consiglieri regionali del Piemonte. La prima si attesterebbe sui 5.600 euro lordi, “ben al di sotto dell’indennità dei sindaci, che è di 7-018 euro”, osserva Gariglio. Per la seconda, invece, il taglio sarebbe di circa il 37%: “Quella del presidente passerebbe da 2.700 a 1.700 euro – osserva ancora il capogruppo regionale del Pd -, quella del capogruppo da 1.700 a 1.000 euro e quella di presidente di commissione da 1.200 a 750 euro”.
La proposta Pd prevede inoltre il taglio del 33% dei rimborsi spese, che passerebbero da 4.500 a 3mila euro per ciascun consigliere. Il Pd vuole fare meglio di quanto previsto dalla legge nazionale anche per le spese di funzionamento dei gruppo regionali, che passerebbero dagli attuali 8.636 euro all’anno per consigliere a 2.500 euro, con un taglio che in questo caso sarebbe addirittura del 71%, e un risparmio annuo di oltre 300 mila euro.
Altro capitolo riguarda i vitalizi dei consiglieri regionali che hanno scelto di andare in pensione a 55 anni, cosa che la legge regionale in vigore dallo scorso gennaio oggi vieta. “Ci confronteremo con l’associazione degli ex consiglieri regionali – annuncia Gariglio – e chiederemo un contributo di solidarietà a chi ha ottenuto a 55 anni il vitalizio”.
Anche la giunta e l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale dovranno però fare la loro parte. “Abbiamo chiesto – conclude Gariglio – un intervento sulle spese di comunicazione.

Srebrenica 20 anni dopo: film evento alla Casa della Resistenza

srebenica massacroVenerdì 11 Settembre, alle ore 21, presso la  Casa della Resistenza di Fondotoce-Verbania – con una iniziativa congiunta tra l’Associazione “Casa della Resistenza” e  il Comitato Resistenza e Costituzione – verrà ricordato il ventennale del genocidio di Srebrenica con una serata-evento di straordinaria importanza.  Verrà proiettato infatti  il film “Resolution 819” , in lingua italiana ( il film non si trova in commercio) con la presenza del regista Giacomo Battiato. Nell’occasione verrà altresì inaugurata la mostra fotografica “Balcani oltre il confine” di Paolo Siccardi.
Parteciperà anche il Vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Nino Boeti.

BORGHI: SENTENZA TAR TOSCANA SU POSTE ESEMPLARE PER I TERRITORI PERIFERICI

ufficio-postaleEsprime soddisfazione il Deputato del Partito Democratico On. Enrico Borghi, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna,  per la decisione del TAR della Toscana di congelare la chiusura di 59 uffici postali in merito alla nota vicenda dell’applicazione del piano di razionalizzazione di Poste Italiane nei piccoli paesi di Montagna.

Una pronuncia importante che segue e conferma quella del TAR del Friuli Venezia Giulia dello scorso 15 Luglio, aprendo un nuovo e deciso scenario più favorevole ai piccoli comuni di montagna.

Dalla lettura della sentenza, infatti, emerge con estrema chiarezza come i giudici abbiano affermato che l’esigenza di risparmiare può essere un fattore di valutazione da parte di Poste Italiane ma non può prevalere sull’interesse pubblico allo svolgimento del servizio universale.

Per questi motivi, sempre nella sentenza si legge come debba tenersi in seria e doverosa considerazione la situazione geografica e orografica dei singoli territori interessati dal piano di razionalizzazione nonchè le proposte che dai comuni interessati dovessero giungere.

“Le due sentenze sono di assoluto rilievo – commenta il parlamentare del Partito Democratico – perché danno una veste giuridica ai temi sollevati dall’intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna nelle scorse settimane, in occasione dell’avviata privatizzazione di Poste Italiane Spa cui non è seguita ancora una liberalizzazione del mercato per assicurare, in ogni caso, la prestazione del servizio.”

“Vi sono alcuni passaggi, in queste ordinanze del TAR, di assoluto rilievo” – continua Borghi –“ Anzitutto si sancisce il servizio postale e’ un servizio di interesse pubblico, ancorché gestito da soggetto privato, in quanto oggetto di concessione di pubblico servizio alla quale, aggiungo, è legato anche un contributo specifico della legge di stabilità. E si riconferma la natura giuridica del Comune quale espressione di una collettività che ha evidente interesse ad avere parità di trattamento per i propri cittadini. Ma vi è’ un altro importantissimo passaggio, in queste sentenze. E cioè che l’aspetto economico non può essere considerato ne’ esclusivo ne’ prevalente nell’interesse pubblico allo svolgimento corretto di un servizio universale come va considerato il servizio postale. Partendo da qui, il giudice amministrativo riconosce implicitamente il diritto dei territori montani sancito dall’articolo 44 della Costituzione, laddove richiama il fatto che il dato economico ovvero quello della distanza non può essere superato né come assoluto né come di automatica applicazione, ma deve essere rapportato alla situazione geografica e orografica di alcune zone, anche per raggiungere un equilibrio e un bilanciamento tra gli interessi degli utenti e quelli dell’azienda.”

“Indubbiamente questi due precedenti sono di assoluta importanza anche per tutti quei territori marginali interessati dal piano di riorganizzazione di Poste – conclude il parlamentare ossolano – penso ad esempio alla Provincia del Verbano Cusio Ossola, e a tutti quegli uffici postali che saranno interessati da queste misure, suggerisco ai sindaci di promuovere un analogo ricorso al tribunale amministrativo regionale sulla scorta delle due esperienze del Friuli e della Toscana. Sarò a loro disposizione in questo importante percorso. Dopo questo secondo intervento della giustizia amministrativa, mi chiedo se i vertici di Poste Italiane spa -a cominciare dalla presidente Todini- abbiano finalmente compreso che la riorganizzazione di un’azienda che svolge servizio pubblico si fa confrontandosi coi territori, applicando le indicazioni del Parlamento e rispettando le leggi. E in ogni caso i giudici amministrativi chiariscono che il servizio postale va assicurato, a prescindere dalla natura giuridica del soggetto titolato: motivo in più per aprire ad una liberalizzazione del settore e a utilizzare con procedure ad evidenza pubblica i fondi pubblici destinati al servizio universale

Una nuova sinistra, una nuova Europa

bandiera germania grecia europaDalla vicenda greca ad uscirne male, umiliata e ferita è l’idea stessa d’Europa.
La Grecia resta nell`euro, ma è sotto gli occhi di tutti la crisi di una unione monetaria ( e per nulla politica) incapace di ridurre gli enormi gap di competitività al suo interno. Sono emerse tutte le ipocrisie di una integrazione dominata dagli interessi nazionali, dalla speculazione e da un dramma umanitario con pochi precedenti in tempo di pace.
La Germania ha di fatto imposto delle condizioni per la Grecia che, come sottolinea l’economista francese Fitoussi, “significano ancora sofferenza per il popolo greco”. In particolare per quanto riguarda le privatizzazioni che dovranno essere decise perché è noto che la vendita di beni pubblici in un contesto economico come quello attuale della Grecia si avvicina ad una svendita. E nessuno può dire di non vedere che questo è il momento meno opportuno per fare un’operazione di questo tipo.
A questo accordo, approvato con sofferenza, si è arrivati essenzialmente per la posizione della Germania e degli altri paesi del nord e dell’est che hanno fatto di tutto per umiliare la Grecia e un’idea diversa dell’Europa, opposta all’agenda dell’austerità che ha prodotto danni gravissimi e un vero e proprio disastro sociale per le classi meno abbienti.
Come sostenne l’allora ministro delle Finanze di Atene Yanis Varoufakis, Angela Merkel poteva fare un gesto sullo stile del “Discorso della speranza’” che il 6 settembre 1946 pronunciò a Stoccarda il segretario di Stato Usa James F. Byrnes, per dare la possibilità alla Germania “di immaginare il recupero, la crescita e un ritorno alla normalità” dopo la seconda guerra mondiale.
Quel discorso fu la chiave della ripresa economica tedesca, “facilitata dal piano Marshall, il condono del debito nel 1953 patrocinato dagli Usa e dall’arrivo di lavoratori immigrati da Italia, Jugoslavia e Grecia”. Sette decenni dopo era la Grecia, ad aver bisogno di una simile possibilità e poteva essere l’occasione per suggerire un nuovo approccio all’integrazione europea.
Ma la generosità della Germania non si è vista. Bravi a cogliere quella degli altri ma non a restituirla, dimostrando che l’avidità dei creditori è senza memoria.
La più grande delusione riguarda però il socialismo europeo. Afono e privo di leadership all`altezza. Hollande ha avuto almeno il merito di provarci. Ma il Pse, questo Pse andrebbe rifondato. Così com`è assomiglia ad una burocrazia senz`anima, mentre fuori dal suo perimetro cresce una sinistra antiausterità, portatrice di una voglia di cambiamento che sarebbe una sciagura non vedere, ascoltare, coinvolgere.
Bisogna affrontare i nodi di fondo della crisi europea: parametri ottusi, carenza di investimenti, debiti e interessi che strangolano la crescita. Bisogna risvegliare il sogno degli Stati Uniti d’Europa, ma occorre ciò che sino ad ora è mancato: forza e capacità. La sinistra socialista sarà capace di allargare il campo? Serve una svolta storica nel modo di concepire integrazione, economia, civiltà. Se si riduce l`Europa alla sola moneta, quella diventa un`ideologia, per di più pericolosa.
La sinistra è all’altezza di questa sfida? Se non lo sarà il vuoto verrà riempito sempre di più dai rapporti di forza dettati dalla Cancelliera tedesca e dal suo ministro delle finanze. Tutta la retorica sull’integrazione politica si è arenata davanti alla prima vera crisi dell’Eurozona e dell’architettura di Maastricht. In questo la sinistra greca ha reso evidente che chiunque tocca i dogmi dell’austerità viene vissuto come un corpo estraneo e da piegare. Quello consumato a Bruxelles è stato un braccio di ferro tutto politico e in questo senso illuminante, come ha raccontato bene Varoufakis. Se non si pone riparo, se non si alza la testa dalla piccola contabilità del quotidiano, si rischia di finir male.
E alla parabola greca si aggiunge il rifiuto nordico a redistribuire una quota di migranti e profughi, mentre alcuni alzano – e non metaforicamente- dei muri come in Ungheria.
E’ qui che l’Europa della retorica frana: nel venir meno, tanto sul piano monetario che umanitario, di quei trasferimenti solidali e illuminati senza i quali prevale l’egoismo. Da qui una nuova sinistra deve ripartire se non vogliamo assistere al trionfo di nuovi “muri”, fisici e morali.
Marco Travaglini

LA GIUNTA REGIONALE APPROVA IL DDL RIORDINO DELLE PROVINCE

La Giunta regionale ha approvato il disegno di legge di riordino delle Province.Provincia Verbano Cusio Ossola Stemma
Il testo arriva dopo un lungo confronto con le organizzazioni sindacali e l’Osservatorio sugli enti locali, “che hanno entrambi espresso apprezzamento per il lavoro svolto”, ricorda il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna.
“Il disegno di legge regionale non fa riferimento solo alla Del Rio, ma anche alla riforma del titolo V della Costituzione, in discussione in Parlamento, di cui anticipa i soggetti di area vasta; stiamo di fatto operando una riorganizzazione complessiva della amministrazione
pubblica in Piemonte”, ha commentato Reschigna.
Le Province piemontesi sono state infatti accorpate in tre quadranti, uno che comprende il cuneese, l’altro l’astigiano e l’alessandrino, il terzo le restanti Province del nord Piemonte, che gestiranno le funzioni delegate dalla Regione in convenzione tra di loro, all’interno delle tre aree vaste che, insieme con la Città metropolitana, costituiscono lo scenario di fondo entro cui si colloca il disegno di legge.
Il provvedimento riconosce anche il ruolo forte della Città metropolitana, lasciandole la delega alla formazione professionale, delega che nel caso delle altre Province torna in capo alla Regione. “Se il ruolo della Città metropolitana è anche quello rigovernare i
sistemi economici, la formazione professionale è uno strumento importante per quel governo”, sottolinea Reschigna. Il ddl assegna alla Città metropolitana anche il ruolo di soggetto gestore delle zone di protezione speciale e dei SIC.
Oltre alla formazione professionale, torna in capo alla Regione anche la delega sull’agricoltura, come per altro richiesto anche dalle organizzazioni di settore, “per evitare la frammentazione e agevolare la gestione del nuovo Psr”, aggiunge il vicepresidente.
La specificità montana viene riconosciuta nel provvedimento al VCO, che vede sostanziare così il titolo di Provincia Montana che divide con le Province di Sondrio e Belluno per le caratteristiche del territorio e l’essere confinante con un altro paese.
Le deleghe che derivano da questo titolo sono quelle sulla forestazione, gli usi civici, l’energia su biomasse e le attività estrattive. “Il VCO parteciperà anche alla programmazione regionale della formazione professionale per la sua natura transfrontaliera e la necessità di formare il personale che lavora nel Canton Ticino e nel Canton Vallese, attualmente 6500 cittadini della Provincia”, ha spiegato Reschigna. Verranno gestite invece in convenzione con le altre Province dell’area vasta le altre funzioni decentrate dalla Regione.
Restano aperte due questioni, che attendono la conversione in legge del DL sugli enti locali per poter essere definite: Il futuro dei centri per l’impiego e la polizia provinciale.
Saranno chiariti nella discussione in Consiglio regionale.
Un capitolo importante riguarda il personale, che passerà alla Regione in ruolo separato, come prevede la legge Del Rio, per poter essere messo a disposizione con convenzione alle Province e alla Città metropolitana.
Al momento dell’entrata in vigore della legge Del Rio lavoravano per le Province piemontesi 4150 dipendenti, con un costo di 162 milioni di euro.
Attraverso la mobilità agli altri enti locali e la dichiarazione di eccedenza, da risolvere con il pensionamento con le norme pre-Fornero, la previsione è di arrivare a 3819 dipendenti entro il 2016, per un costo di 146 milioni.
“Occorre però rilanciare la mobilità e l’utilizzo della pre-Fornero”, sostiene Reschigna, “Se non si vuole che i costi del personale sottraggano troppe risorse alle politiche sia in Regione, sia nelle Province e nella Città metropolitana. E’ possibile ipotizzare che con
questi strumenti si possa arrivare a 3500 dipendenti, in modo da non incidere troppo sui costi.”
Le intese con le singole Province per i contingenti numerici saranno assunti entro settembre. Il rientro in Regione di circa 1300 dipendenti (289 solo in agricoltura) inciderà profondamente sulla organizzazione dell’ente.
Per quanto riguarda le risorse, per il 2015 la Regione metterà a disposizione delle Province 51 milioni di euro, in linea con i livelli delle Giunte Ghigo e Bresso, “progressivamente calate, fino ad arrivare ai 9 milioni iscritti a bilancio nel 2014 dalla Giunta Cota, e da noi portati con l’assestamento a 25. Lo sforzo che facciamo questo anno è notevole, con l’assestamento dovremo trovare altri 11 milioni per giungere a quota 51”, conclude Reschigna.
Torino, 20 luglio 2015