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Quale futuro per la sanità ed i servizi sociali nel VCO e in Valle Vigezzo?

Incontro pubblico: quale futuro per la sanità ed i servizi sociali nel VCO e in Valle Vigezzo?
E’ questo il tema dell’incontro pubblico che si svolgerà Sabato 4 giugno alle ore 16.30 presso la sala Mandamentale di Santa Maria Maggiore.
Partecipano Aldo Reschigna capogruppo PD in consiglio regionale, Antonella Trapani segretario provinciale PD VCO, Mario Allegri componente cda consorzio servizi sociali dell’Ossola.
Presiede Albino Barazzetti coordinatore del circolo PD Valle Vigezzo.
Organizzano il Gruppo regionale consigliare, coordinamento provinciale e circolo PD Valle Vigezzo

ARRESTI IN SANITA’: “L’ASSESSORE FACCIA UN PASSO INDIETRO.

A un anno dall’insediamento del centrodestra in Regione Piemonte riesplode la questione morale nella sanità piemontese.
Dopo 5 anni di buongoverno del centrosinistra, con una sanità rimasta lontana dalle cronache giudiziarie, si torna a quel clima che il Piemonte aveva conosciuto con lo scandalo Odasso, sotto la Giunta Ghigo.
Naturalmente toccherà alla magistratura accertare le responsabilità penali.
Ma sette arresti tra nomi importanti della sanità piemontese, tra cui il principale collaboratore dell’assessore regionale alla sanità e un commissario straordinario di recente nomina, rappresentano un fatto politico di enorme rilievo.
Anche per questo chiediamo che l’assessore alla sanità, raggiunto da un avviso di garanzia, faccia un passo indietro.
Abbiamo avanzato al presidente del Consiglio regionale una richiesta ufficiale di una comunicazione del
presidente Cota, martedì prossimo in aula.
Questo nuovo scandalo é ancora più insopportabile perché arriva in una sanità piemontese colpita da tagli dei servizi e delle prestazioni. Subito
abbiamo denunciato il fatto che il centrodestra, nonostante le nostre richieste, non ha mai voluto discutere pubblicamente e con trasparenza della
sanità regionale.
DICHIARAZIONE DEL CAPOGRUPPO REGIONALE PD ALDO RESCHIGNA
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico

LA PROVINCIA SA CHE SI VOTA A DOMODOSSOLA? CONVOCATO IN CONTEMPORANEA IL CONSIGLIO PROVINCIALE.

Non è certo il massimo della correttezza istituzionale convocare un consiglio provinciale nel giorno stesso del voto e dello scrutinio a Domodossola.
Ma questo è successo nonostante la richiesta al presidente del consiglio Porini, del consigliere Graziobelli, di spostare la convocazione sapendo anche che, nell’ordine del giorno della seduta, non ci sono punti urgenti in discussione.
Una convocazione che mette in difficoltà alcuni consiglieri provinciali del capoluogo ossolano, messi di fronte alla scelta “se partecipare a uno piuttosto che all’altro importante momento democratico” (essendo anche Graziobelli rappresentate di lista).
Siamo di nuovo a sollecitarne lo spostamento, come fatto anche dal consigliere Lilliana Graziobelli con la lettera al prefetto che qui sotto riportiamo.
Ricordiamo al presidente del VCO Massimo Nobili che Domodossola è comune della sua provincia.

Lettera al Prefetto
La sottoscritta Lilliana Graziobelli, nell’esercizio delle funzioni di consigliera provinciale, sottopone alla Sua cortese attenzione la seguente questione.
In data 29 e 30 maggio prossimi venturi è previsto il ballottaggio per l’elezione del sindaco di Domodossola. La scrivente, nell’occasione, intende recarsi ai seggi in qualità di candidata al Consiglio comunale e rappresentate di lista.
Lunedì 30, nonostante l’importante appuntamento elettorale fosse di sicuro ben noto anche al Presidente del Consiglio provinciale, sig. Cesarino Porini, quest’ultimo ha convocato una seduta consigliare, mettendo la sottoscritta (e con me, credo, anche il consigliere Sterpone e l’assessore Pizzi, entrambi domesi) di fronte alla scelta se partecipare a uno piuttosto che all’altro importante momento democratico.
A nulla è valsa la mia richiesta di spostare la convocazione, istanza a mio giudizio non certo inammissibile, anche perché nell’odg del Consiglio non sono previsti punti che prevedano insormontabili scadenze temporali.
Tutto ciò premesso,
CHIEDO  alla S. E.
di voler intervenire, utilizzando la sua riconosciuta e indiscussa moral suasion,  presso il Presidente del Consiglio provinciale del Verbano Cusio Ossola per sollecitare lo spostamento in altra data della seduta del 30 maggio o, quantomeno, per censurare un comportamento incomprensibile che impedisce alla scrivente di poter pienamente esercitare le sue funzioni di candidata/rappresentate di lista e consigliera provinciale.
Distinti saluti.
Lilliana Graziobelli, consigliere provinciale PD

PD Ufficio stampa

Verbania nel Parco Nazionale Valgrande: il matrimonio (non) s’ha da fare?

Contributo di Silvia Marchionini Sindaco di Cossogno

Domenica 29 maggio una bella iniziativa, promossa in tutta Italia dai mass media, coinvolgerà Telethon e i parchi, tra cui quello della Valgrande, con lo scopo meritorio di far conoscere, attraverso l’escursionismo e le proposte culturali, un ambiente wilderness di assoluta eccellenza naturale.
Gran parte dei visitatori non potranno che rivolgersi alle sponde del Lago Maggiore per ammirare i luoghi della Valgrande e Valle Intrasca. Eppure nel capoluogo, città che “vive”, che progetta di turismo, che ha un Museo del Paesaggio che vuole rilanciarsi, non c’è traccia di questa giornata.
Il Parco Valgrande, che come tutti gli enti fortemente statalizzati, non elettivi, attraversa una crisi di finanziamenti e in merito alla stessa esistenza (chi non ricorda le dichiarazioni del Ministro Prestigiacomo sull’utilità delle aree protette…), non è inserito nel contesto di lago e montagna.
E così nè il fondovalle nè l’entroterra montano hanno la ricaduta economica positiva, proprio in tempi in cui “fare squadra”, per essere attrattivi, sembra essere indispensabile.
Eppure il Parco, oltre 25 anni fa, nasceva proprio come idea fattibile (promossa dall’allora comprensorio provinciale) a Verbania! Inoltre in ogni piano di sviluppo si legge della necessità di integrare la realtà valgrandina nell’intorno cittadino. Se questo sforzo sembra difficile nei paesi montani (è diffusa la percezione del “parco uguale vincoli”, comitati di protesta nascono su vari temi, uno su tutti, “la difesa dai cinghiali”) perchè il capoluogo non entra nel Parco?
E si badi bene non è una questione che riguardi l’annoso e un pò scontato, dibattito sulla sede (fino al 2008 gli uffici dell’ente, costituito nel 1992, erano nella suggestiva Villa S.Remigio) o sulla contrapposizione fra Ossola e Verbano, ma su come fare sviluppo, governare il territorio, a partire dalle risorse che si hanno. E il Parco, uno dei 24 presenti in Italia, che comprende 13 comuni, per poco meno di 15.000 ettari, non è un capitale su cui investire per la realtà lacuale?
La comunità verbanese non trarrebbe beneficio, in termini di lavoro, turismo, cultura da un ruolo di Verbania nel Parco?
Alcuni tentativi in questa direzione si svolsero nel 2005-2006 ma a che punto è ora la delibera del Consiglio comunale (novembre 2010) che chiedeva all’unanimità l’ingresso?
Considerando la comune storia fra città e montagna del Verbano (di impetuosa industrializzazione e spopolamento, oggi alla ricerca di nuove frontiere produttive), e in attesa del complesso iter procedurale, Verbania ha l’oggettivo interesse a costruire un patto con il Parco sulla base di alcune proposte:

1)pacchetti turistici fra lago e montagna, “settimane verdi” con percorsi guidati nei paesi della Valle Intrasca, in collaborazione con le associazioni di categoria.

2)Sostegno alle attività agricole, creazione di un fondo-sperimentazione (con anche gli altri enti) su idee capaci di far reddito recuperando il territorio.

3)Manifestazioni fra natura&cultura con le associazioni, il ricco volontariato, alla scoperta dei “tesori nascosti” (sono attive sia la Casa del Lago a Intra che l’Acquamondo a Cossogno).

Si faccia capofila Verbania (questa volta non per concordare la tassa di soggiorno con i comuni rivieraschi…!) con gli enti del Parco per avviare le sinergie, pensare un modello di sviluppo a costo zero, per concretizzare nuove possibilità turistiche del lago…con vista montagna.

Nucleare: mozione in regione

In pieno fermento la campagna per il voto ai Referendum del 12 e 13 giugno su Nucleare, Acqua e Giustizia.
Mentre a livello nazionale il governo in queste ora tenta lo “scippo” dei referendum con una inziativa parlamentare di finta moratoria (hanno evidente paura del superamento del quorum del 50%) il PD continua la sua mobilitazione.
Sia a livello locale con iniziative e gazebi nei comuni del VCO  ( è possibile scaricare il [download id=”57″] ) sia a livello regionale dove il Gruppo Consiliare regionale del Partito Democratico del Piemonte (primo firmatario Aldo Reschignaha presentato una richiesta di Sessione straordinaria del Consiglio regionale avente oggetto: “No al nucleare in Piemonte!”.
Tale richiesta nasce dall’attualità del tema sul quale, già nel mese di marzo 2011, è stata depositata una mozione, che di seguito presentiamo.
La data di convocazione del Consiglio, ai sensi del Regolamento consiliare, deve avvenire entro 15 gg. dalla ricezione di tale richiesta.

Al Presidente del
Consiglio regionale
del Piemonte
OGGETTO: No al nucleare in Piemonte!
Il Consiglio regionale del Piemonte,
premesso che
– con la legge 23 luglio 2009, n. 99 e il relativo decreto attuativo recante “Disposizioni per lo
sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” il
Parlamento ha approvato la volontà del Governo di avviare iniziative finalizzate al ritorno
alla produzione di energia nucleare in Italia, con la costruzione di ben 10 centrali nucleari
sul territorio nazionale;
– lo scorso 2 febbraio la Corte Costituzionale con sentenza n. 33/2011 ha dichiarato illegittimo
l’articolo 4 del decreto delegato (D.lgs 15 febbraio 2010, n. 31) in materia di localizzazione
nucleare, stabilendo il necessario coinvolgimento delle Regioni interessate dai siti atomici le
quali dovranno, inoltre, esprimere un parere preventivo, obbligatorio anche se non
vincolante, rispetto alle scelte del Governo;
rilevato che
– Austria e Polonia non hanno avviato le loro centrali già costruite, Danimarca, Grecia,
Norvegia e Irlanda hanno rinunciato alla costruzione; Germania, Belgio, Olanda, Scozia,
Spagna e Svezia hanno deciso di frenare o addirittura non costruire più centrali nucleari nel
loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili così come tanti altri Stati stanno
investendo grandi risorse sull’energia solare termica e fotovoltaica, sull’energia eolica, sulle
biomasse e l’idroelettrico nonché sulla promozione del risparmio energetico di edifici e
impianti;
– con il nucleare non ci si libera dalla dipendenza energetica dall’estero. Il nostro Paese è
infatti sprovvisto di riserve d’uranio nel proprio sottosuolo e questo risulta l’unico
combustibile utilizzabile per gli impianti nucleari, anzi il 90 per cento dello stesso è prodotto
in soli una decina di Stati nel mondo, tra i quali il Congo e il Sudafrica. Il costo dell’uranio
ha inoltre subito recentemente fortissimi aumenti passando dai 7 dollari a libbra del 2001 ai
137 del 2008;
– le riserve di uranio – calcolate dall’Unione europea – sono tali da permettere l’alimentazione
dell’attuale parco mondiale consistente in 443 centrali funzionanti per circacinquanta/sessanta anni, produzione che soddisfa solo il 5,8 per cento del fabbisogno
energetico dell’intero pianeta;
– l’ipotesi di costruire una centrale nucleare in Piemonte non può prescindere dall’analisi di
alcune notevoli criticità. In primo luogo, il rischio sismico. In secondo luogo, la forte
antropizzazione del territorio, ovvero la presenza di insediamenti abitativi diffusi, che
rendono impossibile collocare un impianto nucleare rispettando la distanza dai centri abitati
solitamente indicata per garantire i livelli minimi di sicurezza. In terzo luogo, la presenza di
una centrale nucleare potrebbe avere conseguenze negative sull’economia – anche turistica –
del Piemonte;
considerato che
– la ricerca nel settore nucleare sia per scopi energetici sia per usi diversi, anche medicostrumentali
è certamente da favorire e promuovere;
– la risoluzione sul clima approvata il 25 novembre 2009 dal Parlamento europeo a
maggioranza, riafferma il problema sicurezza ed esprime che “… pur sottolineando che una
transizione internazionale verso un’economia a basse emissioni di carbonio porterà il
nucleare ad essere elemento importante del mix energetico nel medio termine, pure precisa
che la questione sicurezza del ciclo va affrontata in modo adeguato e a livello
internazionale…” ;
– la strategia decisa in sede europea propugna di realizzare entro il 2020 almeno il 20 per
cento di riduzione di gas serra, in particolare la CO2, attraverso la produzione di almeno il
20 per cento di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento del 20 per cento
dell’efficienza energetica di edifici e macchinari, obiettivi questi assai più impegnativi e
rilevanti del programma nucleare, del Governo;
– su questa strada può decollare – in particolare in Piemonte- una nuova epoca di greeneconomy
capace di promuovere ricerca, imprenditoria innovativa e nuove prospettive di
lavoro anche per maestranze diversamente qualificate; ovvero una nuova, ecologica e
diffusa spinta industriale;
– il mercato sta premiando l’innovazione, l’efficienza e il ricorso alle fonti rinnovabili e che
la spinta della green economy può produrre in Italia fino a un milione di posti di lavoro;
ritenuto che
– riguardo alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia ci si debba attenere alla
volontà popolare espressa nelle forme previste dalla Costituzione;
auspica
– la più ampia partecipazione alla prossima consultazione referendaria;
impegna la Giunta regionale
– ad esprimere fin da ora parere negativo all’eventualità di un insediamento in Regione
Piemonte di centrali nucleari, invitando il Governo della Repubblica a rispettare i pareri
espressi dalle Regioni;
– a elaborare un piano energetico regionale contenente forti programmi d’investimento per lo
sviluppo e la diffusione di tecnologie che utilizzino fonti di energia rinnovabili;
– a valutare l’istituzione di un congruo fondo per l’efficientizzazione energetica di edifici
pubblici e privati che intendano conseguire l’inserimento nella classe energetica B o A di
casa-clima;

– ad invitare i parlamentari piemontesi ad attivarsi per promuovere una modifica della legge
in premessa che salvaguardi il diritto alla autodeterminazione anche in materia energetica,
previsto dal titolo V della Costituzione.
Torino, 25 Marzo 2011

PRIMO FIRMATARIO Aldo Reschigna

Lavoro: i sindacati preoccupati per i risultati della “cabina di regia provinciale”

CGIL CISL e UIL del VCO esprimono tutta la loro preoccupazione riguardo al metodo ed alla tempistica con i quali sta procedendo il confronto sulle strategie e i finanziamenti da dedicare alla ripresa territoriale, all’interno della cabina di regia provinciale.
Infatti, nell’ultimo incontro svoltosi il 16.05.2011 è stato comunicato che il documento inviato al Ministero dello Sviluppo Economico, nel quale la Regione Piemonte ha preso atto del nostro “piano strategico”, non è sufficiente per avere il riconoscimento di “zona di crisi complessa” e conseguentemente ottenere i finanziamenti dedicati alla ripresa territoriale.
Questo significa un ulteriore prolungamento dei tempi riguardo alla concretizzazione di strumenti che possano aiutarci ad uscire dalla crisi, ma anche una non sufficiente attenzione da  parte degli assessori provinciali competenti, ad un tema come la crisi e la ripresa del lavoro.
Preoccupazione ulteriormente rafforzata dal fatto che mentre noi siamo ancora fermi, altre province italiane hanno già avuto assegnato lo status di “zona di crisi” e altri territori piemontesi stanno avviando la procedura per ottenere il riconoscimento.
Ora più che mai è indispensabile che a partire dai Consiglieri Regionali, dalla Provincia ai Parlamentari si facciano le pressioni indispensabili ad avere il riconoscimento della crisi territoriale, dimostrando di essere concretamente quella lobby territoriale in grado di fare gli interessi del VCO, cosa purtroppo fino ad oggi poco evidente.
E’ però indispensabile muoversi in fretta, perché il rischio che si corre è che il VCO sia  scavalcato da altre Province con una rappresentanza e un peso politico e istituzionale più significativo del nostro, relegando il nostro territorio, già ai margini, in una situazione di crisi perenne.
Come già dichiarato nella riunione del 16.05.2011 CGIL CISL e UIL sono disponibili a fare la loro parte, sia attraverso le Segreterie Regionali sia con una mobilitazione di tutto il territorio (istituzioni, politica, rappresentanza sociale) che permetta di recuperare quel peso politico e quella visibilità che fino ad oggi non siamo stati in grado di avere.
Una mobilitazione non contro qualcuno ma PER il territorio, sostenuta da tutti nell’interesse del VCO.
I Segretari provinciali
CGIL CISL UIL
Aldera C. Caretti L. Borsotti F.