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Nato nel VCO il comitato per il Si al referendum contro il Nucleare.

Per adesioni e/o informazioni: nonuke.vb.no@gmail.com
Mentre il mondo assiste sbigottito alla catastrofe nucleare in Giappone, il Governo italiano prima minimizza in modo irresponsabile, poi annuncia una moratoria per un anno con la scusa di valutare le possibili tecnologie per garantire la sicurezza. Il 12 e 13 giugno, votando al referendum, si potrà fermare definitivamente la costruzione di centrali nucleari in Italia. Nessuno, infatti, può garantire la sicurezza di una centrale nucleare soprattutto in un paese a forte rischio sismico come il nostro.
Anche nella nostra Provincia, così come in tutta Italia, si è formalmente costituito il “Comitato per il SI’”
per fermare il nucleare. Possono aderirvi tutte le Associazioni, i Sindacati, comitati diversi e singole persone che con noi vogliono diffondere conoscenza e coscienza per fare in modo che il 12 e 13 giugno anche le donne e gli uomini che vivono nella nostra Provincia si pronuncino in modo chiaro e netto contro la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano.
Il comitato, in concomitanza con la manifestazione nazionale di sabato 26 marzo ha già organizzato presenze con banchetti informativi a Domodossola e a Omegna ed un volantinaggio a Verbania. Seguiranno numerose iniziative volte ad offrire informazioni sul perché del  no al nucleare.
Per adesioni e/o informazioni: nonuke.vb.no@gmail.comIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo


ARCI VCO
Ass Le Formiche Omegna
Ass Essere Gentile
Ass La Gera
Ass Mani Tese
Brigata di solidarietà attiva
Circolo Fugamentis
Circolo dei Lavoratori Boleto
Circolo Il brutto Anatroccolo di Legambiente
Circolo Operaio F.Ferraris Omegna
GAS Omegna
GAS Verbania
GIT Banca Etica VCO
Italia Nostra
Il Centro del Sole, Circolo di Legambiente
Teatro delle Selve

Ps
ricordiamo che, per decisione nazionale, si è deciso che ai comitati non aderiscono i partiti politici, per quello non vedete la firma del PD

Federalismo: le conseguenze nel VCO. Seminario a Domodossola sabato 2 aprile.

Si svolgerà sabato 2 aprile 2011 alle ore 9.00 presso l’Hotel Corona a Domodossola un Seminario del PD sul tema: “il VCO verso il federalismo fiscale. Le conseguenze socioeconomiche“. Cliccare qui per scaricare l’invito.
Un seminario per capire davvero, numeri alla mano, le ricadute che il Federalismo avrà nel nostro territorio a partire dalle conseguenze sui Comuni e sui loro bilanci. Diversi e di qualità i relatori e i contributi.
Modera Moreno Minacci Resp. enti locali PD VCO, introduce Enrico Borghi Presidente nazionale.
Il federalismo regionale, ne parla Aldo Reschigna Capogruppo PD Regione Piemonte.
Il federalismo provinciale, ne parla Giuseppe Grieco, capogruppo PD Provincia VCO.
I costi standard, ne parla Dott. Salvatore Parlato Responsabile Ufficio Studi IFEL Istituto per la Finanza e l’Economia Locale.
Conclude Marco Stradiotto Senatore della commissione Finanza, ex sindaco ed esperto di federalismo
Partecipano Michele Paolino Dipartimento nazionale Enti Locali PD, Antonella Trapani Segretario provinciale, Mariano Cattrini Candidato sindaco a Domodossola.
Sono invitati cittadini, amministratori, associazioni, categorie economiche e sindacali. Iniziativa a cura del Coordinamento regionale, del Coordinamento provinciale VCO e del Circolo di Domodossola del Partito Democratico.

NO ALLO SCIOGLIMENTO CONSORZIO SOCIOASSISTENZIALE DEL CUSIO. UNA INTERROGAZIONE DI ALDO RESCHIGNA

Il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna ha presentato una interrogazione a risposta immediata sullo scioglimento del Consorzio Intercomunale dei servizi socio-assistenziali del Cusio-Omegna.
“L’applicazione della disposizione della legge finanziaria 2010 che prevede la soppressione “dei consorzi di funzione tra gli enti locali”- spiega Reschigna – in mancanza di alternative, creerà sicuramente gravi problemi per gli anziani, i disabili, i minori e le rispettive famiglie che godono dei servizi forniti dal consorzio.
E’ un tema che abbiamo sollevato da tempo e che trova d’accordo gran parte della comunità locale”.
“Nonostante ciò. il direttore regionale Raffaella Vitale ha invitato il consiglio di amministrazione del consozio socioassistenziale Cusio-Omegna ad avviare una fase transitoria che conduca alla soppressione dell’ente. Fase che dovrebbe avere il suo avvio nella riunione di stasera del Cda del consorzio, attraverso il commissariamento dell’ente”.
“Questo modo di procedere ci pare però molto rischioso. Già da tempo avevamo reso pubbliche le nostre preoccupazioni: prima di sciogliere i consorzi è necessario avviare un nuovo percorso in grado di garantire l’erogazione di servizi indispensabili per molte categorie di cittadini, quelle più deboli”.
“Dal canto suo l’assessorato competente non ha espresso chiare indicazioni agli enti locali ma, dopo mesi di inerzia, ha avviato un tavolo di confronto con Anci e sindacati sul futuro dei consorzi. Ora, senza una conclusione del confronto con chiare direttive, viene l’indicazione da parte del direttore regionale di procedere all’avvio della soppressione. Ci pare un modo sbagliato di affrontare il problema, come dimostra la forte preoccupazione di tutta la comunità locale sul futuro dei servizi garantiti dal Cusio-Omegna”. “Chiediamo pertanto che lo scioglimento del Consorzio venga sospeso, in
attesa di trovare una alternativa concreta in grado di garantire l’erogazione dei servizi”.
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico

Il PD del VCO discute di politiche per la famiglia.

Cliccate qui per visionare l’invito nello spazio documenti. Giovedì 24 marzo 2011 alle ore 21 presso Palazzo Pretorio a Vogogna è la serata in cui discuterà del tema ” La Famiglia Ieri oggi…e domani? Incontro-dibattito sul tema della famiglia. Tra sfide e risorse, quali le prospettive? Approfondimento su un’identità in evoluzione”.
Tema cruciale per le prospettive del nostro paese, in cui si discuterà anche del documento nazionale sul tema approvato dall’Assemblea nazionale del PD il mese scorso. (Potete cliccare qui per visionarlo).
A discuterne saranno Mauro Vassura psicologo, Rino Bisca Presidente CISS Ossola, Marco Coppola Presidente Arci Gay Nuovi Colori Verbania e Damiano Del Barba medico.
Partecipano Aldo Reschigna Capogruppo PD Regione Piemonte, Enrico Borghi Sindaco di Vogogna e presidente UNCEM e
Antonella Trapani Segretario provinciale PD VCO. Modera Davide Cantamessa, Coordinatore Circolo PD Vogogna.
Iniziativa a cura del Circolo PD di Vogogna e del Coordinamento Provinciale.

L’ospedale rischia la fine di Montefibre

Reschigna (Pd): “Pronti al confronto sulla sanità ma la giunta Cota ritiri il piano di rientro”. I timori del capogruppo Pd: “Tagli di reparti e cessione di un ospedale ai privati”
Il paragone è quello con la crisi Montefibre: “Tutti temevano che chiudesse, e dopo una lenta agonia di anni, progetti di spostamento, ha chiuso riducendone man mano l’attività per una decisione presa altrove e non sul territorio”.
Aldo Reschigna, capogruppo Pd in Regione Piemonte, l’ha usato stamani in conferenza stampa, assieme al segretario provinciale del Pd Antonella Trapani, per parlare degli ospedali del Verbano Cusio Ossola.
Reschigna ha iniziato denunciando come la delibera sul piano di rientro della giunta Cota ha nel suo addendum criteri che se applicati equivarrebbero alla chiusura nel Vco di Oncologia, Malattie infettive e tropicali, Nefrologia e Neuropsichiatria infantile, ma anche l’addio alle speranze per Emodinamica.
“Cota domenica a Domo, in un comizio privo di confronto con il territorio, ha dato la colpa ai tecnici, ma la delibera è un atto politico – afferma Reschigna -. E nell’addendum alla delibera per alcune specialità (quelle sopra indicate, ndr) si parla di bacini minini di 300mila abitanti (l’Asl Vco ne ha circa 170mila, ndr). E non si può ogni volta l’indomani dire che ci sarà una deroga per il territorio. Il rischio è che vincano così i padrini politici. Ho girato tutto il Piemonte e i rappresentanti locali di centrodestra mi hanno detto che si declassificheranno sei Dea, ma non sarà nella loro provincia. Probabilmente Cota li chiuderà in Liguria o Lombardia”.
Per Reschigna la giunta deve ritirare il piano di rientro e iniziare le consultazioni coi territori per un piano socio-sanitario. “Anche noi diciamo che vanno fatte delle operazioni di tagli – ha dichiarato Reschigna -, ma non si possono fare in modo autoritario con studi di accademia e deroghe discrezionali e senza valutare la realtà esistente. Noi siamo pronti al confronto non a ratificare decisioni già prese da altri. Il confronto è ancora possibile, altrimenti la sanità diventerà solo scontro politico”.
Nel mirino del Pd anche la delibera sul blocco delle assunzione e dei turn over. “Secondo le stime si parla di 40-50 infermieri professionali in meno per l’Asl Vco”, ha detto Reschigna.
Ma il “pericolo immane” denunciato dall’ex sindaco di Verbania è quello sull’accorpamento degli ospedali. “Se passa la riforma che prevede il passaggio degli ospedali dall’Asl Vco all’Aso di Novara, con questo piano chi si troverà a dover decidere cosa fare dei reparti di Verbania e Domodossola sarà il direttore dell’Aso. E’ inutile che Cattrini parli di accordi di quadrante. L’Asl non c’enterà più nulla. E con questa delibera il direttore dell’Aso potrà tagliare le specialità che non rispettano i parametri”
E allora ecco i rischi paventati dall’esponente Pd per gli ospedali del Vco: il primo è che uno dei due ospedali diventi un grande poliambulatorio, un ospedale di terzo livello; il secondo è quello, “ventilato da certi voci che iniziano a circolare”, su un ingresso di società private sull’esempio dell’ospedale di Omegna. “Ma il privato non è tenuto a garantire i servizi di emergenza – ha detto Reschigna -, guadagna solo su diagnostica e chirurgia, gli interventi programmati; d’altro canto l’ospedale che resterebbe pubblico si troverebbe la concorrenza sulle specializzazioni degli ospedali privati e sarebbe un ospedale svuotato. Il nostro timore è che non si taglierà forse subito ma si lasceranno decadere i servizi offerti sino a dire che a quel punto sono inutili e vanno tolti. Com’è successo con la Montefibre”.

Articolo tratto dal commento della conferenza stampa programmata sabato 19 marzo dal Partito Democratico

 

Nucleare: tema del momento (non per la stampa locale)

Scrivo questa lettera in quanto mi sento profondamente amareggiato per l’assoluta mancanza di rilevanza che la stampa locale ha attribuito a due avvenimenti avutisi nella nostra città in questi giorni. Il primo riguarda l’incontro informativo che il Partito Democratico ha promosso presso il Centro d’Incontro di S. Anna venerdì 11 marzo (riuscitiissmo con 200 persone presenti) e il secondo il mio intervento, fatto a nome di tutta la minoranza, in Consiglio Comunale lunedì 14 marzo.
Nel primo caso la sala era piena, quindi circa 200 persone hanno seguito gli interventi, ma nessuna notizia è apparsa sui massmedia; nel secondo caso, pur essendoci stato un articolato ed ampio dibattito, rimasto nella più assoluta compostezza, protrattosi per oltre un’ora, l’unico riferimento è il resoconto dell’addetto stampa fortemente incompleto ed anche imparziale, non indicando alcuna delle tesi proposte dal relatore (di cui sbaglia pure la corretta indicazione del nome).
Quindi approfitto di chi mi lascia lo spazio per sintetizzare brevemente le quasi tre ore di incontro di s. Anna e l’ora abbondante di dibattito in Consiglio Comunale. Lo riassumo brevemente, utilizzando le argomentazioni a sostegno del nucleare.

Indipendenza dall’estero

Falso: noi non abbiamo miniere di uranio che dovremo importare da nazioni quali il Kazakhstan, la Namibia, il Niger, la Russia, l’Uzbekistan (il paese dove è concentrata la maggiore quantità di uranio è l’Australia, ma per una serie di motivi che in questa sede sarebbe troppo lungo raccontare, attualmente non può sostenere il fabbisogno mondiale, l’altra grande nazione che ha disponibilità di uranio è il Canada). Stesso discorso vale per le componenti per la costruzione dei reattori.

Disponibilità infinita di energia

Falso: dati IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) non un qualsiasi sito ambientalista, l’uranio è una fonte in esaurimento che nelle migliori previsioni portano ad una riserva pari a circa un secolo. Aumentando i consumi, e tenendo presente i lunghi tempi necessari alla costruzione delle centrali, l’Italia avrà a disposizione, pagandolo un prezzo sempre più alto, uranio per 50/60 anni al massimo. Il vento e il sole sono inesauribili.

Fonte di energia pulita

Falso:Per prima coso occorre dire che puntando sul nucleare il governo sta adottando misure contraddittorie con le politiche comunitarie in tema di energia ed espone il paese al rischio di nuove sanzioni a causa della incompatibilità con gli obiettivi europei. La costruzione di centrali nucleari in Italia oggi, anziché favorire, ostacolerebbe il raggiungimento degli obblighi europei previsti dalla direttiva 20/20/20. (entro il 2020 ridurre del 20%, l’emissione di CO2, avere il 20% di risparmio energetico e avere il 20% di energia rinnovabile).

Il primo obiettivo, com’è noto, è la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 20% entro il 2020. L’energia nucleare è, in effetti, a bassa emissione di gas serra (non a emissione zero, perché l’intero ciclo dell’uranio comporta emissioni); tuttavia, l’eventuale costruzione di centrali nucleari avrebbe un effetto irrilevante sul computo delle emissioni totali italiane. Infatti, una centrale nucleare produce solo elettricità, mentre i gas serra si generano anche dalla mobilità, l’edilizia, la combustione industriale, l’agricoltura, il riscaldamento ecc.

Ricordo che per una centrale da 1000 MW (quelle previste in Italia sono da 1600 MW) sono necessari annualmente 150-200 t di uranio naturale pari a circa 30 t di uranio arricchito. Ottenere questa quantità di uranio comporta:

6.000.000 di tonnellate di rocce contenenti il minerale uranifero,

1.000.000 di tonnellate di acqua,

16.500 tonnellate di acido solforico,

270 t di fluoro gassoso,

enormi quantità di energia per l’arricchimento

Il nucleare produce energia a basso prezzo

Falso:il costo del nucleare sarà un costo pubblico dal momento che nessun privato, come dimostrato dall’esperienza inglese, e in tempi più recenti USA e Bulgaria, ritiene ragionevole accollarsi gli esorbitanti costi di smaltimento di scorie e reattori; il prezzo dell’uranio negli ultimi anni ha subito un rapidissimo aumento, infatti nel 2001 costava 7 $/lb (15,43 €/Kg) mentre nel gennaio 2010 è arrivato a 115 $/lb (253,58 €/kg) portando a circa 5 c€ l’incidenza (42%) del costo del combustibile per la generazione di 1 Kw/h di energia (fonte WNA, World Nuclear Association). Tutto ciò senza considerare i costi di realizzazione di un sito di stoccaggio definitivo delle scorie (circa 10 miliardi di euro) e lo smantellamento a fine esercizio (circa 1 miliardo di euro a reattore).

I costi per le uniche due centrali EPR (quelle quindi di terza generazione) in costruzione Olkiluoto in Finlandia e Flamanville in Francia, sono spaventosamente aumentati. Quella finlandese doveva costare 3,2 miliardi di euro ed essere completata in 5 anni entrando in esercizio nel 2009. La compagnia elettrica finlandese TVO aveva fatto i conti che, solo a quel costo e con quei tempi, poteva fornire un chilowattora conveniente ai propri clienti. Il reattore non partirà – se partirà – prima del 2013, e i costi sono quasi raddoppiati, raggiunto i 6 miliardi di euro, a cantiere ancora aperto. Stesso discorso sta avvenendo per la centrale francese.

Mycle Schneider, uno dei massimi esperti mondiali di nucleare afferma ”Non ha alcun senso oggi puntare sull’energia atomica. Negli Stati Uniti, dove pure si è molto parlato di riprendere a costruire, nessuno lo ha fatto. Non è più vantaggioso. Al punto che neppure la Banca Mondiale finanzia più alcun progetto nucleare

I moderni reattori sono sicuri

Falso:Non voglio assolutamente parlare di quello che in queste ore sta accadendo in Giappone (paese noto per la serietà e l’accuratezza con cui vengo costruite le opere pubbliche e private).

In breve, per quanto riguarda Olkiluoto l’autorità sulla sicurezza nucleare STUK (Autorità per la sicurezza del nucleare in Finlandia), quindi non un’associazione ambientalista, si è arrivata addirittura a chiedere la revoca dell’autorizzazione alla costruzione all’Areva (la società che dovrebbe costruire i reattori in Italia), per le perplessità sulla stessa progettazione, oltre che sulla realizzazione essendo state rilevate oltre 2.100 “non conformità” al progetto originario .

In Francia già il 28 maggio 2008 l’ “Autorité de Sûreté Nucléaire” (l’Autorità francese per la sicurezza nucleare – ASN) aveva dato ordine di sospendere i lavori al cantiere della centrale di Flamanville in quanto venivano riscontrate irregolarità nell’ armatura in ferro dell’ isolotto su sui poggerà il reattore nucleare. In seguito, nell’agosto 2010 una nuova ispezione dell’ASN ha portato alla richiesta di modificazione del sistema di controllo del reattore, la spina dorsale del reattore stesso, ritenendo che la sua sicurezza non sia dimostrata.

Lo stato dell’Ontario in Canada, dovendo rinnovare un paio di reattori ormai obsoleti a Darlington, ha bandito nel 2008 una richiesta pubblica, alla quale ha risposto anche Areva. Quel bando, di 1000 pagine, era molto completo e impegnava il costruttore del reattore a una vera fornitura “chiavi in mano” includendo tutti gli oneri spesso a carico dello Stato. Il risultato è stato un’offerta di Areva da 21 miliardi di dollari per 2 reattori. Circa 9 miliardi di euro a reattore: nonostante il prezzo esorbitante l’offerta è stata rigettata perché ritenuta “incompleta”. L’AECL, l’azienda di stato canadese del nucleare, ha presentato un’offerta, ritenuta coerente alle specifiche, da ben 26 miliardi di dollari. Di fronte agli extra-costi l’Ontario ha sospeso la gara perché troppo onerosa. Attualmente, a gara ormai scaduta, l’ipotesi più probabile è il prolungamento di altri 20 anni della vita dei reattori.

E non parlo neppure, lasciando libera fantasia al lettore, degli enormi problemi relativi allo smaltimento (o anche al solo stoccaggio definitivo) delle scorie, che attualmente nessuno ha ancora risolto.

Le energie alternative non sono in grado di risolvere il problema

Falso:Mi riferisco, come esempio, al solo eolico e fotovoltaico tralasciando le altre fonti utilizzabili.

Eolico: alcune nazioni europee stanno investendo in questa direzione ed attualmente la Danimarca produce il 20% della sua energia con l’eolico, la Spagna il 14%, Portogallo 13%, la Germania e l’Irlanda circa il 7%. È in costruzione il Parco eolico del mare del nord, a cui partecipano Germania, Francia , Gran Bretagna, Belgio, Danimarca, Olanda, Iralnda, Norvegia e Lussemburgo che già nel 2020 fornirà una potenza di 30 GW di energia e nel 2050 circa 100 GW (il valore finale corrisponde al 10% dell’intero fabbisogno energetico europeo ed equivale a 70 centrali EPR).

Solare termodinamico (progetto Desertec): partecipano Germania, Italia, Francia, Spagna, Marocco, Tunisia, Svizzera. Questo progetto termine previsto 2050, fornirà nel 2020 una potenza di 25 GW arrivando a oltre 220 GW a regime (il valore finale corrisponderà ad un 15% del fabbisogno totale europeo previsto e equivarrà a 150 centrali EPR)

Ce l’hanno tutti, perché noi no?

Falso:Anche questo è un falso. Anche prima dei ripensamenti che in queste ore stanno avvenendo in Europa, la situazione è la seguente: Austria, Danimarca, Grecia, Irlanda, (Italia), Polonia, Portogallo, Norvegia hanno detto no al nucleare. Belgio, Germania, Olanda, Spagna, Svezia non sostituiranno le centrali costruite. Il Regno Unito e l’Ungheria formulano dubbi. Le nazioni europee che, ad oggi, confermano l’ipotesi sul nucleare sono Finlandia, Francia, Bulgaria, Lituania, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svizzera. Occorre comunque ricordare che tranne quelle in costruzione in Francia e Finlandia, si tratta di reattori molto più piccoli di quelli previsti in Italia e, che per quanto riguarda le nazioni est europee, tranne che per quella prevista in Bulgaria, si tratta nella gran parte dei casi, di vecchie centrali che perderanno in breve la licenza. A questo proposito un’ultima parola: quando viene mostrata la spaventosa concentrazione di centrali presenti in Europa, ci si dimentica di dire che la maggior parte di esse sono centrali che stanno esaurendo la loro vita e che non verranno sostituite.

Risolverebbero il problema energetico italiano

Falso:A conti fatti anche quattro centrali EPR non potranno coprire che il 4-5% del fabbisogno energetico del paese. Ne vale la pena?

Voglio chiudere con le parole di un esperto:
“Non esiste un nucleare sicuro. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali” Carlo Rubbia (Nobel per la fisica 1984)