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Crisi, giovani e mercato del lavoro: come uscirne

I Giovani Democratici Vco organizzano sabato 18 aprile alle ore 15.30 presso la sala Santa Marta ad Omegna un incontro in cui saranno illustrate le proposte del Partito Democratico e dei Giovani Democratici contro la crisi economica e la riforma del mercato del lavoro.
Relatori dell’iniziativa saranno Federico Biancotti (esperto in scienze del lavoro), Marco Tartari e Fabio Farroni segretario Provinciale e Cittadino dei Giovani Democratici che illustreranno la proposta del Senatore Prof. Pietro Ichino di riforma del mercato del lavoro sul modello Flexsecurity.
 
Saranno presenti anche i rappresentanti dei sindacati confederali, professionisti, i Consiglieri Regionali Marco Travaglini Aldo Reschigna, il presidente della provincia Paolo Ravaioli.

L’ armamento dei Vigili Urbani a Domodossola

Riportiamo un commento di Vittorio ORIGGI, Segretario della CGIL Funzione Pubblica VCO
Dal 29 marzo u.s. gli agenti della Polizia Municipale nella città di Domodossola svolgono i propri servizi d’ istituto armati, a seguito della decisione politica della Giunta Marinello, di dotarli di una pistola “Beretta” che dovrà essere portata infilata nella fondina appesa ad un cinturone. E’ anche poi significativo osservare che i primi vigili a dover uscire armati sono stati, nella prima mattinata del 30 marzo verso le ore otto, quegli agenti che dovevano prestare servizio davanti alle scuole elementari e medie, dove nel via vai di bambini e genitori, alcune mamme, dopo aver squadrato i vigili da capo a piedi, si sono avvicinate chiedendo anche un po’ allarmate: “Non sarà mica carica davvero?”.
La Funzione Pubblica CGIL del VCO ribadisce di avere una valutazione positiva del ruolo e delle funzioni esercitate dagli Enti Locali in questi anni, pur se qualche riflessione è necessaria però avanzarla, anche alla luce delle trasformazioni e delle novità che si stanno verificando a livello istituzionale, trasformazioni che impongono un ruolo forte ma democratico, nella ricerca quindi di un equilibrio tra il governo della cosa pubblica, l’ordine, la sicurezza e la rappresentatività delle istituzioni democratiche, che a livello locale non ha bisogno d’ulteriori articolazioni sul territorio di una polizia locale, provinciale o comunale, simile a quella statale. In questi mesi il tema della sicurezza è stato quello che maggiormente ha attirato l’attenzione di cittadini e stampa, anche in relazione ai tanti annunci e proclami fatti dal Governo di centro-destra.
  
   Annunci che spesso hanno messo in evidenza le stesse contraddizioni all’interno della maggioranza di Governo ed una presunta linea di fermezza che però paradossalmente non affronta le questioni vere che sono alla base della insicurezza o dell’illegalità.
  
   E’ perlomeno singolare, che mentre si agita fermezza, non si trovi altro da porre in essere se non una compressione della capacità investigava della Magistratura e delle Forze di Polizia, attraverso l’introduzione di norme draconiane in materia di intercettazioni telefoniche.
 
   In pratica, non si punta a chiarirne meglio i limiti, punirne gli abusi o garantire il necessario rispetto della privacy, ma semplicemente a impedire che tale strumento investigativo sia utilizzabile per indagini relative a reati di corruzione, concussione, delitti contro la Pubblica Amministrazione, cioè proprio quei comportamenti che penalizzano i cittadini, le casse dello stato ed utilizzano le istituzioni per fini personali o per connivenze con la criminalità.

   In questo contesto, mentre si cerca di abbassare il livello d’ intervento della Magistratura assistiamo anche al fallimento dell’ idea tanto cara al  Governo di centro-destra, quella del poliziotto di quartiere,  ma anche ad un approccio a cercare soluzioni per l’ ordine e la sicurezza, con maggiori poteri ai Sindaci, che inevitabilmente coinvolgono la polizia locale attraverso iniziative, a dir poco singolari.

   Queste, molto spesso, su iniziativa dei “Sindaci sceriffi”, nuovi demiurghi della sicurezza, mirano a chiederne l’ armamento o dove questo già esiste, a potenziarne in mille modi diversi gli strumenti d’ offesa, per farne una sorte di “polizia federale”, o meglio ancora del Sindaco.

   Per questo motivo il "fai da tè" che sta attraversando i Comuni della penisola, di fatto illude i cittadini e fa della polizia locale la principale responsabile della sicurezza cittadina, soprattutto quando, si è di fronte all’ assenza di un vero e proprio coordinamento con le altre strutture addette alla legalità e alla sicurezza.

   Queste scelte, non ci convincono per niente, sono spesso solo d’ immagine, mortificano tra l’altro la storia, il ruolo e la professionalità della Polizia locale, rendendola residuale rispetto alle forze di Polizia nazionali.

   In questi mesi assistiamo poi ad ogni forma di becera propaganda sulla sicurezza che non ha nulla da spartire, a nostro avviso, con il dovere, di un’ Amministrazione Comunale, di garantire ai cittadini serie politiche integrate di sicurezza urbana, che vanno dalla tenuta della legalità, agli standard qualitativi dei servizi pubblici.

   Sappiamo tutti che l’Ordine Pubblico è di competenza della Polizia statale e che quella locale ha un suo ruolo specifico, di pari dignità, nella sicurezza delle città e nello assetto democratico del vivere civile, che va difeso, non snaturato, potenziandone le peculiarità e l’autonomia operativa ed organizzativa, e valorizzandone il patrimonio professionale indispensabile per la vivibilità di ogni città del nostro Paese.

   Le Amministrazioni Locali, allora, per prevenire e reprimere le violazioni amministrative o penali, non devono ispirarsi ad altre forze di polizia ma devono attivare idonei percorsi professionali permanenti, coerenti con le funzioni ed i compiti che la legge 65/86 e la stessa Costituzione assegnano alla Polizia locale.

   Devono organizzare il lavoro incentrandolo su funzionalità e tutela degli operatori, compresa l’autonomia dalle indebite ingerenze politiche.

   Devono applicare correttamente gli istituti contrattuali previsti per questo fondamentale servizio pubblico e investire adeguate risorse, in concerto con lo Stato e le Regioni attraverso piani pluriennali in strutture, mezzi e dotazioni organiche.

   E’ questa la Polizia locale, che va coordinata con le Forze di Polizia statale per garantire così, ognuno, in rapporto alla propria specifica peculiarità professionale, le migliori condizioni di sicurezza e legalità.

     Le questioni sociali presenti nel nostro paese, conseguenza di vecchie e nuove emarginazioni che contraddistinguono alcuni fenomeni della società italiana, quali ambulanti immigrati o locali appartenenti alle zone povere del pianeta o alle realtà emarginate del paese, non possono essere risolte con la politica del manganello, che tra l’altro è espressione di uno stato repressivo forte con i deboli e debole con i forti, e di una società pseudo razzista, piuttosto che d’ istituzioni democratiche.

      La politica del manganello non è la risposta giusta neanche di fronte ad una richiesta di sicurezza da parte dei cittadini che riteniamo, ovviamente, legittima.

   A noi sembra che il voler a tutti i costi assegnare altri compiti alla Polizia locale, distogliendola dai suoi d’ istituto, da una parte serve a nascondere i problemi reali relativi alla sicurezza e dall’altro espone gli agenti ad ogni sorta di rischio, compreso quello di dover sopperire alle disfunzioni e alle mancanze di scelte politico – amministrative.

   Questo scenario sempre più preoccupante, è anche conseguenza della mancanza di una riforma ordinamentale, oramai indispensabile che chiarisca, fino in fondo compiti e funzioni e garantisca tutele e professionalità e affermi il ruolo della Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, alla luce della sua tradizione e specificità.

     La riforma dovrà chiarire compiti e funzioni, questioni essenziali per valorizzare e garantire il ruolo che la Polizia Locale esercita nelle politiche integrate di sicurezza urbana, nel rispetto delle specifiche peculiarità professionali, e nella garanzia di pari dignità con le forze di polizia ad ordinamento statale.

     Questa riforma, sempre invocata dagli addetti ai lavori, discussa dai politici, dalle istituzioni, non ha mai concluso il suo iter parlamentare.

      Non può diventare, per tutti, una sorte d’Araba Fenice.                                                               
        
      La Funzione Pubblica CGIL è pronta ad un confronto vero con la parte Pubblica sulla sicurezza, senza ideologismi e nel merito delle questioni, ma rileviamo che l’altrui ideologismo e la voglia di rendere residuale l’azione sindacale spingono non solo il Governo, ma anche quello di tante Amministrazioni Locali, verso operazioni di facciata che aggraveranno nei fatti non solo i problemi dei cittadini, ma anche quelli dei lavoratori della Polizia Locale, peggiorandone sia le condizioni di lavoro e sia quelle del loro salario, facendogli pagare “l’ effetto Brunetta”, sottraendogli parte delle indennità e del salario accessorio, ed questo in piene sintonia con la campagna di aggressione contro il lavoro ed i dipendenti pubblici.

Raccontare la nostra storia: di Michele Fina Assessore alla Protezione Civile Provincia dell’Aquila

image Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Vi scrivo dalla Sala Operativa della Protezione Civile. Qui, da 130 ore, tutte le forze lavorano per coordinarsi e gestire le emergenze che si accavallano. Io sono pendolare da giorni tra macerie, Di.Coma.C. (Direzione di Comando e Controllo) e campi di accoglienza.
La prospettiva mediatica mi giunge di riflesso. Sento comunque il bisogno di rivolgervi un appello. L’attenzione dell’intero Paese verso il nostro dramma non ci ha fatto sentire soli. E impotenti. I vigili del fuoco, le forze armate, le colonne mobili di protezione civile di ogni regione e tanti altri si sono riversati sull’Aquila.
Un contro-esodo degli aiuti. Qui c’è l’Italia della solidarietà fattiva e dell’altruismo. Punta dell’iceberg dell’Italia che raccoglie beni e contributi in quantità commovente. Marco, il ragazzo con gli occhiali di fronte a me del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, al quale rivolgersi per ogni problema; Raffaele, il ragazzo con i capelli lunghi del Friuli, che ci aiuta con la mappa dei campi; Michele, l’uomo grosso con la barba della Croce Rossa, al quale chiedere quando mancano tende o brandine; gli sfollati che nei campi raccolgono le esigenze di tutti; i volontari che intorno alla città gestiscono i centri di raccolta; quelli che chiamano per rendersi disponibili; quelli che offrono quello che possono. Questo è il Paese che amo. Il mio Paese. Di fronte ad una difficoltà riscopre il suo essere una sola comunità nazionale.
Ma i riflettori, oggi puntati su di noi, pian piano si spegneranno. Quello sarà il momento dello spartiacque: tra i rappresentanti istituzionali, da una parte quelli che hanno fatto passerella e inseguito le telecamere, dall’altra quelli che hanno preso impegni con la ferma volontà di rispettarli; tra i giornalisti, da una parte i cinici, dall’altra i cronisti onesti e rispettosi del dolore umano.
Noi abbiamo una città e tanti borghi da ricostruire, la vita di tanti da restituire alla normalità, il motore dell’economia locale da far ripartire. Vedremo dal prossimo Decreto del Governo se l’impegno economico sarà concreto o si risolverà in un annuncio. Vedremo se ci sarà il coraggio di scegliere. La ricostruzione non può essere “un affare” per i professionisti dei disastri. Non è neanche un divertente videogioco, un SimCity Reality. Le nostre Istituzioni locali hanno il compito di ridisegnare i luoghi in sintonia con il carattere, la storia, le speranze di un popolo. In tanti andranno via ma dovranno trovare presto le motivazioni per tornare e ricominciare. Con noi.
Le vittime e il dolore di una terra saranno un sacrificio inutile se non produrranno una “scossa” duratura nella coscienza civile e politica dell’intero Paese. Certo, domani avremo tutti voglia di tornare a ridere. Toglieremo il lutto e ricominceremo a vivere. Ma altra cosa è dimenticare. Saranno politici e giornalisti onesti quelli che continueranno a raccontare la nostra storia. I miei figli leggeranno la cronaca di una catastrofe con stupore perché, intanto, le norme antisismiche saranno rigidamente rispettate, la prevenzione e la pianificazione saranno la regola, sarà stata firmata la tregua tra l’uomo ed il territorio, la protezione civile non sarà più affidata alla Divina Provvidenza ma sarà diventata una voce importante dei bilanci delle amministrazioni ad ogni livello. Dipende da ognuno di noi.
Michele Fina Assessore alla Protezione Civile Provincia dell’Aquila
l’Aquila, 11 aprile
Cell. 348 6937741

PESCA: MISURE A SOSTEGNO DEL SETTORE PER 374 MILA EURO

image La Giunta regionale del Piemonte ha approvato i criteri per la concessione di contributi al settore della pesca, per uno stanziamento complessivo di 374.208 euro per gli anni 2008 e 2009, relativi al Fondo Europeo per la pesca, nuovo strumento di programmazione ed intervento dedicato al comparto.
“I bandi – afferma il Consigliere regionale del Partito Democratico Marco Travaglini – comprendono aiuti all’imprenditoria ittica per l’allevamento in acquacoltura, gli investimenti per le attrezzature di pesca nelle acque interne, il sostegno ad attività di trasformazione e commercializzazione, lo sviluppo di campagne di promozione. Il Nuovo Fondo Europeo per la pesca (FEP) è stato istituito con Regolamento (CE) per il periodo 2007-2013, in sostituzione del precedente Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca”. “Con questo intervento articolato – continua Travaglini – si dà il via ad una serie di misure strutturali a favore del comparto ittico ed, in particolare, all’acquacoltura, un’attività che ha assunto crescente rilevanza nella nostra Regione. Questi interventi sono stati oggetto di consultazione ed approfondimento con i rappresentanti delle organizzazioni professionali, dell’Associazione piscicoltori italiani e con gli operatori del settore. Inoltre, il Piemonte ha approvato, alla fine del 2006 la nuova legge sulla pesca che ha dato una regolamentazione più organica e moderna al settore e, con queste misure, si prosegue l’opera di sostegno e valorizzazione”.
“Gli investimenti ammessi – conclude Marco Travaglini – possono fruire di un contributo pubblico fino al 40% della spesa e del 90% nel caso di iniziative realizzate da organismi pubblici per uno stanziamento complessivo di 374.208 euro

Il Partito Democratico per l’Abruzzo: cerchiamo volontari e sollecitiamo donazioni

image La tragedia del terremoto in Abruzzo interpella tutti a fare quanto possibile per portare aiuto e conforto alla popolazione così duramente colpita. In questo senso il PD a livello nazionale ha attivato presso il Dipartimento Organizzazione una unità di coordinamento per indirizzare, attraverso la Protezione Civile e gli assessorati competenti, aiuti concreti.
Uno di questi aiuti è il reclutamento di volontari con specifiche competenze (medici, infermieri, elettricisti, idraulici, cuochi, falegnami, psicologi, informatici, radioamatori, etc.) che saranno messi a disposizione della Protezione Civile per rafforzare le squadre di soccorso che si apprestano a raggiungere i luoghi colpiti dal terremoto, e l’allestimento di cucine da campo.
I volontari interessati possono aderire inviando il modulo (che potete scaricare cliccando qui) a volontari.abruzzo@partitodemocratico.it oppure al
numero di fax 06.69532465.
Per altre informazioni è possibile contattare il numero 848.888.800. Di seguito, la dichiarazione di Dario Franceschini:
‘Il Partito Democratico esprime il suo dolore per le tante vittime, la sua vicinanza e la sua fattiva solidarietà alle popolazioni abruzzesi tragicamente colpite dal sisma. In tutta Italia il Pd è pronto a mobilitarsi, in coordinamento con le richieste che dovessero venire dalle autorità, per gli aiuti alle popolazioni così duramente colpite dal sisma.. Il Partito democratico ha gia’ messo a disposizione della protezione civile, delle amministrazioni locali colpite, del governo, le proprie sedi e strutture, la disponibilita’ dei propri militanti come volontari secondo le richieste e le indicazioni che verranno dalle autorita’ competenti. Invitiamo a sostenere la raccolta di fondi che la Caritas sta organizzando.’
Per sostenere gli interventi in corso (causale "Terremoto Abruzzo") si possono inviare offerte a:
Caritas italiana tramite il conto corrente postale 347013
o tramite Unicredit Banca Roma (Iban IT38 K03002 05206 000401120727).
È attivo uno speciale nella home-page del sito www.partitodemocratico.it.

Respinto il ricorso al Tar dei comuni della Valle Formazza

image Nel commentare la sentenza del Tar che ha respinto la richiesta dei comuni della Valle Antigorio Divedro Formazza di creare l’unione dei comuni (proposta bocciata dalla Regione Piemonte), al posto del loro ingresso nella nuova e unica comunità montana dell’Ossola, i consiglieri regionali del PD Travaglini e Reschigna parlano di una sentenza che “mette un punto fermo nella riforma delle Comunità Montane del nostro territorio”.
“Si chiude una vicenda e se ne apre un’altra in cui tutti gli amministratori, al di là delle proprie posizioni, si devono sentire protagonisti. Ovvero quello di essere attori del processo riformatore che ha visto lo sforzo di un intero territorio nel dare un nuovo assetto, con ruoli e compiti più moderni ed efficaci, a questo importante ente.
Le tre nuove comunità montane, una per ogni realtà del Verbano Cusio Ossola, sono uno strumento che il nostro territorio dovrà saper funzionare al meglio.”