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Approvata dal Consiglio Regionale la nuova legge sull’artigianato. Più forza all’economia

image È un provvedimento importante perchéanzitutto riconosce all’artigianato la stessa dignità e ruolo nella economia piemontese al pari di tutte le altre attività economiche.
È un provvedimento che la Giunta Regionale ha saputo condividere con le organizzazioni degli artigiani e che nella discussione sia in Commissione che in Consiglio Regionale ha subito ulteriori lievi modifiche che hanno colto alcune delle osservazioni fatte dalle organizzazioni artigiane.
Questa legge viene approvata in un momento di gravi difficoltà delle imprese artigiane ed è accompagnata da una serie di ultriori provvedimenti che hanno lo scopo di sostenere il settore, come il sostegno al credito attraverso i consorzi di garanzia fidi ed i maggiori stanziamenti nel Bilancio regionale a favore degli artigiani che vedono nel 2009 raddoppiare le risorse rispetto all’anno precedente. Le linee su cui si muove la legge sono le seguenti:
1) Snellimento e semplificazione con l’introduzione della comunicazione unica per l’iscrizione all’albo delle imprese artigiane, consentendo l’acquisizione della qualifica artigiana fin dalla presentazione della dichiarazione di inizio attività;
2) Governance: il concorso dei diversi livelli di governo e delle organizzazioni di rappresentanza della categoria nella fase di programmazione delle politiche a favore del settore; è importante perchéle politiche a favore dell’artigianato saranno oggetto di forte condivisione tra la Regione e le associazioni dell’artigianato;
3) la valorizzazione ed il sostegno alla qualità ed alla eccellenza artigiana .
Nella nostra regione le imprese artigiane sono quasi 130.000 , un numero impressionante che testimonia la vivacità del settore.
Con la legge sull’artigianato la regione vuole dare forza e sostegno ad un pezzo importante dell’economia del Piemonte e del VCO. Aldo Reschigna, Marco Travaglini
Consiglieri regionali

Il Verbano Cusio Ossola in campo per Malpensa

image Tutti uniti per Malpensa. E’ questo il dato principale del Malpensa day che ha riunito oggi, nella sala cerimoniale del terminal 1 dello scalo lombardo, enti locali, camere di commercio, esponenti politici, sindacati ed imprenditori del Nord Ovest.
La giornata si è articolata in due fasi. La prima, di natura istituzionale, ha visto uno scambio di informazioni e valutazioni tra i presidenti delle province maggiormente coinvolte nel destino dello scalo (Varese, Novara, Verbano Cusio Ossola più il rappresentante dell’Unione province lombarde) e delle rispettive camere di commercio. All’incontro era presente anche il presidente di SEA s.p.a., Giuseppe Bonomi. La seconda ha visto protagoniste le parti sociali (sindacati, imprenditori, consumatori) che hanno focalizzato le ricadute della crisi sul sistema economico e produttivo.
“Oggi si è riscontrata un’assoluta unità d’intenti sulla questione Malpensa” premette il presidente Paolo Ravaioli. “Abbiamo approvato all’unanimità un ordine del giorno con cinque richieste specifiche al governo. Credo che a Roma non potranno non tener conto della forte presa di posizione di un’area importante e vitale come quella scesa in campo questa mattina per il futuro di Malpensa. E noi non potevamo non esserci, vista l’importanza dello scalo anche per la nostra zona, soprattutto – ma non solo – in termini turistici”. Dopo un paio di punti abbastanza generici in cui si chiede che l’operazione di salvataggio di Alitalia e Airone “non finisca per pregiudicare i livelli di competitività delle regioni del Nord” e di perseguire una politica “nell’interesse delle imprese e dei consumatori” le richieste si fanno più concrete.
Innanzitutto liberalizzazione delle rotte e dei diritti di volo per far atterrare a Malpensa altri vettori in grado di coprire le rotte abbandonate da Alitalia. Poi riconferma degli impegni, presi in sede di candidatura di Milano a Expo 2015, per il completamento delle infrastrutture che ruotano attorno allo scalo. Infine salvaguardia dei posti di lavoro e ciò anche “attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali da estendere anche ai lavoratori precari”.
“Per il Verbano Cusio Ossola – dice il presidente della Camera di Commercio, Tarcisio Ruschetti – l’aereoporto lombardo costituisce una grande opportunità, da difendere. Va assolutamente tutelato il livello di traffico sin qui raggiunto: Malpensa serve allo sviluppo anche della nostra provincia, il suo ridimensionamento avrebbe ricadute negative, aggravate da una congiuntura non certo esaltante”.
Comunicato dell’ Ufficio Stampa
Provincia del Verbano Cusio Ossola

Malpensa: Perde il Nord, perde il VCO.

image Cronaca di quanto gli esponenti del centro destra predicavano bene e razzolano male.
l’esito paradossale e preoccupante delle vicende di queste ore su Malpensa, testimoniano come quelle del governo Berlusconi siano state scelte che hanno dato vita ad una delle peggiori operazioni di politica industriale dell’Italia.
Da una parte gli italiani sono obbligati ad accollarsi, pagando con le proprie tasse, i debiti, non solo di Alitalia, ma anche di una società privata come Air One; dall’altra, la parte sana della compagnia è in mano ad una ventina d’imprenditori italiani che sicuramente saranno quelli che ne trarranno i benefici economici maggiori.
In più, ritorna Air France che si prende il 25% della parte sana di Alitalia.
Come dimenticarsi che Berlusconi e Bossi, sino a qualche mese fa, durante il governo di centro sinistra, gridavano: “Mai i francesi”?
Come dimenticarsi le battaglie dell’allora On. Montani, oggi Senatore che, insieme al suo leader nazionale, al capogruppo alla camera Cota, a Domodossola, solo pochi mesi fa, tuonavano contro contro i francesi e il ridimensionamento di Malpensa, considerandolo come una sconfitta del Nord?
A distanza di poco più di sei mesi, le logiche romane hanno vinto ancora.
Berlusconi si è rimangiato il no ai francesi che, nell’ipotesi di piano vagliato dal governo Prodi, si prendevano in carico anche i debiti e non solo la parte sana dell’azienda.
La Lega capitola su ogni fronte, una vera caporetto. Il problema è che ci rimette il Nord, con il pericolo di una Malpensa ridimensionata che certo non giova al turismo e all’economia del Vco.
E’ divertente leggere oggi, a pochi mesi di distanza, anche le dichiarazioni dell’On Marco Zacchera dal suo foglio di informazioni il Punto del 4 aprile 2008: “Nella vicenda Alitalia, il voler insistere così tanto per Air France chiudendo la porta in faccia a tutti gli altri sempre più mi fa pensare che ci debba essere sotto del marcio: ma quale governo può essere così miope da non capire che se Alitalia finisce in mani estere i francesi faranno soprattutto i loro affari e per il turismo, le merci, i voli business, le rotte – prima privilegeranno il loro paese e poi il nostro? E quale trattativa si può fare se riduci ad uno solo il potenziale cliente ?”
Cosa ha da dire oggi l’On. Zacchera al suo governo rispetto a queste scelte? C’è del marcio anche adesso con Berlusconi?
Con che faccia il Sen. Montani va in giro ancora a difendere gli interessi del Nord?
Speriamo soltanto che dopo queste scelte sbagliate e penalizzanti ci sia almeno la dignità di liberalizzare le rotte su Malpensa e lasciare tutti gli operatori del settore liberi di investire.
E speriamo che la gente capisca che dietro le urla di difesa per il Nord molte forze politiche del centro destra nascondono il nulla e l’incapacità politica. Una brutta pagina davvero questa per il governo Berlusconi e che avrà conseguenze negative per le nostre regioni e per il VCO.

Esecutivo PD VCO

Emergenza neve: disservizi ai danni della montagna

image Enrico Borghi punta il dito contro i grandi concessionari dei servizi pubblici "mirano al profitto e non all’erogazione del servizi ai cittadini, in montagna salta il sistema"
"Le copiose nevicate di queste ore dimostrano che gli unici baluardi sul territorio al servizio dei cittadini sono gli amministratori locali, mentre dai grandi enti e società concessionari di servizio pubblico arrivano solo disservizi e disattenzioni: così non va, e ci attrezzeremo di conseguenza".
Il presidente dell’Uncem Enrico Borghi prende posizione in merito alle vicende che in queste ore stanno contrassegnando la latitanza di Enel, Anas, Poste e Telecom Italia a fronte delle problematiche sorte con il maltempo che ha colpito soprattutto il Nord Italia. "Ci giungono segnalazioni dalle nostre delegazioni regionali – osserva Borghi – di migliaia di utenze private scollegate alla Telecom senza che nessuno provveda, di prolungate interruzioni nell’erogazione di energia elettrica a famiglie e imprese senza adeguate risposte da parte dell’Enel, per non parlare delle condizioni delle arterie stradali gestite dall’Anas per le quali le lettere di protesta dei sindaci si sprecano e il silenzio del concessionario stradale è assordante.
Se a ciò aggiungiamo le conseguenze per i disservizi delle Poste Italiane, frutto di chiusure unilaterali non concordate con le amministrazioni locali, il quadro dei disservizi ai danni della montagna si completa, e ancora una volta gli amministratori locali vengono lasciati da soli a garantire in un quadro finanziario difficilissimo lo sgombero della neve e la sicurezza delle arterie stradali in montagna."
"Appare evidente – conclude Borghi – che tutto ciò è il frutto di un atteggiamento da parte dei grandi concessionari di servizi pubblici mirante esclusivamente al profitto e non all’erogazione dei servizi a cittadini, famiglie e imprese.
Una logica inaccettabile, che ci spinge a valutare anche la possibilità di intraprendere azioni legali per consentire al territorio montano di essere risarcito dai danni derivati da un sistema che si sta rivelando evidentemente inadeguato".

Cosa ci dice lo studio sui cambiamenti climatici nella montagna piemontese

image La Regione , recentemente, ha commissionato alla Società meteorologica subalpina uno studio sui cambiamenti climatici nella montagna piemontese e sull’impatto che essi hanno avuto ed avranno sul territorio montano.
La ricerca, realizzata con il coordinamento scientifico di Luca Mercalli, si sofferma sull’analisi dei dati su clima e atmosfera, neve e ghiacciai, ecosistemi terrestri e biodiversità, ma anche sull’acqua, l’agricoltura, l’economia e la salute umana nelle aree montane.
Parlarne ora che è nevicato abbondantemente e che ci si avvia ad una stagione invernale  "regolare" può sembrare fuori luogo ma non bisogna mai scordare quanto sia indispensabile disporre di un quadro di riferimento e dati il più possibile attendibili sulle prospettive future. Da una parte è utile conoscere la prospettiva della copertura nevosa nei prossimi anni per ragionare sullo sviluppo turistico nelle stazioni invernali ma  ci interessa ancor più capire l’impatto dei cambiamenti climatici sugli eventi eccezionali per programmare gli investimenti e gli interventi per la prevenzione dei rischi idrogeologici. I dati sulle temperature dal 1900 ad oggi indicano che il riscaldamento sulla regione alpina è stato maggiore di quello globale, con un aumento di 1.2 ° C. Sulle Alpi piemontesi l’aumento di temperatura è stato inoltre più sensibile in estate che in inverno. Per quanto riguarda invece le precipitazioni, in Piemonte negli ultimi novanta anni si è registrata nel complesso una moderata tendenza alla diminuzione delle piogge, ma i segnali sono piuttosto deboli e irregolari. Lo studio ipotizza che tra qualche decennio gli inverni rigidi scompariranno quasi del tutto ed aumenteranno considerevolmente le estati molto calde. Non è un caso che, dal 1850 al 2000, i ghiacciai alpini hanno perso la metà della loro superficie complessiva. Va notato che sulle nostre montagne, nel periodo 1990-2007,  si è anche assistito ad un anticipo di circa quindici giorni della fusione primaverile rispetto al periodo 1961-1989. Sulle zone di bassa montagna (quote inferiori a 1500 metri) si prevede una diminuzione del 35% della durata dell’innevamento per ogni grado di aumento della temperatura. Le ondate di calore aumenteranno e saranno intense nei prossimi decenni; le valli montane del Piemonte potrebbero quindi beneficiare di una maggiore frequentazione estiva anche se, a dire il vero, si tratta di una ben magra consolazione.

Marco Travaglini, consigliere regionale PD

400.000 euro di incentivi per caldaie e pannelli solari

imageSegnaliamo una ulteriore iniziativa assunta in questi giorni dall’Amministrazione Provinciale in materia di riduzione delle emissioni in atmosfera, risparmio energetico e sicurezza negli edifici. Ci riferiamo al bando di 400.000 Euro che entra in funzione dall’inizio del 2009 e che stabilisce incentivi per coloro che decidono di sostituire la vecchia caldaia per il riscaldamento o di installare pannelli solari termici per l’acqua calda. Questo bando, in realtà, salvo piccoli dettagli, ripropone quelli già finanziati negli anni scorsi che hanno avuto un notevole successo e si sono rapidamente esauriti.
Possono accedere ai contributi (600/800 Euro per le caldaie unifamiliari fino a 35 Kw, fino a 5900 Euro per le caldaie condominiali – fino a 200/260 Euro per ogni mq di pannelli solari installati) i cittadini residenti che abbiano un reddito familiare ISEE non superiore a 60.000 Euro annui. L’intero bando, con anche la modulistica da usare per le domande, è scaricabile dal sito internet della Provincia ( http://www.provincia.verbania.it ).
L’utilità di questa iniziativa riguarda ovviamente la tutela ambientale,ed è in linea con l’obiettivo di rispettare il trattato di Kyoto ma assume anche, per il nostro territorio, un non trascurabile valore economico: i contributi, che mediamente corrispondono a circa il 20% delle spese da effettuarsi, mettono in moto investimenti 5 volte superiori a favore dei cittadini, ma forniscono occasioni di lavoro anche alle numerose imprese, perlopiù artigianali, che si occupano di questo settore. In questi ultimi anni l’Amministrazione Provinciale ha messo in campo, solo in questo ambito, circa 1.100.000 Euro e dunque investimenti pari ad almeno 5,5 milioni di Euro. Spiace rilevare che il Governo Berlusconi, a differenza del Governo Prodi che aveva disposto gli incentivi, ha posto in essere – con l’ultima finanziaria – difficoltà e limiti all’ottenimento dello sgravio del 55% sull’Irpef per interventi di questo tipo.