La Provincia continua a protestare contro la soppressione dei treni locali, annunciata da Trenitalia, sulla linea Domodossola-Briga. I convogli che dal 14 dicembre 2008 cesseranno la loro corsa sono cinque dall’Italia alla Svizzera e altrettanti in senso inverso. E’ una decisione che colpisce soprattutto i frontalieri, poiché i convogli soppressi viaggiano nelle fasce orarie 4-7 del mattino e 17-24 della sera, dunque treni utilizzati soprattutto da chi va e viene dal Vallese per motivi di lavoro.
l’assessore ai Trasporti Vittoria Albertini ha scritto di nuovo al ministro delle Infrastrutture, Altiero Matteoli, per sollecitare una soluzione che scongiuri i tagli. Dopo una missiva lo scorso 19 settembre rimasta senza risposta, l’assessore Albertini ha chiesto un incontro urgente col ministro per fare il punto della situazione.
“La Provincia – dice Albertini – si è fatta carico assieme alla Regione del servizio su gomma tra Domodossola ed Iselle, da dove poi partono i treni per Briga. Questo è un servizio a tutti gli effetti sostitutivo di treni già soppressi da Trenitalia nel dicembre 2004. Adesso la mannaia cala anche su queste ultime cinque coppie, le ultime rimaste da quando tra Domo e Briga viaggiavano ben 14 coppie di treni”.
Il problema principale si sostanzia nel costo di mantenimento del servizio, ma non è possibile non tener conto, scrive l’assessore, “di tutte le implicazioni di carattere sociale che il problema comporta”.
Ufficio Stampa, Provincia del Verbano Cusio Ossola
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Scuola: dal Governo il primo dietrofront!
Le battaglie di queste settimane contro la riforma Gelmini della scuola, fatte dai cittadini, dagli studenti, dagli insegnanti e dalle forze politiche come il Partito Democratico producono i primi effetti.
E’ di oggi, infatti, la notizia che un emendamento presentato dal relatore di maggioranza al Senato farà slittare alcune delle scelte annunciate qualche settimana fa.
Insomma, un primo chiaro passo indietro del Governo Berlusconi.
Nel merito è rinviata la chiusura delle scuole con meno di 50 alunni e l’obbligo per le Regioni di presentare il piano di ridimensionamento entro il 30 novembre 2008 ed il conseguente commissariamento per quelle inadempienti.
Tutto è per ora rinviato al 2010, ma solo con l’accordo degli enti locali.
Dopo l’opposizione compatta al ridimensionamento della scuola e le manifestazioni, civili e partecipate, di gran parte della società italiana, il governo ha fatto un chiaro passo indietro. Speriamo non l’unico.
Infatti, rimangono in piedi le preoccupazioni sulle scuole primarie con i tagli al tempo pieno e resta in piedi il progetto del maestro unico alle elementari con 10 mila posti in meno nel 2009, ed in più i tagli dei fondi all’università.
Ora è necessario riaprire un confronto a tutto campo, e speriamo che il governo lo faccia, per discutere la riorganizzazione dei servizi scolastici fermo restando il carattere irrinunciabile del diritto allo studio.
Per questo rimane in piedi l’impegno e la mobilitazione del Partito Democratico su questo tema così delicato per il futuro del nostro paese.
Esecutivo PD VCO – PD Ufficio Stampa
Nuovo intervento della Regione per fronteggiare la crisi finanziaria
I Consiglieri Regionali Aldo Reschigna e Marco Travaglini esprimono apprezzamento per la decisione assunta dalla Giunta Regionale nella seduta del 3 novembre che rafforza il sistema di garanzie che la Regione attraverso il sistema attua a favore dell’accesso al credito da parte del sistema delle piccole e medie imprese.
È un provvedimento particolarmente importante, proseguono i Consiglieri regionali, in quanto nell’attuale situazione di crisi economica intervenire sul sistema delle garanzie ai finanziamenti significa intervenire su uno degli aspetti più problematici che si stanno evidenziando nel passaggio dalla crisi finanziaria alla crisi economica.
Il provvedimento testimonia l’atteggiamento della Giunta regionale che, di fronte alla grave crisi economica, che sta determinando conseguenze pesanti sull’occupazione, non intende assumere il ruolo di spettatore ma di soggetto che interviene in modo chiaro e deciso.
“Per dare maggiore solidità ai Confidi – annuncia la presidente Mercedes Bresso – è stata approvata il 3 novembre una delibera che stanzia 20 milioni di euro di risorse fresche per aumentare fino ad alcune centinaia di milioni la possibilità di accesso al credito delle imprese e destina al rafforzamento del patrimonio dei consorzi di garanzia i 49 milioni già erogati negli anni scorsi come contributi vari e che avrebbero dovuto essere restituiti”. I Confidi sono consorzi che offrono garanzie alle imprese per favorirne gli investimenti e all’accesso al credito.
“l’obiettivo – afferma il vicepresidente Paolo Peveraro – è favorire il rafforzamento el’aggregazione dei Confidi per consolidarne il ruolo a sostegno del credito alle imprese. In particolare, i cinque di dimensione più significativa, ovvero Eurofidi, Unionfidi, Cogart e quelli di Confartigianato e Confersercenti, anche grazie al contributo regionale potranno intraprendere il percorso che li porterà all’iscrizione nell’elenco speciale degli intermediari finanziari previsto dal Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia. Ogni consorzio di garanzia, comunque, verrà sostenuto proporzionalmente alle proprie dimensioni in modo tale che il sistema complessivo dei Confidi piemontesi possa aumentare la propria capacità di garanzia. Inoltre, la Regione chiederà al sistema bancario di ampliare il più possibile la sua funzione di moltiplicatore delle risorse messe a disposizione, in quanto tutte le parti devono compiere uno sforzo per sostenere l’economia”.
“E’ anche allo studio – aggiunge l’assessore Andrea Bairati – un intervento per la riduzione dei tassi di interesse che le imprese pagano alle banche in modo da fronteggiare la crescita dell’indebitamento”.
“La situazione economica del Piemonte – rileva Bresso – è più difficile di quanto appaia: le aziende oltre i 100.000 euro di fatturato presentano dati piuttosto inquietanti in merito al bilancio, all’indebitamento e alla solidità; il credito al consumo è in crescita, oggi ammonta a otto miliardi su base regionale, ed è un segnale di difficoltà delle famiglie che può profilare una caduta della domanda. Su questo fronte stiamo pensando di coinvolgere le fondazioni bancarie e individuando gli strumenti per aumentare il sostegno al reddito dei cassintegrati”.
Comunità Montane: una riforma negli interessi dei cittadini con tre comunità per il VCO.
E’ stata una settimana di grande passione e sofferenza culminata con il voto finale sulle comunità montane di lunedì sera da parte del Consiglio Regionale.
Il Consiglio Regionale, dopo avere approvato la legge di riforma delle comunità montane a giugno, era chiamato a deliberare sulla individuazione delle stesse entro il tre di novembre pena il commissariamento delle stesse.
Sofferenza, perché per tutta la settimana scorsa ed anche per lunghi tratti della seduta consiliare di lunedì sono emersi tanti particolarismi che hanno rischiato di vanificare il grande progetto di riforma delle comunità montane della Giunta Regionale; particolarismi di cui sono stati protagonisti parte della maggioranza e la quasi totalità della minoranza regionale.
Sembravano persi i riferimenti fondamentali di un vero progetto di riforma: la tutela della particolarità delle aree di montagna, si mischiava con la logica che poneva come elemento fondamentale il fatto che non poteva esserci una provincia senza una propria comunità montana.
Logica che ha portato l’Italia a prevedere comunità montane dappertutto (in mare ed in montagna), logica che ha portato parti crescenti dell’opinione pubblica a porsi in posizione fortemente critica nei confronti dell’esperienza delle comunità montane ed a considerarle, di fatto, enti inutili. Sofferenza che gli argomenti utilizzati, soprattutto per il nostro territorio e per il rapporto tra le due province di Novara e del VCO, sono stati tali da rischiare di aprire solchi di antagonismi impensabili quando invece l’esigenza su tanti temi è quella di operare e cooperare assieme.
Così è stato per noi, ma la stessa logica si usava anche per altre Province ed in particolare per Torino.
Ora si chiude un capitolo con un progetto di riforma vero che ha portato all’approvazione di una delibera con una comunità montana in meno rispetto al massimo stabilito dalla legge regionale di giugno e non come quando in Regione governava il centro destra che era caratterizzata dalla logica del sempre più uno rispetto al punto di partenza.
Non è stato facile anche nel rapporto con le realtà territoriali; per noi consiglieri regionali del VCO sono stati mesi difficili e ci rendiamo conto che molti malumori esistono ancora.
Abbiamo però dimostrato un fatto: che la politica, che per molti è ricerca del consenso immediato, per noi è assunzione di una responsabilità.
l’unica nostra preoccupazione è stata quella di non accettare che per il VCO si usassero dei criteri e per le altre province, invece, criteri diversi.
Questa attenzione l’abbiamo mantenuta anche in momenti di confronti difficili ed accesi.
La scelta delle tre comunità montane per il nostro territorio vuole dire rafforzamento dei poteri locali, obiettivo che perseguiremo anche nella prossima discussione sulla legge sull’autonomia del VCO, significa costruire un processo di semplificazione che potrà portare alla soppressione del Consorzio dei Servizi sociali perché le stesse competenze potranno essere esercitate da un unico ente, vista la coincidenza territoriale.
Inoltre la scelta nel dire no alla richiesta della trasformazione della Comunità Montana Antigorio – Divedro e Formazza in una Unione dei comuni significa, come recita la motivazione della delibera consiliare regionale, impedire che cittadini ed imprese che per i servizi pubblici essenziali (quali la scuola o le poste) o sostegni all’attività economica (interventi possibili dalla Regione solo in ambiti di comunità montane), fossero penalizzati in nome di un’autonomia economica di quel territorio.
Molto si discuterà sulla deliberazione del Consiglio Regionale, noi speriamo anzitutto che la stessa venga attuata da chi ne avrà la responsabilità di amministrazione degli enti con la consapevolezza che viene fornito uno strumento importante per unire il nostro territorio e non per lacerarlo.
Aldo Reschigna
Coordinatore PD VCO
PD Ufficio Stampa
Valle Strona: la regione interviene con una serie di finanziamenti importanti.
Grande soddisfazione esprimono i consiglieri regionali del Partito democratico Aldo Reschigna e Marco Travaglini per le scelte della giunta regionale che, attraverso l’assessore alla montagna Bruna Sibille, ha annunciato una serie di finanziamenti alla strade della Valle Strona.
“Finalmente – affermano i due consiglieri regionali – grazie anche alla Regione Piemonte, arrivano sul territorio della Valle Strona una serie di finanziamenti economici in grado di dare le prime importanti risposte ai problemi di viabilità della valle. E dopo le interruzioni delle scorse settimane, è un passo importante nel rispondere alle esigenze dei cittadini di quel territorio.”
Ecco l’elenco degli interventi finanziati:
Lr 54/75 : Comune di Valstrona 115 mila euro per la sistemazione del versante a difesa della località piana di Foriero. 10 mila euro per la manutenzione del rio minore sulla strada di collegamento frazione Chesio.
Lr 18/84: Comune di Valstrona 300 mila euro per le strade comunali, Comune di Massiola 150 mila euro per le strade comunali, Comune di Loreglia 35 mila euro per le strade comunali.
Per quanto concerne la programmazione regionale della Difesa del suolo con fondi del Ministero dell’Ambiente, distribuiti tra i Comuni che ne hanno fatto richiesta e dando priorità ai più urgenti, è stato individuato un intervento di 230 mila euro finalizzato alla realizzazione di barriere paramassi ad alto assorbimento di energia a monte della frazione Inuggio e Sambughetto a protezione delle abitazioni. La Regione appoggia poi, con comunicazione al direttore del Ministero dell’ambiente Mauro Luciani, l’intervento da 560 mila euro finalizzato al consolidamento del versante a monte della Strada provinciale 52 di Valle Strona tra il chilometro 5+600 e 6+600 tra Chesio e Valstrona. l’ente attuatore dell’intervento, con la realizzazione di barriere paramassi ad alto assorbimento di energia e il consolidamento muri e adeguamento attraversamenti, è la Provincia.
Tutti gli interventi sono già deliberati, come quelli sulla legge 54, in corso di deliberazione come quelli sulla legge 18, inseriti nella programmazione regionale, come quello relativo alle località Inuggio e Sambuchetto, oppure nei fondi che il Ministero concede direttamente agli enti locali che ne fanno richiesta.
PD Ufficio Stampa
“Rifiuti, lavoriamo per risolvere i problemi, non per crearli”
“Dietro-front di 360°, tariffe decise dalla Provincia? Ma scherziamo?!” Replica così l’assessore all’Ambiente Gianni Desanti allo stillicidio di prese di posizione di vari esponenti ossolani del centro destra che imputano alla Provincia maggiori costi per lo smaltimento dei rifiuti.
“I cittadini devono sapere che, in materia di tariffe, tutte ma proprio tutte le competenze sono dell’ATO rifiuti e non della Provincia. Nell’ATO sono presenti proprio i rappresentanti dei Comuni e non della Provincia” dice Desanti.
Il ruolo della Provincia riguarda invece la programmazione, il coordinamento e il controllo. Fin dall’inizio la posizione della Provincia è stata lineare e precisa: ha risolto l’emergenza dovuta alla sentenza del TAR che impedisce di usufruire dell’impianto di Cavaglià (BI), stipulando un accordo con la Provincia di Alessandria e coprendo tutti i maggiori oneri con un proprio stanziamento. Nel contempo, fin da luglio scorso, si è rivolta alla Regione e al Ministero dell’Ambiente per avere disco verde ad esportare rifiuti fuori Regione o all’estero, eventualità che la legge consente solo in presenza di specifici accordi e per determinate situazioni.
“Prima del nulla-osta governativo e regionale eravamo obbligati a smaltire in Piemonte” ricorda Gianni Desanti. “Adesso che le risposte positive sono di recente arrivate (per la precisione il 7 ottobre da Torino e il 24 ottobre da Roma) – prosegue Desanti – possiamo rivolgerci fuori dai confini piemontesi, in Lombardia o in Svizzera”. “Sperando ovviamente di trovare la disponibilità altrui, perché quello che i soliti sapientoni dimenticano di ricordare è che per spedire rifiuti a destra e a manca è necessario il consenso di chi l’immondizia la deve ricevere” sottolinea l’assessore.
La Provincia di Pavia è stata coinvolta subito, ma finora senza successo anche perché l’impianto di Parona, nel frattempo, ha subito un grave incendio che ne ha bloccato il funzionamento. Successivamente sono state coinvolte altre Province: quella di Brescia (“tanto caldeggiata da Francini” ricorda Desanti) ha risposto picche, mentre Milano non ha ancora detto nulla. Con gli svizzeri sono emerse concrete disponibilità, subordinate peraltro a procedure complesse al vaglio di chi dovrà stipulare il contratto (l’ATO).
“Come si vede – dice l’assessore Desanti – la Provincia si è attivata già da mesi, non ha taciuto a nessuno queste iniziative, anzi ha convocato lo scorso lunedì tutti gli interessati per illustrare lo sviluppo degli eventi”.
La Provincia inoltre, conclude l’assessore, ha in cantiere un’iniziativa molto concreta: la sostituzione dell’ATO rifiuti e dei due COB con un unico organismo per garantire risparmi e maggiore efficienza.
Ufficio Stampa Provincia del Vco