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Sanità: no alle guerre tra territori. L’unica soluzione oggi rimane l’ospedale plurisede.

trapani

La partecipazione alla manifestazione promossa dai sindaci dell’Ossola ha avuto un buon riscontro e testimonia ancora una volta la civiltà con la quale la popolazione nel nostro territorio sta affrontando la difficile crisi che da decenni sta attaccando la nostra provincia.
Mi permetto di fare alcune osservazioni in merito a quello che ho visto e ascoltato e che, non credo, riguardi una sola parte di questa provincia.
Il taglio subito in questi anni ai servizi offerti ai cittadini sono stati pesanti e hanno colpito tutto il territorio; ma più che i tagli quello che non è accettabile è che non si sia mai affrontato il tema della riorganizzazione dei servizi in termini generali e con un piano strutturato, discusso e condiviso con tutto il territorio.
In quest’ottica è stata palese la mancanza di regia dell’amministrazione provinciale guidata da Massimo Nobili e soprattutto della (ex oramai) giunta regionale di Cota, le quali non hanno mai cercato il confronto con le istituzioni e con i cittadini del territorio.
Ha sicuramente fatto bene il sindaco di Domodossola a ricordare che i tagli hanno colpito tutti i servizi in questi anni: trasporti, sportelli pubblici, servizi sociali, sanità. Non ho, però, condiviso alcune parti significative del suo discorso come quando ha definito l’Ospedale plurisede una “bazzecola”.
E’ utile ricordare al sindaco di Domodossola che quel progetto è stato l’unico in grado di mantenere i servizi su tutto il territorio provinciale, compreso anche l’Ospedale San Biagio. E’ e rimane, quello dell’ospedale unico plurisede, la proposta del Partito Democratico provinciale.
E’ evidente che anche questo piano, dovrà essere rivisto alla luce della nuova e più drammatica situazione dei conti della Regione Piemonte, ma non è attraverso le grida e i pugni sul tavolo che l’Ossola potrà ottenere i risultati.
A scanso di equivoci, sono ossolana cresciuta a Crevoladossola e ora vivo a Montescheno, in Valle Antrona. Conosco le difficoltà di vivere nelle zone di montagna, dei maggiori sacrifici, delle difficoltà quotidiane, ma non vorrei che per rivendicare posizioni particolaristiche e campanilistiche, si perda di vista l’obiettivo che deve essere quello della salvaguardia dei servizi essenziali e della loro accessibilità a tutti i cittadini.
A quegli ossolani che ancora si fanno portatori di istanze autonomistiche, anche in tema di sanità, ricordo che quella dinamica non ha prodotto nulla e che l’esasperazione dei toni ha dato solo modo a qualcuno di costruirsi una carriera politica.
Sono tra coloro che per primi si erano espressi a favore dell’abolizione della Provincia del Vco, non perché così l’Ossola sarebbe diventata una realtà più forte, ma perché ritenevo, e ritengo tutt’ora, che questo Paese necessiti di riforme decise e chiare che cambino radicalmente la struttura stessa dello Stato.
Così come ritenevo che andassero abolite le Comunità Montane per trasformarle in unioni dei comuni in modo da consegnare ai sindaci il ruolo che a loro spetta. Purtroppo constato che, nonostante molte belle parole, sia le province che le comunità montane sono ancora in piedi, vive, ma sicuramente non vegete, funzionali non al bene dei cittadini, ma di qualche amministratore che, così facendo, continua ad avere la sua visibilità.
In questi momenti a Roma sta per nascere un nuovo governo, spero che la forza dinamica del Presidente del Consiglio designato sia in grado di rompere questi ostacoli che ovunque sorgono sulla strada delle riforme e che abbia in testa il bene di tutti e non solo di una parte soltanto.
Da questa tremenda crisi ne usciremo insieme oppure, insieme, finiremo nel baratro. Per insieme, intendo come sistema Paese, come Italia, ma anche come territorio. E’ solo una pia illusione quella di pensare che l’Ossola potrà farcela da sola.
Chiudo ricordando pubblicamente al sindaco di Domodossola che nei prossimi giorni, se lo vorrà, potrà confrontarsi con me, con il Pd del Vco e con il futuro candidato del PD in Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, per costruire insieme ai sindaci del Pd di tutto il Verbano Cusio Ossola e al futuro candidato sindaco di Verbania parte del programma per i prossimi cinque anni del Piemonte.
Noi, il partito, avendo votato convintamente Matteo Renzi, crediamo debba essere un luogo di discussione di una comunità che si ritrova in valori condivisi. Spero che questi valori siano anche del primo cittadino di Domodossola.

Antonella Trapani
Segretario provinciale PD VCO

130 POSTI LETTO DI CONTINUITA’ ASSISTENZIALE NEL VCO: E’ UN RISULTATO IMPORTANTE E MOLTO POSITIVO.

Aldo Reschigna
Aldo Reschigna

Finalmente a quattro mesi dall’incontro con i sindaci dell’Ossola e di Cannobio, dopo un incessante pressing da parte mia, questa mattina la Giunta regionale ha approvato la delibera che trasforma posti letto di riabilitazione in posti letto di continuità assistenziale.
Sono 130 complessivamente nel VCO: 65 all’Eremo di Miazzina, 20 alla Sacra Famiglia e 45 nelle RSA della nostra Asl.
L’elemento positivo, che intendo sottolineare e su cui ho impegnato grande attenzione, è che i 45 posti letto nelle RSA potranno essere distribuiti nelle tre realtà territoriali, colmando un grave lacuna che aveva procurato proteste in Ossola, nel Cusio e a Cannobio e confermando un principio assolutamente essenziale, quello che i posti letto di continuità assistenziale devono essere distribuiti sul territorio.
E’ un risultato importante e molto positivo.

Aldo Reschigna, capogruppo PD in consiglio regionale

Chiusura posti letto di Continuità assistenziale. Borghi: “Ecco gli atti, De Magistris. Leggili”

borghiLe dichiarazioni rese dal consigliere regionale leghista De Magistris sulla continuità’ assistenziale, nelle quali mi accusa di essermi inventato tutto per scopi di speculazione politica,sono a metà’ strada tra il lunare e l’incredibile.
Sostiene, il De Magistris, che “la realtà’ dei fatti e’ che non è’ stata presa nessuna decisione” in materia.
Peccato che non abbia letto la delibera numero 85-6287 del 2 agosto 2013 con la quale la giunta regionale del Piemonte (pag.7, punto 13) ha disposto la chiusura del vecchio sistema di continuità’ assistenziale.
Continua, il De Magistris, precisando che “la decisione è’ ancora aperta, e nulla e’stato deciso”. Peccato che con lettera prot. 77934 del 20 dicembre 2013 l’Asl 14 (che ha il logo della Regione Piemonte sulla carta intestata, consigliere De Magistris) abbia scritto a tutte le strutture socio sanitarie pubbliche del VCO informandoli che “a far data dal 2 gennaio 2014 saranno attivati presso la Casa di Cura Eremo di Miazzina numero 90 posti letto di Continuità’ Assistenziale a valenza sanitaria, come da DGR 1-6045 del 9 luglio 2013 e ai sensi della DGR 13-1439 del 28 luglio 2011”, e che in forza di tale decisione “dal 1 gennaio 2014 i posti di ricovero presso le RSS che progressivamente si renderanno disponibili per dimissioni dell’ospite sono automaticamente trasformati in RSA”.
Prosegue, il De Magistris, che siamo solo in presenza di “voci messe in giro dalla sinistra”. Peccato che sulla base di queste “voci” siano già’ due i posti di lavoro venuti meno all’Opera Pia Uccelli di Cannobio, a cui si aggiungeranno tra qualche giorno altri 7 alla Lagostina di Omegna e
altri se ne preannunciano a Premosello Chiovenda e Domodossola.
Siamo quindi in presenza di due circostanze oggettive, entrambe gravi.
La prima e’ che le decisioni assunte dalla Regione Piemonte stanno già’ producendo gravi danni all’occupazione locale, e una netta diminuzione del servizio con ripercussioni sia sugli utenti e le loro famiglie sia sui bilanci degli enti assistenziali pubblici. Come, peraltro, confermano in questi giorni le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Regionale, on.Valerio Cattaneo, e dei sindaci dei
comuni interessati.
La seconda e’ che un legislatore regionale non è’ a conoscenza degli atti compiuti dall’amministrazione da lui guidata, e parla senza neanche informarsi.
Lascio ogni commento a chi legge.
Al consigliere in questione, in ogni caso, assicuro il mio impegno sul versante del Fondo Sanitario Nazionale che, grazie al governo Letta, quest’anno per la prima volta da anni non ha conosciuto nessuna diminuzione o taglio, a differenza degli anni d’oro del federalismo tremontian-bossiano in cui si piallavano ad ogni ripresa i fondi per sanità’ e sociale con il sostegno entusiasta della Lega Nord.
Questi sono i fatti, constatabili e oggettivi, e non parole al vento. Quelle le lascio a chi scambia il proprio ruolo di legislatore con quello del propagandista di fazione.
On. Enrico Borghi

Post scriptum: a grave scorno di qualche ex leghista che in queste ore mi attacca pubblicamente, partecipo per la mia attività’ anche a conferenze. Lo faccio perché’ in quelle sedi porto le mie idee e quelle di chi rappresento. Posso capire che chi non ha idee e non rappresenta più’ nessuno sia pieno di dubbi verso tali attività’. Anche per questo e’ gentilmente pregato di farsi da parte per non fare ulteriori danni.

 

Posti per le degenze post-ospedaliere nel VCO: persone, non solo numeri. Intervento di Mauro Giudici

giudici mauroL’organizzazione dei posti di degenza temporanea extraospedaliera nel VCO va considerata ripor-tando al centro le persone e i servizi di cui queste hanno bisogno. Stiamo parlando, infatti, di pa-zienti che, dopo il superamento di una fase acuta di malattia o dopo un intervento chirurgico, ven-gono dimessi dall’ospedale, ma necessitano ancora di cure mediche o di interventi riabilitativi. Chiaramente, l’ideale sarebbe che questa assistenza potesse essere fornita a casa del paziente. Ragioni sanitarie, ma anche sociali e familiari, richiedono invece che le persone siano ospitate in strutture attrezzate per offrire cure adeguate, sia pure non così intense come quelle ospedaliere.

Il pieno recupero di una persona dopo un ricovero in ospedale non può limitarsi alla salute fisica, ma dipende anche dal suo benessere psicologico e generale. Per questo, nel periodo di degenza post-ospedaliera, che può durare fino a due mesi, è utile anche la vicinanza dei propri cari. In certe situazioni è anche importante la partecipazione attiva del medico di famiglia, per facilitare il suc-cessivo ritorno a casa del paziente.

Alcuni posti di degenza temporanea erano destinati anche a persone affette da malattie degenera-tive (l’Alzheimer, ad esempio) o colpite da malattie che aggravano patologie pregresse. Ci si riferi-va a questo servizio con il termine di “posti di sollievo”, perché spesso l’obiettivo era fornire alla famiglia un sostegno al superamento delle difficoltà quotidiane. Anche questi posti non sono più disponibili.

Stiamo quindi parlando di interventi che affiancano al trattamento sanitario anche servizi socio-assistenziali e che, pertanto, devono essere legati al territorio. Accentrare il servizio in una struttu-ra unica, che soprattutto nel VCO sarà lontana da molti centri abitati, provoca ovvie difficoltà ai cittadini.

Alla luce di tutto questo, è veramente difficile capire le motivazioni delle decisioni della giunta Cota sui posti di degenza post-ospedaliera. Scelte di questo tipo non possono cadere dall’alto senza coinvolgere gli operatori e le istituzioni del territorio; queste ultime devono mostrare responsabili-tà e devono superare assurde e anacronistiche divisioni campanilistiche.

Il compito delle amministrazioni e della politica è risolvere i problemi delle persone. Il governo re-gionale guidato da Cota non lo ha fatto! Per fortuna, tra poco, in Piemonte si aprirà una nuova stagione, che permetterà di tornare a pianificare i servizi sanitari e socio-assistenziali, rimettendo le persone e il loro ben-essere al centro dell’attenzione!

Mauro Giudici ,
responsabile provinciale dipartimento “Salute e Benessere” PD VCO

POSTI LETTO NELLE RSA DEL VCO: ennesimo errore della giunta Cota

Aldo Reschigna
Aldo Reschigna

La cancellazione dei posti letto di sollievo nelle RSA di Domodossola, Premosello e Cannobio per concentrare 90 posti letto di continuità assistenziale all’Eremo di Miazzina era stata affrontata a ottobre in una riunione con i sindaci ossolani e di Cannobio, l’assessore Cavallera, il direttore generale dell’Asl del VCO e i direttori generali della sanità e dell’assistenza.
L’impegno allora assunto dall’assessore era di trovare una soluzione entro lo scorso 10 novembre. Cosa che naturalmente non è avvenuta, a dimostrazione ulteriore del modo emergenziale con cui viene gestita la sanità regionale. La lettera del direttore generale dell’Asl VCO di disdetta dei posti letto senza che sia stato costruito un nuovo progetto ha accresciuto il senso di disorientamento nell’Ossola e a Cannobio su questo tema.
Ora pare che la Giunta Regionale il 30 dicembre assumerà una delibera con cui assegnerà 20 posti letto di continuità assistenziale all’Ossola, senza che su questo ci sia stato un nuovo confronto con gli amministratori locali, come si era impegnato a fare l’assessore a ottobre.
Gli amministratori si vedranno dunque recapitare una delibera di Giunta che imporrà dalla mattina alla sera decisioni che creeranno squilibrio economico nelle RSA, dovendo anche decidere dove collocare questi 20 posti letto. Questo modo di gestire l’integrazione sociosanitaria è inaccettabile.
Peraltro sottolineo un aspetto non secondario: non voler decidere attraverso un confronto che lasci il tempo di costruire soluzioni per risolvere il problema, ma unicamente aumentando i posti letto di continuità assistenziale, porterà come conseguenza a un numero eccessivo di posti letto nel VCO (20 nell’Ossola, 90 a Miazzina e 30 alla Sacra Famiglia) che rischiano di essere posti letto solo sulla carta, perché sarà l’Asl a decidere effettivamente quanti utilizzarne.
Oltre alla beffa, dunque, il danno di strutture che immaginano di avere un budget a disposizione che alla fine dell’anno risulterà inferiore. Per queste ragioni concordo con la richiesta degli amministratori ossolani di un incontro urgente con la Regione Piemonte per affrontare il problema.

Aldo Reschigna , capogruppo PD in consiglio regionale

LE LISTE DI ATTESA IN PIEMONTE, PRESENTATI OGGI I DATI.

“Con il blocco del personale la situazione delle liste di attesa in sanità è peggiorata drasticamente, tanto da segnare una netta inversione della tendenza che fino a qualche anno fa aveva visto la sanità piemontese in grado rispondere positivamente alla richiesta di salute che viene dai cittadini. Oggi non è più così”.
Il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna è secco nel presentare la ricerca “la salute può attendere”, un dossier ricco di dati e di proposte sulle liste di attesa nel servizio sanitario piemontese, oggetto di una conferenza stampa oggi nella sede torinese del gruppo PD.
“La gravità del fenomeno è tale che oggi, complice anche il peso del ticket su ogni prestazione, il cittadino si sta allontanando dall’utilizzo delle strutture sanitarie pubbliche per rivolgersi al privato”, aggiunge Reschigna.
“Le liste di attesa in molti casi sono triplicate o quadruplicate”, ha spiegato introducendo il dossier che ha raccolto i dati delle liste di attesa superiori ai tre mesi, facendo anche confronti tra le diverse Asl per alcune prestazioni e confrontando le attese con quelle del 2011.
“Siamo consapevoli delle difficoltà della Regione, ma su questo tema l’assessorato non fa nulla, quasi il problema non ci fosse. Attese di sei mesi, un anno, non possono essere considerate un servizio accettabile, questo oggettivamente porta i pazienti a rivolgersi al privato”, aggiunge Reschigna.
Il capogruppo PD ha sottolineato i dati che riguardano il VCO, “dove, come nel caso della neuropsichiatria infantile, le attese sono di 180 giorni per una visita sia a Domodossola che a Verbania. Per una visita ematologica a Domodossola occorre aspettare 124 giorni, 110 per un ecocardiogramma prediatrico, 98 per interventi di piccola chirurgia, 97 per una visita reumatologica. Questo, pur considerando che di fronte ai dati regionali quelli del VCO non sono tra i peggiori, non può essere di conforto. La situazione, già pesante, appare destinata a peggiorare con la continuazione del blocco del turn over”.
Reschigna ha ricordato le proposte per ridurre le liste di attesa, che “configurano un quadro in cui la possibilità di curarsi appare fortemente compromessa, soprattutto per le fasce di reddito più modeste. Questa situazione non può che produrre un forte incremento della attività dei laboratori privati”. Per tagliare le attese secondo il PD è necessario intervenire sulla appropriatezza delle richieste dei medici, in modo da ridurre al necessario gli esami di laboratorio e radiologici.
Occorre anche inserire nel CUP i centri privati accreditati, chiedendo loro di fornire non esami di laboratorio, cui la sanità pubblica è in grado di provvedere, ma le prestazioni specialistiche in cui il sistema sanitario pubblico è più debole. Infine sono necessarie anche prestazioni aggiuntive da parte degli ospedali per le attese maggiori e le patologie più gravi, l’utilizzo da parte degli specialisti ospedalieri della possibilità di prescrivere direttamente gli esami, senza ricorrere al medico di famiglia, la pulizia periodica delle liste di attesa.

UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA