Archivi categoria: Sanità e Welfare

I mancati pagamenti da parte della regione Piemonte stanno strangolando i consorzi socioassistenziali. Cota apra una linea di credito con Finpiemonte. La sollecitazione del PD.

Il gruppo regionale del Pd, con  il consigliere Mino Taricco, ha presentato una interrogazione con risposta immediata per sapere cosa intende fare la Giunta regionale di fronte alla situazione finanziaria di grande crisi in cui versano i consorzi socio-assistenziali e conseguentemente tutta l’assistenza piemontese.
“L’abnorme situazione creditoria dei consorzi socio-assistenziali nei confronti della Regione e delle aziende sanitarie locali sta condizionando pesantemente l’attività dei consorzi stessi e, soprattutto, sta conducendo al dissesto economico il sistema dei fornitori di servizi e prestazioni a fasce di popolazione di per se stesse già deboli e vulnerabili”, scrive Taricco.
“I dati sui tempi dei pagamenti dovuti da parte della Regione Piemonte ai consorzi socio assistenziali piemontesi fotografano con precisione la serietà della situazione: infatti, nel biennio 2010-2011, i pagamenti effettivamente effettuati non superano il 65 per cento di quanto liquidato (i consorzi di fatto attendono ancora il pagamento di oltre 31 milioni per l’anno 2010 e di oltre 18 milioni per il 2011)”.
“E’ necessario un intervento immediato se non si vuole lo strangolamento dei consorzi e delle aziende fornitrici, tenuto conto che gli stessi consorzi hanno già subìto, nel 2011, una pesante decurtazione di risorse rispetto agli anni precedenti e tale situazione è ulteriormente aggravata dai notevoli ritardi nei pagamenti”.
“Cota faccia la sua parte e in fretta”, conclude Taricco, “proceda ad un’immediata erogazione di risorse ricorrendo, se necessario, ad uno specifico fondo di anticipazione presso Finpiemonte s.p.a., come per altro già avvenuto per altri settori”.

PD VCO
Ufficio Stampa

RIFORMA SANITARIA: SI PREDICA BENE E SI RAZZOLA MALE

La Commissione sanità tenutasi ieri ha rivelato la sempre più grande distanza che siamo costretti a registrare tra le affermazioni di principio dell’assessore Monferino sulla riforma sanitaria e la proposta concreta.
Abbiamo ben presente la determinazione con cui l’assessore ha più volte ribadito la necessità di politiche coerenti con la forte riduzione di trasferimenti di risorse da parte dello Stato, superando le incrostazioni di interessi locali per ridisegnare una sanità incentrata solo sulla compatibilità finanziaria e l’interesse dei cittadini che ne fruiscono. Ricordiamo la sua ostinata affermazione di sentirsi solo un tecnico, lontano dalle pratiche della politica anche nell’esercizio di una funzione eminentemente politica come quella dell’assessore.
I suoi comportamenti però lo smentiscono clamorosamente, e ieri ne abbiamo avuto la controprova. La tabella di classificazione degli ospedali presentata in Commissione è stata modificata dal mattino al pomeriggio in modo significativo. Alcuni esempi:  gli ospedali Maria Vittoria e Amedeo di Savoia di Torino, che in mattinata erano classificati ospedale cardine, nel pomeriggio sono diventati ospedale Hub, non si capisce bene in base a quale criterio tecnico. Con il risultato che nel torinese ci sono più ospedali hub che cardine.
Un altro esempio riguarda l’ospedale Maggiore di Novara, il secondo in Piemonte per grandezza e importante, che in mattinata era ospedale Hub e nel pomeriggio lo restava solo in compartecipazione con il sant’Andrea di Vercelli, un ospedale di tutt’altra dimensione. L’ospedale di Borgosesia, poi, al mattino era ospedale territoriale, per trasformarsi nel pomeriggio in ospedale cardine. Lo stesso ospedale che in almeno 4 delibere di Giunta era considerato territoriale, dotato di pronto soccorso, e che ora come cardine deve essere dotato di Dea.
Sono operazioni che, invece di un contenimento dei costi, portano con sè  un aggravio. E’ evidente che ancora una volta gli interessi particolari e le pressioni politiche locali del centrodestra hanno avuto il sopravvento, vanificando la coerenza del ridisegno della sanità sulla base del risparmio, dell’efficienza, della qualità del servizio, della compatibilità finanziaria. Un esempio della peggior politica che sta avendo come interprete proprio quell’assessore che si diceva lontano dalla politica e dalle sue degenerazioni.
Con che faccia si chiedono ora sacrifici ai cittadini e ai territori, quando gli stessi sacrifici si abbuonano a quei territori che hanno qualche santo nella maggioranza di centrodestra? Ci aspettiamo una risposta concreta, non le solite affermazioni di principio che a questo punto suonerebbero solo false e irridenti.
Aldo Reschigna
Presidente Gruppo Regionale Pd

La Giunta regionale: gestione delle politiche sociali alle Asl. Esautorati di fatto i comuni ed i Sindaci.

Aldo Reschigna

All’insegna de “la confusione regna sovrana”, oggi (martedì 17 gennaio) la Giunta regionale ha varato un disegno di legge che affida la gestione delle politiche sociali alle Asl, esautorando di fatto i comuni. Un disegno di legge che si aggiunge a quello dell’assessore Maccanti sul riordino dei poteri locali, provvedimento che l’assessore sta presentando in giro per il Piemonte in questi giorni, e che sostiene che la responsabilità delle politiche sociali è in capo ai comuni. Cioè l’esatto contrario.
Proprio la settimana scorsa, inoltre, l’assessore Maccanti ha annunciato i finanziamenti alle forme associative dei comuni (unioni di comuni, comunità montane e comunità collinari) su un bando pubblicato due mesi fa. In quel bando viene considerato un punteggio prioritario per quei comuni che all’interno delle forme associative attuano la gestione delle politiche sociali.
Lo stesso assessore Monferino, nelle settimane scorse, aveva dichiarato che era un errore affidare alle Asl la gestione delle politiche sociali, perché ciò avrebbe determinato un progressivo disimpegno da parte dei Comuni in termini di messa a disposizione delle risorse economiche per le politiche sociali.
E il presidente Cota in questi giorni continua a ripetere che i tagli sul bilancio delle politiche sociali (-100 mln euro sul 2012) sono dovuti al fatto che la Regione non può più surrogare la responsabilità e la competenza dei comuni.
A chi dobbiamo dar retta?
Noi siamo contrari a questa scelta e ci apprestiamo a una dura battaglia contro l’impostazione che la Giunta regionale dà sulle politiche sociali, sia sulla forte riduzione delle risorse, sia sul trasferimento delle competenze alle Asl. Lo faremo con la stessa linearità e convinzione con cui abbiamo combattuto il disegno fallito di chi voleva riorganizzare la sanità sulla testa dei piemontesi.
dichiarazione di Aldo Reschigna,
capogruppo PD in consiglio regionale

Sanità: giunta regionale “costretta” al confronto. Non si può andare contro il territorio

Aldo Reschigna

Finalmente potremo discutere di Sanità nel merito: è la vera novità negli ultimi giorni.
E’ questo l’inizio di una intervista degli scorsi giorni al quotidfiano La Stampa di Aldo Reschigna, capogruppo del PD in Regione.
Reschigna apprezza l’apertura di una giunta che è stata “costretta” a comprendere di poter raggiungere gli stessi obiettivi attraverso il confronto e non con la mera difesa di posizioni di partito. Puoi scaricare cliccando qui [download id=”89″]. Nella stessa pagina intervista anche al presidente Cota.

Incontro del PD con l’assessore alla sanità regionale Monferrino: le nostre richieste

All’assessore Monferino abbiamo ribadito quali sono le nostre imprescindibili richieste perché venga superata la dura forma di opposizione praticata dal gruppo PD in Commissione.
Innanzitutto deve essere superata la separazione ospedale-territorio, su cui il piano é stato incardinato, scelta sbandierata dal presidente Cota e che appare sempre più di tipo ideologico; bisogna salvaguardare i consorzi socioassistenziali, destinati all’estinzione secondo il disegno di legge dell’assessore Maccanti, che va quindi profondamente rivisto; occorre restituire un ruolo importante ai sindaci nella sanità, come voce autorevole del territorio che rappresentano.
Abbiamo ribadito la necessità di mantenere la contestualità dei tre provvedimenti in esame, uno collegato all’altro in modo tale da non giustificare l’approvazione di uno solo (la riforma di Asl e Aso), posticipando quella degli altri due; infine, non sono accettabili “spade di Damocle” come il termine ultimo del 31 dicembre per l’approvazione, ribadito dal presidente Cota quando ha deciso di trasformare in una esibizione muscolare il dibattito sul piano, diventato in questo modo “la madre di tutte le battaglie”.
I temi da noi sollevati sono le richieste che organizzazioni sociali e comunità locali hanno espresso durante le consultazioni, sostenerle dimostra che per noi la coerenza è un valore fondamentale.
Siamo convinti che l’atteggiamento rigido tenuto finora dal presidente non abbia alcuna utilità per la maggioranza, apparsa in evidente difficoltà anche nelle ultime sedute consiliari, incapace come é di garantire il numero legale. Dal canto nostro, di fronte al permanere di un atteggiamento di chiusura, siamo fermamente determinati a mantenere il nostro comportamento.
Se la disponibilità al confronto dimostrata oggi dall’assessore Monferino dovesse portare a novità sui punti da noi segnalati, sarà possibile pensare a una discussione seria nel merito dei problemi e a una soluzione che possa portare in tempi ragionevoli a un provvedimento profondamente modificato e utile al futuro della sanità piemontese.
Aldo Reschigna, capogruppo Pd
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico

Piano sociosanitario della Regione: le critiche unitarie dalle Parrocchie e dai Sindacati del VCO

Pubblichiamo il documento di analisi e di (forte) critica alla bozza di Piano socio-sanitario 2011-2015 della regione Piemonte,  elaborato congiuntamente dalle Confederazioni di CGIL-CISL-UIL e dai Vicariati e Parrocchie e dalle Associazioni Conferenza di partecipazione del Verbano – Cusio – Ossola.
Le scriventi organizzazioni del Verbano-Cusio-Ossola desiderano con questo documento esporre alla IV Commissione del Consiglio regionale del Piemonte la propria opinione sulla bozza di Piano socio-sanitario 2011-2015.
Innanzitutto, rileviamo come – al di là di alcune affermazioni di principio (in parte anche condivisibili) – la bozza presentata non abbia la caratteristica di un Piano organico, ma piuttosto quella di una legge-delega, che affida di fatto alla sola Giunta regionale il mandato di decidere nel merito come realizzare un Piano, cioè quali azioni effettive predisporre di volta in volta.
In questo modo si rischia di NON avere nel Consiglio regionale un voto largamente condiviso attorno a uno strumento di questa portata e di limitare o di annullare la partecipazione dei territori a scelte essenziali per la vita delle persone.
Dopo la legge annuale finanziaria, la gestione del Piano socio-sanitario è l’impegno più importante della Regione, un impegno che assorbe oltre l’80% del bilancio; è questo un motivo in più per stimolare la pratica della partecipazione a tutti i livelli, al fine di garantire la massima condivisione delle scelte e la massima efficienza del sistema.
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Nel contenuto del documento NON condividiamo:
1) LA SEPARAZIONE DEGLI OSPEDALI DALLE ASL, che comporta la concentrazione delle decisioni a livelli lontani dal territorio e non in grado di percepirne le reali esigenze; ricordiamo che un recente riordino aveva già ridotto significativamente il numero delle ASL piemontesi;
2) ne viene di conseguenza LA SEPARAZIONE DELLA SANITA’ (affidata alle ASO) DALLA ASSISTENZA (affidata alle ASL), scelta che non tutela compiutamente i pazienti
3) LA CONCENTRAZIONE IN UN OSPEDALE DI “RIFERIMENTO”, quale l’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, con un’area geograficamente molto estesa, comprendente ben una dozzina di ospedali e oltre 10.000 addetti sparsi in 4 provincie e un territorio come il VCO completamente montano (75 Comuni su 77), con gravi problemi di comunicazione (vallate, strade, autostrade, trasporto pubblico); ad esempio, quali trasporti e quali tempi di percorrenza tra il S. Biagio di Domodossola e l’Ospedale di Biella?
4) LA SOPPRESSIONE DELLA CONFERENZA DEI SINDACI E DEL COMITATO DI PARTECIPAZIONE DELLE ASL, quali strumenti di programmazione sanitaria e socio-assistenziale, che ben rappresentano le esigenze del territorio
5) IL FUTURO INDEFINITO DEI CISS e, quindi delle modalita’ dell’assistenza, che rischiano passi indietro significativi; la Regione, a un anno dalla legge di abrogazione, non ne ha ancora definito le nuove forme di regolamentazione e, a oggi, non vi e’ chiarezza sugli obiettivi che si vogliono perseguire
6) L’ACCORPAMENTO DI 4 ASL (Novara, Vercelli, VCO e Biella) IN UN’UNICA ASL DI QUADRANTE, con la creazione nel VCO di un solo distretto (popolazione minima per distretto 150.000 abitanti); vi saranno così una sola ASO e una sola ASL (a Novara), che gestiranno tutto, ospedali e territorio.
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LA NOSTRA PROPOSTA PER LA SANITA’
OSPEDALE:
LE ASL GARANTISCANO LA CONTINUITA’ “PREVENZIONE – OSPEDALE – TERRITORIO”. GLI OSPEDALI GENERALI DEL VCO (Castelli e S. Biagio) SIANO CONSIDERATI “OSPEDALE UNICO PLURISEDE”, a prevalenza chirurgica a Domodossola e medica a Verbania, CON DUE D.E.A..
Si propone che le scelte di collocazione delle diverse specialità avvengano sulla base di dati scientifici ed epidemiologici.
L’ASL VCO SIA DIRETTA DA UN DIRETTORE GENERALE, che gestisca congiuntamente gli ospedali e il territorio provinciale.
SIA RICONOSCIUTA nel concreto al VCO quella caratteristica di SPECIFICITÀ MONTANA, prevista dallo Statuto della Regione Piemonte.
COQ DI OMEGNA: VENGA STABILIZZATO, dopo 10 anni di sperimentazione, che consideriamo positiva.
SANITA’ PRIVATA: SIA CONSIDERATA UNA RISORSA COMPLEMENTARE alla sanità pubblica e valutata per la qualità dei servizi che offre e per l’apporto evidente all’economia del territorio.
In questa logica, si rende necessario prevedere un sostegno pubblico all’investimento privato, tramite la garanzia di convenzioni per quei servizi qualificati che la sanità pubblica non è in grado di offrire.
SPECIALISTICA AMBULATORIALE
Viene svolta sia in Ospedale sia nei Distretti. Dovrebbe essere gestita dai Distretti, ma il Piano Regionale non definisce tale collocazione; anzi, si intravede che sia gestita a livello ospedaliero, scelta che non possiamo condividere perché penalizzerebbe ulteriormente la mobilità dei cittadini.
DISTRETTI
La caratteristica montana della nostra Provincia (75 Comuni su 77, 3 Comunità montane, difficoltà di trasporto, lunghe distanze) impone che venga corretto in 50.000 abitanti il limite minimo per distretto, mantenendo l’attuale organizzazione su 3 distretti nel VCO.
FINANZIAMENTO DEI SERVIZI TERRITORIALI
Si chiede che il finanziamento sia riconosciuto rivedendo i parametri attuali e considerando una maggiorazione, in quanto il nostro territorio ampiamente montano sopporta costi superiori per garantire i servizi rispetto a Torino, dove 160.000 persone costituiscono un quartiere, con limitate distanze territoriali. Nei servizi territoriali consideriamo i Centri di cure primarie, la cui costituzione va incentivata,
sollecitando il positivo apporto dei medici di famiglia.
CENTRALE DI EMERGENZA 118
Mantenere la centrale operativa a VERBANIA, per tutto il quadrante, in quanto ristrutturata solo 2 anni fa. Risulta quella più tecnologicamente avanzata e con la migliore rete radio/GPS dell’intero Piemonte; perchè, quindi, spendere circa 1 milione di euro per costruire una nuova sede a Novara? La Giunta regionale ci dice che si devono contenere i costi; è questo un obiettivo strategico o no,
vale sempre o no?
RIDUZIONE DEI TEMPI DI ATTESA
Non è piu’ rinviabile procedere a un’ulteriore centralizzazione delle prenotazioni, collegata a una maggiore diffusione dei punti di accesso sul territorio di ogni Asl per le prenotazioni; nel piano non si individuano nè quanti di essi saranno ubicati nelle varie Asl nè i tempi di realizzazione
BISOGNO DI SALUTE PRIMA DELL’INSORGERE DELLA MALATTIA
Si condivide la frase concernente la valutazione di tale bisogno, ma il Piano è tutto impostato sulla centralità della medicina e dell’Ospedale (si privilegia la tecnica rispetto al sociale); cioè si risponde alla domanda di cura e non a quella di salute.

LA NOSTRA PROPOSTA PER IL SOCIO ASSISTENZIALE
NUOVI ENTI PER LA GESTIONE DEI SERVIZI
Prevedere la costituzione di un unico Ente Socio Assistenziale per il VCO, nella logica della razionalizzazione delle risorse e di una qualità omogenea dei servizi; è indispensabile che ne facciano parte tutti i Comuni, con identica quota pro capite quale contributo e con identica
modalità dei servizi offerti.
COOPERATIVE SOCIALI
Non va poi dimenticato l’apporto considerevole da loro offerto; da molti anni vengono loro affidati degli appalti, più spesso per contenere i costi piuttosto che per ottenere una diversa qualità dei servizi. Non è accettabile che ora si taglino i fondi per la loro sopravvivenza, che le si costringa a ridurre le ore di lavoro e/o il personale, che non si saldino i crediti che vantano per il lavoro già prestato. Guardiamo con favore alla recente iniziativa del costituito Consorzio cooperative sociali, che sappia sempre meglio progettare e coordinare gli interventi.
FONDO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA
E’ indispensabile (cosi’ come richiesto con forza con le 200.000 cartoline sottoscritte da cittadini piemontesi e consegnate dai sindacati al Presidente Cota il 5 ottobre 2011) per consentire al settore sociale la certezza di mantenere almeno i servizi erogati nell’anno 2010, prima dei tagli già effettuati. Va istituito con un’apposita legge regionale e le risorse devono essere commisurate alle “necessità delle persone”; quindi, la Regione deve impegnarsi a reperirle.
Il fondo deve poter garantire risposte adeguate in termini di posti letto per non autosufficienti, di ricovero di sollievo, di quote di compartecipazione delle famiglie, di efficienza dei servizi per le categorie protette.
Solo così si potranno ridurre le attuali liste di attesa; oggi nel VCO sono 450 le persone, che nella migliore delle condizioni aspettano in media 2 anni per essere inserite nelle strutture. E’ una situazione non piu’ tollerabile, che lede il “diritto alla salute” dei cittadini più deboli.
Peraltro, è stata proprio la Regione Piemonte a prevedere con la delibera di Giunta n. 46–528 del 4 agosto 2010 l’obiettivo del 3% dei posti letto per anziani. La nostra ASL, per contro, ha la percentuale più bassa in Piemonte (1,72%) e, quindi, si rende indilazionabile autorizzare subito i 100 posti letto già finanziati nel 2010.
Il fondo deve garantire l’applicazione dei LEA per TUTTE le persone riconosciute non autosufficienti (come prevedono le norme regionali); viste le gravi difficoltà finanziarie delle famiglie, si chiede di voler considerare una riduzione della loro compartecipazione alla spesa.
E’ prioritario prestare la massima attenzione alle esigenze degli ammalati psichici, dei disabili, delle persone afflitte da dipendenze gravi e delle loro famiglie. Difendere i piu’ deboli e bisognosi, cioè coloro che non hanno voce, è un obbligo non solo morale della nostra societa’
Per il reperimento delle risorse proponiamo di attingere alla fiscalità generale, anche sollecitando i Comuni ad attivare gli accordi, previsti dalla legge, con l’Ufficio delle entrate per la lotta all’evasione.
CULTURA dell’INTEGRAZIONE TRA SOCIALE E SANITARIO
Risulta molto ridotta nel Piano la parte riservata al sociale (solo 6 pagine): necessita, invece, rimarcare con forza il passaggio dal concetto del “medico figura centrale” a quello del “pazienteutente” al centro in tutte le fasi del bisogno. Solo così si può seriamente realizzare un percorso di presa in carico del paziente”.
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I SETTORI NON ESPLICITATI NEL PIANO, MA OBBLIGATORI
1) RIORDINO DELLA RETE OSPEDALIERA: con quali specialita’, con quali posti letto in ogni ospedale, con quale confronto con gli enti locali e con le associazioni territoriali?
2) EDILIZIA SANITARIA: non esiste alcuna programmazione di interventi da attuare nel periodo 2011-2015
3) STRUTTURE PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI: non si indica alcun programma, nè per nuove strutture pubbliche nè per nuove convenzioni e autorizzazioni, al fine di aumentare le attuali esigue disponibilità e di raggiungere l’obiettivo dichiarato con la delibera 4 agosto 2010 n. 46-528
4) POSTI LETTO “DI SOLLIEVO”: pur essendo insufficienti, non viene previsto alcun programma per realizzarne di nuovi nel quinquennio; anzi, se ne sta riducendo il numero, proprio mentre si vanno riducendo i periodi di degenza media ospedaliera
5) MALATTIA MENTALE: non si conoscono i percorsi che il paziente deve seguire nè quali azioni saranno svolte sia a livello ospedaliero sia sul territorio. Va assolutamente chiarito di chi sia la competenza (ospedale o territorio?), in un settore che ha vissuto in questo ultimo anno notevoli difficoltà degli utenti e delle loro famiglie, a causa dei gravi tagli decisi
6) SALUTE DELLE DONNE: non vi e’ alcun cenno a riconfermare il ruolo fondamentale dei “consultori”, in un tempo nel quale sia le famiglie in difficoltà sociali ed economiche sia le popolazioni di immigrati hanno notevole necessita’ di utilizzare tali strutture
7) RISPARMI CONSEGUITI NEL SETTORE SANITARIO: siano destinati a garantire il turn over del personale (sinonimo di continuità e qualità dei servizi) e a un ulteriore finanziamento del settore socio-assistenziale.
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LE NOSTRE CONCLUSIONI
Si tratta di un piano sanitario (e non socio-sanitario) assolutamente generico, che contiene molte ovvieta’; se ne desume una visione verticistica della programmazione sanitaria, tutta affidata agli organismi regionali (assessore – direttore assessorato – direttore Aress – direttori generali delle 6 Aso previste in Piemonte).
Viene eliminata la Conferenza dei sindaci, privando cosi’ i territori di qualcuno che li rappresenti.
Non viene riconosciuta alcuna partecipazione alle forze sociali e alle organizzazioni di volontariato dei territori, su un tema molto delicato quale quello del “diritto alla salute”.
Il Piano indica solo delle enunciazioni di principio e non dice come si svilupperanno negli anni 2011/2015 gli atti concreti di attuazione, ivi compreso il reperimento delle risorse finanziarie per gli investimenti e per la crescita.
Siamo assolutamente contrari a che – per la votazione sul Piano – la Giunta regionale ponga la “fiducia”, perche’ ciò testimonierebbe solo che con la forza dei numeri si vuole approvare un cosi’ importante documento, senza confronto, quindi senza il necessario approfondimento.

Verbania 23 novembre 2011

Confederazioni CGIL-CISL-UIL Pensionati SPI-FNP-UILP
Vicariati e Parrocchie Associazioni Conferenza di partecipazione