L’Ultimo sorriso di Berlinguer

enrico berlinguerRicordo il viso scavato, il corpo minuto. La velata malinconia dello sguardo , il timbro di una voce antica. Quella voce che proponeva con lucidità una visione del mondo nuova; la necessità di portarsi dietro tutti in scelte più avanzate, di cambiamento, dove impegnare i destini di un popolo che si diceva comunista, ma di un tipo del tutto originale, italiano e democratico, innervato nella Costituzione repubblicana.
Quell’uomo che sembrava così fragile, si chiamava Enrico Berlinguer. Gentile, riluttante, pacato, colto. Uomo di unità, affezionato alle speranze dei giovani, schivo ed inadatto alla leadership al punto che si dice stesse male prima di ogni incontro televisivo. Un uomo, come disse Alfredo Reichlin, che per conformazione fisica e psicologica “poteva fare il bibliotecario”, ma che si dimostrò un eccezionale ed insostituibile “capo di un popolo”.
Trent’anni fa, l’11 giugno del 1984, Enrico Berlinguer moriva. Gli fu fatale l’ultimo comizio tenuto qualche giorno prima a Padova in vista delle elezioni europee. La folla che lo salutò in occasione dei funerali per le strade del centro di Roma fu la testimonianza più evidente dell’amore che il popolo italiano provava per questo uomo gracile e forte allo stesso tempo, partito dalla Sardegna non per fare la “carriera politica” ma per “impegnarsi” nella politica.
Tra quei drammatici fotogrammi che accompagnano i suoi ultimi istanti in piazza della Frutta , ce n’è uno, quasi impercettibile a un osservatore poco attento: quello del suo ultimo sorriso alla folla, dopo aver pronunciato le sue ultime parole “..lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini”. Sta tutto in quel sorriso la bellezza di Berlinguer. La bellezza di occuparsi in maniera disinteressata degli altri. Di avere uno scopo nella vita che vada oltre se stessi. In quel sorriso è racchiuso un manifesto politico, troppo in fretta archiviato dopo la sua morte e troppo strumentalmente ritirato fuori per esigenze di propaganda.
Il sorriso di un uomo che è ancora tra noi perché le sue intuizioni politiche e culturali avevano scavato nel profondo della crisi italiana, ne avevano tirato fuori i nervi scoperti attraverso i quali si poteva vedere il futuro della nostra società e dell’Europa. Un uomo, fatto passare per un conservatore, che sapeva leggere con visionaria lucidità il cambiamento in corso, cercando di proporre una via d’uscita democratica, non populista. Berlinguer riuscì ad affrontare un tema ostico e da molti mal digerito come l’austerità che non aveva nulla a che vedere con le ricette neoliberiste e monetarie ma con l’idea di affrontare il tema dei consumi e della produzione all’interno di una società più giusta, sobria, solidale, democratica, attraverso una migliore distribuzione dei redditi ed una condivisa responsabilità tra le classi che esistevano (ed esistono..) ancora. Un discorso che affascinò il cattolicesimo progressista e che confermò quella diversità dei comunisti italiani che si fondava non certo sulla purezza ideologica, ma sull’appartenenza ad una comunità e ad un’idea della politica basata su una visione morale ( ..non moralista), intesa come servizio, studio, avanzamento e lotta democratica. Si dirà che il mondo è cambiato, è più veloce, ha altre esigenze, e noi abbiamo commesso tanti errori lungo il nostro cammino. Nulla può essere più vero. Gi stessi che sostengono questo, tante volte, argomentano di come il nostro paese sia cambiato in peggio, per la crisi, per lo spazio esiguo che hanno le giovani generazioni, per l’assenza di futuro. Forse è cambiato in peggio anche perché invece di contrastare alcune derive le abbiamo assecondate, perché siamo stati troppo indulgenti nello sposare parole d’ordine, modi di essere, ideologie che non appartengono ad una parte che si propone di essere la parte dei più deboli; perché così tanto impegnati a ricercare il futuro abbiamo pensato, più volte in questi anni, di trovarlo gettando via le lezioni del passato. Ecco perché, senza nostalgie ma con il senso dell’attualità, riemerge potente l’insegnamento di Berlinguer. Perché non basta un tweet per “riempire la propria vita”, ma occorre riscoprire il pensiero lungo, quello che invita a guardare al mondo con realismo e creatività, innovazione e obiettivi proiettati nel futuro. Questo “pensiero lungo”, che non è ideologia arrugginita né fuga dalla realtà, manca molto alla politica di oggi. E Berlinguer questo “pensiero lungo” lo cercava nelle suggestioni che arrivavano dall’ambientalismo, dal pacifismo, dai movimenti delle donne. Con il sorriso di chi diceva “ Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Parole dette con il suo sorriso, dolce e determinato, da Enrico Berlinguer.

Marco Travaglini

Sette note a margine del voto

travaglini-2-piccola1. Sul “valore” del voto non ci sono dubbi. Comunque lo si guardi, il risultato è storico. Mai negli ultimi cinquant’anni e più un partito aveva superato la soglia del 40 per cento. Ci si aspettava un risultato positivo, ma sinceramente in queste proporzioni nessuno poteva immaginarlo.
2. Siamo un partito, e un partito è in primo luogo una comunità di senso. Detto ciò non saremmo onesti sul piano intellettuale se non dicessimo che nella forza di questo risultato c’è l’impronta fondamentale di Matteo Renzi. È vero, abbiamo remato tutti nella stessa direzione, ma è giusto oggi riconoscere il ruolo fondamentale del segretario e del presidente del consiglio.
3. Pur rispettando una forza che raccoglie oltre 5 milioni di voti nelle urne, resta il fatto che Grillo ha promosso una campagna elettorale letteralmente irresponsabile, per i toni, i contenuti, le forme. Quel risultato non significa che non esista un’area sociale e politica segnata dalla rabbia e da una ostilità nei confronti delle istituzioni e della classe dirigente. Ma c’è stata una parte più ampia del paese che di fronte al rischio di una furia distruttrice, ha scelto la carta della speranza e della fiducia in un cambiamento possibile. L’Italia poteva smarrirsi, perdersi come era accaduto in altri momenti. Si è voluta regalare un altro finale. Non è cosa da poco.
4. La responsabilità per il PD adesso è accresciuta. Ovunque e, ovviamente, anche nel VCO dove il successo è largo, importante, meritato. Ora però, in generale, dobbiamo aggredire le riforme che ci siamo proposti. Mettere lavoro e redditi al primo posto, semplificare e sburocratizzare un’economia prigioniera di riti insopportabili, investire risorse del pubblico per fare ripartire i motori della crescita rilanciando i diritti, i consumi interni, le chance anche per chi in questi anni è stato lasciato indietro. E poi accelerare sulla delega fiscale, sul principio di legalità, sulla lotta a sprechi e privilegi, sulla rinascita culturale e civile di un’Italia che si presenta al nastro del semestre di presidenza dell’Unione con un bonus e credenziali persino insperate.
5. Il PD. Usciamo dal voto con un consenso che nessuno di noi aveva mai conosciuto nel responso delle urne. Tutto ciò deve metterci nella condizione di discutere finalmente quale idea e modello di partito immaginiamo per l’Italia dei prossimi anni. Non è questione di assetti, di incarichi. E’ noto che sul terreno della partecipazione alla politica e alla vita democratica si è consumato negli anni il nostro ritardo più grande. Adesso siamo nella condizione di colmarlo. E per farlo serve riaprire il cantiere di una sinistra capace di allargarsi, coinvolgere forze, personalità, movimenti che devono trovare nel nostro partito le risposte che cercano. E’ un fatto importante che la lista Tsipras abbia superato la soglia. Dobbiamo parlare anche con loro, aprirci a quel fronte, allargare i confini. E’ tempo di una nuova grande forza della sinistra italiana che sta nel PSE.
6. La destra si è frantumata. Esito inevitabile di una concezione padronale e proprietaria di quel campo. La parabola del leader storico di quello schieramento si è consumata. Saranno loro a discutere forme e tempi di una riorganizzazione inevitabile. Se da questo confronto dovesse sortire una destra di impronta europea e moderna, la democrazia italiana ne guadagnerebbe in linguaggio, stile, salute.
7. A Verbania c’è il ballottaggio. C’è da lavorare per completare il successo di Silvia Marchionini, del Pd e del centrosinistra. Dobbiamo costruire le ragioni perché l’8 di giugno sia un’altra bella giornata.

Marco Travaglini

Elezioni europee, uno straordinario risultato anche nel VCO. Antonella Trapani raccoglie oltre 18 mila preferenze.

trapani antonellaAncora una volta gli exit polls hanno sbagliato.
Il Pd non solo ha vinto, non solo è il primo partito del paese, di tutto il paese, ma soprattutto ha raggiunto delle percentuali incredibili fino a qualche ora prima.
Sono quasi 3 milioni i voti presi in più rispetto alle politiche del 2013, un risultato dovuto essenzialmente al Matteo Renzi alla sua voglia di fare, al suo desiderio di cambiare alla sua energia positiva che riesce a trasmettere. Il dato è ancor più importante se paragonato a quello che è successo negli altri paesi europei dove non solo prevalgono i movimenti anti europei, ma dove i partiti filo governativi pagano pesantemente, Germania a parte, il clima di scetticismo che aleggia su Bruxelles. Questo risultato permette al Pd di avere la delegazione maggiore all’interno del Pse e da una spinta consistente al semestre europeo a guida italiana che si sta per aprire.
Il Pd ha respinto in modo inequivocabile il disfattismo di Grillo, i toni apocalittici e volgari che il comico genovese ha riversato nelle piazze. Il suo slogan #vinciamonoi è stato prepotentemente respinto dagli elettori. Oggi il governo ne esce rafforzato come non accadeva da anni, ieri l’elettorato ha dato quella legittimazione a Renzi che molti chiedevano.
Domani il Pd e in particolare chi in questi mesi ha continuato a vivere con sofferenza il cambio di passo impresso da Renzi, ha una responsabilità enorme per l’Italia. Spero che questi voti, questo consenso aiutino a smussare quegli spigoli che in questi mesi, soprattutto all’interno del PD e dei suoi gruppi parlamentari, sono stati messi sulla via delle riforme.
Venendo alla provincia, mai il Pd aveva raggiunto un traguardo simile.
Oltre 32 mila voti, quasi 10 mila in più rispetto alle politiche del febbraio scorso, sono il segno che anche la gente del nostro territorio vede nel Pd l’unica vera alternativa democratica presente nel paese. Il Pd è il primo partito in quasi tutti i comuni della provincia, mai pensavo ad un risultato simile quando nel 2010 ho avuto la responsabilità di rappresentare il partito provinciale. Abbiamo passo dopo passo recuperato consenso e credibilità.
Un grazie enorme va a tutti i volontari, gli iscritti, gli elettori che in queste settimane ci hanno accompagnato per le strade delle nostre città e delle nostre valli. Loro sono la vera essenza del PD, una base mai doma e sempre pronta a mettersi a disposizione.
Un grazie particolare lo devo anche a tutti coloro che sia nella nostra provincia che in tutta la circoscrizione hanno scritto il mio nome sulla scheda elettorale: ben 18.638!
In tutta sincerità, non avrei mai pensato ad un risultato simile, soprattutto se penso che tutto è nato all’improvviso, senza nessuna programmazione e senza appoggi particolari, appoggi che sono venuti con il passare dei giorni e delle settimane da chi vive veramente la politica sui propri territori.
Promotori che non sono in vista ma che lavora e promuovono le idee del Partito Democratico.
Molti di loro li ho già ringraziati di persona, con altri lo farò nelle prossime ore e nei prossimi giorni. E’ vero non sono stata eletta, ma il mio obiettivo era quello di dare una mano al Pd in tutti i modi e, nel mio piccolo, penso di esserci riuscita. Ho combattuto l’ennesima battaglia per dare agli elettori un’alternativa, alternativa nella quale tanti, davvero tanti, hanno riposto la loro fiducia.
Tra poche ore si apriranno le urne delle elezioni regionali e di quelle comunali, non è ancora tempo di festeggiare, ma dopo stanotte attendiamo fiduciosi i risultati conviti che anche in Piemonte, a Verbania e in molti altri comuni si potrà cambiare verso.

 

Comunali Verbania: festa venerdì. I candidati del PD, scheda fac simile, il programma

Logo PD VerbaniaPer concludere la campagna elettorale, Silvia Marchionini, vi invita ad un aperitivo musicale che si terrà VENERDI’ 23 MAGGIO dalle ore 18 alle ore 22 in Piazza Ranzoni a Intra. Intrattenimento musicale a cura di Blood & Sugar e Jastwell. L’aperitivo si svolgerà al Caffè Milano e tutti sono invitati. Domenica 25 maggio si vota dalle ore 07 alle 23.
Per vedere il fac simile della scheda clicca qui
Per scegliere quale candidato PD votare alla carica di consiliere comunale clicca qui
Il programma elettorale di Silvia Marchionini lo trovi cliccando qui

Domenica 25 maggio: un voto al Partito Democratico

simbolo europee PDDomenica 25 maggio: un voto al Partito Democratico (si vota dalle ore 07 alle 23 ) 
Fac simile della scheda elezioni regionali clicca qui
Fac simile della scheda elezioni europee clicca qui
– Il depliant con le foto, curriculum e idee dei candidati del VCO Antonella Trapani, alle europee, e Aldo Reschigna alle regionali, clicca qui

Tutti i momenti di consultazione democratica possono essere occasioni di rilancio e cambiamento. Domenica 25 maggio siamo chiamati a fare scelte importanti il cui valore potremmo misurare solo in futuro.

Elezioni regionali (scheda verde): si sceglie tra la confusione che ha generato il malgoverno degli ultimi quattro anni, e il rilancio del Piemonte e della sua comunità. Noi abbiamo scelto un candidato presidente, Sergio Chiamparino, in grado di riportare la nostra Regione più vicina ai piemontesi, e un candidato locale, Aldo Reschigna che mette al servizio di tutto il VCO la sua esperienza e competenza.
Per riportare il Piemonte fuori dal caos ti chiediamo di votare Partito Democratico e scrivere Aldo RESCHIGNA

Elezioni Europee (scheda grigia): si sceglie tra la conservazione di un’Europa governata dalle destre e l’innovazione di un progetto politico che deve esser compiuto fino in fondo. Libertà e sviluppo sostenibile, pace e diritti umani: questa è l’Europa che vogliamo costruire. Per questo il PD ha scelto di sostenere Martin Schulz alla presidenza della Commissione Europea e ha indicato per il Nord-Ovest Alessia Mosca quale capolista.
Noi abbiamo la possibilità di portare il VCO e il cambiamento in Europa ti chiediamo di votare Partito Democratico e scrivere Antonella TRAPANI

Ogni elezione porta con se il valore della scelta. Puoi restare fermo o distruggere tutto noi ti chiediamo di cambiare verso, di costruire. Fai la tua scelta per cambiare la Regione e l’Europa.

Partito Democratico
Coordinamento provinciale VCO

CEM: è ora del cantiere delle Idee.

marchionini silviaUn urgente e deciso salto di qualità può mettere la parola fine alle contrapposizioni ideologiche, e aprire finalmente il cantiere delle idee e delle prospettive condivise. Inizia con queste parole un comunicato con cui la candidata sindaco Silvia Marchionini ritorna sulla controversa questione del Cem, con l’intento di trasformare il problema in risorsa.
Ecco come prosegue il comunicato: Vediamo la storia della Città: c’era un bellissimo teatro perfettamente collocato ed è sparito, così come un cinema/teatro lasciato alla fine nelle mani di un’impresa che ne ha fatto una multisala di successo. La costruzione di un teatro idoneo alle ambizioni della città e che potesse operare come elemento di richiamo turistico per il più ampio territorio contermine, era previsto dalle Giunte di centrosinistra, sul luogo del demolito macello di Intra.
La collocazione derivava dall’idea dell’integrazione di due grandi quartieri popolari: la storica Sassonia e le nuove edificazioni di Sant’Anna riuniti dal terzo ponte; l’ubicazione sul lago ha, non solo, abbandonato a sé stessi i due quartieri, lasciando in Sassonia l’edificio dell’ex Camera del Lavoro in totale degrado, ma ha costituito la rinuncia alla riorganizzazione funzionale delle due sponde prospicienti il San Bernardino.
Ora i radical chic vogliono le ruspe per radere al suolo il cantiere mentre la parte più consistente dei cittadini tace esterrefatta attendendo l’arrivo del buon senso. Con realismo, il Teatro/Cem si può costruire, i soldi ci sono; anzi si deve costruire (i lavori procedono a gran ritmo!) perché la rinuncia aprirebbe contenziosi legali infiniti e le restituzioni dei quattrini agli enti erogatori (EU, Fondazione Cariplo) potrebbero mettere sulla bancarotta l’Amministrazione Pubblica della Città.
Il problema era, è e sarà la gestione di questa struttura importante e pure utile a Verbania che è del tutto sprovvista di uno spazio del quale è evidente il bisogno: le associazioni culturali lo sanno bene. La redazione di un ipotetico progetto gestionale (assente finora) non può essere demandata alla burocrazia comunale, come se questo potesse prescindere da un ascolto vero dei bisogni locali e soprattutto da un momento di progettualità partecipata (che includesse anche i potenziali gestori delle attività di ricavo della struttura) in grado davvero di prefigurarne il suo futuro sostenibile.
Oggi è il momento di aprire – urgentemente! – il nuovo cantiere: quello delle idee, del riconoscimento delle istanze, delle potenzialità e delle relazioni con partner commerciali. Ridimensionare l’opera, così sofisticata, per farne un luogo quotidiano della creatività e del divertimento giovanile e una fruizione culturale da pensare, anche nella conversione delle sale interne, insieme alla Biblioteca, al Museo del Paesaggio. Verbania ha bisogno di un sindaco, subito, che sappia amministrare l’economia e le idee, non le ideologie!

Silvia Marchionini, candidato sindaco di Verbania