Riordino degli enti locali piemontesi. Incontro giovedì 13 settembre ore 21 Casale Corte Cerro.

Nei prossimi giorni il consiglio regionale del Piemonte discuterà il disegno di legge per il riordino degli enti locali piemontesi, anche alla luce dei provvedimenti governativi che ridisegnano i poteri e le funzioni di Comuni, Province e Regioni.
In vista di questo importante dibattito, giovedì 13 settembre alle ore 21 presso il centro culturale “Il Cerro” a Casale Corte Cerro, il gruppo consigliare del Partito Democratico in regione e il Partito Democratico provinciale v’invitano a un incontro per discutere insieme osservazioni e contributi da portare in aula, utili a migliorare il disegno di legge.
Cliccando qui trovate la pagina con il DDL regionale n 192, 2011 riforma enti locali
All’incontro parteciperanno Aldo Reschigna capogruppo regionale e Antonella Trapani segretario provinciale Pd.

PD VCO
Ufficio Stampa

Dalla festa Pd di Reggio Emilia buone notizie dal ministro Griffi per i servizi del VCO

Il Presidente della Commissione Montagna Anci e Sindaco di Vogogna, Enrico Borghi, ha avuto ieri a Reggio Emilia presso la Festa nazionale del partito Democratico, un incontro congiuntamente con il presidente dell’Anci Graziano Delrio con il Ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi.
Dal colloquio è emerso un particolare importante: “Il ministro -osserva Borghi- ha colto le nostre osservazioni,e ha assicurato che la nascita delle nuove perimetrazioni provinciali non significherà l’obbligo di concentrare tutti gli uffici periferici dello Stato nei nuovi capoluoghi di provincia.
Ho citato l’esempio del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco a Verbania a seguito del tornado del 31 agosto, e il ministro mi ha assicurato che sarà possibile prevedere una diversa dislocazione degli uffici periferici statali anche in  città non capoluogo di nuove province”.
“Alla luce di queste importanti rassicurazioni -osserva Borghi- tanto rilevanti in quanto il governo sta predisponendo il provvedimento di riordino della macchina amministrativa statale sul territorio in connessione con il riordino territorale provinciale, credo che sia indispensabile che i territori si confrontino proponendo anche un’ipotesi di zonizzazione dei servizi che salvaguardi le peculiarità e le caratteristiche del Verbano Cusio Ossola.
Sono convinto, avendogli parlato, che su questo ci sarà piena disponibilità del Sindaco di Novara, Andrea Ballarè. Dobbiamo porci come obiettivo l’inserimento della delibera di zonizzazione che verrà fatta dal Consiglio delle Autonomie Locali del Piemonte, e successivamente inviata al Consiglio Regionale e al governo, della tutela di quei servizi amministrativi strettamente connessi con la specificità territoriale del VCO”.

dal sito di tele vco

Che ne sarà di noi (e dell’autonomia)?

E’ la volta buona:parole inglesi (spending review), l’Europa che preme, l’urgenza del pareggio di bilancio, l’opinione pubblica che chiede semplificazione, un Governo tecnico che insegue risultati concreti, e dopo decenni di immobilismo cambia l’assetto istituzionale: nei fatti l’art.17 del Dl n.95 di luglio, convertito nella legge n.135, avvia l’eliminazione del nostro giovane Vco e dell’ente Provincia stesso (eletto dal popolo con funzioni proprie).
Questo processo di riforma, lento e farraginoso, con caratteri di profonda ingiustizia (la guerra agli sprechi non dovrebbe iniziare al centro del potere statale, nei Ministeri?) apre una nuova epoca per i nostri territori, tutta da decifrare, comunicare ai cittadini, e governare, che richiede un coraggioso cambio di passo su alcune questioni fondamentali:
a) I servizi per i cittadini e le imprese: con tutti i limiti la Provincia in questi 20 anni, ha rappresentato un presidio indispensabile sul territorio (dalla viabilità, alle funzioni delegate) anche di riferimenti statali (Camera di Commercio, Prefettura, Questura, Comandi provinciali, Inps, Inail) che oltre a fornire impiego sono oggi i contenuti da salvaguardare per una realtà montana e un’economia fondata su piccole società.
b) I luoghi della decisione politica: in attesa di capire quali competenze passeranno dalla Provincia ai Municipi, si può prevedere che vi sarà il livello regionale e quello comunale, con in mezzo una serie di enti intermedi (Ato dell’acqua e dei rifiuti, Provincia di area vasta, Comunità Montane, Parchi ecc.) con almeno 2 rischi: Torino è lontana (anche dal punto di vista dell’efficienza burocratica) per capire le ragioni della specificità di monti e lago, e il Comune (costretto dai continui, e poderosi tagli, a lotte di sopravvivenza) assai vicino (o “meschino” se interviene sulla tassazione) al cittadino, ma senza la forza per imprimere svolte (sul piano della pianificazione, della politica di sviluppo).
c) “Piccolo non è bello”: stiamo verificando sempre più sul piano culturale (soprattutto i più giovani in cerca di lavoro e felicità) come il futuro si chiami Internet, capacità di uscire dai propri confini, di creare alleanze, di essere attrattivi, pena la marginalità e la decadenza.
Che fare?
I tempi di crisi che viviamo offrono l’occasione di immaginare scenari di rilancio, anche per la politica locale, che richiedono una visione, e una conseguente iniziativa amministrativa, fondate sui bisogni delle comunità e dei territori a cui dare risposte, a partire dalla conoscenza di ciò che siamo/abbiamo:
a) Nuove, e vecchie, imprenditorialità: è la crescita da creare, con proposte di recupero delle aree abbandonate (in montagna) o dismesse in città, sul tema del mantenimento delle attività industriali, del potenziamento dell’accoglienza turistica, delle imprese artigiane e florovivaistiche, dei prodotti di nicchia, dell’energia, in stretta relazione con la formazione (anche tecnica) e le associazioni di categoria.
b) Fare sistema: la capacità produttiva va avviata e sostenuta dai decisori politici che hanno ormai sperimentato come la gestione associata dei servizi funzioni meglio se avviene su basi ampie (si pensi al positivo radicamento dei Consorzi dei servizi socio-assistenziali); da lì occorre partire (con un ruolo di capofila imprescindibile di Verbania, Omegna, Domodossola) per costruire, nelle grandi Unioni, l’autonomia dei Municipi e fornire il senso di integrazione fra città ed entroterra.
c) I nostri capitali: laghi, monti, qualità della vita, sicurezza, eccellenze ambientali, beni storico-culturali sono le risorse su cui investire in apposite alleanze con altri territori più ricchi e popolati (dell’Insubria, della Pianura Novarese, della Milano ormai prossima all’Expo) per provare ad essere soggetti attivi.
Nessun cittadino si sta appassionando al tema della provincia “di quadrante”, o del ritorno con la “vecchia” Novara, ma tutti ci interroghiamo sulle condizioni della nostra vita presente e delle generazioni future: la, pregevole, storia dell’ambizione di autonomia che ha visto gli amministratori e le popolazioni locali (fin dai tempi del Comprensorio) in prima linea non potrà, su queste basi, anche identitarie, che proseguire con rinnovata azione e determinazione.
[Silvia Marchionini,Sindaco di Cossogno]

Verbania: ripartire utilizzando tutte le risorse disponibili. Compreso i 10 milioni di fondi europei.

Villa Taranto è chiusa. La notizia è stata diffusa da tutti i telegiornali italiani, ed è in buona evidenza da ieri su molti giornali stranieri. Le disdette delle prenotazioni arrivano numerose agli alberghi.
Ogni anno a Villa Taranto arrivano 130/150 mila turisti. I soli biglietti rappresentano un incasso di circa 1,5 milioni di euro. Le persone che visitano Villa Taranto non comprano solo il biglietto. Spendono altri soldi, a Verbania e sul territorio circostante. Se ognuno spende altri 50 euro, sono dai 6,5 ai 7,5 milioni di euro. Se ognuno spende altri 100 euro sono dai 13 ai 15 milioni all’anno. Significa posti di lavoro. Una ricchezza di cui la nostra città e la nostra economia, già così duramente provate, non possono fare a meno.
Una prima parziale stima dei danni di sabato, diffusa dal Comune, parla di quasi otto milioni, più le spese vive già sostenute per gli interventi di emergenza. Totale parziale: quasi nove milioni di danni al solo patrimonio comunale.
I danni diretti e indiretti non si misurano solo nell’immediato, ma saranno pagati per molti anni dai cittadini di Verbania e dei comuni vicini, se non si interviene subito con determinazione e competenza.
Bisogna fare presto e bene, partire da questo disastro per ricostruire i giardini devastati e il paesaggio urbano, il nostro patrimonio, la nostra ricchezza.
E’ indispensabile e indilazionabile l’avvio rapidissimo di un progetto condiviso dai cittadini, dal Comune e dai Comuni turistici circostanti, dalla Regione e dallo Stato, per:

1. Riaprire al più presto Villa Taranto, unificandola con Villa San Remigio.

2. Ricostruire, migliorandolo, il verde cittadino.

3. Realizzare le infrastrutture che servono a migliorarne la fruibilità.

4. Ristrutturare il lungolago della città, per mettere fine ad un progressivo degrado incompatibile con un’economia turistica florida.

5. Avviare contemporaneamente, per la prossima primavera, una campagna di comunicazione internazionale che rafforzi l’immagine turistica della città e del territorio.

Bisogna mettere da parte le polemiche, raccogliere cittadini e istituzioni intorno a questo progetto di ricostruzione.
Bisogna che tutte le risorse disponibili siano impiegate in questa direzione.
Ci sono 10 milioni di fondi europei che la Regione ha destinato alla riqualificazione dell’area urbana.
Chiediamo che la Giunta di Verbania, d’intesa con la Regione, utilizzi questi fondi per avviare la ricostruzione, chiedendo alla Regione e allo Stato di fare la loro parte con pari impegno.
Non è vero che è impossibile farlo.
Sarebbe coerente con le linee guida dettate dalla Commissione Europea, che ha delegato alla Regione Piemonte gli aspetti implementativi. E’ solo una questione di volontà politica.
Ed è anche l’unico modo per non fare pagare il conto ai cittadini di Verbania. Sarebbe un gesto di grande responsabilità e l’avvio di una stagione di rinascita della città.

Corrado De Ambrogi
Coordinatore circolo PD Verbania

Provincia, ecco la mia posizione: sì al quadrante

Nei prossimi giorni verranno assunte le decisioni sul futuro delle province ed il dibattito che si è avviato lo dico molto francamente non mi appare molto serio.
Cerco di spiegare la mia posizione anche se mi rendo conto rischia di apparire minoritaria, ma una cosa ho imparato in tutti questi anni ed è il valore della coerenza dei comportamenti.
Il problema si è posto nell’estate dell’anno scorso quando la manovra di Tremonti prevedeva la cancellazione delle province sotto i 300.000 abitanti.
Il tema con alterne vicende si è riproposto con il governo Monti ed oggi siamo nel momento di decidere il futuro. In questo quadro le Province piemontesi qualche mese addietro hanno detto in sintesi al governo: basta provvedimenti calati dall’alto noi siamo capaci di accogliere la sfida del cambiamento e ti presentiamo la nostra riforma che prevede per il Piemonte il passaggio da 8 a 4 province.
La proposta è stata portata ad esempio come la capacità locale del sistema delle province piemontesi di autoriformarsi. Oggi tutto ciò sembra svanire nel nulla. Si è parlato in queste settimane di fare la provincia di quadrante poi subito di tornare con Novara e quindi di avere in Piemonte non 4 ma 6 province poi qualcuno ha proposto di andare a fare la provincia con Varese,
Como, Sondrio e quant’altro.
Non mi piace quando si fa i riformatori avendo la pistola puntata alla tempia e poi appena la pistola si sposta si vuole conservare il più possibile lo status quo.
Assisteremo ad una situazione assurda che facendo la provincia con Novara quando si faranno le politiche sui rifiuti la provincia di Novara e Verbania dovrà fare una convenzione con la provincia di Vercelli e Biella per gestire tale funzione che sarà una delle poche assieme all’edilizia scolastica ed alla viabilità di cui si occuperanno le province, alla faccia della semplificazione e della riduzione dell’intervento pubblico.
Confesso di avere poca fiducia in questo modo di fare che non tiene conto che questa drammatica crisi che colpisce imprese e famiglie deve imporre un radicale e ragionato cambiamento della organizzazione della pubblica amministrazione per liberare
risorse per lo sviluppo economico e per il sistema dei servizi.
Queste solo le sfide che richiedono una coerenza di comportamenti e la piena consapevolezza della gravità della condizione del nostro paese.
Aldo Reschigna consigliere regionale

L’attualità del pensiero di Alex Langer mentre la Terra va “in rosso”

Secondo i calcoli del Global Footprint Network, lo scorso 22 agosto è stato il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse che il Pianeta potrà produrre in tutto il 2012. Pur essendo ancora lontani dalla fine dell’anno la Terra è andata «in rosso», in riserva. Si sono esauriti ufficialmente i beni naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in un anno.
Praticamente, in soli 234 giorni, anziché 365, abbiamo sperperato tutto quello che il pianeta ha da offrire a chi ci vive. Siamo quindi giunti in larghissimo anticipo al «Global Overshoot Day», concetto ideato dalla New Economics Foundation di Londra, che calcola il rapporto tra la biocapacità globale (l’ammontare di risorse naturali che la Terra genera ogni anno) e l’impronta ecologica (la quantità di risorse e di servizi che richiede l’umanità), moltiplicato per tutti i giorni dell’anno. L’Overshoot Day, venticinque anni fa cadeva in dicembre, ora è arrivato ad agosto.
E gli studiosi ci avvertono: l’umanità avrebbe bisogno di una Terra e mezza ed è il momento di pensare al futuro e di invertire la tendenza.
Vi propongo una riflessione di Alex Langer, datata 1990 (22 anni fa!) ma attualissima. E’ la “lettera a San Cristoforo” in cui declina il senso della “traversata” che oggi s’impone come necessaria.
Tema che l’intellettuale altoatesino riprese nel Natale del 1994, pochi mesi prima di togliersi la vita, parlando in un Convegno giovanile di Assisi, avanzando l’idea di ribaltare il motto legato alle competizioni olimpiche, che tanto bene riesce a riassumere la nostra civiltà odierna: “Citius, altius e fortius”, più veloce, più alto, più forte.
Alex proponeva di rivedere al contrario le tre incitazioni, proponendo quindi “Lentius, profundius e soavius”: più lenti invece che più veloci, più in profondità invece che più in alto, più dolcemente invece che con più forza. Il bisogno di riscoprire e praticare dei limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza). Qualcosa di difficile da accettare, difficile da fare, difficile persino a dirsi. Ma necessario.
Bene, io credo che una delle sfide più alte per una politica che abbia la dignità di essere ciò che dovrebbe essere ( l’arte di governare le società, per il bene comune) stia proprio in questo, soprattutto in tempi di crisi dove la sobrietà è quasi imposta ma le diseguaglianze, i problemi e i rischi aumentano. La “lettera a San Cristoforo” la potete leggere cliccando qua.
E’ una buona lettura, consigliabile a chi non ha rinunciato a migliorare se stesso e il mondo che ci circonda.

Marco Travaglini