Referendum sulla caccia: le strabilianti dichiarazioni del vice presidente del VCO Preioni

In tema di caccia e del prossimo referendum regionale in materia che si terrà a giugno, abbiamo letto oggi un comunicato stampa a dir poco imbarazzante del vicepresidente della giunta provinciale Alberto Preioni che ha affermato: “ritengo questo referendum un enorme spreco di soldi pubblici in un momento in cui si chiede a ogni ente di tagliare e risparmiare. Verranno spesi all’incirca 20 milioni di euro.”
Tralasciamo la battuta di scrivere “di spreco di soldi pubblici” nella giornata della esplosione del caso del tesoriere nazionale della Lega e i presunti soldi alla famiglia Bossi, evidentemente però il vice presidente leghista Preioni fa finta di niente,lo “gnorri”, sorvolando sul fatto che il responsabile dello spreco pubblico è il suo compagno di partito nonché presidente della regione Roberto Cota.
Infatti, se la giunta regionale, al posto di convocare il referendum a giugno lo avesse svolto in concomitanza alle elezioni amministrative di maggio, dove si vota in molti comuni, si poteva ottenere un bel risparmio di soldi pubblici.
Invece Cota farà pagare in molti comuni del Piemonte due volte gli scrutatori, due volte i presidenti di seggio, due volte i costi della macchina elettorale.
Evidentemente Cota e la Lega Nord hanno paura che il quorum sia raggiunto e hanno convocato il referendum in una data lontano dalla tornata amministrativa locale per incentivare a non andare a votare.
Se avessero invece, come buon senso vorrebbe, unificato i due momenti elettorali si sarebbe verificato un bel risparmio di soldi pubblici. Il Pd in regione aveva per questo proposto un ordine del giorno per unire le due date: la Lega Nord di Preioni e Cota ha votato contro.
Quindi lo spreco non è andare a votare (e visto la partecipazione ai referendum sull’acqua, ai cittadini non dispiace votare su cose concrete), ma la scelta di Cota e della Lega Nord di far votare due volte una parte dei cittadini piemontesi.

Pd VCO
Ufficio Stampa

Trasporti: ancora tagli dalla regione. La provincia cosa fa?

Il Partito Democratico in provincia, attraverso il consigliere Lilliana Graziobelli, ha presentato un’interpellanza in merito alla questione della diminuzione delle risorse per il trasporto pubblico locale. Infatti, la Regione Piemonte ha ulteriormente appesantito i tagli a questo settore con un aumento della contrazione dei finanziamenti sui capitoli di bilancio saliti dal 10% del 2011 al 15%per il 2012. I risultati di questa politica sono facilmente immaginabili.
Meno fondi per i trasporti significano minor numero di percorrenze di pullman e quindi contrazione e impoverimento della qualità del servizio del trasporto pubblico a disposizione dei cittadini.
Parallela ai disagi sopportati dagli utenti, la riduzione del finanziamento regionale colpisce le Aziende che si trovano a sostenere l’aumento delle spese generali, il mancato ammortamento del parco mezzi e dell’attrezzaggio di supporto.
E, ultimo ma non meno importante, a fare le spese di questo circolo vizioso sono chiamati anche i dipendenti delle Aziende del settore, a rischio licenziamento senza che – apprendiamo da fonte sindacale – la Regione abbia sinora indicato ammortizzatori sociali e percorsi di ricollocazione per l’eventuale manodopera passata in esubero.
Questi i motivi di fondo che hanno spinto a presentare l’interpellanza, per conoscere innanzitutto quale sia lo stato dell’erogazione dei trasferimenti regionali al Verbano-Cusio-Ossola nel 2011 e 2012 e per conoscere cosa in concreto l’Amministrazione Provinciale stia facendo per contrastare la logica regionale improntata ai tagli indiscriminati a questi fondi.

Pd VCO
Ufficio Stampa

Di seguito riportiamo per intero l’interpellanza.

Al presidente del consiglio Provinciale
Al Presidente della Provincia
Oggetto : Interpellanza sul trasporto pubblico locale
La Regione Piemonte con DGR n. 35-2942 del 28 novembre 2011 ha ulteriormente appesantito il taglio al Trasporto Pubblico Locale (TPL). Con la citata DGR la contrazione dei finanziamenti che sostengono il TPL è stata infatti ulteriormente incrementata, per il corrente anno 2012, dal 10% al 15%. Uno scenario reso ancor più difficile dal fatto che, a tutt’oggi, non sono ancora note le risorse che lo Stato ha trasferito alle Regioni e quali fra queste siano tenute al vincolo del TPL.
L’efficacia della ricordata DGR n. 35-2942 è stata, a onor del vero, sospesa da una sentenza del TAR Piemonte. Ma il valore politico della delibera regionale è chiaro, a prescindere dalle valutazioni tecnico-giuridiche sulla sua legittimità: anche in un settore importante come quello del TPL la maggioranza Lega-PDL intende calare con forza la scure dei tagli.
I risultati di questa politica sono facilmente immaginabili. Meno fondi per il TPL significano minor numero di percorrenze di pullman e quindi contrazione e impoverimento della qualità del servizio di trasporto pubblico a disposizione dei cittadini. E, parallela ai disagi sopportati dagli utenti, la riduzione del finanziamento regionale colpisce le Aziende che si trovano a sostenere l’aumento delle spese generali, il mancato ammortamento del parco mezzi e dell’attrezzaggio di supporto. E, ultimo ma non meno importante, a fare le spese di questo circolo vizioso sono chiamati anche i dipendenti delle Aziende del settore, a rischio licenziamento senza che – apprendiamo da fonte sindacale – la Regione abbia sinora indicato ammortizzatori sociali e percorsi di ricollocazione per l’eventuale manodopera passata in esubero.
Tutto ciò premesso e considerato
SI INTERROGA LA SIGNORIA VOSTRA
1. Per conoscere innanzitutto quale sia lo stato dell’erogazione dei trasferimenti regionali relativi al TPL, in particolare quanto spettava al Verbano-Cusio-Ossola nel 2011 e quanto è stato erogato, quanto spetta alla nostra Provincia nell’anno in corso e quanto è stato erogato.
2. Per conoscere cosa in concreto l’Amministrazione Provinciale stia facendo per contrastare la logica regionale improntata su tagli indiscriminati ai fondi del TPL, logica che depaupera il servizio, mette in crisi le Aziende operanti nel settore e delinea inquietanti prospettive di perdita del lavoro per le maestranze.
Si richiede risposta scritta ed in aula.
Cordiali saluti
Lilliana Graziobelli

Nuovo piano sociosanitario regionale: il perchè del no del Pd

Dal PD è venuto un no convinto per almeno due motivi: la nascita delle federazioni, che porta paradossalmente all’aumento degli enti che gestiscono la sanità piemontese, nonostante gli annunci di semplificazione e risparmio sui costi.
Il secondo motivo è la fermezza con cui è stata mantenuta dalla Giunta regionale la classificazione degli ospedali, con un numero alto di “ospedali da riconvertire”, un eufemismo che ne indica la chiusura, e senza alcuna attenzione delle richieste non solo dell’opposizione, ma anche delle comunità locali. Un dato che porterà con sé la chiusura di molti nosocomi e la diminuzione dei servizi.
Sul Valdese di Torino neanche l’esistenza di una intesa precedente con la Tavola Valdese, che prevede l’accordo tra le parti sul futuro dell’ospedale, è riuscita a impedirne la chiusura.
Lo stesso per l’ospedale di Lanzo, nonostante l’opposizione dei sindaci della Valle, o per l’Amedeo di Savoia.
Paradossale anche la vicenda della Conferenza sulla programmazione sanitaria, convocata in tutta fretta alle 13 di oggi quando ci si è resi conto che il suo parere é obbligatorio per arrivare all’approvazione del piano, e che riunita ha dato parere negativo. Solo due i voti a favore del piano, nonostante nella Conferenza ci siano almeno sei rappresentanti del centrodestra.
E’ evidente che le parole con cui il centrodestra ha cercato a livello locale di calmare le proteste: “tranquilli, non cambierà nulla”, non trovano rispondenza nelle decisioni prese. Ed è altrettanto evidente che trasformare in realtà sui territori questo piano non sarà semplice per l’esecutivo regionale.
Ciò nonostante abbiamo ottenuto significativi risultati con la nostra opposizione: innanzitutto la bocciatura della separazione territorio-ospedale e dell’azienda regionale 118, poi la garanzia sulle risorse per le politiche sociali, incentivi nei trasferimenti agli enti gestori il cui bacino coincide con i distretti sanitari. Risultati che hanno migliorato il provvedimento, ma non abbastanza da giustificare un nostro cambiamento di valutazione complessiva.
Dichiarazione di Aldo Reschigna, capogruppo Pd
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico Piemonte

E il palazzetto? E le piscine? a Gravellona Toce il comune è immobile

Abbiamo pensato che fosse il caso di chiedere notizie aggiornate visto che nessuno ne parla più; ripensando al Consiglio Comunale del settembre scorso sorgono alcune domande che abbiamo presentato con la seguente interpellanza:
Il sottoscritto Morandi Giovanni, Consigliere Comunale della Lista Civica “Insieme per Gravellona”,
in relazione a quanto affermato nel corso di un Consiglio Comunale del settembre scorso, durante il quale si è approvato di fatto il recesso dal contratto con la ditta che aveva in esecuzione i lavori, e premesso che da allora non è mai stata presentata alcuna nuova progettazione e non si è mai discusso dell’annosa questione in nessuna occasione istituzionale, si richiede l’esito delle varie prospettive che si erano evocate e in particolare:
• Per quanto riguarda la previsione di realizzare la copertura con pannelli fotovoltaici da parte dell’Enel si richiede quali evidenze documentali siano state messe agli atti a conferma dell’impegno di Enel in tal senso;
• Per quanto riguarda il recupero della partnership finanziaria della CCIAA del VCO, che si sarebbe dovuta verificare grazie alla realizzazione della parte congressuale, in quale modo è stata formalizzata e in che misura?
• Riguardo alla dichiarata volontà di sottoporre gli atti all’attenzione della Corte dei Conti si richiede se tale intenzione ha avuto seguito e quale è stato il responso di tale organo di controllo;
Si richiede infine la data di una prossima convocazione della Commissione Lavori Pubblici al fine di portare a conoscenza i consiglieri dello stato dell’arte della complessa vicenda.
In attesa di una pronta risposta e che questa interpellanza sia messa all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti.
Lista Civica “Insieme per Gravellona” http://insiemepergravellona.blogspot.it/

Ad Omegna una “marea” di candidati!

Occorrerebbe riflettere sul dato che emerge dalla presentazione delle liste in ballo alle elezioni di Omegna del 6/7 maggio 2012. Infatti, alle 12 di oggi sono state ben 14 le liste che sostengono i 5 candidati a sindaco.
I calcoli son presto fatti: 14 liste per 16 candidati producono un totale di 224 cittadini in lizza per un posto da consigliere comunale. Se consideriamo che sono circa 16 mila i residenti si ottiene, con una semplice divisione, la “bellezza” di un candidato ogni 71 abitanti!
A stima un candidato ogni 60 aventi diritto al voto (togliendo quelli da zero a diciotto anni), addirittura uno ogni 45 circa se togliamo “forzatamente” quelli che non andranno a votare, i possibili astenuti (il 30% circa).
Otto liste sono dei partiti classici (Pd, Sel, Idv, Fed. della sinistra, Pdl, Fli, Udc, Lega Nord) e 5 sono liste civiche (qualcuna inventata all’ultimo minuto).
Di certo il dato un po’ stride con l’idea dell’antipolitica e dei sondaggi che danno la fiducia dei partiti al 4%.
In qualche candidato ci sarà anche un’idea vecchia della politica, con una partecipazione legata a un protagonismo personale nel voler diventare consigliere , o nel migliore dei casi, assessore; certo è che 224 cittadini che si candidano è un dato che lascia di stucco.
E senza fare troppi ragionamenti da sociologo (che non sono in grado di fare), prendiamo il lato migliore che può emergere da un dato come questo: una marea di cittadini (e in questo caso quasi nessuno “professionista” della politica) a disposizione per gestire la propria città.
Figuriamoci cosa potrebbe succedere se i partiti tornassero a essere uno strumento riconosciuto come utile al Paese. In questo senso di lavoro, come Partiti, ne abbiamo e la strada potrebbe essere meno impervia di quel che sembra.

Alberto Nobili
responsabile organizzazione Pd Vco

Assente Monferino: un’occasione perduta

Giovedì 29 l’Auditorium de Il Chiostro era più che gremito di un pubblico vario, che desiderava capire il destino delle politiche sociali, quindi dei servizi e delle persone alle quali vengono rivolti.
La personalità, l’esperienza e i principi concreti di don Colmegna della Caritas milanese hanno tracciato per tutti noi un percorso più che condivisibile, ma questo non è bastato, perchè l’assenza dell’assessore regionale Monferino ha creato il vuoto che si temeva.
Infatti, non è sufficiente in queste occasioni farsi sostituire da un funzionario dell’assessorato, per quanto di alto livello e di sicura esperienza nel settore. Ci sono decisioni che attengono alla sfera della politica e che un funzionario può solo gestire, non creare.
In particolare, la consistenza di un fondo destinato alle politiche sociali, che – per quanto “rimpolpato” in queste ultime settimane – risulta assolutamente al di sotto delle necessità. Non si può far credere a nessuno che si sono fatti miracoli per trovare fondi, quando questi sono stati falcidiati in due soli anni; nè si può pensare di caricare questo peso sui Comuni, che già devono arrangiarsi con i pesanti tagli ai loro bilanci.
E’ del tutto evidente che “costringere” enti e cittadini a fare i conti con quei quattro soldi stanziati, significa solo gestire una guerra tra poveri, mentre non si vanno a cercare i soldi dove ci sono: negli sprechi (di cui pure tutti parlano), nell’evasione fiscale (che è fin troppo nota), nelle consulenze milionarie (ne scopriamo una in più ogni giorno), negli scandali delle mazzette e degli appalti (la sanità ne riempie la cronaca), nelle inutili e costosissime forniture di armi.
Se, poi, l’idea che aleggia (molto chiara) è che si possono “scaricare” i costi sul privato sociale e sul volontariato, allora il quadro risulta preciso e per nulla condivisibile. A complicarci la vita (ne avevamo giusto bisogno) l’assoluta indeterminatezza sul futuro dei CISS, sciolti per legge prima di sapere in quale modo i servizi possono e debbono essere gestiti.
Per tutto questo era indispensabile che giovedì sera parlassero solo i dipendenti dei CISS e delle cooperative sociali, le famiglie e i pazienti, le associazioni di volontariato. E la loro attesa è andata assolutamente delusa.
Davvero un’occasione perduta.
Bruno Lo Duca, segretario Spi-CGIL