Ente parco delle valli dell’Ossola. I costi della politica che aumentano e nomine alla faccia del merito e della competenza.

In un momento di tagli drastici in ogni settore istituzionale e di richiesta di trasparenza nei confronti della politica ci pare giusto ritornare sulla questione del nuovo assetto dell’Ente Parco delle Valli dell’Ossola.
Nei giorni scorsi sono stati nominati i primi tre componenti il nuovo consiglio, due da parte della Comunità del Parco, nelle persone di Aldo Girlanda di Varzo (area Lega) e Alberto Marani di Antrona Scheranco (area Pdl) ed uno dalla Provincia del VCO nella persona di Germano Panziera di Crodo (area Pdl).
Ora mancano le ultime due nomine che la Regione Piemonte dovrà ufficializzare entro fine anno. L’ultimo consigliere dovrebbe “spettare” a Trasquera (area Lega o Pdl) ed il Presidente a Baceno (sempre di area Pdl) con esclusione, ormai certa di un rappresentante che non sia del centro destra.
I timori da noi evidenziati e manifestati anche dal territorio (associazione albergatori e associazioni ambientaliste) paiono sempre più fondati per quanto riguarda la figura del Presidente e, senza entrare nel merito delle competenze dei consiglieri già nominati, il nome che circola in modo sempre più insistente, fortemente voluto dal senatore Zanetta, sembra essere quello del geometra del suo studio, da tre anni consigliere di C.e.s.a. spa, che è un’impresa edile che svolge la sua attività in via quasi totalitaria per progetti e interventi di SAIA, (partecipata della provincia del VCO), mediante la realizzazione sia delle opere di urbanizzazioni delle aree, sia per la costruzione di eventuali strutture edilizie industriali e di servizi, persona quindi, per ovvie ragioni, molto attivo in “ambito immobiliare”.
Il tutto anche a danno del nominativo pubblicamente candidato dal comune di Baceno medesimo rappresentato da un proprio consigliere comunale. Sembrerebbe quindi che, alla faccia della trasparenza, si sia deciso prima di richiedere i curricoli dei candidati per poi procedere a nomine nepotistiche o di favore che nulla hanno a che vedere con il riconoscimento del merito e della competenza.
Inoltre ci corre l’obbligo di precisare, in merito a questi imminenti nuovi costi della politica locale, che a fronte di un consiglio dell’ente composto fino ad ora da 15 consiglieri che non percepivano nulla, ad eccezione del Presidente (negli ultimi 12 anni il sig. Piretti di Varzo (Pdl) che ha percepito un’indennità mensile di circa 1100 euro netti), il nuovo consiglio composto dai 5 consiglieri nominati percepirà un’indennità mensile, ben che vada, pari a 2000 euro netti (1/6 di un consigliere regionale ovvero 12.000:6=2000 euro) per il Presidente, 500 euro netti per il vice (1/4 del Presidente) e 375 euro netti per i consiglieri (il 75% del vice), escluso i rimborsi spese, per un totale annuo pari a circa 34.500 euro netti che corrispondono a circa 50.000 euro lordi circa di pubblici denari a fronte dei 18.000 circa precedenti.
Per quanto riguarda le ultime nomine ci auguriamo che i fatti ci possano smentire, mentre per quanto riguarda le indennità auspichiamo un intervento immediato ragionevole della Regione che, con propria delibera di giunta, commisuri le indennità previste all’effettiva responsabilità della carica, sicuramente inferiore a quella di un sindaco di ciascun piccolo comune costituente l’Ente Parco.

Ufficio stampa
PD VCO

Domenica 11 dicembre a Domodossola: se non le donne chi?

Con lo slogan “Se non le donne chi? Mai più contro di noi, mai più senza di noi.” anche nel VCO le donne del gruppo “Se non ora quando?“organizzano un’iniziativa nella giornata di mobilitazione nazionale. www.senonoraquando.eu
Tutti le cittadine e i cittadini sono invitati ad un  incontro per informarsi ed informare sulle condizioni ed il ruolo sociale della donna come cittadina italiana. Il tutto presso il  Centro servizi volontariato, in vicolo facini 2 a Domodossola Domenica 11 dicembre 2011 dalle
ore 16.00 alle 18.00.
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Un incontro che vuole aprire la strada ad una serie di appuntamenti sul territorio, in cui raccogliere le esperienze ed i contributi di cittadine/i e operatrici/tori con esperienza personale o professionale in ambiti molteplici, nei quali evidenziare e valorizzare il ruolo delle donne. L’incontro dell’11 dicembre coincide con l’appuntamento nazionale di tutti i gruppi e comitati Se Non Ora Quando? attivi nella Penisola –
con quest’iniziativa le donne del VCO vogliono dare segno di attenzione e partecipazione attiva alla vita sociale del Paese.”

Concessioni idroelettriche: il Pd con il consigliere provinciale Costa chiede formalmente una riunione della commissione consigliare competente

Stefano Costa, consigliere provinciale PD

In merito alla discussione in atto sul rilascio delle concessioni idroelettriche da parte della provincia del VCO, il consigliere provinciale del PD Stefano Costa ha appreso oggi dagli uffici provinciali che la sua richiesta verbale di discussione di un ordine del giorno sul tema,  avanzata il mese scorso ai presidenti di commissione Porini e Gallina, non è stata inserita nella prossima convocazione di commissione istituzionale prevista in data 12 dicembre 2011.
Per questo, in merito alle recenti polemiche innescate dall’interpretazione della Delibera di Consiglio Provinciale circa i criteri di rilascio concessioni per impianti di derivazione idroelettrica (vedi in particolare i casi “Crevoladossola” e “Tessenderlo”), il consigliere provinciale del PD Costa Stefano, ha richiesto formalmente ai presidenti della I° commissione istituzionale Rino Porini e, della III° commissione Tutela ambientale, Sebastiano Gallina, una convocazione urgente e congiunta delle due commissioni.
Urgente perché è più che mai necessario un chiarimento da parte degli amministratori provinciale circa l’interpretazione dei criteri medesimi alla luce del rilascio delle concessioni in itinere e future.

PD Ufficio Stampa

Doppio incarico di Zacchera contro la legge: si esprima il consiglio comunale

Claudio Zanotti

E’ illegittimo e anticostituzionale mantenere le cariche di sindaco e di parlamentare. La Corte Costituzionale ha parlato ed è tempo che si esprima anche il Consiglio Comunale. Ecco il testo dell’Ordine del Giorno presentato dai Gruppi di Minoranza a Verbania.
Il Consiglio Comunale di Verbania
Premesso
che con sentenza n. 277/2011, depositata in data 21 ottobre, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 15/2/1953, n. 60, nella parte in cui non prevedono l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di Comune con popolazione superiore a 20.000 abitanti;
che il sindaco del Comune di Verbania ricade pienamente nell’ambito di applicazione della sentenza 277/2011;
Viste
la Comunicazione resa dal Presidente della Giunta delle Elezioni della Camera dei Deputati in data 26 ottobre 2011;
la Comunicazione resa dal Presidente della Giunta delle Elezioni del Senato della Repubblica in data 25 ottobre 2011;
Rilevato
che in entrambi i casi i Presidenti delle Giunte delle Elezioni dei due rami del Parlamento hanno determinato di dare nel più breve tempo possibile attuazione alla sentenza della Suprema Corte, assegnando ai parlamentari interessati un arco temporale di giorni 30 entro i quali risolvere l’incompatibilità tra l’incarico di parlamentare e di sindaco di Comune con popolazione superiore a 20.000 abitanti, optando per una delle due cariche;
Preso atto
che nelle settimane scorse dal sindaco ha dichiarato alla stampa locale la sua intenzione di non dimettersi dall’incarico parlamentare, in considerazione “della nuova fase politica apertasi con le dimissioni del presidente Berlusconi”, e di voler comunque mantenere anche la carica di sindaco di Verbania;
Considerato
questo atteggiamento non rispettoso del contenuto della sentenza della Suprema Corte e dell’orientamento espresso dalla Giunta delle Elezioni della Camera dei Deputati;
INVITA
il sindaco a dare attuazione – optando per uno o l’altra della due cariche ricoperte entro 30 giorni dalla data di approvazione del presente Ordine del Giorno – alla sentenza n. 211/2011 della Corte Costituzionale, nella quale si afferma l’illegittimità costituzionale degli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 15/2/1953, n. 60, nella parte in cui non prevedono l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di Comune con popolazione superiore a 20.000 abitanti.
Verbania, 6 dicembre 2011

Claudio Zanotti   Savino Bombace   Felice Iracà   Angelo Rolla   Vladimiro Di Gregorio

Centralina idroelettrica a Caddo: utili alla società privata, al territorio quasi nulla

La questione centralina a Caddo di Crevoladossola sta assumendo una rilevanza di non poco conto nel recente dibattito.
Rispetto alla seduta consigliare di Crevoladossola dello scorso 29 novembre, siamo ovviamente colpiti dalla strenua ed accorata difesa della centralina senza se e senza ma da parte del gruppo di minoranza. Crediamo che ad oggi, e fino a prova contraria, quest’opera i cui utili andranno ad una società privata, dal territorio prende e poco o niente dà.
La volontà dei cittadini che risiedono sul territorio non può certo essere trascurata ne tanto meno tacciata di essere oggetto di strumentalizzazione politica; mai come in questo caso ci pare infatti che le opinioni siano assolutamente trasversali rispetto agli schieramenti.
Ben vengano imprenditori che investano sul territorio, se con i loro investimenti si creano nuovi posti di lavoro e/o benefici tangibili per le comunità locali, ma è evidente che gli amministratori locali debbano avere la possibilità di stabilire se quei benefici siano una contropartita idonea a fronte delle evidenti ricadute sia sul territorio che sulla cittadinanza. Si può discutere su dati oggettivi e cifre ma il gruppo di minoranza non può certo pretendere che l’amministrazione di Crevoladossola  accetti ogni proposta dei privati senza fare una adeguata valutazione dei pro e dei contro delle opere né tantomeno escludere dalla discussione i diretti interessati ossia i cittadini.
Ignorare la contiguità fra la società in questione e l’ex amministrazione è ovviamente impossibile e pertanto la minoranza bene farebbe a tenere un profilo più discreto e soprattutto più istituzionale, visto che, a quanto emerso nel dibattito, la relazione che la minoranza ha portato agli atti contiene dati che l’amministrazione attuale non aveva a disposizione e sarebbe sicuramente poco serio se tali dati fossero stati forniti dai proponenti l’opera.
La questione della partecipazione alle conferenza dei servizi è invece il classico distrattore  che niente ha a che vedere con la sostanza della questione, infatti l’amministrazione ha avuto solo dopo la delibera provinciale di giugno 2011 lo strumento per richiedere un ritorno che prima non era dovuto se non in minima parte come compensazione paesaggistica.
Per quanto riguarda gli aspetti più generali, rileviamo innanzi tutto un dato: partendo dall’esistenza della delibera provinciale di giugno (approvata all’unanimità da maggioranza ed opposizione), che comunque costituisce un riferimento ed uno strumento con cui confrontarsi, è evidente questa necessita di essere accordata e migliorata. Ad una prima analisi era anche sicuro che saremmo stati in presenza di un proliferare di richieste di concessioni di  centraline idroelettriche private che andava previsto e gestito.
La vicenda di Crevoladossola, ma anche la recenti questioni di Canza in Val Formazza e di Devero evidenza come l’argomento centrali idroelettriche private sia spesso percepito dai cittadini come invasivo delle prerogative paesaggistiche del territorio, senza che la collettività ne abbia un riscontro concreto.
La ragione della delibera provinciale andava proprio nella direzione di recuperare questa problematica; ma sicuramente la vicenda di Caddo, in cui la centrale costruita nel comune di Crevoladossola viene compensata con opere realizzate a Pallanzeno, deve aprire un momento di riflessione e revisione per cui la compensazione dovrà per forza di cose essere legata al territorio su cui l’intervento viene effettivamente realizzato.
Questo anche perche in caso contrario si potrebbe aprire una sorta di “mercato della compensazione al ribasso” in cui comuni accettano compensazioni a basso costo di opere idroelettriche realizzate a decine di kilometri di distanza che così godrebbero del prolungamento fino a trenta anni della concessione, senza lasciare nulla di significativo nei comuni in cui la struttura realmente opera ed impatta.
Altra questione riguarda la  quantificazione della compensazione, in opere o in denaro che deve essere meglio stabilità per evitare eccessiva discrezionalità rispetto alle opere “di evidente pubblica utilità” che comportano il prolungamento della concessione.
Le iniziative della comunità montana di mettere a disposizione dei fondi ai comuni per studi di fattibilità di impianti sugli acquedotti esistenti va in qualche maniera poi incontro ad una altra esigenza che è quella di fornire ai comuni (o ad altro soggetto pubblico) degli strumenti adeguati per potere essere protagonisti della questione idroelettrica provinciale.
Le centraline di solito si realizzano in zone in cui gli enti locali hanno dimensioni ridotte e questo li priva della struttura organizzativa adeguata per essere artefici di un piano di intervento pubblico sulle risorse idriche del territorio. Infatti visto e considerato che il margine di guadagno delle ditte private sta negli incentivi statali, incentivi che sono sovvenzionati con accise sulle bollette dei cittadini; sarebbe ragionevole che la parte rilevante di un piano di sviluppo energetico idroelettrico la svolgesse un ente pubblico, al limite in collaborazione con soggetti provati, affiche si esca dalla logica del privatizzare gli introiti e statalizzare i debiti storica di tanta struttura industriale italiana.
Tra l’altro occorre ricordare che il concetto di pubblica utilità legato ad opere idroelettriche porta poi al fatto che la legge permette anche ad un privato di avvalersi della procedura dell’esproprio nel confronto di altri privati e questo concetto può anche permettere il superamento di vincoli urbanistici di ogni tipo. Pertanto di fatto un privato che decida di investire viene equiparato ad un ente pubblico con la differenza che un privato ovviamente realizza un profitto che l’ente pubblico potrebbe invece investire sul territorio.

Circolo PD    Crevoladossola

La “bomba” dell’assessore Mantovani contro Zacchera: dimissioni e critiche. La posizione del PD!

Marco Zacchera

Il comunicato del PD: La durissima nota con la quale l’assessore Mantovani ha rassegnato le dimissioni esplicita in maniera addirittura imbarazzante le stesse ragioni di critica che la minoranza da due anni e mezzo solleva all’ Amministrazione Zacchera: la scelta -totalizzante e completamente sbagliata – del Centro Eventi, trascurando ogni altro aspetto della vita cittadina; l’incapacità di costruire rapporti positivi con le realtà associative cittadine, resa evidente dalla fallimentare gestione della “partita” del Museo del Paesaggio; la tracotanza di un sindaco che neppure di fronte al pronunciamento della Corte Costituzionale sull’illegittimità del “doppio incarico” rinuncia a mantenere la carica di sindaco e quella di parlamentare.
Zacchera perde un assessore al mese: ora staremo a vedere se anche Mantovani, come ha fatto a ottobre Parachini, azionerà il meccanismo della “porta girevole” in uso negli alberghi. E che dire del graduale sfaldamento del Gruppo consiliare del Pdl, che ha appena perso un altro componente a beneficio del Gruppo “Popolari Italia Domani”, peraltro fortemente critico verso la gestione Zacchera, come abbiamo avuto modo di sentire nell’ultima seduta di Consiglio Comunale?
Davvero il “cambiaverbania” di Zacchera non sta facendo mancare nulla alla città!
Claudio Zanotti, Angelo Rolla, Corrado De Ambrogi

Le dimissioni dell’assessore
L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Verbania, Roberta Mantovani Didero, ha rassegnato oggi le proprie dimissioni irrevocabili dall’incarico nelle mani del sindaco on. Marco Zacchera. Per spiegare la sua scelta l’assessore ha rilasciato la seguente dichiarazione.
“Giunti alla metà del mandato amministrativo – dice Roberta Mantovani – ho sentito la necessità di fare il punto sul mio impegno da assessore. La mia decisione di impegnarmi nell’amministrazione comunale, infatti, non dipende da nessuna esigenza personale ma dal desiderio di operare concretamente per il bene della città, contribuendo al cambiamento, dopo 64 anni di un’altra amministrazione. Mi pare, invece, che l’amministrazione Zacchera abbia voluto concentrare la propria attenzione su un solo progetto, quello del Centro Eventi, che è certamente importante ma non può esaurire tutto l’arco dell’impegno amministrativo. La prima motivazione che mi aveva spinto a candidarmi era la volontà di migliorare la gestione del verde pubblico, dell’arredo urbano, insomma delle cose che più stanno a cuore ai comuni cittadini, in una città molto trascurata sotto questo aspetto. Pur riconoscendo le gravi difficoltà finanziarie che colpiscono tutti gli enti pubblici, debbo ammettere con rammarico che questa volontà di cambiamento non è ancora diventata una priorità del governo cittadino”.
“Nella mia valutazione c’è anche un giudizio negativo, più generale, sulle difficoltà della politica – prosegue Mantovani – a prescindere dal colore delle coalizioni che governano, ad attuare degli interventi concreti per venire incontro alle reali esigenze dei cittadini. Spesso ci si lancia in progetti avveniristici, senza riuscire a superare i problemi quotidiani, la cui soluzione consentirebbe ai cittadini di “riconciliarsi” con la città, di migliorare la vita sociale e di avere un ben diverso apprezzamento per i loro amministratori”.
“Un altro aspetto che mi ha indotto perplessità – continua Mantovani – è la gestione che è stata fatta della questione Museo del Paesaggio, un patrimonio culturale e artistico di grandissimo livello che la città dovrebbe tutelare e difendere con maggiore passione. Dopo l’abbandono dell’incarico da parte di Philippe Daverio, purtroppo non ho visto un forte impegno dell’amministrazione nel voler superare quelle resistenze al cambiamento che resistono all’interno dell’ente Museo. Sono profondamente delusa dal fatto che non si sia voluto prendere ancora una decisione risolutiva per il futuro del Museo, che è oggi completamente nel limbo, senza alcuna certezza e prospettiva”.
Infine, Roberta Mantovani sottolinea la sua perplessità per il fatto che “il sindaco Zacchera continui a dilazionare la scelta se occuparsi o meno a tempo pieno della città, lasciando l’incarico da parlamentare. Più volte il sindaco ha dichiarato di preferire il ruolo da sindaco, ma finora non ha dato seguito ai suoi intendimenti, scegliendo con nettezza, come ad esempio ha fatto il suo collega di Catania. Questa situazione di incertezza, contribuisce a una clima difficile nei rapporti di Giunta. Un contesto non piacevole per chi, come me ma non sono la sola, pratica la vita amministrativa senza secondi fini che non siano il bene della città. Meglio dunque lasciare l’incarico, essendo chiaro che mi dimetto perchè ho deciso io di farlo, senza alcuna pressione politica esterna, perché se la politica è un servizio, come l’ho sempre concepita, deve almeno consentire a chi la fa di poter esprimere i propri valori e la propria personalità”.