La Regione Piemonte taglia ancora i costi della politica approvando una proposta di legge del Pd che produrrà risparmi per quasi 11 milioni. Il via libera questa sera in Commissione Bilancio, riunita in aula in sede legislativa.
“Era un impegno che ci eravamo assunti come maggioranza e lo abbiamo mantenuto”, commenta il segretario regionale del Pd e capigruppo a Palazzo Lascaris, Davide Gariglio, primo firmatario del provvedimento. “Il Piemonte – rimarca Gariglio – è tra le prime Regioni ad approvare una legge che anticipa la riforma costituzionale in discussione in Parlamento, che equipara il trattamento economico del consigliere regionale a quello del sindaco del capoluogo”.
Il risparmio sarà di 10 milioni e 891.750 euro a legislatura, di cui 5 milioni e 949.600 sul trattamento economico dei consiglieri, un milione e 20 mila sul funzionamento dei gruppi consiliari, tre milioni e 922.150 sugli staff di Giunta e Consiglio regionale.
Dal testo originariamente proposto dal Pd è stata stralciata la parte relativa al trattamento previdenziale dei consiglieri. La legge riduce l’indennità di carica del consigliere regionale da 5.940 a 5000 euro (lordi) a cui si aggiunge il rimborso, che passa da 4.050 a 3.500 euro. Quanto alla previdenza, tema oggetto di trattativa con l’opposizione, “la maggioranza – afferma Gariglio – riconosce il problema per coloro a cui non viene riconosciuto alcun contributo”. Ma per il momento, sottolinea, è stato deciso di approfondire con gli uffici tecnici regionali e con l’Inps, rinviando le scelte. Il provvedimento, conclude Gariglio, “è stato approvato in tempi brevi, raggiungendo l’obiettivo di risparmio prefissato, con un lavoro serio e approfondito, grazie alla collaborazione di tutti i gruppi”.
REFERENDUM, COSTRUIAMO I COMITATI PER IL SÌ PER UN’ITALIA PIÙ SEMPLICE E PIÙ FORTE
“Con il voto di ieri della Camera, è stato completato il primo dei due passaggi parlamentari previsti per le modifiche costituzionali.
Si tratta di un rilevante processo di riforma, che modifica diversi articoli della seconda parte della Costituzione e che tornerà in Parlamento per l’ultima lettura per essere poi sottoposto al referendum popolare. In questa direzione, credo che tutte le forze autenticamente riformiste, di varia estrazione ed ispirazione, e i mondi della società civile che credono ad un Paese più moderno, si debbano unire per costruire i Comitati per il Si’ in vista dell’appuntamento elettorale diottobre nel quale i cittadini i saranno chiamati ad esprimersi sulla più importante riforma della nostra Carta Costituzionale dal varo della Repubblica.Sono a disposizione di tutti i cittadini, singoli ed organizzati, che fossero interessati a far parte del Comitato per il Sì e che invito sin d’ora a segnalarmi la loro eventuale disponibilità via mail ainfoenricoborghi@gmail.com. Dobbiamo aprire una grande discussione nel Paese, perché le scelte che stiamo facendo sono importanti per il nostro futuro, e ogni cittadino deve essere informato e consapevole per esercitare il proprio diritto fondamentale di voto su un argomento così delicato. Riforma e partecipazione devono essere i nostri obiettivi“.
Lo dichiara in una nota l’onorevole Enrico Borghi, capogruppo del Pd in commissione ambiente, territorio e lavori pubblici a Montecitorio, che ieri in aula ha votato a favore della riforma costituzionale che ha raccolto 367 voti favorevoli, 194 contrari e 5 astenuti.
Ecco una sintesi della principale modifiche, sulle quali sarà chiamato ad esprimersi il corpo elettorale.
Fine del bicameralismo paritario. Una sola Camera, quella dei deputati, darà la fiducia al Governo e, salvo alcune materie, svolgerà la funzione legislativa esclusiva. Il Senato sarà più snello e avrà competenze solo su leggi costituzionali, leggi sugli Enti locali e trattati internazionali.
Iter legislativo semplificato. L’iter di approvazione di una legge avrà tempi certi e ridotti. Meno decreti legge e priorità ai disegni di legge del Governo considerati essenziali per attuare il programma.
Il nuovo Senato sarà composto da 100 senatori (contro i 315 attuali), di cui 95 eletti e 5 nominati dal Presidente della repubblica. Tra i 95 senatori eletti, 74 saranno votati da parte dei consiglieri regionali e provinciali tra i consiglieri stessi, mentre 21 saranno votati, sempre dai consiglieri regionali e provinciali, trai i sindaci. I 100 senatori non avranno indennità
Nuovo rapporto tra Stato e Regioni, soprattutto per quanto riguarda le rispettive competenze legislative. L’autonomia delle Regioni sarà legata alla correttezza dei bilanci: sarà maggiore per quelle con i conti a posto mentre in caso di accertato grave dissesto finanziario, Regioni ed enti locali potranno essere commissariati dallo Stato centrale.
Aboliti Cnel e Provincie. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e le Provincie vengono definitivamente cancellati dalla carta costituzionale.
Novità sui referendum. Modificati i quorum di validità del voto per i referendum abrogativi: il quorum resta la maggioranza degli aventi diritto se la proposta di abrogazione è presentata da 500.000 firme, mentre scende alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei Deputati se la proposta è presentata da 800.000 firme. Introdotta anche la possibilità di indire referendum popolari propositivi e d’indirizzo e altre forme di consultazione popolari oggi non previsti costituzionalmente. La legge ne indicherà poi i metodi concreti di attuazione.
Leggi di iniziativa popolare. I regolamenti parlamentari dovranno garantire forme e tempi certi sia della discussione che della deliberazione sulle proposte di legge di iniziativa popolare, che dovranno essere presentate da 150.000 elettori.
Vincolo di trasparenza in costituzione. Inserito nell’articolo 97 della Costituzione l’obbligo di assicurare il buon andamento, l’imparzialità e la trasparenza dell’amministrazione.
Elezione Presidente della Repubblica. Modificato il quorum per la sua elezione: è richiesta la maggioranza dei due/terzi del parlamento in seduta comune (ma senza i delegati regionali) nei primi tre scrutini, dei tre/quinti dal quarto al sesto scrutinio e la maggioranza dei tre/quinti dei votanti dal settimo scrutinio in poi.
Corte Costituzionale. Introdotto il giudizio preventivo di costituzionalità per le leggi elettorali e modificata la modalità di nomina dei giudici costituzionali: tre saranno eletti dalla Camera e due dal Senato.
Tagli ai costi della politica. Eliminati i rimborsi pubblici ai gruppi politici regionali e stabilito un tetto agli stipendi di Presidenti e consiglieri regionali, che dovranno essere pari o inferiori a quello dei sindaci dei Comuni capoluogo di Regione.
Un percorso ampio su Palazzo Pretorio
La scelta dell’Amministrazione di condurre un percorso ampio su Palazzo Pretorio di Intra è accolta dal Partito Democratico e dal Gruppo Consiliare del PD con entusiasmo e responsabilità.
Il percorso prospettato dalla Giunta, che individua nella interlocuzione strategica con il Museo del Paesaggio, nel bando di rigenerazione commerciale e nel consolidamento di Palazzo Pretorio due asset centrali, è lineare e ben calibrato.
L’impegno nostro e di tutto il Partito, sarà quello di lavorare al fianco dell’Amministrazione per fare in modo che ad Aprile si giunga con un progetto funzionale e condiviso su tutto il Palazzo.
Riccardo Brezza
Segretario PD Verbania
Davide Lo Duca
Capogruppo PD Verbania
Il 2015: l’anno della Città dei Laghi
Buone feste: non perdiamo la nostra passione.
Carissima / carissimo,
siamo alla conclusione di un anno in cui abbiamo sistemato molti mattoni finalizzati alla costruzione di una politica all’altezza di una società “complessa”, ovvero una società al cui interno devono convivere differenti e numerose culture con dottrine filosofiche ,religiose e morali non omogenee. Abbiamo avviato una fase di riforme che ha reso il nostro elettorato inquieto, per la natura certo di alcuni provvedimenti, ma soprattutto per la velocità con la quale sono state votate e trasformate in leggi.
Dopo un lungo periodo di tira-e-molla politico in cui tutto andava cambiato ma poco o nulla cambiava siamo di fronte all’incertezza del cambiamento, reale, che abbiamo contribuito fortemente a realizzare e, questo, lo comprendo bene ci interroga, ci rende incerti.
Sarà la ricerca di nuove certezze, di risposte e di nuove domande, la forza che metteremo in campo per il 2016 perchè la nostra sfida più grande rimane il progresso sociale. Lo otterremo restituendo la passione di fare politica, un compito già di per sé laborioso, e reso ulteriormente difficile dal clima e dalle espressioni di accentuata e preoccupante antipolitica che caratterizzano questo nostro tempo.
La sfiducia e il distacco che non pochi cittadini vivono nei confronti delle istituzioni pubbliche ci devono stimolare nel tentativo quotidiano di rinsaldare un rapporto, che continua invece – si direbbe – a scucirsi e ad allargarsi.
“Politica” è una nobile parola, che racconta un compito alto, ma rischia di non essere più riconosciuta tale, e anzi vituperata, perché identificata con una “casta” o “addirittura con la sete di profitto” o il “guadagno di una posizione di potere”.
In questo anno che sta per chiudersi voi, iscritti ed elettori del Partito Democratico, avete invece mostrato quanto la nostra a comunità sia importante e l’impegno che mettete nel rappresentare e nel trasmetter agli altri le riforme, le leggi, i regolamenti e quant’altro sia legato all’azione politica del Pd e dei suoi rappresentanti, è un bellissimo regalo di Natale e un biglietto di auguri di buon lavoro per il prossimo anno.
Non perdiamo la nostra passione.
Buona Natale e Buon Anno da tutta la comunità del Partito Democratico del VCO
Antonella Trapani
Segr. Pd VCO
25 dicembre 1914: il giorno in cui la guerra si fermò per la “tregua di Natale”
Venerdì 25 dicembre 1914, Belgio, settore settentrionale del fronte occidentale, trincee delle Fiandre, sud di Ypres: fa freddo ed è il primo Natale della Grande guerra.
Nelle trincee contrapposte si affrontano tedeschi da una parte, francesi e inglesi dall’altra. La guerra è iniziata da cinque mesi e i combattimenti si sono rapidamente trasformati in una logorante guerra di posizione, anche se molti sperano ancora che il conflitto si possa risolvere in pochi mesi.
Le cose andarono diversamente e intorno alla città belga di Ypres si combatté ininterrottamente per tutti i cinque anni della Prima Guerra mondiale.
Soltanto in questo luogo al confine con la Francia, tra il 1914 e il 1918, persero la vita 500 mila inglesi e altrettanti tedeschi. Una gran parte dei caduti di quella guerra che portò alla morte oltre 9 milioni di combattenti, a cui vanno aggiunte oltre 7 milioni di vittime civili. Nel pieno di questo orrore, nella notte di Natale del 1914, avvenne qualcosa di impensabile: ci fu una tregua.
Non fu ordinata per un accordo tra i comandi dei due schieramenti, fu una tregua spontanea dichiarata dai soldati francesi, inglesi e tedeschi.
La notte di Natale qualcuno nelle trincee si mise a intonare canti della tradizione natalizia e i soldati scoprirono che, pur con parole diverse, si trattava delle stesse melodie. Le luci delle candele furono poste sui bordi delle trincee.
Qualcun altro propose di smettere di sparare.
Sorprendentemente la proposta fu accettata, e i soldati sui due fronti uscirono allo scoperto e si incontrarono nella “terra di nessuno”.
Si parlarono, si strinsero la mano, si abbracciarono, fu celebrata una Messa. La mattina di Natale seppellirono i caduti delle due parti e ci fu una funzione funebre. I soldati fumarono e cantarono insieme, talvolta si scambiarono auguri e doni, capi di vestiario e bottoni delle divise, cibo, tabacco, fotografie degli amici, delle famiglie e ricordi del tempo di pace.
Quanto fu ampia la tregua? Difficile dirlo ma è certo che parecchie centinaia di soldati nella zona intorno a Ypres vi presero parte. Quello che accadde il giorno di Natale non fu il diffondersi rapido di un sentimento di buona volontà lungo le linee, ma piuttosto una serie di iniziative individuali intraprese in luoghi e tempi diversi. In altre parti del fronte occidentale non ci fu alcuna tregua.
E nella maggior parte dei casi il “cessate il fuoco” durò soltanto due o tre giorni, mentre in altri casi proseguì fino al nuovo anno. Le lettere arrivate fino a noi raccontano, ad esempio, che fu più facile per i soldati inglesi entrare in contatto con i reggimenti composti da soldati sassoni o bavaresi.
I prussiani furono più restii ad accettare la tregua, e talvolta non la rispettarono, aprendo il fuoco sui soldati nemici .
Un caporale tedesco,con il compito di staffetta porta ordini, che aveva passato la notte nei sotterranei di un’abbazia vicino a Ypres, quando seppe che alcuni dei compagni avevano stretto la mano agli inglesi, scrisse nel suo diario: «Dove è andato a finire l’onore dei tedeschi?».
Il diario sarebbe stato pubblicato alcuni anni dopo, con il titolo Mein Kampf, e il nome del suo autore era Adolf Hitler.
La reazione dei comandi superiori fu furiosa.
Avevano previsto tutto, eccetto l’imponderabile, e cioè il fattore umano. Il nemico, l’uomo che quei soldati avevano davanti, e che in quella mattina di Natale guardavano negli occhi, era in tutto e per tutto riconosciuto come uno di loro.
Così si svolse un episodio di umanità in mezzo agli orrori della guerra, fonte di meraviglia e di ispirazione per molti.
Ma tra questi non figurava il caporale Adolf.
Marco Travaglini