Riflessioni sulla forma partito: un contributo di Enrico Borghi

On. Enrico Borghi
On. Enrico Borghi

La discussione che si è aperta nel Pd sulla legge elettorale, a seguito della accelerazione imposta dal segretario, rischia di scontare un tasso di strumentalismo talmente elevato da non far cogliere il
punto vero in campo, che è quello delicatissimo del futuro della democrazia italiana.
Vi è fra di noi chi attribuisce alla riforma elettorale un compito quasi palingenetico. In realtà, occorrerebbe ritornare al concetto di “funzionalità” della legge elettorale, lo stesso concetto che indusse il costituente nel 1946 a non inserire nella carta fondamentale il sistema elettorale proporzionale allora in uso.
La legge elettorale, in altri termini, è lo strumento funzionale all’articolazione di due essenziali perni della democrazia: la rappresentanza e la governabilità.
Spetta a chi ha il compito della sovranità popolare, e cioè al Parlamento, articolare in rapporto ai momenti storici tale strumento, lungo l’asse che lega queste due polarità.
Per evidenti motivi di carattere storico, l’immediato dopoguerra vide il pendolo oscillare in direzione della rappresentanza, ma fu lo stesso De Gasperi ad avvedersi dei limiti strutturali di un meccanismo elettorale che -tutto fondato sulla logica coalizionale e sulla assoluta proporzionalitàrendeva il governo prigioniero del frazionamento della propria base parlamentare.
La risposta di De Gasperi, ovvero una correzione maggioritaria che riposizionasse l’asse della democrazia più a favore della governabilità, fu la cosiddetta “legge truffa” che nel 1953 non scattò per poco, e che venne immediatamente rimessa nei cassetti insieme con l’oblio del leader democristiano, aprendo la strada alla democrazia dei partiti e poi al consociativismo che tanto peso ha avuto nella storia d’Italia e nelle sue dinamiche sociali, istituzionali ed economiche.
Il tema venne poi ripreso nel crepuscolo finale della Prima Repubblica, con l’incidere tumultuoso dei referendum Segni che portarono a far accettare il maggioritario a furor di popolo ad una classe politica ontologicamente proporzionalista, dentro la logica del “Mattarellum” che coniugava governabilità con rappresentanza mediante un mix adeguato di collegi uninominali maggioritari e di riserva per il cosiddetto “diritto di tribuna” anche alle forze minori.
Il “Porcellum” del 2005 riuscì a far scadere all’indietro complessivamente gli equilibri, riuscendo nel raro esercizio di non assicurare la governabilità andando contemporaneamente scapito della rappresentanza, oltre che della libera scelta degli eletti da parte degli elettori.
E quindi siamo arrivati all’oggi.
Dentro la compressione del pendolo tra rappresentanza e governabilità, una cosa sfugge e a mio avviso risulta essere essenziale.
Nella cosiddetta Prima Repubblica, non era il meccanismo della legge elettorale ad assicurare l’equilibrio politico e la qualità della democrazia. Ma era la modalità con la quale la democrazia si organizzava nelle sue forme rappresentative, e cioè i partiti.
I partiti, in altri termini, erano una sorta di “terreno trascendente” nel quale si collocavano le logiche della rappresentanza, dello scontro, della sintesi e della mediazione che solo dopo si trasferivano sul piano istituzionale.
Per questo, i congressi di partito erano il luogo decisivo per la formazione delle scelte e delle classi dirigenti. Per questo, quando la Dc andava a congresso l’Italia si fermava una settimana.
Oggi non è più così. La stessa idea della democrazia rappresentativa è in crisi, anche a seguito della sclerotizzazione dei suoi processi di autoriforma che hanno determinato dapprima la nascita del partito-azienda e successivamente il prorompere del non-partito di Grillo fondato sul concetto del superamento della democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, mediata esclusivamente dalle nuove tecnologie.
Per questo, il cuore del problema, e cioè il futuro della democrazia, della sua qualità, della sua espansione o regressione, non sta nella legge elettorale. Ma sta nella forma partito. E cioè in quale modo si intenda dare attuazione, dopo 70 anni, all’articolo 49 della Costituzione, e cioè stabilire come si possa concorrere nella società liquida e nell’era del potere cieco di mercati, della perdita della sovranità statuale e della crisi della rappresentanza alla determinazione della politica nazionale mediante l’associazione in partiti e l’utilizzo del metodo democratico.
Non è una domanda banale. Perchè non possiamo attribuire ad uno strumento funzionale, una legge elettorale, una risposta che è tutta e squisitamente di natura politica.
In altri termini, la qualità della nostra democrazia futura non sarà data dalla modalità di funzionamento di questa o quella legge elettorale, ma da come risponderemo a due domande  fondamentali: ha ancora senso la democrazia rappresentativa? E se sì, come?
Renzi coglie, dentro la riforma dell’Italicum, l’antica suggestione ed esigenza degasperiana: la democrazia, per funzionare, ha bisogno di essere decidente.
E quindi il Parlamento deve essere luogo della decisione, oltre che della rappresentanza e della mediazione. Da qui la sua proposta, che può essere condivisibile o meno, ma che ha un impianto e una filosofia circolare, che si sposa con la riforma costituzionale in atto.
Serve a poco alimentare paure, o suggestioni di possibile regressione democratica. Non potrà mai esserci nessuna legge elettorale democratica che possa impedire ad un popolo di eleggersi un dittatore. Adolf Hitler non arrivò alla cancelleria annullando le elezioni politiche federali del 5 marzo 1933, ma vincendole trionfalmente giungendo primo in 33 su 35 circoscrizioni!
Il problema è il carattere della democrazia, il suo ethos, non lo strumento funzionale con il quale essa si esercita e si esplica.
Perchè noi potremmo anche trovare la legge elettorale sulla quale tutto il Pd, miracolosamente e improvvisamente, si compatta. Ma non potremmo poi sfuggire ad un altro bivio.
E cioè: come si selezionano le candidature? Dal basso o dall’alto? Con il partito delle primarie o il partito delle tessere? Con il condizionamento decisivo dei media (e di chi li controlla) o con l’inquinamento da parte delle logiche feudali con cui molti territori si sono riorganizzati?
E quali sono gli strumenti di garanzia, di controllo, di equilibrio all’interno di un partito, e dei partiti, in un’era nella quale il Pd è rimasto l’unico (l’ultimo?) partito con uno statuto democratico, una scalabilità, un radicamento territoriale, un presidio sull’intero territorio nazionale, una militanza reale e non artificiale.
Il partito politico per come lo abbiamo conosciuto, e cioè l’evoluzione del notabilato ottocentesco verso un soggetto in grado di assorbire dentro di sé la maggiore complessità sociale del corpo elettorale, e quindi fare dentro di sé la mediazione in grado di essere colta e accettata dalla società, non esiste più.
La “ditta” si è infranta su questi scogli.
E se vogliamo evitare che il tentativo, ormai sempre più evidente, di archiviare definitivamente la democrazia rappresentativa (portata avanti a colpi di maglio prima con le polemiche sulla Casta, poi sul finanziamento pubblico ai partiti e ora sulle varie questioni morali) riesca, sarà bene concentrarsi di più su questi aspetti, anziché sui tatticismi di una legge elettorale alla quale non possiamo attribuire il compito di sganciarci da responsabilità che sono solo nostre, visto che ci chiamiamo democratici.

Enrico Borghi

FONDI PER LE ALLUVIONI NEL VCO: 2,35 MILIONI DI EURO PER 45 INTERVENTI.

frana cannero cannobioLa Regione Piemonte ha stanziato oggi i primi fondi per i pesanti danni degli eventi alluvionali di ottobre e novembre scorsi che hanno colpito gran parte del Piemonte.
Nel VCO andranno 2,358 milioni di euro per 45 interventi.
“E’ una prima importante risposta ai gravi danni causati dagli eventi dello scorso autunno”, commenta il vicepresidente Aldo Reschigna. “Continueremo nel nostro impegno perché si creino le migliori condizioni per superare il più in fretta possibile quel brutto momento, anche sviluppando progetti di prevenzione per quelle aree che da molti anni presentano criticità”.

“Si dice spesso che Roma è distante e lontana dai bisogni del territorio. Questa volta penso – afferma l’on. Enrico Borghi  – che il luogo comune sia stato smentito sul campo, visto che a nemmeno sei mesi dagli eventi alluvionale iniziano ad arrivare i primi fondi per i ripristini che interessano tutto il territorio del Verbano Cusio Ossola per 2.358.393 euro di stanziamenti. Vorrei rilevare che la parte del leone la fa ANAS, con 500.000 euro per il ripristino e consolidamento a monte della Strada Statale 34 del Lago Maggiore all’altezza di Cannero Riviera, dando seguito ad uno specifico impegno che mi ero assunto personalmente nei confronti dei sindaci in quelle giornate complesse. Credo che nella circostanza insieme con il vicepresidente della Regione Piemonte, Aldo Reschigna, e con il presidente della Provincia Stefano Costa che ringrazio abbiamo svolto un lavoro di squadra che ha portato al reperimento delle risorse nel quadro della legge di stabilità e al loro riparto in tempi celeri”

Patto per il sociale: incontro con l’assessore regionale Ferrari

Servizi socialiPatto per il sociale. E’ questo il titolo dell’incontro pubblico organizzato dal Partito Democratico Circolo di Omegna Cusio, in collaborazione con LED (Libertà e Diritti), a cui è invitata tutta la cittadinanza, che si svolgerà giovedì 9 aprile alle ore 21 a Villa Liberty (ex biblioteca civica – zona Forum) ad Omegna.
Interverranno:
Augusto Ferrari (assessore regionale alle politiche sociali)
Maria Adelaide Mellano, sindaco di Omegna
Renzo Sandrini, presidente CISS Cusio
Tutti i cittadini son invitati  a partecipare.
“È necessaria una nuova stagione di sviluppo e crescita del benessere sociale, un secondo welfare …”

Unioni Civili. Un passo in più nella giusta direzione.

unioni civili“Scatola Vuota”. “Amministrativamente inconcludente”. “Spot elettorale”. “Pochi sono quelli che poi si iscrivono ai registri”. “Assenza di condivisione”.
C’è da chiedersi cosa ci sia in quella parte dell’opposizione che ha voluto qualificare il dibattito attraverso queste dichiarazioni. Un dibattito che ha un tema solo: l’ampliamento dell’accesso ai diritti.
Proviamo ad entrare nel merito, non dimenticandoci che non tutta l’opposizione si è riconosciuta in tali affermazioni e apprezzando in particolare la lucida analisi di risposta che Paracchini ha offerto al riguardo.
Scatola vuota. Chi dice questo ritiene che il regolamento delle unioni civili sia passato senza un contenuto. Quando il suo contenuto è chiaramente il registro delle unioni civili: uno strumento amministrativo offerto a due persone che si amano (e che non possono o non vogliono contrarre matrimonio) al fine di ottenere servizi dal Comune riconosciuti a loro non come somma algebrica di due individui ma come soggetto unico, l’unione civile.
Amministrativamente inconcludente. Proprio chi dichiarava ciò, dicendo che l’attuale famiglia anagrafica garantita per Legge offre già tutti i servizi elencati nel regolamento, spiegava con le proprie parole che ciò non corrisponde al vero. I servizi cimiteriali oggi non riconoscono il diritto a chi convive di poter essere posto a riposare con la persona amata, ma pongono tale diritto al vincolo della valutazione da parte del Comune rispetto ad ogni singolo caso. Oggi questo non accadrà più! Oggi dichiarando di fare parte di una Unione Civile si accede immediatamente a questo sacrosanto diritto.
Spot elettorale. Quindi siamo in campagna elettorale? La risposta la conosciamo, quindi l’enunciazione ha un valore pari a zero.
Poche iscrizioni. Questo, se possibile, riduce ulteriormente l’accusa di spot elettorale: non si capisce che vantaggio elettorale si avrebbe, infatti, da poche persone che hanno registrato la propria coppia in Comune. Ma poi cosa vuol dire? Non si deve aprire ai diritti delle persone perché sono magari in pochi a volerne avere accesso? Chi si esprime in questo modo offre un capolavoro della ragione politica: i diritti si aprono solo a tanti, che importa se pochi ne vengono esclusi?
Infine assenza di condivisione. Questa affermazione, come molte delle precedenti, arriva in particolare dalle forze di centro sinistra che sono all’opposizione, quelle che, per intenderci, ci chiamano pubblicamente “pagliacci”. Non le forze di destra che ci chiamano “pecoroni”. Le opposizioni di sinistra e destra finalmente, dopo mesi, si contraddistinguono: nelle offese.
Bene… Ma chi si dichiara di sinistra, anche se magari ha sostenuto in passato il candidato della Casa delle Libertà alla corsa per il Comune, non può avere necessità di condividere di più un tema di questo genere, su cui il dibattito è vivo da 20 anni almeno. Deve avere l’urgenza di vederlo divenire realtà!
Martedì sera abbiamo finalmente reso reale l’accesso ai diritti a più persone.
Abbiamo fatto del bene a questa nostra bella comunità.
La strada è appena iniziata. In Italia il tema dell’accesso ai diritti dovrà essere semplificato. A iniziare dalle parole. Ne serve una sola. Più facile e più bella.
La parola è: matrimonio.
Per tutti.
Davide Lo Duca
Capogruppo PD Verbania

La valle d’Ossola sede di sperimentazione con l’Europa per lo sviluppo delle aree interne. Oggi la giunta regionale ha approvato la delibera.

domodossolaLa Giunta regionale ha varato oggi la delibera che approva le aree del Piemonte su cui verrà condotta la sperimentazione di progetti di sviluppo locali cofinanziati dall’Unione europea.
Tra le 4 aree selezionate dal comitato governativo interessato e approvate oggi c’é la valle d’Ossola, che viene individuata come seconda area in Piemonte dopo quella delle valli Maria e Grana e prima delle altre due aree che si erano candidate. Nella parte della valle d’Ossola compresa nel progetto la sperimentazione pilota partirà il prossimo anno”, –  spiega Aldo Reschigna – “Il progetto sperimentale prevede un insieme di azioni volte a rafforzare servizi essenziali come la sanità, i trasporti, l’istruzione. Poiché da parte del ministero è garantito il finanziamento di almeno due aree in Piemonte, significa che per la parte di valle d’Ossola considerata c’è la certezza che questo diventi realtàE’ quindi un passo importante per il rilancio di una valle che ha pagato duramente la crisi economica di questi anni”.
L’area della Valle d’Ossola è stata scelta, dopo il sopralluogo compiuto dalla commissione nazionale lo scorso settembre, per la “sua buona visione di sviluppo che, in risposta alla deindustrializzazione in atto, persegue il riposizionamento economico e la diversificazione del modello produttivo locale in ottica sostenibile, integrando la dimensione industriale con quella rurale”.

Richiesta di dimissioni del Presidente della VI Commissione

Filippo Marinoni, consigliere comunale VB
Filippo Marinoni, consigliere comunale VB

In relazione alla richiesta da parte della minoranza delle dimissioni del Presidente della VI Commissione Filippo Marinoni, tengo a fare alcune considerazioni.

Se il tentativo della minoranza è di mettere in discussione i ruoli di presidenza della maggioranza, preciso che noi non abbiamo intenzione di sfiduciare chi abbiamo contribuito ad eleggere. Né tra la minoranza né, a maggior ragione, tra la maggioranza.

Inoltre, visto che ieri la questione è stata posta su di un piano della formalità, segnalo che la documentazione che mi è stato possibile visionare non presentava elementi con la congruità prevista. E mi è parso che anche nel quadro della sostanza ci fosse una certa debolezza.

L’odg proposto dalla minoranza, infatti, che è alla base della richiesta di dimissione, non è stato formulato come un documento sottoscritto da 1/5 dei consiglieri, ma come un collage di diverse mail mandate da diversi mittenti ognuno con un testo che aveva contenuti sostanziali non identici.

Detto questo, e nel rispetto delle persone della commissione a iniziare dal Presidente, mi sento di potere dire che ogni tema sia affrontabile se congruo con la commissione e se presenta elementi di novità rispetto a ciò che è conosciuto.

Rilevo che alcuni elementi di novità siano usciti di recente per cui non ritengo ci sia difficoltà al più presto di convocare una prossima commissione che possa metterli al centro di un dibattito.

Davide Lo Duca
Capogruppo Pd Verbania