La Provincia del Vco sull’orlo del dissesto.

Aldo Reschigna
Aldo Reschigna

Dopo il piano di riequilibrio varato inizio anno, a viale dell’Industria si aggira nuovamente lo spettro del dissesto.
Il perché è presto detto : nel bilancio regionale i trasferimenti dovuti al Vco per i canoni idrici e relativi agli anni 2012 – 2013 non ci sono. E’ quanto ha scritto nero su bianco l’assessore Aldo Reschigna rispondendo ad una sollecitazione del Presidente Nobili. Una doccia fredda per le già malate casse provinciali.
All’appello dunque mancano 8 milioni di Euro. “ Di questi fondi non c’è traccia nel bilancio. La giunta Cota non ha mai fatto determine o atti che vadano in questo senso” spiega Reschigna. Incassata la notizia, Nobili ha convocato una riunione. Al termine è stato dato mandato ai legali di far valere le istanze provinciali nelle sedi competenti. Nobili – per l’occasione – ha anche rispolverato dal cassetto, una lettera datata 2012 a firma dell’allora assessore Giovanna Quaglia. La missiva preannunciava come certo il trasferimento dei canoni idrici per quell’anno. In più Nobili sottolinea “ questo trasferimento era diventato una prassi consolidata, una posta obbligatoria in transito dalle casse regionali a quelle del Vco, così come prevede la legge”.
Comunque la si voglia interpretare la situazione è complicata. La Provincia ha infatti regolarmente iscritto fra le poste a bilancio gli 8 milioni di Euro mancanti. E se questi non arrivassero ? Ci sarebbe il dissesto, con una sorta di “ commissariamento “ della Provincia del Vco. Nobili aggiunge : “ io da tre anni ripeto qual è la situazione delle finanze provinciali. Pochi hanno capito “ .
Il presidente uscente risponde anche agli amministratori che in questi giorni hanno sollecitato lo stanziamento dei fondi per lo sgombero neve. “ Non ci sono i soldi – dice -. Da un anno oramai non siamo in grado di pulire le strade dal verde. Fortunatamente il 15 ottobre saremo in grado di garantire il riscaldamento nelle scuole “.
Il quadro era e resta incerto ed è questa la situazione che lunedì mattina erediterà Stefano Costa che domenica si sottopone al giudizio elettorale degli amministratori del Vco.

Dal sito di TeleVCO

Le nuove frontiere degli estremismi: incontro con Emanuele Fiano

fiano emanueleLe nuove frontiere degli estremismi nel mondo: da dove originano, perchè sono sempre più diffusi e pericolosi e come fermarli“.
E’ questo il titolo dell’incontro/lezione con Emanuele Fiano, deputato PD, membro della Segreteria nazionale e presidente del forum sicurezza.
Il tutto si svolgerà presso la sede del circolo PD di Domodossola venerdì 10 ottobre ore 20.45, nell’ambito della’iniziativa “Pensieri Democratici” – clicca qui – .

Profilo di Emanuele Fiano – clicca qui

Election Days: anche dal VCO un presenza

comunicazione politica online elezioni Il video (clicca qui) e di seguito l’articolo de La Stampa sui 4 giorni di Election days, workshop di comunicazione a cui ha partecipato anche Alberto Nobili per il PD del VCO. 
Anche una piccola “sfida” al suo interno in cui i 51 partecipanti da tutta Italia, divisi in 17 gruppi di lavoro, hanno lavorato per creare una campagna elettorale vincente. Alberto Nobili (nel team Pajetta) è arrivato 4°.

51 partecipanti da tutta Italia, divisi in 17 gruppi di lavoro (dal team Iotti al team Almirante, passando per i team Craxi, Longo e Malagodi) per creare una campagna elettorale vincente. Si è chiuso ieri con la presentazione dei progetti finalisti presso l’Auditorium de La Stampa Election Days™ 2014, il primo workshop interattivo di comunicazione politica curato da Quorum/YouTrend e dall’Università degli Studi di Torino. 

Alle lezioni di molti protagonisti dell’arte del campaigning italiani e internazionali – da Alessandra Ghisleri a Marco Cacciotto, passando per Dino Amenduni, Antonio Palmieri, Francesco Nicodemo, lo stratega di Obama Julius van de Laar e quello del Labour inglese Patrick Heneghan – ha fatto da contraltare il lavoro di gruppo dei partecipanti, impegnati nella progettazione di una vera e propria campagna elettorale. 

Scenario e strategia, obiettivi, messaggio e slogan, attività sui social e sul web, piano di mobilitazione dell’elettorato: tutto per sei candidati immaginari alla presidenza del Consiglio (l’imprenditore televisivo Stelvio Napoleoni, il sindaco diventato premier Alberto Gori, la presidente della Camera progressista Lucia Baldini, il giovane federalista Enrico Cantore, la compassata centrista Ilaria Clini, l’energico e movimentista ex attore Maurizio Merulas). 

Vincitore di Election Days™ 2014, aggiudicandosi un viaggio a Londra per conoscere le più importanti agenzie di comunicazione politica del mondo – Greenberg Quinlan Rosner e Crosby Textor fra gli altri – è risultato il team Fanfani, composto da Francesco Foti, Davide Guida e Francesco Schmidt, che ha ideato una campagna per Stelvio Napoleoni incentrata sul claim “Riparti davvero” e sugli hashtag #puntoeaNapo e #alpinidelloStelvio per lanciare “la scalata al 40%”. 

Prossimo appuntamento di Election Days™, che quest’anno ha potuto contare sulla partnership di realtà quali Lavazza, La Stampa e ComPol, sarà Election Days™ Off, una tre giorni di formazione e eventi in programma per la prossima primavera a Villanova Mondovì. 

L’ordine del giorno sul Jobs act

matteo renziEcco il testo del documento approvato ieri sera alla direzione nazionale del PD con 130 voti a favore, 20 contrari, 11 astensioni.

Approvando la relazione del Segretario, il Partito Democratico non può perdere questa occasione per realizzare un mercato del lavoro che estenda i diritti e le tutele a quei lavoratori che oggi non li possiedono e dove nessuno sia più abbandonato al proprio destino.
Intendiamo raggiungere questo obiettivo con una riforma di sistema che estenda i diritti nel rapporto di lavoro a chi oggi non ne ha di adeguati e universalizzi le tutele nella disoccupazione; aumenti la produttività favorendo la mobilità dei lavoratori verso impieghi che migliorino il loro reddito e le loro prospettive, senza scaricare solo su di loro i costi di questo aggiustamento.
Per questo sosteniamo il Governo a guida del Partito Democratico a mettere immediatamente in campo strumenti coerenti con questi obiettivi.
1. Una rete più estesa di ammortizzatori sociali rivolta in particolare ai lavoratori precari, con una garanzia del reddito per i disoccupati proporzionale alla loro anzianità contributiva e con chiare regole di condizionalità attraverso un conferimento di risorse aggiuntive a partire dal 2015.
2. Una riduzione delle forme contrattuali, a partire dall’unicum italiano dei co.co.pro., favorendo la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato con tutele crescenti, nella salvaguardia dei veri rapporti di collaborazione dettati da esigenze dei lavoratori o dalla natura della loro attività professionale.
3. Servizi per l’impiego volti all’interesse nazionale invece che alle consorterie territoriali, integrando operatori pubblici, privati e del terzo settore all’interno di regole chiare e incentivanti per tutti.
4. Una disciplina per i licenziamenti economici che sostituisca l’incertezza e la discrezionalità di un procedimento giudiziario con la chiarezza di un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità, abolendo la possibilità del reintegro. Il diritto al reintegro viene mantenuto per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa qualificazione specifica della fattispecie.

Ufficio Stampa PD VCO

Il VCO area sperimentale per l’attuazione della legge Delrio

vcoNell’incontro pubblico tenutosi a Casale Corte Cerro sabato 29 settembre, il Pd Vco , nell’ambito del convegno  “Nuova Provincia: la sfida della specificità montana e le proposte del Partito Democratico per il VCO ” , ha raccontato la sua visione di ente di area vasta e lo ha fatto con il contributo dell’On. Borghi, del Vice Presidente Reschigna ,dell’Assessore regionale Valmaggia  e del candidato a presidente della provincia Stefano Costa sindaco di Baceno . Assente per un malore il sottosegretario agli affari regionali on. Gianluca Bressa.

Per una mattina il punto non sono state le difficoltà economiche degli enti pubblici ma la rinascita progettuale di un territorio.  Il Progetto proposto combina l’originaria visione in negativo delle aree svantaggiate, marginali, con quella delle potenzialità di sviluppo offerte dalle risorse territoriali interne.

Abbiamo indica to re tre obiettivi generali, tra loro connessi, rivolti ad assicurare modelli di vita competitivi con quelli offerti dalle aree urbane, con la volontà ferma però di salvaguardare la qualità della vita:

1) tutela del territorio e della sicurezza incentrata sul ruolo degli abitanti,

2) sviluppo della diversità naturale, culturale, del paesaggio e del policentrismo, attraverso una forte apertura all’esterno,

3) rilancio dello sviluppo e dell’occupazione attraverso l’uso di risorse potenziali poco o male utilizzate.

Tali obiettivi si possono raggiungere attraverso una serie d’iniziative coerenti, sinergiche e attentamente studiate e valutate coinvolgendo ogni possibile interlocutore, sviluppando alleanze con partner istituzionali, privati e pubblici, favorendo il dialogo e il confronto con le realtà che hanno già visto nascere e applicare modelli di riqualificazione delle risorse territoriali.

Una buona notizia è stata data dall’On. Borghi “Il Vco si candida quale area prototipo indentificata dalla Presidenza del Consiglio a cui sarà data assistenza tecnica ad amministratori e funzionari. Le migliori competenze nazionali saranno trasferite sul nostro territorio per dare piena attuazione alla riforma degli enti locali”.

Un aspucio di buon lavoro è arrivato anche dall’Assessore Valmaggia “ Recuperiamo la capacità di progettazione strategica dei territori, ma misuriamoci sulle aree vaste per ripopolare le nostre montagne”.

A fronte dei risultati e dell’interesse che lo stato e la regione stanno rivolgendo al nostro territorio è necessario rispondere con azioni che diano attuazione all’autonomia amministrativa che c’è riconosciuta.

Il 12 ottobre gli amministratori non daranno vita solo ad un nuovo ente di secondo grado, rispondendo a una mera esigenza riorganizzativa di carattere amministrativo ma potranno contribuire fattivamente ad indicare un gruppo di amministratori che saranno promotori di un’azione coordinata, programmatica e progettuale mirata a coinvolgere tutto il territorio.

Antonella Trapani
Segretario provinciale PD VCO

Ufficio Stampa

 

“Una riforma del mercato del lavoro è urgente, ma deve prevedere tutele per tutti i lavoratori”

travaglini marcoGiorni decisivi per la riforma del mercato del lavoro. La Direzione del PD ne discuterà lunedì e io mi auguro che la discussione sia vera. Chi difende il reintegro nel proprio posto di lavoro di un lavoratore licenziato senza giusta causa non è un conservatore, molto semplicemente si pone il problema di allargare le tutele e, con esse, la dignità del lavoro. Per questo è auspicabile che si eviti il diktat del prendere o lasciare.
In questi giorni, ho letto tutti i commenti di coloro che propongono di superare l’articolo 18 per i nuovi assunti, anche dopo tre anni dalla data di assunzione, ma nessuno di essi mi ha convinto. Mi sembra una concessione fatta alla destra. Niente di più, niente di meno. Non a caso Forza Italia è pronta a votare a favore di questo aspetto della riforma.
Una riforma del mercato del lavoro è urgente. Lo dicono tutti, quindi non è questo l’oggetto del contendere. Essa, però, per essere efficace e cambiare davvero il mercato del lavoro, deve comportare una drastica riduzione di quelle sei tipologie di contratto che, in questi anni, hanno generato precarietà e incertezze, umiliando milioni di ragazzi e di persone.
La precarietà nasce da questo, non dall’articolo 18. Il contratto a tempo determinato a tutele crescenti non può diventare la quarantasettesima, ma deve essere la forma contrattuale prevalente insieme a pochissime altre.
Perché lo diventi deve, però, essere conveniente e può diventarlo solo le imprese verranno incentivate ad adottarla. In secondo luogo, una seria riforma del mercato del lavoro deve prevedere una universalizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali, comprendendo quei lavoratori e quelle persone che, fino ad oggi, sono stati esclusi.
Questo ha un costo che deve essere quantificato e la relativa copertura finanziaria indicata nella legge di stabilità, cioè adesso. Una drastica riduzione delle tipologie contrattuali esistenti e l’universalizzazione degli ammortizzatori sociali sono due facce della stessa medaglia e, proprio per questo, devono essere decise contestualmente. Infine vi è la questione del superamento dell’articolo 18. Il Governo e la destra prevedono che le tutele dell’articolo 18, per la parte che riguarda il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa, non debba valere per i nuovi assunti con contratto a tempo determinato a tutele crescenti, nonostante questi lavoratori per tre anni non possano godere di tale tutela.
La motivazione è che il suo mantenimento nuoce alla crescita delle imprese e all’occupazione. Non è vero. Le imprese non assumono e, anzi, stanno licenziando, perché il Paese e l’economia non crescono ed il rischio è che la stessa cosa succeda anche nel 2015. I problemi delle imprese sono altri. Lo pensavano anche Renzi e Squinzi, ma oggi hanno cambiato opinione. Io credo che, decorsi tre anni, ad un nuovo assunto debbano essere garantite tutte le tutele previste dall’articolo 18.
E’ vero che nella maggioranza dei casi i licenziamenti senza giusta causa si sono conclusi con una conciliazione tra azienda e lavoratore, ma questa è una ragione in più per mantenere in vita questa tutela e per scoraggiare, anche in futuro, abusi e licenziamenti senza giusta causa, tanto più che per i primi tre anni i nuovi assunti non potranno contare su nessuna di queste tutele. Le regole e le norme esistono per affermare i diritti, in questo caso la dignità del lavoro, e per scoraggiare comportamenti illeciti. Qualcuno è in grado di dimostrare che tali comportamenti cesseranno di verificarsi? Non lo credo proprio, ma se è così non c’è nessuna ragione per superare questa tutela.

Marco Travaglini, Direzione regionale Pd Piemonte

 

Lavoro: Basta caricature e confrontiamoci sui fatti se vogliamo sul serio “cambiar verso”

1. Questa caricatura degli innovatori da una parte e dei vecchi conservatori dall’altra sarebbe saggio cancellarla. Se gli innovatori sono la destra che pensa di uscire dalla crisi riducendo i diritti e la dignità di chi lavora, io penso sia giusto stare dall’altra parte. Se invece l’innovazione è mettere al centro l’estensione di quei diritti anche a chi ne è privo si apre non un sentiero ma un’autostrada. In termini di principio e strategie. Nessuno vuole arrestare l’azione del governo. Ma è lecito domandarsi e capire se la direzione va nel senso dell’equità o di un’ingiustizia maggiore.

2.Ci sono tre parole chiave per aggredire la recessione italiana (e non solo): investimenti, redistribuzione, diritti. Le cause profonde della ‘crisi peggiore del secolo’ sono legate a una distribuzione squilibrata del reddito. Nei trent’anni gloriosi del dopoguerra la crescita era accompagnata da una distribuzione del reddito che andava in buona parte verso i lavoratori e l’emergere di una classe media. Aumentarono i consumi e la domanda aggregata, il che portava a incrementare produzione, investimenti e occupazione. In Italia, in meno di vent’anni circa 120 miliardi di euro (l’8% del Pil) si sono spostati dal lavoro ai profitti. Inoltre quei profitti sempre di più non vengono investiti nella produzione ma in dividendi e rendite. La conseguenza è che la classe media ha perso dignità, potere d’acquisto, coscienza di sé. Se la risposta a questo disastro è dare mano libera alle imprese per una rincorsa al ribasso dei salari puntando a compensare l’ulteriore calo della domanda interna con una febbre dell’export, forse non è chiara l’emergenza sociale che vivono milioni e milioni di famiglie.

3. Il neo commissario Katainen dice col ditino alzato che bisogna prendere le medicine e non basta averle sul comodino. Si può anche convenire ma è pur vero che le medicine, prima di tutto, si devono poter comprare. Ora, i paesi che in questa fase hanno gestito meglio il problema occupazionale hanno aumentato la spesa per le politiche per il lavoro (e tengono questa percentuale sopra il 2% del PIL). Noi abbiamo una spesa per le politiche per il lavoro storicamente inferiore al 2%. Circa 17 miliardi. La Germania ne spende 48, la Francia 50, la Spagna 40. Quanto alla composizione di quella spesa, dovrebbe andare per il 12% ai servizi, per il 38% alle politiche attive e per il 50% ai sussidi di disoccupazione. Così accade in Germania, Francia, Olanda. Nel nostro caso: i sussidi superano il 75%, le politiche attive il 20 e i servizi per l’impiego meno del 5. Risultato: in Francia ci sono circa 70 mila orientatori e consulenti pubblici per aiutare chi cerca lavoro, in Germania sono 80 mila. Noi poco più di 7 mila operatori pubblici. In Francia c’è un orientatore ogni 40 disoccupati, da noi uno ogni 400. Vogliamo parlare di questo e dare al governo tutto il sostegno che serve a migliorare le performance del nostro mercato del lavoro su questa frontiera? Bisogna aggiungere che solo noi e i greci non abbiamo uno strumento generale di sostegno al reddito per chi cerca lavoro, di tipo universale e condizionato all’attivazione e all’aumento delle capacità?

4. L’abolizione della reintegra ( articolo 18) è un totem? Un tabù? Una bandiera strappata che difende una manciata di lavoratori e non fa parte dello spirito del tempo? Ci vuole pazienza dopo anni di questo martellamento. Basterebbe la logica. Se davvero fosse solo quello, non si capirebbe la furia che ispira i teorici della sua cancellazione. Il punto è che dietro quella norma c’è banalmente un principio. Non un’ottusa convinzione degna dei libri di storia. Un principio. Togli quel principio e apri la via a un mercato del lavoro diverso, qualitativamente diverso. Dove sarà più facile governare “l’uscita” come spiegano con eleganza quelli che hanno studiato. Ma dove soprattutto si sarà certificato che a prevalere è stato un pensiero disposto a sacrificare una parte della parola ‘dignità’ nel nome di un’efficienza fasulla e priva di qualunque riscontro. Questo mestiere di solito lo fa la destra. E’ la destra che parla di apartheid. Noi dovremmo pensare che la via giusta è quell’altra. Fare ciò che nessuno fa: investimenti pubblici come leva di quelli privati, immaginare i settori dove investire perché saranno quelli che descriveranno il profilo produttivo tra cinque o dieci anni. Picchiare la mano sul tavolo e dire che questa è la sola linea che può salvare l’Europa. Se poi, in mezzo al tutto, dedicassimo la stessa cura che diamo a smobilitare qualche diritto a recuperare metà dei centoventi miliardi di evasione, ecco allora forse si capirebbe meglio chi siamo e per cosa ci battiamo. Così si “cambia verso” nel concreto e non a chiacchiere.

Marco Travaglini, componente assemblea provinciale PD VCO