Disoccupazione frontalieri italiani in Svizzera: l’Onorevole Narducci (PD) chiede l’intervento del Ministro Fornero .

La crisi economica fa sentire i suoi effetti anche sulla Svizzera e non risparmia i lavoratori frontalieri, i meno tutelati quando cadono in disoccupazione visto che non possono accedere al sostegno dell’assicurazione disoccupazione vigente in Svizzera. Per questa ragione il Parlamento italiano emanò una legge specifica, la n.147 del 5 giugno 1997, alimentata con le somme inviate dalla Confederazione elvetica in base all’accordo bilaterale del 1978 fra Italia e Svizzera sulla retrocessione finanziaria in materia di indennità di disoccupazione per i lavoratori frontalieri.

Tale legge affida all’INPS la gestione fuori bilancio delle risorse retrocesse dalla Svizzera – prelevate sui salari dei nostri connazionali frontalieri – e la corresponsione delle indennità di disoccupazione, nella misura di quanto stabilito dal Governo.
In attuazione degli accordi bilaterali sottoscritti tra l’Unione Europea e la Svizzera in materia di libera circolazione delle persone e coordinamento delle assicurazioni sociali, l’Accordo bilaterale del 1978 ha terminato di produrre effetti dal 1 luglio 2009, mentre nel 2011 sono state retrocesse le ultime somme al fondo in gestione separata INPS che contemplava pertanto una dotazione di circa 300 milioni di euro. A tal proposito giova ricordare che il tesoretto accumulato dall’INPS in tutti questi anni è il frutto delle trattenute salariali sul lavoro dei frontalieri, nonché il dettato della legge n. 147/97 dove si sancisce che le somme provenienti dalla Svizzera devono essere utilizzate in favore dei frontalieri fino ad esaurimento. In tal senso si sono pronunciati i Governi precedenti, in risposta a interrogazioni presentate dai Parlamentari e tale obbligo è stato ribadito nel testo unificato di modifica alla legge n. 147/97, recentemente approvato dalla Camera ed ora all’esame del Senato.
Pertanto la decisione assunta dall’INPS di Como e Varese di erogare ai frontalieri, caduti in disoccupazione non per colpa propria, l’indennità di disoccupazione ordinaria prevista dalla legislazione italiana anziché il trattamento speciale di disoccupazione previsto dalla legge n. 147/1997, oltre a penalizzare pesantemente questi lavoratori e lavoratrici, risulta essere contraria alla legge vigente e alle sue modifiche già approvate in un ramo del Parlamento.
Il fondo istituito presso l’INPS per la gestione separata del trattamento di disoccupazione dei frontalieri italiani in Svizzera è il frutto del loro lavoro e bisogna dunque respingere ogni tentativo di stornare nel calderone del bilancio generale dell’INPS le risorse di cui è dotato il fondo stesso. I frontalieri hanno contribuito alla crescita del nostro Paese portando ricchezza nei Comuni di confine, sarebbe profondamente ingiusto non riconoscere loro quanto dovuto e un errore gravissimo deprimere ulteriormente i consumi in quelle aree di frontiera, confrontate con tanti problemi di difficile soluzione.
Per questa ragione l’on. Franco Narducci dopo aver presentato, assieme ai colleghi Chiara Braga, Daniele Marantelli, Lucia Codurelli e Cesare Damiano, già ministro del Lavoro, una interrogazione urgente in Commissione Lavoro sul trattamento di disoccupazione dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera ha inviato una lettera al Ministro Fornero, anche a nome degli altri colleghi firmatari dell’interrogazione, chiedendole di intervenire al più presto affinché le sedi INPS delle zone di frontiera con la Svizzera continuino a pagare le indennità di disoccupazione dei frontalieri secondo quanto stabilito dalla legge e cioè attingendo al fondo creato a norma della legge 147/97, fino ad esaurimento.

Ufficio Stampa

Partito Democratico
Coordinamento provinciale VCO

Campagna per la sovranità alimentare: domenica 14 ottobre a Verbania

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) celebra il World Food Day – Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012. Gli obiettivi della giornata sono la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema della fame nel mondo, il rafforzamento della solidarietà internazionale nella lotta alla malnutrizione e alla povertà e la promozione del trasferimento di conoscenze tecniche ai paesi in via di sviluppo. siamo tutti sovrani.
A Verbania domenica 14 ottobre l’associazione Mani Tese (clicca qui) di Verbania organizza due iniziative:
ore 16.30 marcia per la sovranita’ alimentare: partenza da palazzo di citta’ a Pallanza con la banda musicale Rulli Frulli di reggio Emilia.
ore 21.00 con ingresso libero “Quando mangio mi sento un re”: spettacolo teatrale al centro d’incontro di s.Anna a Pallanza.
Vieni anche tu per affermare che il cibo e’ un diritto di tutti e non un privilegio per pochi perche’ la sovranita’ alimentare  non e’ un sogno…
per info: 3498782849

Fusione dei comuni. Parola ai cittadini

L’incontro svoltosi a Viganella lunedì 8 ottobre, promosso dal Sindaco Colombo, ha avuto il merito di lanciare l’idea di un referendum per chiedere ai cittadini dei quattro comuni se sono oppure no d’accordo di procedere con la fusione di Antrona, Viganella, Seppiana e Montescheno. Insomma è forse giunto il momento di dar vita ad un unico comune della Valle Antrona.

Si tratta di un argomento delicato, ma che il particolare momento storico che stiamo vivendo ci obbliga a prendere in considerazione con maggiore concretezza la discussione che da tempo è in atto nei bar o nelle feste patronali. Sia il sindaco di Viganella che quello di Seppiana, sebbene appartengono a due formazioni politiche molto diverse, hanno accolto la proposta e si sono detti pronti a verificare la possibilità di ascoltare la voce dei loro cittadini, facendo coincidere, legge permettendo, la consultazione comunale alle elezioni politiche.
Crediamo che le osservazioni lette in questi giorni sui giornali locali del sindaco di Montescheno e quello di Antrona siano corrette e giustificate, ma il referendum serve proprio a superare queste preoccupazioni nel modo più democratico, chiedendo direttamente ai cittadini di esprimersi sul merito dell’accorpamento attraverso l’espressione del loro diritto di voto, e quindi di opinione.
Come Pd di Valle riteniamo che la fusione dei comuni sia non solo auspicabile, ma inevitabile, prima che altri prendano queste decisioni al nostro posto. Vogliamo una decisione consapevole che parta dal basso e non una legge nazionale di bilancio che prenda per noi questa decisione.
Speriamo che la richiesta del referendum sia accolta anche da quei sindaci e amministratori che, legittimamente, nutrono dei dubbi perché nessuno deve temere il giudizio dei propri cittadini e perché potrebbe succedere che, alla fine, il voto dia ragione loro.

Chiediamo in sintesi che i sindaci si attivino subito per verificare la possibilità di far coincidere le consultazioni e che all’incontro promosso da Viganella ne seguano altri. Dobbiamo entrare nel merito. I cittadini devono capire le reali differenze tra l’unione e l’accorpamento, quali saranno le ricadute sui servizi in un caso o nell’atro e che si mettano sul tavolo pregi e criticità.

Pd Valle Antrona.

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Riordino degli enti locali: la posizione del Pd di Omegna

Dopo l’approvazione della Legge Regionale 26.9.2012 i comuni saranno chiamati a pronunciarsi sugli ambiti ottimale per le funzioni associate. Il nostro partito, PD, pur auspicando che le tre Comunità Montane del VCO si trasformino in Unione dei Comuni montani, per quanto riguarda la CM Due Laghi/CusioMottarone/Valstrona, ritiene di dare una chiara ‘indicazione’ per quanto riguarda le prospettive del territorio dell’attuale Comunità Montana in via di estinzione.  Una indicazione per gli enti locali, le forze politiche e sociali e tutti i cittadini, da sempre sostenuta, supportata da una storia concreta e consolidata nel tempo, e cioè:

A)  L’area corrispondente al bacino del Cusio (20 comuni)

B)  L’area corrispondente al Basso – Verbano

a)    Per quanto concerne il riordino dei comuni della Comunità Montana e dei comuni cusiani fuori dalla comunità:

Il bacino del lago d’Orta è sempre stata una subarea amministrativa dello stato e degli enti locali (uffici giudiziari, finanziari, uff. mandamentale elettorale, scuole superiori, ospedale, etc.). Nel tempo anche il Comprensorio del VCO abbracciava tutto il bacino del Cusio. Il primo vulnus avvenne quando fu istituita la Provincia del VCO, per cui alcuni comuni optarono per Novara.
I comuni rimasero comunque nella realtà del servizio sanitario o sociale corrispondenti al bacino cusiano (l’ASL, il CIS (Consorzio Socioassistenziale)) o che hanno il Cusio all’interno (Comunità Montana) o realtà di carattere turistico-ambientale che ne riprendono i confini (Consorzio Acque, Consorzio Comuni Rivieraschi, Distretto turistico interprovinciale, Ecomuseo etc.).  L’Unione dei Comuni montani prevista dalla Regione ha una popolazione inferiore a quella prevista dallo Stato (10.000) e cioè 3000 abitanti per le aree montane e collinari.
Noi ritieniamo che l’area ottimale debba essere ampia in modo che l’unione possa al suo interno lavorare per subaree attraverso le convenzioni, attraverso bacini omogenei (la subarea Omegna – Casale – Gravellona; la subarea della Valstrona; Omegna e le Quarne;  Omegna e Cusio Ovest; S.Maurizio e Cusio Ovest;  Armeno e Cusio Est; altre possibilità di associazione nascono poi dalle esigenze).

 

 

Il Cusio ha quindi  molte e forti motivazioni per essere unito:

a)    La sua storia amministrativa, le esperienze passate e recenti di collaborazione tra comuni; la specificità del suo territorio per l’ambiente, il turismo lacuale e montano, la pianificazione territoriale nelle aree a intensa urbanizzazione,  la necessaria pianificazione dei comuni rivieraschi per l’area lacuale, l’economia montana, la rete dei servizi sociali e culturali;

b)   I benefici  ai territori montani, quando il riferimento è l’unione dei comuni montani derivanti dalla soppressione della CMCMV2L (ciò vale soprattutto per l’area di S.Maurizio che non avrebbe questi benefici se si unisse a comuni collinari);

c)     L’aggregazione intorno alla realtà dei servizi sociali (il Consorzio socioassistenziale che è stato salvaguardato; il distretto cusiano dell’ASL 14 che, anche in presenza di una modifica della perimetrazione delle ASL a livello regionale, deve permanere;

d)   Nel caso di Provincia di Quadrante una realtà di 43000 abitanti è realtà forte che può interloquire con Provincia, sia pur nei limiti delle sue funzioni, e con la Regione Piemonte;

e)   Un Unione dei Comuni di poco più di 43000 abitanti, corrispondente alla popolazione del Cusio, avrebbe un numero di consiglieri pari a 30. Tutti i comuni (20) potrebbero essere rappresentatti nell’Assemblea dell’Unione.

La stessa cosa si può dire per il Basso Verbano che , con Baveno e Stresa  che assommano a quasi 10.000 abitanti,  e tutta l’area del Vergante  con altrettanta popolazione, è  di fatto una realtà omogenea, integrata per servizi, vocazione turistica all’interno di una pianificazione che riguarda l’area montana-collinare e quella lacuale fino all’aronese.

Pd Circolo di Omegna

La scommessa a cui siamo chiamati è la creazione dell’Ossola unita

Questa la soluzione che Enrico Borghi ieri sera a un incontro a Viganella con i sindaci della valle Antrona ha prospettato per la realtà ossolana.
“Il mondo è cambiato – dice Borghi – siamo in una nuova fase costituente in cui stiamo assumendo decisioni che entreranno profondamente nel destino delle giovani generazioni”
“Per questo – sostiene il sindaco di Vogogna – non dobbiamo spaventarci del mondo che cambia ma dobbiamo cogliere il senso della trasformazione della storia per evitare che ci colga impreparati e che ci travolga inesorabilmente.”
“ A livello nazionale come Anci stiamo portando avanti una trattativa con il governo perché possa restituire ai comuni tutto il gettito Imu, prima e seconda casa. Ma dobbiamo avere chiaro in testa che questo comporterebbe la fine dei trasferimenti statali a causa del fiscal compact che da un lato non ci permette più di aumentare il debito e la spesa corrente , dall’altro ci obbliga in 20 anni di arrivare al 60% di debito sul Pil”
In questa situazione politico – economica per Borghi la soluzione può essere solo una “ Gli amministratori comunali si devono prendere delle grosse responsabilità per avere più credibilità per fare le battaglie che il futuro ci riserverà. La responsabilità , in questo momento storico, è mettere in atto una riorganizzazione dei servizi finalizzata al mantenimento dei servizi oggi garantiti, anche in assenza di contributo statale. “
“La strada affinchè ciò sia possibile – sottolinea Borghi – è riuscire a stare tutti insieme. Un’Ossola unita che parli con un’unica voce per i suoi 68000 abitanti. Se riusciremo a fare questo saremo la seconda realtà della provincia di quadrante  “
Tutto questo ragionamento con una straordinaria opportunità alle porte “ Il governo italiano ha ribadito la nostra partecipazione ai fondi europei per la montagna 2014 – 2020 , gli addetti ai lavori sanno che la modalità con cui saranno distribuiti saranno i cosiddetti fondi integrati . Questo significa che noi dobbiamo scordarci di poter usufruire individualmente di fondi settoriali e per questo motivo dobbiamo imparare a stare in rete tra di noi, per costruire un vero e proprio piano industriale della pubblica amministrazione ossolana che da un lato mantenga i servizi e dall’altro liberi risorse per gli investimenti.”
Un nuovo richiamo alla necessità dell’essere uniti che non intacca l’autonomia e l’identità “ la battaglia sull’autonomia e sull’identità la abbiamo già vinta l’anno scorso con l’articolo 16 sui piccoli comuni. La riorganizzazione che abbiamo di fronte deve prendere esempio dalle realtà europee esistenti, come Francia o Svizzera, nelle quali una riorganizzazione dei servizi non ha pregiudicato il mantenimento dell’autonomia e dell’identità locali.”
Un intervento appassionato che chiude con un monito e un augurio “ le scelte che andremo a fare devono prescindere dalle diverse collocazioni politiche e dal destino delle singole persone. Dobbiamo pensare a cosa abbiamo in testa per i prossimi 20 anni per il nostro territorio. Stando insieme potremo aver accesso ai fondi di programmazione 2014 – 2020 e avere credibilità politica per fare delle battaglie, come quella dell’acqua e dell’energia, sulle quali nei prossimi anni si decideranno i futuri delle nostre genti. Questa è la scommessa che abbiamo di fronte.”

Enrico Borghi
vice Pres. Anci e Sindaco di Vogogna

Borghi su agenda digitale: in comuni montani computer non puo’ sostituire insegnante. Governo rifletta

”Non possiamo pensare di superare il gap digitale con misure inadeguate, soprattutto in certe aree marginali del nostro Paese. E mi riferisco in particolare all’idea dell’insegnante che, a distanza, faccia lezione a pochi bambini accuditi da un bidello. Nei piccoli comuni montani l’insegnante elettronico non puo’ costituire una soluzione al problema della scuola. Un’azione di questo tipo, anzi, certificherebbe una didattica di serie B”.
Cosi’ il presidente della commissione montagna Anci Enrico Borghi commenta alcuni passaggi del decreto sviluppo bis che contiene la cosiddetta agenda digitale. ”Il computer – aggiunge Borghi – non puo’ sostituire l’insegnante, eventualmente integrarlo. E non e’ cosi’ che si ”trasforma l’Italia”.
Apprezziamo lo sforzo del Governo per colmare il gap tecnologico e infrastrutturale ma chiediamo maggiore attenzione per le necessita’ del territorio e in particolare per quei servizi, come la scuola, su cui non possono essere applicate fumose sperimentazioni”.