Nuovo piano sociosanitario regionale: il perchè del no del Pd

Dal PD è venuto un no convinto per almeno due motivi: la nascita delle federazioni, che porta paradossalmente all’aumento degli enti che gestiscono la sanità piemontese, nonostante gli annunci di semplificazione e risparmio sui costi.
Il secondo motivo è la fermezza con cui è stata mantenuta dalla Giunta regionale la classificazione degli ospedali, con un numero alto di “ospedali da riconvertire”, un eufemismo che ne indica la chiusura, e senza alcuna attenzione delle richieste non solo dell’opposizione, ma anche delle comunità locali. Un dato che porterà con sé la chiusura di molti nosocomi e la diminuzione dei servizi.
Sul Valdese di Torino neanche l’esistenza di una intesa precedente con la Tavola Valdese, che prevede l’accordo tra le parti sul futuro dell’ospedale, è riuscita a impedirne la chiusura.
Lo stesso per l’ospedale di Lanzo, nonostante l’opposizione dei sindaci della Valle, o per l’Amedeo di Savoia.
Paradossale anche la vicenda della Conferenza sulla programmazione sanitaria, convocata in tutta fretta alle 13 di oggi quando ci si è resi conto che il suo parere é obbligatorio per arrivare all’approvazione del piano, e che riunita ha dato parere negativo. Solo due i voti a favore del piano, nonostante nella Conferenza ci siano almeno sei rappresentanti del centrodestra.
E’ evidente che le parole con cui il centrodestra ha cercato a livello locale di calmare le proteste: “tranquilli, non cambierà nulla”, non trovano rispondenza nelle decisioni prese. Ed è altrettanto evidente che trasformare in realtà sui territori questo piano non sarà semplice per l’esecutivo regionale.
Ciò nonostante abbiamo ottenuto significativi risultati con la nostra opposizione: innanzitutto la bocciatura della separazione territorio-ospedale e dell’azienda regionale 118, poi la garanzia sulle risorse per le politiche sociali, incentivi nei trasferimenti agli enti gestori il cui bacino coincide con i distretti sanitari. Risultati che hanno migliorato il provvedimento, ma non abbastanza da giustificare un nostro cambiamento di valutazione complessiva.
Dichiarazione di Aldo Reschigna, capogruppo Pd
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico Piemonte

E il palazzetto? E le piscine? a Gravellona Toce il comune è immobile

Abbiamo pensato che fosse il caso di chiedere notizie aggiornate visto che nessuno ne parla più; ripensando al Consiglio Comunale del settembre scorso sorgono alcune domande che abbiamo presentato con la seguente interpellanza:
Il sottoscritto Morandi Giovanni, Consigliere Comunale della Lista Civica “Insieme per Gravellona”,
in relazione a quanto affermato nel corso di un Consiglio Comunale del settembre scorso, durante il quale si è approvato di fatto il recesso dal contratto con la ditta che aveva in esecuzione i lavori, e premesso che da allora non è mai stata presentata alcuna nuova progettazione e non si è mai discusso dell’annosa questione in nessuna occasione istituzionale, si richiede l’esito delle varie prospettive che si erano evocate e in particolare:
• Per quanto riguarda la previsione di realizzare la copertura con pannelli fotovoltaici da parte dell’Enel si richiede quali evidenze documentali siano state messe agli atti a conferma dell’impegno di Enel in tal senso;
• Per quanto riguarda il recupero della partnership finanziaria della CCIAA del VCO, che si sarebbe dovuta verificare grazie alla realizzazione della parte congressuale, in quale modo è stata formalizzata e in che misura?
• Riguardo alla dichiarata volontà di sottoporre gli atti all’attenzione della Corte dei Conti si richiede se tale intenzione ha avuto seguito e quale è stato il responso di tale organo di controllo;
Si richiede infine la data di una prossima convocazione della Commissione Lavori Pubblici al fine di portare a conoscenza i consiglieri dello stato dell’arte della complessa vicenda.
In attesa di una pronta risposta e che questa interpellanza sia messa all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti.
Lista Civica “Insieme per Gravellona” http://insiemepergravellona.blogspot.it/

Ad Omegna una “marea” di candidati!

Occorrerebbe riflettere sul dato che emerge dalla presentazione delle liste in ballo alle elezioni di Omegna del 6/7 maggio 2012. Infatti, alle 12 di oggi sono state ben 14 le liste che sostengono i 5 candidati a sindaco.
I calcoli son presto fatti: 14 liste per 16 candidati producono un totale di 224 cittadini in lizza per un posto da consigliere comunale. Se consideriamo che sono circa 16 mila i residenti si ottiene, con una semplice divisione, la “bellezza” di un candidato ogni 71 abitanti!
A stima un candidato ogni 60 aventi diritto al voto (togliendo quelli da zero a diciotto anni), addirittura uno ogni 45 circa se togliamo “forzatamente” quelli che non andranno a votare, i possibili astenuti (il 30% circa).
Otto liste sono dei partiti classici (Pd, Sel, Idv, Fed. della sinistra, Pdl, Fli, Udc, Lega Nord) e 5 sono liste civiche (qualcuna inventata all’ultimo minuto).
Di certo il dato un po’ stride con l’idea dell’antipolitica e dei sondaggi che danno la fiducia dei partiti al 4%.
In qualche candidato ci sarà anche un’idea vecchia della politica, con una partecipazione legata a un protagonismo personale nel voler diventare consigliere , o nel migliore dei casi, assessore; certo è che 224 cittadini che si candidano è un dato che lascia di stucco.
E senza fare troppi ragionamenti da sociologo (che non sono in grado di fare), prendiamo il lato migliore che può emergere da un dato come questo: una marea di cittadini (e in questo caso quasi nessuno “professionista” della politica) a disposizione per gestire la propria città.
Figuriamoci cosa potrebbe succedere se i partiti tornassero a essere uno strumento riconosciuto come utile al Paese. In questo senso di lavoro, come Partiti, ne abbiamo e la strada potrebbe essere meno impervia di quel che sembra.

Alberto Nobili
responsabile organizzazione Pd Vco

Assente Monferino: un’occasione perduta

Giovedì 29 l’Auditorium de Il Chiostro era più che gremito di un pubblico vario, che desiderava capire il destino delle politiche sociali, quindi dei servizi e delle persone alle quali vengono rivolti.
La personalità, l’esperienza e i principi concreti di don Colmegna della Caritas milanese hanno tracciato per tutti noi un percorso più che condivisibile, ma questo non è bastato, perchè l’assenza dell’assessore regionale Monferino ha creato il vuoto che si temeva.
Infatti, non è sufficiente in queste occasioni farsi sostituire da un funzionario dell’assessorato, per quanto di alto livello e di sicura esperienza nel settore. Ci sono decisioni che attengono alla sfera della politica e che un funzionario può solo gestire, non creare.
In particolare, la consistenza di un fondo destinato alle politiche sociali, che – per quanto “rimpolpato” in queste ultime settimane – risulta assolutamente al di sotto delle necessità. Non si può far credere a nessuno che si sono fatti miracoli per trovare fondi, quando questi sono stati falcidiati in due soli anni; nè si può pensare di caricare questo peso sui Comuni, che già devono arrangiarsi con i pesanti tagli ai loro bilanci.
E’ del tutto evidente che “costringere” enti e cittadini a fare i conti con quei quattro soldi stanziati, significa solo gestire una guerra tra poveri, mentre non si vanno a cercare i soldi dove ci sono: negli sprechi (di cui pure tutti parlano), nell’evasione fiscale (che è fin troppo nota), nelle consulenze milionarie (ne scopriamo una in più ogni giorno), negli scandali delle mazzette e degli appalti (la sanità ne riempie la cronaca), nelle inutili e costosissime forniture di armi.
Se, poi, l’idea che aleggia (molto chiara) è che si possono “scaricare” i costi sul privato sociale e sul volontariato, allora il quadro risulta preciso e per nulla condivisibile. A complicarci la vita (ne avevamo giusto bisogno) l’assoluta indeterminatezza sul futuro dei CISS, sciolti per legge prima di sapere in quale modo i servizi possono e debbono essere gestiti.
Per tutto questo era indispensabile che giovedì sera parlassero solo i dipendenti dei CISS e delle cooperative sociali, le famiglie e i pazienti, le associazioni di volontariato. E la loro attesa è andata assolutamente delusa.
Davvero un’occasione perduta.
Bruno Lo Duca, segretario Spi-CGIL

Forno inceneritore: la conclusione peggiore

A giugno, dopo 35 anni, il Vco perde l’autosufficienza in materia di rifiuti. La chiusura del forno di Mergozzo annunciata dalla giunta provinciale, avviene senza che si siano verificate le due condizioni essenziali che avrebbero reso sopportabile questa decisione.
La decisione, discutibilissima, è stata ormai presa: a giugno chiuderà l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Mergozzo, più noto come “forno inceneritore”.
Questa volta, per evitare ripensamenti e rinvii di una decisione sbagliata, il gestore dell’impianto (ConSer Vco spa) ha evitato la consueta “fermata” invernale del forno per le indispensabili manutenzioni, tagliandosi alle spalle i ponti di un’eventuale rinculata. E così tra poche settimane i rifiuti indifferenziati del Vco saranno smaltiti altrove. E si tratta, suppergiù, di 30.000 tonnellate all’anno.
Dove, a quale prezzo e per quanto tempo, oggi non è dato sapere.
La Provincia, che ha con accanimento ideologico ha perseguito in questi tre anni il disegno della chiusura del forno di Mergozzo, non si è mossa per trovare un’alternativa. Soprattutto, in questi anni la Provincia sì è ben guardata di realizzare le due sole condizioni che avrebbero giustificato il definitivo abbandono di un impianto che garantisce l’autonomia e l’autosufficienza del Vco nello strategico segmento dello smaltimento: l’estensione del “modello Verbania” (raccolta differenziata al 70%) a tutto il territorio , con il risultato di portare da 30.000 a 16.000 tonnellate/anno il rifiuto indifferenziato da smaltire; la realizzazione di un impianto di trattamento “a freddo” per recuperare e differenziare un’altra significativa frazione delle 16.000 tonnellate residue.
L’inefficienza e la straordinaria miopia della Provincia a guida PdL/Lega Nord rischiano di costarci molto, moltissimo.
Il futuro costo di smaltimento del rifiuto, che oggi è di 122 € per tonnellata (sarebbe salito a 127 € se si fossero fatti i lavori di adeguamento del forno), è ignoto, così come ignote sono le garanzie di poter conferire i rifiuti a tempo indeterminato in un sito adeguato a prezzi certi; ignoti sono i costi di investimento per realizzare la cosiddetta “piattaforma di trasferimento” necessaria per stoccare provvisoriamente i rifiuti e caricarli sugli autotreni; ignoti sono i costi di messa in sicurezza, bonifica e smantellamento del forno esistente; ignoti sono i costi aggiuntivi  che dovrà sopportare ConSer Vco per ricollocare i 25 dipendenti del forno, la cui professionalità (elettricisti, caldaisti, strumentisti, meccanici…) sarà irrimediabilmente dispersa.
Insomma, una storia che si chiude nel modo peggiore.
Claudio Zanotti, consigliere comunale Pd

Cliccando a questa pagina potete scaricare il documento del Pd del VCO in materia di rifiuti del febbraio 2011

Tagli ai servizi sociali: consiglio comunale aperto a Gravellona Toce

Si è tenuto un Consiglio Comunale aperto a Gravellona Toce  per discutere degli enormi problemi che i tagli stabiliti dalla giunta Cota nel settore dei servizi sociali stanno determinando.
Grande partecipazione di pubblico e grande partecipazione di persone direttamente coinvolte nel settore che sono intervenute mettendo in evidenza la gravità della situazione. Per primi i Commissari dei 3 CISS, Cusio, Verbano e Ossola, hanno sottolineato che la situazione attuale in cui si sommano le crescenti situazione di bisogno, determinate dalla crisi, ai continui tagli che da anni si abbattono sui bilanci dei Consorzi stessi sta determinando una situazione insostenibile la cui diretta conseguenza potrebbe essere la perdita di personale e di conseguenza il taglio di molti servizi.
Gli interventi successivi hanno ribadito la gravità della situazione mettendo in evidenza oltre ad una grande competenza in materia anche un grandissimo coinvolgimento personale ed emotivo che ha reso ancor meglio l’idea di cosa ci sia realmente dietro alla freddezza dell’elencazione numerica dei milioni tagliati e degli stravolgimenti organizzativi. Alcuni interventi hanno fatto emergere anche un’altra riflessione che suscita una grande preoccupazione: cosa c’è realmente dietro a questi continui tagli a tutti i livelli sul tema del welfare? Si tratta davvero della dolorosa necessità di risparmiare risorse che a volte, anche in buona fede, sbaglia mira e se può si corregge oppure c’è qualcuno che approfittando della crisi economica vuole consapevolmente smantellare uno stato sociale, faticosamente costruito nel tempo a tutela di tutti, per sviluppare il mercato del welfare privato dove chi può pagare può godere di servizi eccellenti e chi non può pagare vada a farsi benedire? Non per nulla è nato il Comitato Articolo 38; è nato per ricordare una cosa che dovrebbe essere ovvia e scontata ma che forse è ora di ricordare con forza:

COSTITUZIONE ITALIANA – Articolo 38
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L’assistenza privata è libera.

Le notizie fresche dalla Regione sembrano indicare la volontà politica di ridurre l’entità dei tagli previsti, anche se rimarrebbero ancora intorno al 20% che è comunque una quota insopportabile; per cercare di sopperire evitando di smantellare i servizi la conferenza dei sindaci del nostro CISS ha proposto di aumentare il contributo di ciascun comune di altri 2 euro per abitante, ottenendo il voto favorevole di tutti i comuni tranne Gravellona che si è astenuta.
La motivazione addotta dal Sindaco ieri sera dobbiamo ammettere che non ci ha molto convinti ma accogliamo favorevolmente l’affermata convinzione a volersi adeguare alla decisione assunta dalla maggioranza dei sindaci mettendo a disposizione il contributo necessario. Tra poco il nostro Comune dovrà prendere importanti decisioni sull’impostazione del bilancio preventivo 2012 e ci sono nuvole nere all’orizzonte. Mancano ancora molti dati per poter fare un buon bilancio di previsione, in particolare non si conoscono ancora quali saranno gli importi dei trasferimenti statali per cui sarà il caso di iniziare a ragionare sui dati consuntivi degli anni appena trascorsi, tanto per vedere se si può evitare di ripetere qualche errore. Noi cercheremo di essere seri e responsabili, come sempre, ma se la memoria di qualcuno della maggioranza darà segni di eccessive amnesie dovremo sforzarci di ricordare tutto.

Postato da gipg su Gravellona sveglia